Panz e il lavoro: news
Da brava lavoratrice precaria, cerco di cogliere tutto il buono del mio status, ovvero la possibilità di lanciarmi in tanti progetti e – in un certo senso – inventarmi sempre in lavori nuovi. A me piace “bloggare” e voi lo sapete e credo di essere abbastanza brava a promuovere notizie, eventi e a far emergere le cose sul web, così sto cercando di incrementare questo lato della mia professionalità che è sicuramente quello che mi da più soddisfazioni.
Un animale del web come la sottoscritta, che da qualche anno si spende sia professionalmente che privatamente in rete, sa bene che la credibilità si conquista non solo attraverso il lavoro (inteso in senso stretto e tradizionale) ma soprattutto attraverso quello che fai quotidianamente con la Rete.
Trovo molto affascinante questo aspetto, che Luigi Centenaro chiama Personal Brand e che si riassume (cito da lui) così:
Sviluppare Personal Branding non significa mettere due dati online e guadagnare mentre giochiamo a calcetto: significa mandare l’ultimo Tweet alle 11:30 quasi tutti i giorni (se va bene)
Di questi tempi la separazione tra persona e lavoro è davvero labile e quello che fai come persona (perché ci credi, per l’etica, per convinzione) ti configura anche come professionista.
Se da molti anni – come me – posti ogni giorno, ti impegni perché la Rete sia riconosciuta come strumento di miglioramento sociale e personale e fai anche un sacco di cose per il gusto di farle e per convinzione (e non perché ne riceverai dei guadagni in cambio) la tua credibilità, il personaggio pubblico (e virtuale) che tutti gestiamo on e off line si definiscono in un certo modo. Questo modo diventa il tuo curriculum, molto più del pezzo di carta che ti porti dietro in cartellina.
Ciò che parla di te è una ricerca su google, i progetti che stai costruendo e le parole che rimangono sui bit. E’ così per tutti quelli che hanno un blog, bene o male. Dal momento che per accidenti di cose la rete è anche (o vuole) essere il mio lavoro, io certamente posso trarre più vantaggi di altri dal fatto di averne uno da molto tempo e da tutto quello che, come semini volati via dal fiore originario, ho cresciuto intorno e che hanno trovato ispirazione proprio qui, nella mia casa digitale.
Insomma, questo panegirico per dirvi che sto incrementando la mia attività di professional blogger – da qualche anno collaboro con Banzai per alcuni Magazine del network Liquida – e digital P.R e che sono molto felice di questa cosa. Sono riuscita a chiarire e definire bene i miei ruoli nei progetti in cui seguo e mentre qui su Panz scrivo per dileggio (e ho scelto di lasciare il blog pubblicità free e di promuovere solo le cose che mi convincono, senza che nessuno me lo chieda) e Donne Pensanti è un’associazione di promozione sociale, altrove scrivo perché pagata.
Per esempio da ieri ho iniziato a postare (e mi occupo della promozione on line) anche per il blog http://blog.ripartidallacolazione.it/ di Kellog’s e questo è LAVORO.
Se avete voglia di venirmi a trovare lì, l’argomento è molto interessante e ci riguarda un po’ tutti, ovvero la colazione sana e il benessere nostro e dei nostri figli. E’ il blog di un brand per ciò chi va è disposto a entrare in contatto con quel brand ma in qualche modo chiacchiera anche con me che ci lavoro e ci sto dietro.
Ho qualche idea che spero piacerà a chi mi verrà prossimamente a trovare e che ha a che fare con la colazione di quando eravamo bambini e quella dei nostri figli oggi.
Il mio primo post è questo: http://blog.ripartidallacolazione.it/?p=24 ed è dedicato alla colazione slow.
