Viareggio: di ricordi, premi, vacanze e lavoro
Viareggio è un paese affacciato sul mare fatto di Carnevale, sabbia, mare e palazzine liberty da cui sembra uscire musica che è poi storia.
Viareggio è un luogo che per me è sempre stato simbolico. Ricordo perfino negli odori salmastri la tensione della gara – una delle più importanti dell’anno sportivo – l’orgoglio di essere stata scelta e lo sguardo del mio allenatore, quando alla fine di tutto ci portava a guardare il mare d’inverno e poi al carnevale. Ho un fermo e preciso istante nella testa che è Viareggio, quando a 16 anni, per la prima volta, assaggiai il polpo crudo a un banchetto, durante il passaggio dei Carri. Fu lui, fu quell’uomo dal naso ingombrante, gli occhi ridenti e il cuore saggio a farmi provare e se lui, di cui mi fidavo ciecamente, mi diceva una cosa, state certi che io la facevo con convinzione e passione.
Ora che quell’uomo non c’è più e vive solo nei ricordi e nell’affetto che per sempre mi porterò di lui, Viareggio è stata anche un po’ abbriacciarlo di nuovo.
Vent’anni dopo mi ha chiamata e quell’orgoglio salmastro era ancora lì.
Questa volta c’era la mia famiglia, c’era Tino che da 10 anni mi sostiene e mi pungola a fare meglio, c’era Frollina e la sua chiacchiera dirompente e c’erano tutti questi anni tra web, progetti, vita dissociata, momenti di scoraggiamento professionale, momenti di forza vitale, momenti di tutto.
C’era tutta la community di donne pensanti, c’era Valerie con il suo pancione e una forza che trovo in poche persone e la Silvia con il mondo semplice e complesso delle parole e delle cose e Marcella, geniale ideatrice di iniziative e insieme donna pragrmatica e la Stefi e i suoi occhi ridenti e quell’empatia che così tanto mi lega a lei e c’erano tutte le persone che con passione regalano tempo e idee a Donne Pensanti, quelle che ci credono, quelle che partecipano alla community.
E c’era tutta la gavetta, tutta la fatica e tutta la gioia di aver contribuito a un progetto in cui credo fortemente.
Frollina mi è voluta stare accanto tutto il tempo, ha voluto condividere con me la premiazione e anche il dibattito. Adele Marra – ideatrice del Premio DonnaèWeb – è una persona straordinaria, che sa comunicare passione e che sento molto affine per la voglia di dare spazio alle donne, senza che sia una recriminazione ma solo perché il mondo è fatto di mille facce, il lavoro è mille cose e le donne ne sono protagoniste quanto i colleghi maschi.
Le vincitrici del Premio Buone Prassi erano 4: Federica Di Spilimbergo, giornalista de Lo Schermo ha una bella storia di attivismo sulla notizia, Giusi Silighini è la direttrice del mensile Casa Facile e si è messa in gioco, anche personalmente, con passione e costanza per creare un gruppo bello e consolidato su Facebook, grazie anche all’aiuto di Sara Sironi – umanista informatica e giornalista della rivista. Per finire è stata premiata Donatella Zucca per il suo lavoro in tema nautica, sia sulla carta che sul web.
Ho portato a casa una statuetta di Ada Byron in cartapesta e poi è iniziata una vacanza. Tino stava bene, Frollina stava bene e un sole splendido ci faceva da accompagnatore. Siamo stati alla spiaggia a fare castelli e scavare buchi, siamo andati alla Cittadella del Carnevale a vedere i magnifici carri e a chiacchierare con i loro ideatori. Sabato siamo andati a Lucca, città che Tino ed io amiamo molto, e abbiamo preso in affitto le biciclette e girato tutta la città. Frollina era felice come una pasqua quando ci siamo fermati al parco sulle mura a fare il pic nic.
Ho avuto il grande piacere di incontrare due lettrici di Panzallaria (una è anche una forte sostenitrice di Donne Pensanti): Virginia e Tiziana e le loro splendide bambine e i mariti. Dato che ormai è qualche anno che sono blogger, mi sono abituata a quel senso di familiarità che si crea con persone che non conosci ma che sanno un sacco di cose di te (io delle volte mi dimentico di quello che scrivo e poi quando racconto, scopro che loro si ricordano quasi meglio di me) e ti viene la voglia di dire ecco, un giorno di questi faccio che lascio qualche post in bianco e raccolgo le storie come una rete, che qui secondo me è un crocevia di tante storie, solo che poi a chi è meno sfacciato di me non gli viene in mente che sono racconti interessanti, degni di essere scritti e ascoltati e allora se ne sta zitto, ma porcadiavola come vorrei leggere tutte le vostre storie!
