A bocca asciutta
Nel regno di Petulonia un giorno finirono tutte le parole. Una mattina il re, la regina, la principessa Matilde, il principe Gioacchino e tutti i bambini del regno si svegliarono a bocca asciutta.
Nessuno riusciva a capire il motivo ma il regno, quel giorno, sembrava molto silenzioso.
A Palazzo i cuochi non sapevano se cucinare pesce, pollo o patate perché nessuno trovava parole per ordinare il Menu.
Il Re si agitava con i cavalieri che dovevano partire per sconfiggere il drago ma non sapevano che direzione prendere: a Est, a Ovest o a Nord. Dove dovevano andare?
La Regina madre aveva i capelli annodati ma le sue damigelle non glieli pettinavano perché lei non riusciva a pronunciare la parola SPAZZOLA (che è in effetti molto difficile) e tutti pensavano solo che avesse un gran mal di testa, visto che si indicava insistentemente la capigliatura.
La principessa Matilde era rimasta con la fame: nessuno le portava la colazione perché nessuno sentiva le sue richieste insistenti. “Voglio un bigné! Voglio una ciambella! Voglio una tazza di latte e cioccolato!” pensava la principessa capricciosa, ma dalla bocca non usciva un fiato. Il principe Gioacchino aveva perso il mantello ma tutti pensavano che avesse mal di schiena perché continuava a indicarsi le spalle e scuoteva la testa come se fosse in preda al dolore,senza riuscire a dire nulla.
In tutto il paese regnava il silenzio e la notizia fece presto il giro delle cinque valli di Fabularia e arrivò direttamente alla Capitale.
Nella Capitale abitava un commerciante senza scrupoli che era molto avido. Quando seppe che a Petulonia erano rimasti tutti a bocca asciutta ebbe un’idea per aumentare i suoi guadagni e diventare ancora più ricco.
Partì sul suo cavallo bianco e sfarzoso, con crine d’oro e zoccoli d’argento e portò con se i migliori costruttori di tutta la Contea di Fabularia.
Quando arrivò a Petulonia, senza dire nemmeno una parola – che tanto nessuno avrebbe potuto rispondergli – si mise a dare ordine ai costruttori, trovò muratori, malta e mattoni e cominciò a costruire un edificio.
Dopo una sola settimana dall’inizio dei lavori, inaugurò il SUPERMERCATO della PAROLA.
Nel supermercato si entrava con il carrello e disposte in bella vista e ordinate in corsie, divise per le lettere dell’alfabeto, c’erano tutte le parole di Petulonia.
Solo che per poterle usare bisognava metterle nel carrello e comprarle.
Il giorno dell’inaugurazione del supermercato c’era tutto il Regno. Il Re tagliò il nastro e la principessa Matilde e i suoi amici cominciarono subito a correre a destra e sinistra, da una parte all’altra, per comprare tutte le parole di cui avevano bisogno.
I pezzi disponibili per ogni parola erano pochi e i prezzi molto alti, per cui bisognava fare in fretta.
Andarono subito a ruba GIOCATTOLO, PIZZA e CIOCCOLATO. Non furono da meno REGALO, DESIDERIO e NO.
Rimasero a lungo sugli scaffali – prima che qualcuno si accorgesse di loro – SI, GRAZIE e PER FAVORE.
La parola MAMMA se la litigarono la principessa Matilde e suo fratello Gioacchino.
AMORE fu messa all’asta e se la aggiudicò una vecchina bianca e curva che pensava ancora al suo primo fidanzato.
SOGNO prese molta polvere.
Il commerciante, che era un tipo pratico, l’aveva messa sullo scaffale più alto, certo che prima sarebbero servite parole come SOLDI, SAPONETTA e SPINACI.
Man mano che gli abitanti del regno di Petulonia compravano parole, si ricominciava a sentire la voce del popolo. Qualcuno si indebitò per comprare i nomi dei suoi figli. I più ricchi acquistarono – in stock – i nomi dei 7 Re di Roma.
Chi non aveva abbastanza soldi si accontentò delle preposizioni: un falegname comprò tutte quelle articolate, ma fu arrestato perché provò a fare il furbo e usò “COLLA” come fosse il nome della sostanza per incollare le suole delle scarpe, invece era arrivato a patti colla sua borsa, troppo vuota per permettersi spese improvvise.
Non si poteva andare avanti così.
La principessa Matilde decise che bisognava trovare una soluzione: il regno di Petulonia stava diventando un posto molto triste e l’unico che sembrava contento di tutta questa situazione era l’avido commerciante che si era costruito una casa tutta d’oro a forma di A.