Questo lavoro mi piace molto e spero davvero di incrementarlo perché considero una grande fortuna poter scrivere, sviluppare piani editoriali e farlo essendo PAGATI. Non lo farei qui su Panzallaria perché sarebbe come se mi stipendiassero per fare una lavatrice, ma avevo voglia di raccontarvelo perché – in un certo senso – è anche merito vostro che venite a fumarvi una sigaretta a casa mia tutti i giorni (per rimanere in metafora) se la mia credibilità on line è aumentata e di conseguenza mi fanno delle interessanti proposte professionali.
Per ciò: grazie!
Le ammiro, le ammiro davvero tanto le persone che riescono a fare il lavoro che vogliono, quello che fanno con passione perché davvero adorano farlo!
Dovrebbe essere SEMPRE così, per tutti… ;-))
Brava, perché ci sei riuscita, seppur permanendo in quella situazione da lavoratrice precaria… che poi perché “precaria”? solo perché ti devi barcamenare tra alti e bassi, perché devi fare lavatrici mentre parli al telefono con un potenziale cliente? perché mentre prepari il post da mettere sul “blog del brand” (bellino questo gioco di parole :)) stai pensando a come poter avere la certezza di riscuotere quel lavoro fatto millanta anni fa???…
Beh, a volte (direi spesso, ultimamente…) tutto questo accade anche a chi ha un ‘lavoro non precario’… quindi, nel complesso direi: w la precarietà, quando è capace di farti tirar fuori il meglio di te e ti permette di fare quello che davvero vuoi fare!!! :-))
E ora vado a fare una bella colazione slow… ;))
polepole
Che dire Panz. Io lavoro in proprio ma come ben sai – lo sai 😀 – al momento galleggio su un progetto che ha a che fare anche con la rete.
Mi piacerebbe molto fare della scrittura il mio mestiere, come hai fatto tu!! Ma per ora non posso mettere troppa carne a cuocere, sennò mi ricoverano in rianimazione.
Tu come stai? La dieta??
@bismama: ma da dove credi che io scriva??? 😉 sono qui al reparto rianimazione…la dieta bene, ora ho la febbre ma la dieta va, anche se con MOOOLTA calma…
brava, panz, questi sono lavori che danno soddisfazione, soprattutto perché te lo sei creata con le tue mani, o meglio, con le tue dita che martellano la tastiera! vengo sicuramente a trovarti.
Tutto molto slow, insomma. Direi che slow ti si addice PANz, molto più che la dieta! Auguri per questa nuova impresa!
Sono una lettrice qualunque, una che passa di qui,legge e molto spesso approva. Sono una lettrice silente, non commento quasi mai. Ma questa volta lo faccio per far sentire la mia voce, per quanto conti poco l’opinione di una lettrice qualunque.
Prendo atto di quello che hai scritto, del panegirico iniziale, della frase essenziale (questo è lavoro, ecc..) dei ringraziamenti finali, ma non posso fare a meno di dirti che tutto questo mi ha lasciato un grande amaro in bocca.
Tu, certo, sei libera di fare le tue scelte, ma io devo dirti che per me non sarà più come prima. Ti ho molto apprezzata quando hai scritto sull’affare Huggies, oggi la mia considerazione è caduta rovinosamente. Non credo per niente che sia possibile separare la persona dal lavoro (anche perché tu stessa scrivi che è la tua “reputazione” che ti ha consentito di trovare quel lavoro), non credo che si possa fare qualcosa solo perché si è pagati per farla, non credo che l’amore per la scrittura debba necessariamente significare mettere la propria penna al servizio di chi paga, indiscriminatamente.
E’ un fiorire continuo nei mamma-donna blog di “post sponsorizzati”, di post pubblicitari camuffati, e di post come il tuo in cui si dichiara che si va a scrivere una rubrica per una Ditta, “ma è solo per lavoro”. Magari voi ci credete anche.
Sarà. Ma a me, lettrice qualunque, tutto questo lascia il sapore amaro della sconfitta, della sconfitta per aver creduto un settore del web autenticamente “libero”, e ora non lo è più. E quel che è peggio, non tornerà mai più ad esserlo.
