La piccola Dayana e l’ignavia
Per me l’emblema della tragedia Costa è la piccola Dayana Arlotti.
Da quando tutto questo ha avuto inizio, è a lei che ho pensato più spesso. Ho pianto, delle volte, pensandoci. Perché in ogni cosa abbiamo bisogno di identificarci per capirla e come può una mamma non identificarsi in questa madre che ha perso una figlia?
Dayana aveva la stessa età di Silvia Frollina.
Forse anche lei, prima di dormire, contava i passi che la separavano dalle nuvole. Forse anche lei sconfiggeva i “cattivoni” con strane mosse di judo. Forse anche lei, alla sera, guardava la sua mamma con gli occhi pieni di sonno, chiedendo un’altra favola o di leggere un libro “all’incontrario”, per partire dal lieto fino e tornare indietro, verso l’inizio, la promessa della storia.
Dayana poteva salvarsi. Perché lei e il suo papà erano dalla parte buona della nave, quella in sicurezza. Ma – nel caos di un mancato coordinamento dei soccorsi – li hanno fatto andare avanti e indietro un sacco di volte, da una parte all’altra di quello che si sarebbe trasformato in un relitto, palline da ping pong poi scivolate nell’abisso.
Dayana l’hanno trovata ieri. In fondo al mare che se l’è mangiata. Indossava perfino il giubottino. Era pronta, pronta ad atterrare sull’isola del Giglio.
Invece no.
La sua mamma ha chiesto se era sola, lì dove l’hanno trovata. Avrei fatto la stessa domanda se fosse mia figlia. Perché quello che noi, come madri, vogliamo risparmiare ai nostri figli, non è tanto la sofferenza – che fa parte di ogni vita – quanto la paura di non poter tendere la manina per affrontarla insieme a noi o a qualcuno che abbia la giusta Pietas per stargli vicino. Solitudine e paura sono i sentimenti che vogliamo risparmiare ai nostri bambini, loro che acchiappano il cielo con lo sguardo e disegnano colori anche in mezzo alla nebbia.
Dayana è morta perché qualcuno ha temuto per il suo posto, per la sua carriera, o semplicemente ha sottostimato l’accaduto e non si è voluto prendere responsabilità. Dayana è morta per la codardia umana. Quel sentimento che una certa “italianità” ha trasformato in un tratto distintivo: “Io non c’entro” “Se mi beccano, mi licenziano” “Cosa ci posso fare io?” “Proviamo a insabbiare” “Non ero io che dovevo decidere” “E che sarà mai? Non è successo nulla di grave!”
Ricordiamoci di Dayana la prossima volta che avremo la tentazione di lasciare perdere, di non andare al fondo delle cose o avremo paura di aver combinato un casino e allora faremo di tutto per gettare polvere negli occhi e coprire l’accaduto.
Nei grandi eventi e nei piccoli, la nostra responsabilità potrebbe diventare un macigno che rotola addosso a qualcuno.
E speriamo che a Dayana la terra sia più lieve dell’acqua del mare e dell’ignavia degli uomini.
[Illustrazione di Nicoletta Costa tratta da www.nicolettacosta.it]
mi hai fatto piangere.
io non ti nascondo, ho persino sperato in una di quelle storie assurde in cui il papà approfitta del caos per scappare con la figlia.
Ciao Dayana, noi non dimenticheremo..
…mi chiedo se chi ha causato questa tragedia si senta un macigno nel cuore come noi…
Hai fatto piangere anche me… Perchè penso le stesse cose che hai scritto tu: sorvoliamo l’errore umano, anche grave, del fatto che la nave forse sia passata troppo vicina alla terra… ma neppure io posso sopportare il fatto che la persona che aveva la responsabilità di migliaia di esseri umani abbia ritardato la richiesta di aiuto per paura di fare brutta figura, perdere il posto o non so che altro. Forse si potevano salvare tutti i passeggeri… Conoscevo di vista il babbo di Dayana da quando era ragazzino, abitavano vicino casa mia. Dayana la scorsa estate ha frequentato lo stesso centro estivo del Topastro e io me la ricordo bene. Quando ho scoperto che era lei la bimba dispersa mi sono venuti i brividi e ho sperato davvero tanto che fosse viva. E’ una storia molto triste e l’unica cosa che mi auguro è che questo incidente serva ad apportare grossi cambiamenti nelle rotte, nelle esercitazioni che sicuramente vanno fatte quando la nave è ancora in porto… E spero anche che qualcuno paghi per questo incidente, perchè non è mica normale che in Italia si scarichi la colpa di persona in persona ma nessuno vada in galera!