Domenica siamo andati allo zoo di Pistoia. Devo essere sincera, a me lo zoo, specie quello con le gabbie, mi mette un po’ di tristezza, ma Frollina non aveva mai visto gli elefanti e non sapete che spasso mentre i 50 centimetri di lingua grigia della giraffa le leccavano la mano!
Ogni tanto mugugnavo a Tino che mi sentivo in colpa e ero dispiaciuta di questa cosa degli animali in gabbia e lui – da pragmatico filosofo mi rispondeva che dovevo smetterla, che la nostra era stata una scelta di campo e dal momento che eravamo entrati era un po’ ipocrita fare i dispiaciuti. 😉
I lemuri ci hanno davvero colpito (a me a momenti cagavano pastella arancione in testa) e Frollina ha passato tutto il viaggio di ritorno a fare la scimmietta e a spiegarci come avrebbe fatto a portare un’intera famiglia di leoni a casa nostra.
Sono tornata a Bologna felice e con la mente sgombra ma solo per qualche ora: quando ho acceso il pc e mi sono resa conto della quantità di lavoro e extra che dovevo fare, mi sono un po’ scoraggiata.
Sono in una fase di transizione professionale: a settembre si conclude il mio contratto a progetto con uno dei clienti più grossi che sto gestendo (e dove passo la maggior parte del mio tempo ora) e da brava creativa, precaria, appassionata del suo lavoro, devo gestire molte cose contemporaneamente per un passaggio che non sia troppo doloroso per il portafogli e che mi permetta di fare il lavoro che mi piace.
Così di notte ribollono progetti, idee, iniziative. Non nascondo che per quanto il lavoro in ufficio abbia moltissimi pregi, credo di essere fatta per la libera professione, credo che un tempo flessibile sia più adatto alle mie esigenze di mamma, di persona che ama scrivere e per la gestione di Donne Pensanti e quindi mi sto muovendo per promuovere al meglio il mio lavoro e la mia professionalità, trovare nuovi clienti e progetti a cui poter contribuire.
Così vivo tra la sensazione di affogare e quella di riemergere, il tempo si stringe e si dilata davanti a me e spesso sono di corsa. Ma ora, al contrario di altri momenti, la direzione è un po’ più chiara.
E per una volta sono DAVVERO orgogliosa di me.
Perché ho creduto possibile poter fare il lavoro che mi piace. E forse sto già iniziando a farlo.
Che bello saperti così vicina anche se non vi ho visti!
Che bello sapere di questo tuo amore per Viareggio, per Lucca, la mia città, che amo tantissimo.
Che bello anche lo zoo, nonostante le gabbie, perché la felicità sulla faccia di tua figlia mica si scorda tanto facilmente… 😉
E che bello anche il lavoro e le persone che credono nelle nostre convinzioni. Perché sono anche loro che ci faranno arrivare dove meritiamo!
Bentornata a Lucca, Panz! Ma la prossima volta metti un annuncio, così organizziamo una bella accoglienza! 🙂
polepole
@polepole: ma che peccato! tornerò prestissimo perché anche noi panzallari adoriamo lucca e la prossima volta ci prendiamo un caffè o mangiamo focaccia sulle mura. Ma che fortuna avete voi altri????
Ciao Panz,
sai, ho passato molta della mia infanzia e giovinezza in Versilia, non conosco il polpo crudo ma ricordo le lunghe passeggiate in bicicletta ed il profumo del pesce appena cotto….e le schiacciatine di Vale’! Ci tornero’ quest’estate, dopo qualche anno di assenza, e ne sono cosi’ felice che quasi urlo!
Di un’altra cosa sono felice: che tu riesca a fare il lavoro che ti piace. So che e’ molto piu’ complicato, che devi lavorare giorno e notte, che ti manca sempre il tempo e che le idee e i progetti, al contrario, sono sempre troppi…!
Io ho iniziato da poco la mia avventura da freelance, e ancora cerco un lavoro fisso, perche’ ho cosi’ tanti dubbi e tante difficolta’ qui a Londra, e cosi’ poco tempo, adesso, con la bimba in una citta’ straniera, che non ti immagini!
Ma ci si riesce davvero? Intendo, a campare di scrittura e collaborazioni a progetto?
Sono orgogliosa anche io di te, continua cosi’: sono tra le tue sostenitrici.
Se ripassi in agosto fammelo sapere!
complimenti ancora Panz, per tutto.
@Mammadesign: ora non posso approfondire troppo l’argomento, ma lo farò tra qualche mese. Io altaleno sempre – come te – tra la paura di non farcela (e quindi l’atavica ansia di attaccarmi alla ricerca del “posto fisso”) e la consapevolezza che per fare questo lavoro (ovvero occuparsi di comunicazione, scrivere, gestire anche progetti personali e legati alle proprie passioni) c’è bisogno di molta libertà, che non significa lavorare meno sempre, che non significa non avere impegni eh?