Io non so davvero (ma forse dovresti chiedertelo anche tu, serenamente) se al di là delle tante persone dai commenti entusiasti, non ce ne siano tante altre come me (magari silenziose), a cui sono cadute le braccia tutte le volte che ci siamo trovate a leggere post di questo genere. Ne vale davvero la pena?
Eh, mi trovo anche io d’accordo con il post sopra, a malincuore. Insomma, dai, vai a scrivere per la Kellog’s , mica per Repubblica.Vai cioè a scrivere per un’azienda, chiedendo anche il nostro contributo (i nostri ricordi, in cambio di cosa?), Non è come essere qui, a http://www.francescasanzo.net, dove non cerchi di venderci nulla
Sei lì, ti pagano per far pubblicità e tutto questo va benissimo. Molto meno bene che ce la infiocchetti così tanto, che cerchi in quel blog la nostra simpatia, il nostro contributo , quando in realtà il tuo scopo è quello di vendere più cereali.
E’ là che casca l’asino, o meglio la tua credibilità. A me sta bene anche il tuo lavoro da “pubblicitaria “, ma non cercare di farmelo passare per qualcos’altro, perfavore.
Non è leale.
@lettrice qualunque, marta: prendo atto del vostro punto di vista ma non credo che abbiate capito. Io qui ho scritto che lavoro anche per quello per trasparenza (avrei potuto non scriverlo, magari non ve ne sareste nemmeno mai accorte), perché desideravo che se qualcuno passasse di lì sapesse che ero io senza equivoci. Ugualmente qui non vedrete mai pubblicità o post sponsorizzati o pubblicitari. Avrei potuto non scriverlo e l’ho fatto. E’ sempre stato il mio lavoro quello di occuparmi di web e continua ad esserlo, è evidente che qualcuno ha frainteso (e lo dicevo anche allora!) il mio punto di vista che ribadisco per la 300ma volta: io non ho nulla contro il marketing, non mi piace il marketing mascherato da altro o quello che incita le mamme a lavorare a gratis. Un commento là NON e’ LAVORO, e lo può lasciare chiunque oppure no, con la massima libertà. NON scrivo post SPONSORIZZATI per il mio blog ma lavoro per un’agenzia di comunicazione per la quale scrivo e lo farò per vari committenti (riservandomi di decidere io di volta in volta). Ciò non toglie o aggiunge nulla a questo blog e mi sembra molto diretto e chiaro. Io ho voluto ringraziare perché è anche grazie a questo blog che ho potuto farmi conoscere di più come professionista (per come scrivo) ma lo facevo prima e lo farò anche quando panz non ci sarà più. Non so come vi guadagnate voi da vivere, ma io ho scelto – dal 2000 – di farlo scrivendo per la rete e finalmente ci sto riuscendo, su vari progetti. Se questo vi fa sentire delusi mi dispiace per voi, ma credo sia un problema vostro perché io sono sempre stata coerente con me stessa. Non ho mai scritto di avere qualcosa contro le multinazionali perché non è così ma solo contro quelle che – a mio giudizio – hanno comportamenti dichiaratamente sbagliati e prima di accettare di andare a scrivere di colazione, ci ho pensato molto bene.
Insomma, se non è in linea con la proiezione mentale che avete di me mi dispiace, comprendo la delusione, ma prima o poi sarebbe arrivata. Sono una persona e non un personaggio. Ho un lavoro e il mio lavoro è SEMPRE stato questo, ovvero occuparmi di web. Non prendo per il culo nessuno, non racconto fole e sono sempre molto trasparente. Capirei il vostro disappunto se vi avessi parlato di cereali qui, ma non l’ho fatto e mai lo farò, per ciò scusatemi ma non posso trovarmi d’accordo – anche se apprezzo la schiettezza e sincerità – con i vostri punti di vista.