@Claudia: ti ho pensata tanto. non so perchè ma sentivo che – abitando nella stessa città – fossi “vicina” a questa tragedia. concordo su tutto e spero – nel mio piccolo – di ricordare sempre Dayana. come monito per tutte le volte che la codardia ci fa agire al ribasso, per timore di perdere qualche “privilegio”.
Per tutte le volte che avrò la tentazione di essere superficiale.
Quando hanno iniziato a parlare di dispersi riminesi non avevo neppure pensato che poteva trattarsi di persone che conoscevo, Rimini non è tanto piccola e gli abitanti sono parechi, e invece…
Voglio cogliere il tuo suggerimento! Perchè la piccola Dayana non abbia perso la sua vita invano. Si, ogni volta che un piccolo pensiero codardo si materializzerà nella mia mente lo scaccerò via e penserò a lei! Te lo prometto.
Commossa, ogni volta che osservo il suo volto, veo quello dei miei figli. Un dolore che non riesco a tollerare, mi toglie il fiato.
Arianna
Mi hai fatto venire i brividi… come sempre, sai toccare le corde dell’anima di chi ti legge… La vicenda di Dayana tormenta da giorni anche me, nella sua tragicità e nella sua profonda ingiustizia. Non riesco nemmeno a pensare cosa possa provare una madre immaginando sua figlia sola, in quel nulla buio e gelido per oltre un mese… e tutto questo per colpa della codardia di una catena di persone: sì, perché il comandante Schettino, con la sua vergognosa e tracotante superficialità, non è certo l’unico responsabile di quanto accaduto.
Anche la storia del papà di Dayana è straziante… malato grave, sopravvissuto a un trapianto difficile, praticamente miracolato, ha trovato la morte in quel modo assurdo, insieme alla figlia… Non sono credente, ma queste vicende mettono a dura prova la mia visione del mondo, perché vorrei davvero che tutto questo potesse avere un senso “più alto”.
Un abbraccio
Buongiorno, sono padre di una bimba un pò più piccola di Daya e non riesco ad accettare l’assassinio di Dayana!!!
Non riesco a non pensarci, fino all’ultimo ho sperato nell’impossibile miracolo, mi sono illuso che qualcuno l’avesse portata con se e tardasse a farlo sapere perchè rintronato dall’accaduto…
Invece il 22 è arrivata la mazzata, Dayana con suo padre era dentro quella maledetta nave. Non è possibile che una bimba sia morta in 6 metri d’acqua a 20 metri dalla terra ferma. Stramaledetto sistema che permette ciò, stramaledetti tutti coloro che sono responsabili direttamente e indirettamente della sua morte, stramaledetti coloro che sono responsabili del suo mancato salvataggio, chiunque non ha permesso e non ha fatto si che una creatura impaurita di 5 anni potesse essere imbarcata su una scialuppa di salvataggio, che tutti costoro, tra i quali alcuni vengono pure spacciati per eroi, possano al più presto provare lo stesso inferno e una fine ancora peggiore!
Io ho vissuto 2 situazioni in cui mi sono trovato in mezzo a folle impanicate ed inferocite per incidenti di portata minore.
Non è bello ne piacevole, ma da li a perdere ogni razionalità e ogni dirittura morale, ce ne passa. I bimbi devono venire prima di tutti, quelli nostri e quelli degli altri, loro sono i più indifesi, da soli sono destinati a soccombere!
