Le aspettative del Natale
A Natale tutti vogliono essere felici. Compresa la sottoscritta. Abbiamo in mente pubblicità di pandori e panettoni, grandi famiglie riunite a bere l’amaro attorno al camino mentre i bambini aspettano Babbo Natale sotto il piumino e fuori nevica di brutto ma è una neve bella candida e non c’è nessuno che scanchera perché ha tirato un liscio con la macchina sul ghiaccio.
A Natale
si deve volere bene a tutti, perfino alla vecchia zia avida che si incazzava come una pantera se le rubavi le caramelle al miele dal piattino d’argento sul tavolo perché erano “per gli ospiti”. Che poi le caramelle sapessero di naftalina, tanto erano vecchie, non era problema suo.
A Natale si deve mangiare bene, brodo buono di gallina sana, morta per fare la Sua volontà. A Natale il muschio del Presepe deve essere fresco, preso in qualche boschetto dove regnano gnomi incantati o comprato in qualche mercatino natalizio che abbia almeno 150 anni di tradizione.
A Natale i conflitti non possono esistere e nemmeno la tristezza o la malinconia.
Ci sarà un pranzo da re, ci saranno giochi e momenti di felicità. Un abbraccio caldo con chi ami. A Natale la solitudine è bandita. Banditi reietti sono le persone sole.
Eppure a Natale, se uno fa un censimento, c’è un sacco di gente che non è felice per niente. C’è un sacco di gente, anche nel nostro opulento Occidente che quando pensa al Natale gli viene una gran ansia.
Perché il Natale sono tutte quelle aspettative di Natale stereotipato da pubblicità o da articolo sul Natale. Perché non è mica detto che quella anziana zia, solo perché ha perso i denti e ha i capelli canuti e bianchi, sia una bella persona. Magari la trovi una grandissima avida, stronza e tutto vorresti, tranne passare il Natale con lei.
Perché ci sono delle famiglie sgualcite che magari ai tortellini possono anche fare a meno. Anche ai regali o a quelle robe lì, che se uno – anche solo in una fase della vita – c’ha l’animo un po’ sgualcito, tutta questa competizione consumistico natalizia non aiuta certo a farlo stare meglio.
Perché ognuno dovrebbe trovare il proprio Natale. Quello che lo fa stare meglio, senza pensare che se non fa gli auguri pure alla nonna dello zio della propria cugina è un egoista che non ha a cuore la FAMIGLIA. L’onesta e sana FAMIGLIA italiana.
Io da qualche anno a Natale, per evitarmi impegni, implicazioni e doverismi, spengo il cellulare. Se siamo ispirati pranziamo con qualcuno (ma di solito le stesse persone con cui pranzeremmo in una domenica come le altre), se siamo ispirati cuciniamo e tentiamo di farlo divertendoci.
Da quando c’è frollina mi piace molto tutta la storia di Babbo Natale che arriva e si mangia il biscotto e lascia i regali sotto l’albero. Mi piace anche preparare i regali con lei (che quest’anno anche frollina farà dei suoi regali alle persone a cui vuole bene, confezionandoli con le proprie manine), mi piace perfino pensare alla tombola.
Ma noi abbiamo la nostra tradizione che è cambiare sempre un po’ festeggi e cose così, non incancrenirci che poi siamo laici e delle volte anche un po’ bestemmiatori e quindi diciamoci la verità, per noi la nascita di Gesù è solo una favola affascinante che fa parte delle origini dell’umanità e niente più, ma per esempio, ora che frollina chiede, la arricchiamo di particolari inventati perché così Gesù assume i contorni dell’eroe comunista che mi piace immaginare e che può essere d’esempio alla creatura.
Nella nostra tradizione c’è certamente la cena degli sfigati che ci piace molto e quest’anno ci sarà anche il tavolo degli “sfigatini”.
