La prima mostra della Frollina
Ieri siamo andati a Ferrara a vedere la mostra monografica su Chardin al Palazzo dei Diamanti. Siamo andati con la Ciccio’s Family (un amichetto della Frollina e i suoi familiari). Mi vergogno un po’ a dirlo ma era la prima mostra della Frollina. Memore delle classi di scuola materna incontrate al Prado di Madrid, volevo che Frollina avesse un impatto gioioso con questa esperienza, che potesse percepirla non come un noioso dovere ma come un piccolo piacere alla scoperta di cose nuove. Siamo subito partiti alla caccia di dettagli, nei quadri di un pittore che voleva trovare la sostanza della verità visiva nel pelo di una lepre, nella zampata di un gatto su una mela e in frutta dipinta con colori così rotondi da sembrare vera. In alcune sale c’erano più di una prova dello stesso quadro e così, sulla scorta dei giochi per bambini, cercavamo tutti insieme le differenze. Frollina sembrava molto curiosa e interessata alla storia di quelle lepri, di quei bambini dalle parrucche grigie e dalla frutta. Poi c’era Ciccio e in due le cose si godono certamente meglio. Ecco però cosa ho constatato ieri a Palazzo dei Diamanti: Ciccio e la Frollina erano gli unici bambini presenti e tra il pubblico c’era chi accoglieva le loro vocine squillanti con aria allegra e intenerita, chi gli faceva i complimenti, chi invece sembrava irritato. Gli operatori del Museo ci hanno tenuto – spesso – a sottolineare che non si può parlare a voce troppo alta, che bisogna stare attenti agli allarmi, che era meglio che i piccoli non si avvicinassero troppo alle transenne che proteggono i quadri. E vi posso assicurare che non ci comportavamo come un’orda di barbari ma eravamo tutti molto composti, pur nella constatazione che di bambini di 4 anni stiamo parlando.
Al termine della mostra ci siamo fermati al negozio del Museo per acquistare qualche cartolina e abbiamo trovato dei libri bellissimi per bambini. Tanto che i due piccoli gangster si sono seduti a terra a guardare un paio di libretti e ovviamente sono stati subito ripresi: “Questo è un negozio, non una biblioteca!”. Difficile spiegare al signore che noi anche nelle librerie facciamo così e che stavamo per acquistare un paio di libri che avrebbero certamente tirato su, in quanto a prezzo, il Pil di un Paese del Terzo Mondo. Tra i libri c’era anche “Come diventare una principessa” con una serie di consigli per prendere sul serio la cosa – e con una totale mancanza di ironia – che mi ha convinta che la mia favola sulle principesse e i tacchi forse non avrà un gran pubblico, ma bisogna pur provare, almeno entro le mura domestiche. Usciti dalla mostra siamo andati a caccia di una trattoria dove mangiare i cappellacci alla zucca e rilassarci un po’: faceva un freddo pungente e barbino e i bambini (tra cui la sorellina piccola di Ciccio) erano abbastanza stanchi. Ferrara è una città bellissima, una piccola Amsterdam di provincia a considerare il numero di biciclette in strada, un luogo dove noi abitanti di Tortellini City pensiamo delle volte di emigrare, quando ci viene la fissa di vivere in una Metropoli caotica. Peccato le zanzare, l’umido e la piana a cui siamo abituati solo moderatamente, avendo la fortuna di uno sguardo trasversale verso i colli e gli appennini che baciano i piedi alla nostra turrita città.
In giro per Ferrara abbiamo trovato animali della giungla e della savana a fare da guardia al Natale. Frollina e Ciccio erano entusiasti, sebbene avessero già il loro bel passatempo a tessere discussioni da lacrime agli occhi dal ridere. Parlando dei 3 porcellini Ciccio sosteneva che il loro gusto non doveva essere molto buono perché i porcelli mangiano erba e quindi dentro sono pieni di erba. La frollina, per spiegare che invece col cavolo, i porcelli per essere buoni sono buoni gli ha risposto: “Ma no! i porcellini sono pieni di salsicce, per questo sono buoni!”
