Pasqua, Pasquetta e Contropasquetta
Dovevamo partire. Verso il mare andare. Dovevamo emigrare: tutti e tre per una pasqua in compagnia del dottor Carlo, per una Pasqua spensierata e piena di sole.
Poi frollina ha cominciato a grattarsi come un cane pulcioso, i denti hanno cominciato a battere alle porte delle gengive grossegrossissime come materassi, il sonno ci ha abbandonato, il terrore di una nuova ondata di bacilli ha attanagliato Tino e me e alla fine abbiamo desistito.
Ciliegina sulla torta il maltempo che ha avvinto l’Italia tutta e che ha portato freddo laddove doveva esserci sole, spazi aperti, gitarelle fuori porta e felicità tutta per questi tre giorni di baldoria nazionale.
Così domenica ce ne siamo stati chiusi in casa, noi della Panzafamily.
Con frollina isterica come una donna che sta entrando in menopausa e Tino ed io a amministrare con la nostra paziente pazienza le avversità del destino comune ai novelli genitori che lottano quotidianamente contro bacilli, mali di stagione e assestamenti della crescita.
Saranno i denti? sarà mica una nuova otite? sarà mica un extraterrestre che si è impossessato del corpo della nostra primogenita (e se continua così unicogenita, perché noi non è che siamo proprio dei santi e non abbiamo mica nemmeno le palle quadre come voi altri che di figli ne fate fino a tre!)?
Mangiare, domenica, si è mangiato poco. Dormire, domenica, si è dormito poco. Uscire, domenica, non si è uscito per niente. Innervositi, ci siamo innervositi assai.
Perché la piccola anguilla sguillava a destra e sinistra, grattandosi naso, orecchie e mandibola come una piccola pulciosa e indemoniata, intervallando cotanta femminea grazia con pianti dirompenti e scenemadri da attrice provetta.
E stare in piedi no. E stare in braccio no. E stare seduta no. E giocare no. E i barbapapà no. E mamma e papà no. E nemmeno il libro con gli animali no. Era tutto un bel, grandioso, poderoso e fragoroso no.
Poi però la nostra frollina ci ha regalato anche attimi di ilarità: ha scoperto il gusto della corsa e ha passato un’ora a correre avantindietroavanti per la casa, come una pallina da ping pong, con il gusto unico di andare veloce, di schizzare avanti – indietro – avanti e guardare i suoi piedini achilléi mover battaglia a tutto quello che incontravano per via.
Siamo giunti alla buonanotte abbastanza distrutti e spossati e con tanta voglia di sole e mare e gitarelle fuori porta e tutte quelle cose che i metereologi e i denti e chissàcosaltro ci hanno inibito in questi giorni.
Poi stanotte deve essere successo qualcosa: come un fiore che spunta dalla terra un dente è uscito e la frollina si è sedata un poco, facendo rientrare le nostre paure in merito alle otiti.
Oggi è stata una giornata migliore.
Il soleccino che ogni tanto faceva capolino tra le nuvole ci dava un senso di maggior gioia e salubrità e ci sentivamo tutti forti di quei bei sorrisi della piccola e del fatto che stanotte abbiamo dormito con solo 2 interruzioni – che per noi sono un agio da lussuriosi.
Così – come ormai ci siamo abituati – ai giorni della fatica si alternano i giorni della felicità assoluta che a guardare quel fagottino che ci sta attorno e ci riempe di sorrisi e di risate si apre un baratro d’amore nel nostro animo e ci sentiamo di possedere le chiavi di un paradiso imperfetto e proprio perché imperfetto ma pieno di colori, nostro.
Non ci sono mezze misure nella vita di questi piccolini: ci sono giorni di tranquillità, duttilità, serenità, allegria e contentezza. Poi ci sono i giorni dei no e delle anguille sguscianti. Ci sono i giorni che tu non sei tu ma solo il controllore, il calmante o il capro espiatorio del loro nervosismo.
Così: in un’altalena quale è la vita sempre ma – negli inizi – assolutamente evidente e piena, in tutta la sua drammaticità scenica.
un bacio grande, per cercare di star vicino a questa bimba sgusciante e a questi genitori fantastici…
Lo diceva la saggia amica Lily (senza figli, ma ne avrebbe voluti): il problema, quando si fa un primo figlio ad alto tasso di manutenzione, è che poi magari ti scoraggi dal farne un altro, che invece solo per carattere, culo, geni e la presenza di number One risulta essere facile, malleabile e soprattutto un bauardo con/contro il primogenito.
O forse averne due ti rimette a posto un tot di cose, dormono insieme e si fanno compagnia, i giorni di pioggia pure, insomma, più si è, meglio è, e, come dice la saggia amica Cinzia (un figlio, anche lei ne vorrebbe un altro ma il papà esausto trema) averne uno solo poi gli stai esageratamente addosso, il che non fa bene né a genitori né a figlio.
Insomma, voglio solo dirti: non ti scoraggiare.