Ma io credo che dovremmo davvero fare un bel respiro e razionalizzare. Guardatevi intorno: vi sembra di intravedere, davvero, gente più figa e natalizia di voi?
Vi sembra davvero che questo 25 dicembre sia una giornata in cui la gente è felice? Siamo tutti lì, a condividere la stessa ansia, la stessa paura di non essere abbastanza natalizi.
Ci viene in mente la pubblicità del Panettone o della coca cola e entriamo in depressione se non possediamo un camino o se non abbiamo mai composto un albero di natale umano, sulla neve, cantando canzoncine a tema e facendo oscillare una candela come tanti deficienti.
Basta.
Un respiro e via.
Il 25 dicembre è quello che tu vuoi che sia. Quello che simboleggia per te. Passalo con chi ami o leggiti un libro o guarda un film.
Ma non farti prendere da una sindrome di Calimero che, ti assicuro, è più comune di quanto pensi.
io adoro il Natale… son davvero felice a Natale, mangio il brodo buono e i tortellini.
quest’anno sarà un pò meno buono e i tortellini saranno comprati, perchè la mia adorata nonna se ne è andata a luglio.
ma lei mi ha insegnato ad amare il Natale, a cercare il muschio nel bosco, ad addobbare l’albero con decorazioni vecchie e nuove. a essere famiglia sempre, ma più ancora quel giorno.
Bene, Bà, ognuno nel natale ci deve mettere dentro qualcosa di suo perché sia speciale e fai bene, se tu hai avuto belle esperienze natalizie a considerarlo un bel momento. A me il natale piace teoricamente, poi in realtà se mi guardo indietro, penso che spesso a Natale sono stata molto triste e la tristezza aumentava a pensare ai natali perfetti (inverosimili) degli altri. Per ciò da quando ho eliminato tutta la parte doveristica e familistica, mi godo la famiglia che ho scelto, quella composta dagli amici e dalle persone che amo…
Natale 2010
Natale,
santo ricorrere ricorrente
nella ricorrenza
nel misterioso frattale
dove il possibile
sembra magico
e lo stupore è vitale.
Nella spirale tempo
delle cento dozzine
cento luci
cento sfere
cento volte la festa:
prima dell’adDio.
Intermittente cromatica
artificiale allegria nell’essere
dei participi:
lo stato festeggia l’essente,
fa l’albero della gioia,
lo rinnova con cose
che parlano di noi:
ci appendo
questo linguaggio inusuale
poco natalizio,ma prevedo
con santo sdegno pochi baci,
me li fo bastare,
i comunisti se li fanno bastare,
l’autosufficiente torre
dello spirito
è educata dal bonario
santo bastone del Natale
ad avere pazienza.
La gaudente eroticaleggiante
compostezza natalizia, vola scintillante
nella tradizione
nei televisori nei supermercati
nei frattali di Mandelbrot
e nel mondo quasi facile di internet
bello e affollato di auguri.
Angelo santo stammi vicino
dammi la mano che sono piccino.
@enrico: è bellissima…grazie!
Non c’è bisogno di inventare niente, Panzallaria, Gesù era comunista e rivoluzionario e se tornasse adesso farebbe piazza pulita dei mercanti nel tempio, a partire da qualche cardinale. E ripulirebbe di sicuro anche il Natale dall’aura di allegria forzata legata al consumo nella quale l’hanno costretta gli ultimi due secoli di capitalismo occidentale. A me, proprio perché profondamente legata al messaggio religioso cristiano, di “questo” natale non importa una beneamata fava.