Ed ecco gli animali che circolavano per la città:
Dopo un lungo peregrinare, abbiamo finalmente trovato un locale che ci avevano consigliato. Bello. Mezzo vuoto. Solo che quando ci hanno visto entrare, truppa di bambini e un passeggino, stranamente ci è stato detto che non c’era posto. Tutto prenotato. Non so perché ma a tutti la cosa è “puzzata” un po’. Abbiamo ricominciato a cercare, vagolando come affamati nel freddo, fin quando non abbiamo raggiunto una trattoria dall’aspetto molto carino. E’ entrata la mamma di Ciccio che ingenuamente, alla domanda “Siete tutti adulti?” ha risposto che si, c’era un passeggino, ma non ci sarebbe stato bisogno del seggiolone. Quando ci hanno assegnato il tavolo e abbiamo fatto capolino con tutta la squadra, lei ci ha fulminato. Abbiamo capito che la sua domanda non era certamente rivolta a capire se avevamo bisogno di seggioloni o meno. Non mi era mai capitata, in quattro anni, una serie di eventi così: sembrava avessero indetto la giornata mondiale dell’astio nei confronti della Prole umana. Ma noi ce ne siamo fregati e alla fine si è mangiato anche discretamente bene. Il ginocchio di Tino tirava, il freddo pungeva e abbiamo camminato troppo a lungo per il suo stato fisico, ma la giornata è stata piena e vacanziera e anche nella constatazione che non tutti pensano che i bambini siano il nostro domani, mi sono rilassata molto. Sarà davvero dura tornare a ritmo pieno, al lavoro, agli impegni della vita. Ma come sempre e come tutti, me ne farò una ragione. Intanto mi godo il cervello a mezzo servizio e la mia famigliola, che diciamoci la verità, grande lusso passare del tempo di qualità insieme!
Al momento di pagare il conto, ringrazi e comunichi che, dato il tuo lavoro di giornalista e blogger, il loro locale sarà segnalato in rete come “locale per adulti”. Contenti?
Dàje Panzallà. Ai miei pupi dico che il mondo è bellissimo, anche se bisogna stare attenti alle merde. Ma stiamo lavorando anche a quelle.
Un abbraccio.
Se sei in vena di cose artistiche per tua figlia, portala alla biennale d’arte a Venezia, quando è periodo. Oltre al fatto che offre ampi spazi per bambini, si organizzano anche degli interessantissimi laboratori per i più piccoli.
Stesso discorso per la Guggenheim. La domenica , nel pomeriggio, è sempre organizzato un laboratorio di circa un’ora e mezza per i cinni dai 4 anni in su. Il tutto gratuito.
Io, che mi lamento sempre della mia città, mi rendo conto anche di abitare in un posto che, da un punto di vista culturale, offre meravigliosi spazi per giovani menti. E bologna non è poi così lontana
@deborah: sei veneziana? abbiamo cari amici veneziani e veniamo più spesso di quanto sembri. la prossima volta ci becchiamo per un caffè 😉
Orpo! come si dice da queste parti. Molto volentieri!
Ciao Panz e buon anno!! Bella l’idea di portare Frollina a una mostra, da laureata in storia dell’arte non posso che essere d’accordo 😉 Mi hai fatto venire in mente un’altra mamma di tanti anni fa, di quando cioè (dovevo essere tipo nella mia terza vita) abitavo in un Paese Mediorientale, dove gli italiani erano pochissimi e si faceva molto gruppo. Incontrai questa mamma, di pochi anni più grande di me, con una bimba bellissima e tartassatissima da questa mamma dai molteplici complessi. La signora mi fece una proposta che mi lasciò un po’ basita: dare ripetizioni di storia dell’arte alla sua bimba, che all’epoca aveva 3 anni. EEEH? “Sì, la voglio educare al bello. Non importa la Storia in sè, ma prova a trasmetterle il senso estetico”. Uh signur! Povera bimba! Come se i bambini non avessero già un codice di colori e forme ben oltre la fantasia e maestria di qualunque pittore, come se non sapessero già cosa c’è dietro ogni disegno, poco importa sia del compagno di asilo o di Goya. Fortunatamente riuscii a farle abbandonare l’idea, optando per sedute pomeridiane di gioco libero e creativo (che lei, la mamma, non era in grado di gestire).Ci siamo divertite un mondo 🙂
Augurissimi per l’anno nuovo, alla prossima.
MITICI…
intanto il nome “Frollina” mi fa impazzire dalla felicità solo a leggerlo!
Per consolarti, il primo museo di me figghio: MUSMI!!! museo storico militare…perchè ci sono entrata? di fronte casa- adiacente parco – pioveva e dovevo ripararmi con il bimbo nel marsupio (due mesi!). Decido di fare un giro giusto per ingannare il tempo mentre ci vengono a prendere con la macchina…poi arriviamo alla sala della “trincea” con rumori di bombardamento e di fronte ad un manichino del ventennio “donna fascista che marcia su Roma” decido che è meglio la pioggia!!!!!
p.s. al pupo è andata meglio l’anno dopo con Mimmo Rotella!!!
Mah. Io comunque sono di mio allergica ai musei, ma siamo stati a Roma e Ostia antica con le belve con 44 gradi i calore e ci siamo divertiti assai.
Il problema forse è che un sacco di genitori non guardano mai i figli al ristorante o in giro, questi figli sono veramente dei castighi di dio e la gente limitata quindi applica la reazione bambino = casino innominabile. Detto ciò però il ristorante segnalacelo così non ci andiamo e risparmiamo tempo.
Perché non capisco perché i bambini darebbero fastidio quando in realtà ce n’è di gente vandala in giro per le strade e manco puoi dirgli niente a quelli.