Feste di compleanno

Putacaso ne ha scritto recentemente anche MammaAmsterdam, valutandone gli aspetti organizzativi e dando qualche possibile spunto.

A me i compleanni dei bambini piacciono abbastanza e la festa per frollina, anche se alla fine sembrava passata l’invasione delle cavallette, mi ha dato molte soddisfazioni. Però lì avevo sgobbato un sacco mentre a volte è piacevole anche non dover fare nulla e magari optare per l’affitto di un locale. Ieri con la frolla siamo state al compleanno di giadabella, in un family restaurant bolognese: Da Babette

La piccola peste appena si è resa conto della presenza di un baby parking ha fatto lo slalom tra le gambe degli adulti presenti e ci si è fiondata senza alcun timore. Mi ha guardata al di là del vetro e poi mi ha fatto ciaociao con la manina, buttandosi nella mischia.

Ho potuto fare conversazione.

Chi ha figli piccoli sa quanto siano speciali i momenti in cui ti è permesso chiacchierare con altri adulti senza continue interruzioni e con la tranquillità che tua figlia non sta tirando giù il vaso di fiori di nonna Rina.

Ero così rilassata che quasi quasi mi è spiaciuto non avere una birra e aver smesso di fumare: in qualche modo mi sembrava ancora di stare ad una festa dei radiosi anninovanta! Lei ogni tanto arrivava, controllava che non fossi scappata, si faceva soffiare il naso e poi tornava a buttarsi nella mischia bambinesca.

Il cucciolo d’uomo perfetto, una mamma orgogliosa e un ambiente amico.

Ho scoperto molte cose di mia figlia ieri. Prima fra tutte che l’asilo le ha regalato una splendida socialità, che le piace moltissimo stare con gli altri e cerca sempre di essere coinvolta e coinvolgere. Non tutti i bimbi di due anni sono così e mi ha fatto piacere questo aspetto del suo carattere.

Tutto sembrava magico e perfetto e mi veniva voglia di fare proprio la sborona: “ehi gente, guardate qua che pezzo di figlia che mi ritrovo! potrei anche andare a fare shopping in centro e tornare tra un’ora che la troverei felice e contenta che gioca serena!”.

Tutto è filato liscio liscio come l’olio fino al momento di andare via. Più o meno alla chiusura della festa. Quando ha capito che la volevo rivestire per uscire da quel piccolo Paradiso, ha cominciato a schizzare come un’anguilla da una parte all’altra, sfuggendo alla mia presa.

Quando sono riuscita ad afferrarla si è trasformata in uno stocafisso, irrigidendosi come non è possibile in natura ad altri che ai marmocchi e mi scivolava via. I suoi modesti 10 kili e mezzo sembravano 30 per la forza che imponeva al suo corpo.

Un incubo. Ho cominciato a sudare come dentro ad una sauna – anche perchè mi ero già infilata la giacca: errore da principianti! -e la mia pazienza scrutava i lati oscuri di un profondissimo baratro.

E mentre mi veniva da sacramentare e dovevo trattenermi – sibilando delle rutilanti “porcapaletta” – una risata ha spezzato la tensione del momento: ho alzato gli occhi e giuro.

Giuro.

Giuro.

Tutti i genitori presenti erano nelle mie stesse condizioni. Chi lottava freneticamente con il figlio, chi lo inseguiva brandendolo con una sciarpa affilata e chi tentava con il ricatto morale: “se non ti lasci preparare e non usciamo, stasera niente Pimpa!” e cose del genere.

Una manica di 30/35 enni con la faccia tirata, le balle giranti e che non sapevano più cosa inventare. Ho pensato a tutti noi, alle feste di laurea a cui ognuno sarà stato nel suo passato, ai similrave parti caserecci, alle cene etiliche e serate alcoliche e affumicate. Ho pensato che facevamo ridere a vederci così, lottatori di sumo soverchiati dai nostri figli…

e

dopo aver sciolto un po’ di pazienza nella risata

ho dovuto vestire mia figlia tenendola stesa per terra.

Lei piangeva e chiedeva ancora giochi, io meditavo di lasciarla lì fino a notte fonda: il ristorante in fondo sarebbe aperto al pubblico entro breve e tutto sommato io e tino, così, potevamo farci una bella passeggiata in centro e tornare più tardi a recuperare la belvetta.

Ma i sogni a occhi aperti, si sa, durano il tempo di un amen: quando mi sono risvegliata lei era abbrancata a me, beveva il suo succo di frutta mentre ci dirigevamo verso l’appuntamento con papà e domandava il suo ennesimo “cos’è???”

Io ieri, all’ora di dormire, avevo i muscoli delle gambe in lattacido e senza nemmeno spendere il biglietto di ingresso in piscina!

2 commenti
  1. Tiziano dice:

    Semplicemente meraviglioso, rende benissimo l’idea di quello che si passa… prima giovani sognatori e poi indaffarati genitori
    :-)) Ciao T.

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