La terra e la morte
E’ difficile trovare le parole per spiegare le cose intense. Dovrei fare uno sforzo. Proprio perché di parole, azione e memoria ho tanto parlato e fatto, in una settimana che difficilmente dimenticherò, in luoghi che si sono attanagliati al mio cuore e che rimarranno sempre lì, nelle pieghe dei miei dubbi, con il loro portato tragico e dolce insieme, forse dovrei andare a pescare parole e raccontarvi di questa esperienza.
Ma non ce la faccio. Non ce la faccio ancora.
Raccontare il laboratorio a cui ho partecipato alla scuola di pace di Montesole, le persone che ho conosciuto, le cose che abbiamo letto, le parole dette e le riflessioni fatte non è ancora possibile, come se fossero cerchi nell’acqua che non si possono fermare. Ridondano e bisogna dare loro il tempo. Il tempo che il sasso si depositi sul fondo e trovi una sua posizione.
Ciò che sopra tutto rimane è la lettura di Cesare Pavese. Voce alta su luoghi di memoria.
La terra e la morte, Cesare Pavese (1945)
Terra rossa terra nera,
tu vieni dal mare,
dal verde riarso,
dove sono parole
antiche e fatica sanguigna
e gerani tra i sassi –
non sai quanto porti
di mare parole e fatica,
tu ricca come un ricordo,
come la brulla campagna,
tu dura e dolcissima
parola, antica per sangue
raccolto negli occhi;
giovane, come un frutto
che è ricordo e stagione –
il tuo fiato riposa
sotto il cielo d’agosto,
le olive del tuo sguardo
addolciscono il mare,
e tu vivi rivivi
senza stupire, certa
come la terra, buia
come la terra, frantoio
di stagioni e di sogni
che alla luna si scopre
antichissimo, come
le mani di tua madre,
la conca del braciere.
(…)
Io sto sui luoghi di memoria con le favole
Te l’ho scritto poi il post.
Ti abbraccio e aspetto il racconto.
Pavese è “quasi” delle mie parti. In Piemonte in molte zone di campagna si trovano nella terra fossili stratificati di conchiglie. Una volta in Piemonte c’era il mare. Nella casa di mia nonna ho trovato un sacchetto di conchiglie. La poesia mi ha fatto anche venire in mente questo. Voglio scriverne prima o poi. ciao
Le parole di Pavese evocano immagini così concrete e reali…