Non capisco come sia stato possibile che un padre con la sua bimba sia stato fatto girare a vuoto, fatto rimanere in coda dietro ad altri, come non ci sia stato nessuno che ha pensato di mettere in salvo almeno la bimba.
Con quale coscienza tutti quei bufali che hanno fatto valere il loro numero e la loro prestanza fisica per salire per primi sulle scialuppe, quelle masse che hanno fatto muro tra la salvezza e la bimba facendo finta di non sentire i pianti e non vedere il terrore della piccola….ci sono passato e ho visto cosa succede in simili frangenti…. e pensare che taluni di tali bufali vengono pure premiati e invitati in trasmissioni e rilascino interviste per raccontare di come eroicamente hanno rubato il posto a Dayana per impossessarsene o per salvare se stessi o gente con una vita già alle spalle….
No non mi voglio ergere a giudice, ma così facendo si è assassinata una bimba di 5 anni, una bimba che doveva essere sulle prime scialuppe, prima di donne, anziani, disabili, uomini!!!
Chiedo perdono per questo amaro sfogo ma non riesco a sopportare questa disgrazia…
Sono giorni e giorni che anch’io piango, di fronte a quest’assurda, inaccettabile tragedia.
Sto cercando ovunque e in continuazione pagine su Dayana: non riesco e non voglio togliermela dalla mente. Sta diventando un’ossessione, ma forse è l’unico modo, quello di cercare e di parlare, per dare un significato a quel che si sta vivendo.
Ho due bimbe piccole, la sventura che è capitata a questa povera mamma che ha perso in modo così straziante la sua creatura la sento anche mia, mi terrorizza come se potesse capitare anche a me.
Il sorriso di Dayana è quello delle mie figlie.
il suo sguardo tenero e curiose è lo stesso delle mie piccole.
E concordo con ogni parola scritta da Attilio: non è possibile che i bimbi debbano morire, non è ammissibile che noi, in senso largo, sopravviviamo ai nostri figli.
Perchè tutti, sempre in senso largo, abbiamo figli, anche se non sono i nostri: sono il futuro, il domani del mondo, devono esser difesi e preservati in nome dalla vita e per la vita.
Lo so che la natura umana, o bestiale che dir si voglia, mette al primo posto la propria sopravvivenza: ma Dio Santo abbiamo anche la capacità di comprendere e ragionare, abbiamo il bene dell’intelletto che ci DOVREBBE distinguere dalle bestie, e farci capire, come dice Attilio, che i bimbi nostri o degli altri devono venire prima di tutti! Di chiunque!
E invece, a pochi passi dalla salvezza, nessuno ha saputo tendere una mano.
Mi sento in colpa io per prima, anche solo per esser stata a casa mia, con la mia famiglia e non aver vissuto quell’incubo, per non esser stata lì e non aver potuto tentare di tutto pur di afferrare quella manina…
Per questo continuano a sgorgarmi lacrime.
Per questo continuo a chiedermi perchè non potesse trattarsi solo di un brutto sogno.
Per questo continuo, e continuerò non so fino a quando, a non poter distinguere dentro me la rabbia dal dolore…
Mando un abbraccio a mamma Susy, sperando che riesca a farsi più forza di quanta riusciamo ad averne noi.
Ciao Moira sono attilio, sei riuscita a rendere perfettamente anche il mio stato d’animo, io purtroppo mi perdo, troppe cose vorrei dire ma poi faccio confusione e incasino tutto!
Pensavo ormai di essere un caso patologico!!!
Non riesco a non pensare continuamente a quel visino sorridente ed emozionato …. e mi sento scoppiare la testa e mi viene da piangere ma talmente tanta è la rabbia che infine non ci riesco….
Non oso immaginare l’inferno di quella povera mamma…. 🙁
No, caro Attilio, il fatto è che non ho potuto far altro che cercare e leggere pagine su pagine di notizie, resoconti e opinioni, e ogni volta puntualmente ho sempre trovato già espresso quel che sentivo dentro. A maggior ragione mi sono sentita coinvolta, e sconvolta.
