Facciamolo per noi: teniamo d’occhio e mani il nostro seno
Sono appena rientrata dall’annuale visita alla LILT per la campagna Nastro Rosa sulla prevenzione del tumore al seno. In Italia il rischio di tumore al seno nelle donne tra i 25 e i 44 anni è in aumento. Secondo il sito Sanità in cifre:
“particolarmente allarmanti i dati relativi alle donne under 45 per le quali si calcola un incremento del 28,6 per cento nella fascia di età compresa tra i 25 e i 44 anni”. Una popolazione, ammonisce l’indagine, “attualmente esclusa da qualsiasi campagna di screening, anche per le donne con elevato rischio familiare e eredo-familiare”.
Malgrado l’importanza dello screening mammografico per la prevenzione, peraltro inserito nei Livelli Essenziali di Assistenza, in Italia si registra la “situazione paradossale” per cui si fanno meno mammografie che Pap test: “A livello nazionale si stima infatti che poco meno di una donna su cinque (18 per cento) abbia eseguito il test di screening mammografico come prevenzione individuale (si va dall’8,5 per cento dell’Umbria al 41,1 per cento della Liguria), rispetto a circa una donna su tre dello screening cervicale (37 per cento)”
Quanto è diffuso il tumore al seno?
Il tumore del seno colpisce 1 donna su 10. È il tumore più frequente nel sesso femminile e rappresenta il 25 per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne. È la prima causa di mortalità per tumore nel sesso femminile, con un tasso di mortalità del 17 per cento di tutti i decessi per causa oncologica. (fonte AirC)
Forse tutte noi conosciamo donne che sono morte per colpa di un tumore al seno: io ne conosco almeno 4 e due di queste avevano meno di quarantanni. La mia età insomma, l’età dalla maggior parte delle mie amiche.
La campagna LILT è quasi terminata (ma consiglio comunque di tentare un contatto con il centro presente nella vostra città) ma la LILT si occupa di questi temi tutto l’anno e i costi di adesione (per potersi avvalere dei servizi bisogna associarsi), sono davvero esigui (10/30 €).
In cambio della quota puoi fare sia la visita senologica che il pap test che la mappatura dei nei. Non mi sembra poco. I medici Lilt sono spesso molto motivati e io ho sempre trovato una gentilezza ed efficienza davvero lodevoli.
A Bologna la sede della LILT è in via Turati 67 e la dottoressa che si occupa delle visite senologiche e pap test è una persona simpaticissima, alla mano e che sa metterti davvero a tuo agio. Abbiamo parlato un sacco oggi, mentre mi palpeggiava.
Abbiamo parlato del fatto che le donne italiane, pur sapendo che la malattia esiste, non ne sentano davvero ancora i rischi per loro stesse, spesso la considerino qualcosa di “altro” che leggi sui giornali o vedi in televisione ma non può realmente colpire te. Per contro le donne di cultura musulmana fanno molta fatica a sottoporsi a visita senologica, sono restie e diffidenti.
Insomma: si può fare molto meglio per diffondere una cultura e una sensibilità che ci faccia sentire il problema come qualcosa di nostro, che dobbiamo considerare parte della vita e tenere monitorato.
A gennaio mi assocerò nuovamente alla LILT (mea culpa: ho saltato l’anno scorso per mere questioni organizzative) e appena possibile vado a fare il pap test e la mappatura dei tantissimi nei che ho e che spuntano ogni estate.
Ho scritto questo post perché credo sia importante che l’informazione circoli e che nelle vite veloci e stressanti che abbiamo tutte quante noi, ogni tanto ci ricordiamo di prenderci cura di noi stesse. Io passo lunghi periodi di incuria ma poi mi sveglio e faccio un check up completo.
Perché anche se viviamo nel Paese dell’eterna giovinezza, in cui a 60 anni ci sentiamo ancora dei ragazzini, l’età adulta è quella in cui possiamo gettare i semi per stare meglio anche quando le primavere non saranno più tanto verdi e – sarà che tra 4 giorni compio 38 anni – ma comincio a pensarci a quando, povera homeless senza pensione, sarò una vecchia zdaura si spera, almeno, sana.
Questo post è dedicato a Francesca, Katia e a tutte le mie coetanee che non ci sono più per colpa di un tumore
Hai ragionissima sulla necessita’ di diffondere la notizia. Pensavo di riportare la mia esperienza (per fortuna tutto bene per ora) sul mio blog e linkare il tuo post per le informazioni sulla LILT. Posso?
@Alice: ma certo! mi fai anzi un favore. carino tra l’altro il tuo blog, ieri me ne sono letta dei pezzi ma non ho avuto il tempo di commentare, presto ripasso di sicuro!
Grazie! Fatto! Ciao ciao
faccio il controllo ogni anno, sono molto motivata di mio. Non sono mai andata alla LILT ma seguendo altri percorsi che offre la nostra prodiga (?) Regione Lazio. L’unica cosa che chiederei è una maggiore delicatezza? cura? non saprei come esprimere, magari sensibilità, ecco. Se vado a fare una mammografia non è esattamente la stessa cosa di un’ortopanoramica, quindi vorrei un po’ più di modi di fare da parte del medico della ASL. Comunque tutte queste campagne sono ben fatte!!!
Ciao Panz!
Io sono abbastanza ipocondriaca 😉 e quindi ogni volta che vado dalla ginecologa a fare le visite mi faccio controllare, ci sono stata giusto settimana scorsa e poi posso che qui siamo fortunati, perchè il poliambulatorio in cui vado è anche consultorio, per cui molte cose si possono fare gratuitamente. Spesso penso a chi non sente la motivazione a controllarsi, o anche chi per retaggio culturale non ci pensa e credo che sarebbe compito della nostra sanità pubblica fare, oltre che campagne di screening (che spesso vengono organizzate in modo caotico), anche vere e proprie campagne educative, per fortuna ci sono associazioni come la lilt che ci pensano, ma è davvero triste la latitanza del servizio pubblico (ma che ne parlo a fare…vediamo tutti come vanno le cose…)
Ho cominciato lo screening a 34 anni per il seno e a 25 anni ho fatto il mio primo pap test. Mia mamma ha avuto un tumore al seno ed è sana e salva grazie alla diagnosi precoce. Mammografia (ecografia al seno sotto i 36 anni) e pap test possono salvarci la vita. Hai proprio ragione Francesca. Per quanto riguarda la “latitanza del servizio pubblico” di cui parla Lumaca a 1000 mi permetto di dissentire. Il servizio pubblico è fatto di persone che il più delle volte ce la mettono tutta, il problema, in Italia, è che spesso il servizio pubblico non ha gli strumenti per aiutarci (personale ridotto all’osso costretto a fare orari assurdi, strutture carenti eccetera eccetera). Io, lo screening lo faccio presso il servizio pubblico … Certo a volte c’è qualche carenza, ma mi dispiace sempre un po’ quando si fa di tutta l’erba un fascio, senza considerare le individualità di chi, tra mille ostacoli, fa del proprio meglio per tenderci una mano …
Sante parole! Se poi la sanità italiana aiutasse dimezzando i tempi dell’appuntamento sarebbe d’aiuto
Scusa Margherita forse non mi sono spiegata bene, non parlavo degli operatori del servizio pubblico, ma dei continui tagli effettuati dallo stato nei confronti del servizio pubblico! Anche io faccio lo screening presso il servizio pubblico!