Il binomio fantastico
La grammatica della fantasia di Gianni Rodari è uno di quei libri che dovrebbero leggere tutti i genitori che alla sera raccontano storie ai loro bambini.
E’ un giacimento di vera ispirazione.
Un saggio scorrevole e “pratico” che offre una serie di consigli utili per accendere la miccia della fantasia e scatenare il percorso narrativo delle favole.
I consigli di Rodari sono tantissimi ma uno in particolare è diventato per me pratica: l’uso del binomio fantastico.
Interessa prendere atto di come una parola qualunque, scelta a caso, possa funzionare come parola magica per disseppellire campi della memoria che giacevano sotto la polvere del tempo. (pg 12)
Ma cosa intende Gianni Rodari per binomio fantastico?
Occorre una certa distanza tra le due parole, occorre che l’una sia sufficientemente estranea all’altra, e il loro accostamento discretamente insolito, perché l’immaginazione sia costretta a mettersi in moto per istruire tra loro una parentela, per costruire un insieme (fantastico) in cui i due elementi estranei possano convivere. (…) Nel binomio fantastico le due parole non sono prese nel loro significato quotidiano, ma liberate dalle catene verbali di cui fanno parte quotidianamente. Esse sono “estraniate”, “spaesate”, gettate l’una contro l’altra in un cielo mai visto prima.