Vedi, in questi giorni sto cercando (per mia stessa salute mentale, credo), di far un po’ di chiarezza dentro di me. Sto cercando di capire, di elaborare, di superare.
Sembrerà incredibile, ma sono quasi costretta a riempire la mia mente di impegni, di lavoro e cose da fare per non ritrovarmi lì a pensare, a sentire il pungolo del magone.
Non voglio nemmeno lontanamente paragonare quello che sento io all’immenso dolore della signora Susy e dei suoi familiari… ma il fatto di avere delle bimbe piccole, e di sapere cosa significano per me, per la mia esistenza, mi porta a guardare le cose in una prospettiva di forte identificazione.
Anche se sono certa che avrei sofferto comunque come un cane anche se non fossi stata madre.
A pensarci in maniera razionale, non avrei mai immaginato che un fatto simile (fisicamente così lontano, accaduto a persone che non conoscevo) mi avrebbe “destabilizzato” fino a questo punto… fino al punto di farmi venire il groppo in gola continuo, e le lacrime, vere, al solo pensare a quella povera bambina.
E allora ho bisogno di cercare, di ritrovare. Un pò come se volessi anch’io ritornare indietro nel tempo, tentare di far qualcosa, il possibile… per poi solo riportare alla luce il suo corpo, offrirle un degno riposo, e cercare per lei giustizia.
E sai che succede? Che al di là dell’assurda tragedia, dell’incredibile naufragio di un’intera città galleggiante per motivi stupidi e intollerabili, della corsa alla salvezza spinti dal cieco istinto di sopravvivenza, che fa dimenticare tutto e tutti…
Succede che inizio anch’io a prendere coscienza. Arrivo a capire, forse, come potrebbero esser andate le cose. E che in quell’immane confusione anche quel povero padre deve aver perso la testa, al punto di non ascoltare più il medico di bordo che gli diceva che le medicine le avrebbero trovate allo sbarco sull’isola. Al punto di tenersi aggrappata la piccola che piangeva impaurita, anzichè affidarla coscientemente (bah, “coscientemente”… facile dirlo!) a chi poteva subito portarla su una scialuppa. Al punto di illudersi di riuscire a salvare la figlia quando non sarebbe riuscito a salvare nemmeno sé stesso… e quando avrebbe avuto certamente bisogno dell’aiuto, della guida degli altri.
Sono pensieri che mi creo. E non li cerco per far affievolire il senso di colpa che sento e che dobbiamo comunque provare tutti. Ho solo bisogno di cercare nelle pieghe della verità.
Alla fine NOI non siamo riusciti a salvare queste due persone, come sempre NOI non ce l’abbiamo fatta a salvare le altre.
Solo che un padre provato dalle sofferenze e la sua bambina (soprattutto la bambina, perdonatemi) avrebbero avuto certo il diritto alla salvezza.
Concordo pienamente con te, anch’io sono portato a raccorgliere tutte le notizie che riesco, è come se una strana forza mi spingesse ad approfondire il più possibile… sarà perchè pure io sono padre …. boh?
Anche a me dal puzzle di notizie sembrava d’aver capito (col beneficio dell’inventario!) che il padre fosse prima passato in cabina a prendere le medicine, poi però si è saputo che i cellulari sono rimasti in cabina ove sono ancora adesso, tant’è vero che hanno continuato a squillare per giorni senza che nessuno potesse più rispondere e allora mi vengono dei dubbi. Se sono tornatio in cabina a prendere le medicine perchè non hanno preso pure i cell.?
Avendo io avuto in famiglia ammalati costretti a prendere diverse pillole ogni giorno, quando costoro sono in vacanza, di solito le pillole le tengono sempre con se.
