Muratori

Se rinasco faccio il muratore. Altro che Laurea. Altro che Master. Altro che calci nel sedere e gavetta e risatine di scherno da parte del mondo produttivo terziario già arrivato.

Se rinasco imparo a fare delle cose con le mani. Altro che Orazio, Senofonte, Tacito e “Al cor rempaira sempre amore” e Dante e Moravia e che polivalente di Buzzati.

Altro che Tabucchi e metatesto, paratesto e sottotesto e retroterra culturale e altro che Sereni e “rovescio dell’estate” nel gioco del rovescio della mia tesi di laurea.

Se rinasco faccio come il muratore KapoKapissimo che ci ha portato un bel preventivo scritto di suo pugno per rifarci il bagno, la cucina e mettere i pavimenti.

Un bel preventivo succulento che ci costerà anni di sacrifizi per rientrare della spesa ma che ci permetterà una vita borghese anzichenò!

Un preventivo che – vista la quantità di tempo che ci ha fatto aspettare – il buon muratore deve aver forgiato con il suo sangue, andando in Brasile per procurarsi il legno  per fare la carta.

Ci sentiamo. Confermiamo gli accordi economici prima di pentirci amaramente, parliamo delle date di inizio.

Ok per aprile. Ad aprile ci lanciamo nell’impresa.

La mia mente ansiolitica comincia a far muovere mille rotelle. Penso a tutti i nidi che dovrò distruggere, alle cose che verranno con noi da mia madre, ai gatti, alla frollina e alle pinzillacchere varie.

Poi il muratore, proprio quando mi sono abituata al pensiero e trovo conforto nella mia nuova cucina e mi immagino come dentro ad un catalogo dell’Ikea dove sono sempre tutti felici, puliti e a loro agio in casa, con bambini che sbattono le uova ma non hanno una macchia da nessuna parte e mamme che ridono felici ai loro 4 marmocchi che corrono scalzi perché tanto i pavimenti sono talmente lindi che ci si potrebbe mangiare sopra un’insalata,  proprio in quel momento lui telefona.

Interrompendo il mio sogno dell’età dell’oro della mia cucina.

Mi telefona e mi dice che lui poi potrebbe iniziare anche prima, che anzi sarebbe meglio iniziare anche prima perché poi c’ha da fare la casa ecologica del contesticazzi e per un anno sarà impegnato a montare muri ecologici e fognature ecologiche e impianti a norma ecologica.

Mi incalza. Serpe strisciante tra le mie gambe. Mi fa credere che ci fa poi un favore ad iniziare prima, che prima iniziamo prima finiamo e prima io potrò vivere nel mio sogno da catalogo.

E a me sale l’ansia e la pressione. Penso ai nidi e ai disfi e ridisfi.

Solo Tino – razional costruttivo -mi riporta sul mondo della realtà e mi fa pensare al fatto che il simpatico muratore ci ha messo 3 settimane e molti messaggi di help da parte nostra per presentarci il suo preventivo scritto a mano e ora ci vuole far fare tutto in men che non si dica.

Che se il contesticazzi c’ha fretta e c’ha i soldoni (che lui in banca non credo che ci sia andato a batter cassa) di certo la famiglia Panzallaria verrà catapultata all’ultimo posto nelle priorità del nostro eroe e che il rischio di rimanere nella melma e nella calce è elevatissimo.

Così pensiamo che adesso chiediamo un altro preventivo e speriamo che ci siano degli altri muratori disponibili.

E io di nuovo mi chiedo perché la mia mamma e il mio papà hanno dovuto farmi studiare tanto per non guadagnare un cazzo e per avere un fior fiore di cultura classica con cui abbellire la tavola a natale.

Che se -mettiamo – facevo il muratore, magari invece di scrivere su questo blog ero anche io là a buttar giù muri per il contesticazzi, a guadagnare soldini e a sentirmi una donna che lavora, guadagna, paga, pretende e che non c’ha paura di perdere un cliente.

E invece no. Io tante cose non posso.  Perché ho le mani fine della classicista di sta cippa.