Cara Panz, continuerò a leggerti qui senza nessun problema e con molto piacere. Tu, qui, non stai cercando di vendermi niente. Le mie obiezioni rimangono tali, ma d’altra parte non si può avere tutti la stessa opinione.
Lì, i tuoi post alla kellog’s, mi interessano meno. Finalizzati come sono alla vendita li troverei senz’altro meno genuini.
@marta: ma infatti ti assicuro che nessuno punterà la pistola in testa a nessuno per venire di là.
Così, tanto per capire, non per polemica: quale sarebbe esattamente il web libero che non esiste più? Quando mai il web come ogni altra attività non ha avuto una base economica e non si è sviluppata grazie a idee più o meno sensate di business? E cosa c’è di male, esattamente, in questo? Secondo queste logiche, è immorale che un veterinario si faccia pagare. In fondo, se ama gli animali, dovrebbe lavorare gratis, no? Lo stesso discroso dovremmo farlo per gli artisti. Perché Benigni avrebbe dovuto essere retribuito per la puntata di Fazio? Perché ha avuto il “cattivo gusto” di sottolineare che ha lavorato gratis? E in modo più specifico, in che modo il fatto che gli scrittori percepiscano dei compensi sporca il loro lavoro e influisce sulla libera creatività?
Fino a prova contraria, se non hai ereditato una grossa fortuna, sei costretto a lavorare per gaudagnarti il pane. E se lavori bene, è giusto che venga retribuito di conseguenza perché per arrivare a fare della tua attività una professione hai investito tempo ed energie. Il discrimine piuttosto sta nel modo in cui lo fai, nella tua disponibilità nel tradire il patto con i lettori per venderli al migliore offerente, cosa che Panz, come tanti professionisti della Rete, non è disposta a fare.
I due commenti qui sopra mi ricordano tanto la delusione di Linus quando scopre che la maestra viene pagata per insegnare…
Una persona nel suo blog ci scrive quello che vuole, e se vuole scriverci che in un altro blog la troveremo e che per quello che scrive verrà pagata, mi pare che sia un’informazione che ognuno di noi può decidere di accogliere oppure no, ma non condivido la critica.
Perché panz non avrebbe dovuto scrivercelo?
In pratica, è giusto che ci suggerisca il bellissimo sito di Zenone (kitchen for dummies) perché non viene pagata per questo, e invece è un po’ subdolo dirci che lei scrive il blog della kellok’s?
e perché? cosa c’è di male esattamente?
In pratica, può dirlo alla sua vicina di casa come si fa con una conoscente per raccontare qualcosa di noi nel momento in cui cambiamo lavoro, e non può dirlo nel suo blog (che poi è casa sua), perché allora è scorretto?
no, non concordo con le critiche fatte.
Sono stata prolissa ma oggi va così…
@Plotina: sbagli…Zenone mi paga a cene ah ah ah 😉 grazie @Adele e Plotina, mi fa piacere che abbiate capito il presupposto di questo post
non ci conosciamo e in genere non mi permetto di criticare chi non conosco, però ora dico la mia perchè come si diceva sopra a)il web è libero; b)sono una tua lettrice, pur silenziosa, perchè mi piace come scrivi e quello che scrivi.
ecco, anche io la vedo come una forzatura dire “se mi pagano va bene, se non mi pagano non va bene”. per dire, con tutte le differenze del caso (non mi fraintendere), io non trovo migliori le ragazze che fanno il bunga bunga per soldi, rispetto a quelle che lo fanno per gioielli.
e questo lavoro che fai per un’azienda, io lo trovo molto rispettabile. comprendo appieno la differenza tra un post sponsorizzato sul blog e un post pagato nel sito di un’azienda: io stessa non avrei problemi a farlo (rigorosamente nel sito dell’azienda), pur essendo fieramente contraria al marketing “imposto” dalla televisione.