In ogni caso, essendo Williams, Dayana e … già stati in crociera, sembra che i 3 si siano correttamente recati al loro punto di ritrovo per salire sulle scialuppe, punto posto a prua sul lato sinistro,quello tuttora fuori dall’acqua,(e in questo caso sorge un primo grave problema di organizzazione sulle navi da crociera, mi chiedo perchè ad una famiglia con bimbi piccoli al seguito, che è alloggiata alla cabina n° 6422, posta a poppa della nave, deve essere assegnato un punto di ritrovo per eventuali emergenze posto a prora, ovvero all’estremo opposto, le famiglie con bambini piccoli devono essere trattate al pari di quelle con componenti disabili e pertanto i punti di abbandono nave dovrebbero essere il più vicino ed agevoli possibile o no?) e li in fila hanno ordinatamente atteso il momento per imbarcarsi, arrivato il loro turno non c’era più posto!!! (questo dicono diversi testimoni oltre alla compagna di Williams)
E qui mi ribolle il sangue!!! Come non c’era più posto????
La bimba doveva esser fatta salire CON LA FORZA SULLA SCIALUPPA, LA SCIALUPPA NON ERA PIENA DI BAMBINI IN QUANTO SU TUTTA LA NAVE C’ERANO ALTRI 51 BIMBI SOTTO I 7 ANNI D’ETA’, LA SCIALUPPA AVEVA LA CAPACITA’ DI 150 NAUFRAGHI E PERTANTO SE FOSSE STATA CARICATA CON TUTTI I BIMBI PICCOLI PRESENTI SULLA NAVE, SULLA STESSA IN QUEL MOMENTO SAREBBERO STATE PRESENTI ALTRE 109 PERSONE CHE ERANO IN OBBLIGO PERLOMENO MORALE DI FAR SALIRE LA BIMBA DI 5 ANNI, O PER LO MENO DI TENERLA SULLE GINOCCHIA, NON PENSO CHE 20-25 KG DI BAMBINA METTANO A REPENTAGLIO LA SICUREZZA DI UN’INTERA SCIALUPPA!!!!
Altri gentitori hanno testimoniato che non trovando posto su una scialuppa hanno cercato di affidare il loro bimbo di 3 anni alla gente che già vi si era catapultata sopra, ma nonostante le preghiere e le implorazioni non c’è stato verso di farlo salire!!!!
Si è facile incazzarsi comodamente seduti davanti ad un p.c. ma in simili frangenti mi altero come una belva perchè ho avuto la sventura di finire in mezzo a 2 incidenti in passato e ho visto e provato personalmente il comportamento che hanno in troppi in simili frangenti.
E’ naturale pensare a se stessi in momenti di eccezionale pericolo, è umano non lo metto in dubbio, ma è necessario anche mantenere un minimo di razionalità e di freddezza e non pensare solo ed esclusivamente a se stessi!!!
Ritornando ai nostri sventurati, secondo decine di testimonianze vagliate dai ricercatori dei dispersi, sembra che una volta che sono stati rimandati indietro dalla 1^ scialuppa, siano andati una prima volta dal lato destro o di dritta della nave per poi essere fatti tornare a quello di sinistra ad attendere il turno presso un’altra scialuppa, anche in questo caso quando toccava ormai a loro, la nave era troppo inclinata e la scialuppa non poteva più essere calata in acqua in quanto irrimediabilmente incastrata, così li hanno rimandati verso il lato destro a poppa.
Saranno state le ore 1,25-1,30 e passa e la nave già fortemente inclinata, in seguito alla rottura di una serie di finestroni ed oblo ormai sott’acqua si è inclinata di botto e contemporaneamente si sono spente tutte le luci ed è successa la strage!!!
Nel frangente sembra che Williams, Dayana, e altri che erano a destra in attesa dell’abbandono, abbiano cercato di riattraversare il corridoio con le scale e gli ascensori in quanto ormai l’acqua entrava dal parapetto e che ci sia stato un fuggi fuggi generale in cui si vocifera che tra urla, spintoni, botte e panico generale ognuno abbia cercato di salvare se stesso anche a discapito degli altri, addirittura il cappellano della nave, padre Malena, e qualcun altro disse d’aver visto Dayana scaraventata a terra e calpestata dalla folla impazzita….