Mi piace da matti, invece, l’idea che Dio, se esiste, abbia voluto venire al mondo come la più indifesa delle creature. Mi commuove l’idea di un Dio bambino che fa la pipì e la cacca come tutti gli altri bambini, che si attacca alla tetta di sua madre, che piange, che dorme col pugnetto chiuso, che fa i sorrisini scemi, che ha la febbre per il primo dentino, che cade quando prova a camminare per la prima volta… È un’immagine che mi riempie di speranza e di tenerezza perché rivoluziona l’idea di onnipotenza che ci piace attribuire al divino. In quest’ottica, lo spirito religioso più autentico testimonia che, così come un neonato non può vivere senza la madre, Dio (se c’è) non può esistere senza di noi, è interamente dipendente dall’umanità. Un’umanità fatta anche di solitudine, sfiga, bestemmia, rabbia, ingiustizia, guerra, corruzione; ma proprio per questo, capace di solidarietà, positività, lode, gioia, giustizia, pace, rettitudine. Questo è il mio Natale. Il resto lo lascio a chi ha bisogno delle “cose” per trovare un senso a una festività.
Auguri di cuore e grazie di tutto, Panzallaria. Da’ un bacino da parte mia a Frollina e saluta il maritozzo ormai in odore di santità 😀
sottoscrivo Franca B. parola parola, è anche vero che a casa mia di cosa pensano gli altri che debba essere il Natale non ce n’è mai fregato nulla e l’abbiamo vissuto sempre serenamente come ci pareva 🙂
alla fin della fiera verrà fuori che l’unica che trova troppo artefatta la felicità natalizia e si sente inadeguata sono io…;-) scherzo ovviamente. è chiaro che io mi riferivo al modello precostituito di natale che ci sciroppiamo dai Media e da un certo vuoto tradizionalismo che fa le cose senza sapere perché le fa.
A me il Natale piace avere ospiti e cucinare qualcosa di speciale per loro. Mi piace anche fermare tutto per una giornata o due e far finta che il quotidiano, coi suoi problemi più o meno gravosi, non esista. Mi piace avere in casa gente che ha voglia di star bene. Fosse solo per un pranzo. Fosse anche per finta. Che magari poi, la finta, diventa un nuovo modo, più leggero , di concepire la vita. Che basta poco, alla fine, per star bene. Buon cibo, buona conversazione e affetti vicini. Poi , tutto il resto dell’anno, uno tende a dimenticarselo. E allora ci deve essere il natale a ricordarci quali sono le cose che contano.
mi piace il commento di deborah. io panz lo sai nonostante cento e mille pensieri sono felice tutto l’anno. sono così sempre sorridente sempre contenta. che io dalla vita ho avuto veramente tanto. e sono felice da morire. poi da noi c’è anche il camino grande, te lo dico prima che arriviate eh:))
Io invece sono come il Grinch e non apprezzo molto il Natale. Ho analizzato la cosa e credo che sia colpa dei miei genitori che a Natale quando arrivavano mia nonna e mia zia litigavano e al pranzo di Natale c’era sempre una gran tensione. Fino all’anno in cui, avrò avuto 10 anni, mio padre e mia nonna (che era sua suocera) si sono proprio insultati e da allora l’agguerita vecchina non è più stata invitata.
Cmq avendo due figlie e non volendo tramandare questa maledizione, festeggio ma liberata dai gioghi più pesanti dei doveri natalizi.
Abbiamo l’albero, le musichette, le candele alla cannella, la lettera a B.N.
E penso che gesù sia disperato nel vedre come il suo messaggio sia stato manipolato 🙁
Natale:
santo = elevato agli onori degli altari e della tradizione ricorrere = verbo infinito Quando?ricorrente=participio presente
Dove? nella ricorrenza
Dove? nel misterioso frattale = vedere su YouTube: frattale di Mandelbrot
dove il possibile sembra magico=tecnologia
e lo stupore è vitale = il cervello ha bisogno di gratificazioni
(Il frattale e l’albero di Natale a me sembrano spirali, vortici come il tempo che ci è dato di vivere.)
Nella spirale tempo
delle cento dozzine = cento anni
cento luci
cento sfere
cento volte la festa = cento anni
prima dell’adDio= la morte:siamo enti finiti.