Ci sono dei giorni che lavoro tantissimo, altri meno e bisogna sempre avere un occhio al presente e uno al futuro, ma credo che se si focalizza bene cosa si vuole e ci si impegna (anche con uno sforzo creativo legato al dono), poi alla fine ce la si fa. Io sono alla ricerca di altre collaborazioni per poter fare la freelance in tranquillità, ma so anche che proprio questo atteggiamento di ricerca e curiosità sono i segreti che fanno buono un lavoro per me. Insomma, credo che ci siano persone freelance dentro e che in quel caso, sottomettersi per forza a un lavoro dipendente, sia più negativo che positivo. Detto questo, non sono ricca e credo che non lo diventerò (almeno a breve) 😉
Panz ti seguo da un bel po’ d tempo e ti giuro che leggere le ultime righe del post mi ha emozionato perchè finalmente ti vedo credere in te stessa e sentirti orgogliosa di quello che fai e che sei (non che tu non lo sia mai stata, ma tempo fa eri più cupa e pessimista, e pronta a sminuirti – ovvio che parlo da semplice lettrice, anche se mi sembra di conoscerti “davvero”). Mi sembri RINATA e sono felicissima per te. Un abbraccio, Chiara
Te l’ho già detto ma lo ripeto: anche se non ti conosco di persona sono molto orgogliosa di te! ( non prendermi per matta eh?!) 😉
Orgoglioserrima della tua verve e della costruzione e proiezione sempre più, giustamente, spavalda, della tua carriera, mi congratulo anche per la premiazione.
Levami, però, una curiosità che mi lacera: cosa c’azzecca con un premio a Donneèweb la (pur pregevolissima)statuetta in cartapesta della fanciulla in abiti leggermente demodé? Vebbé che in internet diventi antica in un attimo, però…
@Chiara: “Ho portato a casa una statuetta di Ada Byron in cartapesta”
🙂
Ada Lovelace, che indossava gli abiti delle sue contemporanee, era una grande matematica, e ha lavorato alle prime macchine calcolatrici. Una pionera del web, se vogliamo. Ante litteram 🙂
…gnuranta che sono! Grazie del chiarimento
grazie @giu per il chiarimento. inoltre la cartapesta è il materiale tradizionale con cui vengono fatti i carri del carnevale di viareggio (il più antico in Italia), che per legge devono essere costruiti con un tot di cartapesta almeno. 😉
Cara, hai proprio ragione: bisogna essere freelance dentro per lanciarsi nell’avvicente avventura di gestire in autonomia il proprio il lavoro, senza certezze e senza ancorarsi al posto fisso. Se posso unirmi al coro, comunque, anch’io altaleno sempre tra la paura di non farcela e la consapevolezza che aver scelto questa vita è stata l’unica soluzione coerente con me stessa, la me stessa privata e la me stessa professionale. A volte vorrei tornare indietro e cercarmi un lavoro in ufficio. Passo da periodi di super lavoro ad altri in cui il telefono non squilla e mi viene l’ansia; tra momenti di esaltazione professionale ad altri di scoraggiamento: amaro scoraggiamento. Non c’è niente di sicuro, ma c’è una certezza: quel free di freelance non sta lì a caso, ha un significato profondo. Continua così e in bocca al lupo per tutto.
Panz, siamo già qui ad aspettarvi! 🙂
Caffè e focaccia salata. Sugli spalti. In una giornata di sole, come oggi. Con Frollina e PM che giocano a pallone. E gli uomini che… facciano quel che vogliono! 😉
E a proposito di freelance e di vita professionale: anch’io mi unisco al coro. La mia esperienza ha vissuto (e li vive tuttora!) momenti travagliati, paure e terrori di rimanere a piedi, attimi di tremenda sfiducia nelle mie possibilità. Ma fortunatamente son sempre riuscita a risalir la china. E ho sempre avuto vicino persone che mi aiutavano a credere in me e che mi davano fortissime iniezioni di entusiasmo. Ho provato a tornare alla vita da dipendente e per un po’ magari riesco a resistere. Poi un giorno mi sveglio e mi rendo conto che non posso stare legata, che ho bisogno di elasticità, di libertà, di poter fare le cose come le vedo io. E allora torno alla carica.
Ora, ad esempio, sono di nuovo nella fase LIBERATEMI!
E sto per farlo.
Di nuovo.
Da sola.
In bocca al lupo, Panz!
polepole
Fantasia liberta’ e creativita’ spesso non stanno nel ‘posto fisso’…..per cui non avrei dubbi e mi fiderei del mio istinto, difficilmente sbaglia. Per la mia esperienza, il posto fisso puo’ essere molto frustrante per una persona ricca che ha molto da dare e da ricevere. Scegliere il posto fisso molte volte significa rinunciare a vivere una vita colorata…e’ questo che vogliamo?