L’amica del padre più avanti, spinta anche dall’onda umana, è riuscita a tornare dal lato sinistro, Dayana, Williams, i 2 francesi ed altri si sono improvvisamente trovati sotto i piedi un pavimento che inclinandosi è divenuto muro invalicabile trasformando il corridoio in un pozzo infernale con l’acqua alle spalle che saliva rapidamente….
In diversi dicono di averli sentiti urlare e chiedere aiuto ancora per una ventina di minuti!!!!!
Purtroppo di come e perchè siano andate le cose lo possono sapere solo i poveri morti e i superstiti che erano con loro in quei drammatici istanti…
Sfortuna vuole che anche in questo caso non ci fosse nessuno con abbastanza sangue freddo e l’ausilio di una corda che volesse e/o potesse tentare il tutto per tutto… (si ricordi che a questo punto sulla nave c’erano già i soccorritori dei Vigili del fuoco, più altre persone dell’equipaggio e il vicesindaco del Giglio che con l’ausilio di corde stavano cercando di salvare la gente intrappolata, ma anche altri che soccorritori che venivano intralciati da personaggi impanicati che non erano in situazioni di pericolo di vita immediato, ed è ciò che è successo a me negli incidenti in cui sono rimasto coinvolto, persone con piccoli graffietti, che urlava e imprecava e tratteneva a forza i soccorritori impedendo loro di intervenire per casi ben più gravi, nel mio caso si è poi riusciti con la forza a portare i soccorritori da quelle persone che veramente ne avevano bisogno, ma come già detto erano delle situazioni ben minori rispetto alla concordia!), ma non è il caso di fare il processo ai se e ai ma di quest’ultima fase disgraziata.
LA QUESTIONE E’ CHE DAYANA IN QUEL MOMENTO, IN QUEI FRANGENTI, NON DOVEVA GIA’ PIU’ ESSERE SU QUELLA MALEDETTA NAVE, PERCHE’ DAYANA IN QUANTO BIMBA DI SOLI 5 ANNI DOVEVA ESSER STATA GIA’ MESSA IN SALVO TRA I PRIMI CHE HANNO LASCIATO LA NAVE E CON LEI PERLOMENO ANCHE IL PADRE WILLIAMS CHE ERA PUR SEMPRE UN INVALIDO AL 100% SE PROPRIO SI VUOLE RISPETTARE LA LEGGE!!!
Si lo so cara Moira, con queste frustrazioni mentali non si cambia più niente e rimangono fini a se stesse, ma il succo è che un sistema, una società, una morale di vita che non mette ai primissimi posti la vita dei nostri bimbi e bimbe non li sento miei e mi viene il vomito, la rabbia irrefrenabile e la disperazione di vivere in un mondo dove alla fine contano solo denaro e false apparenze, e che nei momenti di emergenza il pericolo maggiore sia rappresentato da masse di bufali inferocite che senza collegamento alcuno con la contingenza del pericolo per la propria sopravvivenza più o meno grave travolgano tutto e tutti coloro che si trovano sulla loro strada!!!
Che differenza rispetto alle file di Giapponesi del dopo terremoto più tsunami del 2011!!!!
(Se hai tempo leggi i resoconti della “tragedia del Sirio” del 1907, vedrai che certe cose non cambiano proprio mai a certe latitudini!)
Salutoni.
Sei stato molto dettagliato e preciso… Purtroppo quel che tu dici è tutto vero, se intendiamo il panico della folla spaventata…
Ed è vero anche che la piccola Dayana, in quel frangente, non si sarebbe mai, PER NESSUN MOTIVO, dovuta trovare lì, più in pericolo di altri.
Rimane il fatto che è successo questo.
E non si può più porvi rimedio. Almeno per Dayana e le altre povere vittime.
Sì, ci sarebbero tante cose da dire… io stessa per la prima volta nella mia vita mi sto esponendo a scrivere in blog e forum di opinione… ma a che serve? Nemmeno questo può esser sufficiente.