però, alla luce di questo, penso che insistere ancora sul fatto che avevi ragione tu, e che comunque stai facendo tutto questo con etica, per lavoro, sia davvero forzato. per dire, quelli che fanno stage gratuiti nelle aziende a mio avviso sono solo persone che hanno bisogno di far vedere quello che sanno fare: se ci riescono verranno assunti, se non ci riescono magari finiranno a fare le pulizie ma almeno non avranno il rimpianto di non aver provato. chi ama scrivere, può provare a farsi conoscere sul web, gratuitamente. io scrivo sul mio blog gratuitamente e su un giornale di cronaca locale per pochi soldi, non ci vedo una grande differenza.
in quello sgradevole post sull’iniziativa della huggies, a cui io partecipai, tu ti schierasti più che contro l’azienda (mai nominata, mi pare), contro le persone che partecipavano.
alla luce di questa tua collaborazione, non so se essere delusa o sollevata dalla scoperta che anche tu, come noi, fai parte del sistema e devi arrivare a fine mese.
io, per la cronaca, continuerò a seguire panzallaria, e magari mi farò anche un giro dalla kellog’s.
@polly: “in quello sgradevole post sull’iniziativa della huggies, a cui io partecipai, tu ti schierasti più che contro l’azienda (mai nominata, mi pare), contro le persone che partecipavano.
alla luce di questa tua collaborazione, non so se essere delusa o sollevata dalla scoperta che anche tu, come noi, fai parte del sistema e devi arrivare a fine mese.
io, per la cronaca, continuerò a seguire panzallaria, e magari mi farò anche un giro dalla kellog’s.” Di quella iniziativa mi dava FORTEMENTE fastidio (e mi da tuttora) il PRESUPPOSTO, ovvero coinvolgere mamme in uno spettacolo teatrale che è poi stato una pubblicità di pannolini e farlo gratuitamente USANDO gratuitamente testi altrui. Questo trovo brutto, svilente del lavoro e poco chiaro. Io sul quel sito ci scrivo per lavoro e non coinvolgo nessuno a produrre contenuti che poi vengono usati per far guadagnare altri o per fare pubblicità ad altri: è un blog di un’azienda e chi ci entra lo sa e se vuole può commentare come in qualsiasi blog.
Mi sembra che le due cose siano profondamente diverse.
detto questo, a me non interessa convincere nessuno, dico solo quello che penso come ho sempre fatto.
se poi vi fa piacere credere che in passato io abbia detto diverso, va bene, ci sono dei post che spiegano le mie motivazioni e chiunque voglia può andarli a leggere
e troverà che si
ho sempre detto e fatto tutto secondo la mia etica.
polly scusa se insisto ma mi spieghi esattamente cosa intendi con “il web è libero”?
@polly “alla luce di questa tua collaborazione, non so se essere delusa o sollevata dalla scoperta che anche tu, come noi, fai parte del sistema e devi arrivare a fine mese.” mi sa che il fraintendimento strumentale (come più volte ho sottolineato) di allora mi viene confermato. Nessuno mi volle ascoltare quando spiegavo il perché di quel post e perché me la prendessi tanto contro IL MODO e un certo tipo di MARKETING e invece ribadivo che non ce l’ho con il marketing ma che deve essere trasparente. ecco questa tua ultima frase mi fa capire che per rimanere dalla parte dei buoni, in molti hanno voluto credere che io fossi una “idealista” che campava d’aria e non una persona di quasi 40 anni che ha il diritto di esprimere perplessità su pratiche poco chiare. Chiedere alle mamme di ristrutturare il sito della nestlè lo trovo terribile (un conto è far fare test di usabilità, un conto proposte che in genere fanno capo al lavoro di persone che vengono PAGATE), far scrivere gratuitamente dlele mamme per uno spettacolo che avrà come sfondo scenico le letterine dell’alfabeto della marca di pannolini lo trovo ugualmente terribile, svilente per l’arte e svilente per le mamme che vengono illuse di diventare autrici di una cosa che altro non è che una pubblicità.