Intermittente cromatica = luci colori
artificiale allegria nell’essere
dei participi:
lo Sstato festeggia l’essente,= la cultura la tradizione si conferma, si impone utile al sistema.
fa l’albero della gioia, = di natale
lo rinnova con cose
che parlano di noi: = stato sociale
ci appendo
questo linguaggio inusuale = credo lo sia
poco natalizio, ma prevedo
con santo sdegno pochi baci, = lagnanze esistenziali tipiche.
me li fo bastare,
i comunisti se li fanno bastare, = ironia tipica
l’autosufficiente torre = torre d’avorio, esilio intellettuale tipico.
dello spirito
è educata dal bonario
santo bastone del Natale = manganello con lo stipendio per lagnanze esistenziali tipiche.
ad avere pazienza.
La gaudente eroticaleggiante = l’erotico e perfino il porno lo vedo sempre più deliberato.
compostezza natalizia, vola scintillante
nella tradizione
nei televisori, nei supermercati,
nei frattali di Mandelbrot = vedi su Google
e nel mondo quasi facile di Internet = io sono poco pratico
bello e affollato di auguri.
Angelo santo stammi vicino
dammi la mano che sono piccino.
Noi invece abbiamo la cena dei furbi, cioè una roba come la vostra tra noi amici che poi il giorno dopo sfogati e felici possiamo andare anche da mamme e suoceri, persino divertendoci. Per due anni ho commesso l’errore di far venire mia zia che mi mette mamma in fibrillazione e poi ci devo litigare io rpeventivamente con lei e capisco che il problema sono i parenti frustrati, quindi sottoscrivo tutto della zia, ma con gli amici mi diverto troppo. Unica seccatura è che i miei di figli vanno anticipatamente dai nonni, l’anno scorso come quest’anno, perché così fanno il corso di nuoto che non mi spupazzo io nel resto dell’anno, ma si perdono la cena.
Meglio per me perché così mi godo i bambini, ma quelli degli altri che fa tutto un altro effetto (che dirti, mi dispiace da matti che non ci siano i miei, ma vabbé, bisogna anche guardare alla sanità mentale del padre sul lungo termine e così poi me li spupazzo dopo).
Cara panzallaria, per fortuna ho ascoltato la mia ex fidanzata (come la chiamo io) e ho visitato il tuo blog, mi piace moltissimo. Adoro il calore che c’è nelle cene degli sfigati, e mi scaldano il cuore le riflessioni sul natale.
Complimenti vivissimi, sarai nei miei preferiti.
basilicoviola.blogspot.com
Ciao panz,
io ho 41 anni suonatissimi e di Natali passati come piacerebbe a me, sinceramente, me ne ricordo pochi.
Per esempio, prima ero sposata con un uomo sempre in giro per lavoro, così è capitato che fosse via a Natale (o a Pasqua o agli anniversari) e io dai miei che un po’, dopo una certa età, ci si sente anche in prestito. Adesso, il mio nuovo compagno mi ha spiegato perchè proprio non può lasciare sua mamma da sola a natale (ma io mica ho capito del tutto) ed è partito. E io verrò prestata prima ai suoceri di mia sorella e poi ai miei genitori. In turnè insomma, roba che se passa Babbo Natale neppure mi trova.
Io vorrei tanto un Natale a casa mia, io che cucino e mi diverto un sacco, GF che invece di partire mi da una mano e le persone che amo intorno al tavolo o sul divano e in ordine sparso che ho un soggiorno minuscolo 🙂 Sono stanca di passare il Natale spaiata e se il prox si prospetta una cosa del genere parto prima io, magari me ne vado al caldo (sognare costa niente, giusto?, ma almeno non mi sentirò in prestito 🙂 A proposito: Buone feste! wising
@wising: non so dove vivi, ma se vuoi potresti davvero partecipare a pieno titolo alla nostra cena degli sfigati. considerati invitata quindi 😉 il divano è comodo e io gioco a scala 40 da schifo, per cui offro agli altri grandi soddisfazioni