Adesso sappiamo che martedì prossimo ci saranno i funerali.
Una tregua. Una sorta di spiraglio, di respiro in questa corsa affannosa.
Per rispetto, dovremo lasciare da parte un attimo la rabbia. Non certo per dimenticare, ma perché sarà più giusto in quei momenti utilizzare le mani per un ultimo abbraccio, per un’affettuosa carezza, piuttosto che per agitare i pugni.
Saremo lì, noi TUTTI. Da tutta Italia. Li accompagneremo, padre e figlia, a salutare questa esistenza che li ha potuti avere con sé per poco tempo, e a ricongiungersi ora con l’Infinito… da dove tutti veniamo e dove tutti torneremo.
Non riesco nemmeno a immaginare come, da dove riusciranno a trarre la forza (perchè so che la dimostreranno, come hanno fatto finora) la madre e i suoi cari. Sarà un monito per tutti.
È giusto che ci sia il lutto cittadino. È giusto che, nel nostro piccolo, nel momento in cui si celebreranno i funerali cerchiamo tutti di pregare, di riflettere, di osservare qualche minuto di silenzio, ovunque saremo e qualunque cosa saremo impegnati a fare. È giusto che nel nostro cuore, credenti e non credenti, ci appelliamo a Dio, ad un’Entità Superiore, immensa, affinchè accolga e protegga queste due anime sfortunate. Ed è giusto che, da uomini e donne che abitano questo mondo, ragioniamo concretamente affinchè tutte le nostre azioni si traducano in tutela dei più deboli, che compongono questo nostro esistere nella stessa misura in cui lo componiamo noi, e senza i quali non potremmo nemmeno essere: parlo dei piccoli che danno un senso al nostro domani, ai vecchi che ci hanno permesso di avere una vita da sperimentare, ai malati che ci fanno riflettere su quanto è labile il confine fra le cose e le eventualità…
Qualche giorno fa, in un toccante saluto, i tifosi del Cesena Calcio avevano definito Dayana e il suo papà “due stelle abbracciate in Cielo”.
Non so voi, ma io le ho viste davvero, nel cielo delle ultime sere, queste due stelle così vicine.
Pienamente e totalmente d’accordo con le tue riflessioni di cui sopra!
Anch’io ho visto le 2 stelle che sembravano abbracciate in cielo le sere scorse…pensavo fosse una specie di riflesso condizionato… e pensavo al papà e alla sua bimba sic!!!
Si i se e i ma ormai non sono serviti e non servono più a nulla, Dayana, Williams, Maria, Giuseppe e tanti altri saranno sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti ….. e coraggio e forza e … dolore inestinguibile per domani!!!
🙁
Non avendo la possibilità di esser personalmente presente ai funerali, vorrei poter lasciare la dedica a Dayana su questo libro virtuale, certa che la curatrice non me ne vorrà…
L’ho già postata su un portale di Rimini, semplicemente la riporto tale e quale per come la sento (al cordoglio non servono infiorettamenti):
“Piccolina, come tanti che vorrebbero esserti accanto per un’ultima carezza, posso solo mandarti un bacio da lontano. Un ultimo pensiero di affetto e vicinanza ai tuoi cari e alle persone cui hai voluto bene e che ti hanno amato, e che continueranno ad amarti per sempre.
Da lassù, abbracciata al tuo caro papà, ci guarderai e ci sorriderai.
Ti dedico l’abbraccio con cui stamattina ho salutato le mie bambine: le ho strette a me, sul cuore, pensando “su, piccole, fate posto anche a Dayana”.
Ora sono davvero troppo piccine (in due non raggiungono la tua età, pensa) ma un giorno sapranno di te: racconterò loro chi eri, e quanto importante sei diventata per tutti noi, per la gente del tuo Paese.
Addio, angioletto. Ti vogliamo bene.
In mezzo a noi, il posto ce l’hai.”
Grazie per aver ospitato la dedica.