Matilde decise di uscire dal Regno di Petulonia, per capire cosa succedeva altrove, se avrebbe potuto trovare abbastanza parole per la sua città. Perché nelle altre valli di Fabularia non erano mai rimasti a secco? Dove custodivano le parole?
Dopo 7 giorni di viaggio, in groppa al suo cavallo che prima si chiamava Ernesto e ora solo “STO” perché la mamma le aveva regalato quel verbo, Matilde arrivò al vicino Regno di Infrascatura.
Nel regno di Infrascatura tutti parlavano tanto e usavano un sacco di parole che lei non conosceva nemmeno. Anche i bambini erano pieni di parole e a scuola non si faceva che raccontare favole colorate.
I bambini, in particolare, uscivano da un posto che a lei sembrava magico e quando ne venivano fuori avevano un sacco di nomi e aggettivi e gli occhi erano pieni di luce.
Matilde si nascose dietro un cespuglio e aspettò un intero pomeriggio di vedere uscire due bambini che erano entrati in questo posto.
Quando se li trovò davanti, pieni di entusiasmo e parole colorate, gli si parò davanti con un salto.
Tirò fuori la sua corona e la spada magica di re e regine che si era portata per difendersi da draghi e cattivi maghi, e chiese ai bambini:
“In nome del Principato di Petulonia io vi ordino di svelarmi che razza di posto è mai questo? Le parole che vi portate via quando uscite, quanto costano?”
I bambini non sembravano spaventati da questa strana principessa. Avevano sentito la storia del Regno di Petulonia e sapevano che i loro vicini stavano attraversando un momento davvero difficile.
“Questa è una biblioteca! Dentro ci sono tantissimi libri e ogni bambino del Regno può leggerli e imparare ogni giorno una parola nuova!” disse il più grande dei due.
A Petulonia, fino a quel giorno, i libri li avevano usati per appoggiarci sopra la televisione o per tenere chiuse le finestre e non fare entrare gli spifferi di freddo.
Dopo aver passato un pomeriggio con Gina e Ciccio, i due bambini che le avevano spiegato cosa fosse una biblioteca, Matilde scoprì che le parole possono ballare insieme, costruire castelli, autostrade, montagne. Le parole sono colorate, possono avere degli odori, sono preziose come i diamanti e fini come la sabbia.
Le parole fanno addormentare, piangere, ridere, amare. Con le parole si può abbracciare il tuo vicino o sferrargli un pugno potentissimo. Le parole sono ponti su storie bellissime, di streghe buone, streghe cattive, maghi bricconi, principesse capricciose.
Matilde tornò immediatamente a Petulonia. Ernesto, che finalmente aveva recuperato il suo nome per intero, trainava un carretto pieno di libri e di storie. Perché le parole sono come formichine: nascono per stare tutte insieme.
Quando il re seppe cosa succedeva nel resto della Contea, decise di fare subito una legge per chiudere il supermercato e al posto suo fece costruire la prima biblioteca di Petulonia.
Dentro i libri le parole erano gratis e tutti ne volevano tantissime, strane e normali, per sognare e per guardare il mondo.
E da quel giorno, a Petulonia, le parole cominciarono a danzare e a costruire altre storie e parole.
E i bambini non smisero più di leggere racconti, favole e avventure.
Nessuno, da allora, rimase mai più a bocca asciutta.
Bellissima storia che ha anche qualche riferimento alla nostra realtà!
Il commerciante avido mi ricorda qualcuno…
bellissima!!
ecco, la posso usare per tentare di interessare i ragazzi di scuola? sto facendo una supplenza e non so più che santi chiamare per interessarli alla scrittura… magari con le nuove parole che troveremo alla fine di questo racconto ci facciamo un’altra storia!
@Mestieredimamma: mi farebbe davvero piacere se la vuoi usare a scuola e sarei molto curiosa di sentire cosa ne esce come variante/seguito. Questa è la prima favola che sta illustrando Stefania, quella forse che mi piace di più del mio “repertorio” fino ad ora, per ciò se anche ad altri piace, ne sono davvero felice!
credo che nel tuo blog roll manchi una persona importante, mamma e illustratrice, Chiara Nocentini. ciao Io.
Io: la blogroll è in progress e per il momento ci sono le illustratrici che seguo, così come i blog. Chiara la conosco poco e per quello non l’ho messa. Come tutte le blogroll è autenticamente opinabile e del tutto personale 😉
Sono una più bella dell’altra!!!!! Penso che nonostante i miei 185 cm di altezza mi mimetizzerò tra i bimbi a cui le racconti negli incontri qua a Bologna! Brave mamma e bimba!!!!
@Non vale: grazie davvero! spero presto di riuscire a prendere il tempo per raccoglierle e occuparmi di loro con la dovuta cura 😉