Però rispondere sul merito di questo, nessuno allora lo fece pensando che io fossi una talebana del marketing, una pura di animo che ce l’aveva con chiunque lavorasse con una marca. Ho spiegato che non era così ma tanto ormai era partita la caciara, perché in certi ambiti è difficilissimo discutere serenamente e costruttivamente (l’aver detto su fb il mio parere sulla ristrutturazione della nestlè mi è costato – ammesso in una mail che ancora ho – di non aver saputo se non a cose fatte di uno spettacolo che per altro assomigliava terribilmente nell’idea a quello scritto dalla sottoscritta.
Questo sistema del “o sei con me o sei contro di me” fa si che poi non ci si ascolti e non si discuta contestualmente ma utilizzando il linguaggio della guerra, quello delle fazioni.
mi spiace ma le cose sono leggermente più complesse e il fatto che qualcuno abbia pensato che io potessi campare d’aria o si senta delusa perché anche io LAVORO e lo faccio con quello che so fare meglio, ovvero scrivere, mi fa capire che su questi temi, in certi ambiti, un confronto è proprio impossibile. Io qui ho scritto che ho iniziato questa collaborazione perché questa è casa mia e volevo raccontare una cosa che mi riguarda. Tranquille, non vi chiederò di scrivere post al posto mio per la kellog’s e poi li userò lì, spacciandoli per un dialogo con l’azienda. al massimo, chi vorrà, potrà commentare o mandare delle foto.
e questo NON è un lavoro. scrivere uno spettacolo teatrale vi assicuro che lo è e anche fare l’architetto web
lo so per certo, perché quando lo faccio mi pagano 😉
Sempre con te, Francé. Dàje.
Come sarebbe che non coinvolgi nessuno a produrre contenuti?!
Ma se c’è un tuo invito esplicito a narrare i ricordi della propria infanzia?!
A francè! E proprio questo che io contestavo. Non m’è piaciuta l’operazione Huggies, ma la tua non è tanto differente..
O magari o capito male, per carità e me ne scuso.
E mi scuso pure per il refuso (e infatti a me, e giustamente, nessuno mi paga per scrivere;))
Quando hai iniziato sul web, nel 2000, hai lavorato duramente per farti conoscere, e lo facevi gratis. Ed è diventata la tua professione. Ti stimo per questo, e lo sai. Lascia che anche le altre mamme promuovano se stesse, nel modo che più ritengono opportuno, senza però dire che tu hai seguito la strada più pulita, e loro si sono svendute per un pacco di pannolini. Credo che il gap stia solo in questo, Panz.
Tutte noi che ne abbiamo fatto una professione, siamo delle privilegiate. Io ho lavorato gratis moltissimo, prima di avere un’occasione che mi permettesse di monetizzare il mio duro lavoro, e il paragone di Polly con la stagista, mi sembra molto adeguato.
Ecco, magari cerchiamo di non fare le stagiste per tutta la vita, diamoci un limite. Ma se una mamma cerca un’occasione, che male fa?
@marta: scrivere un ricordo in un commento ti sembra che sia un post o che equivalga a costruire un contenuto che poi verrà usato promozionalmente?? non so, si chiama blog, serve a coinvolgere le persone se vogliono a lasciare commenti e mi sembrava un’idea carina per aprire un dialogo su quel tema (lì) per chi ne avesse voglia. se un’azienda apre un blog è per dialogare con i lettori, per proporre e non per comunicare unilateralmente, per quello c’è il sito. se ci vai lo sai che stai andando a leggere il sito di una azienda, se no non ci vai, punto.
oppure stabiliamo che anche i commenti devono essere pagati in quanto contenuto e allora ne riparliamo.
Buongiorno, intervengo nella discussione perché anch’io mi trovo a fare il lavoro di Panz.
Io credo che comunicare il blog di un’azienda che non lede la dignità di nessuno sia un lavoro onesto che, se fatto in modo trasparente e rendendo pure consapevoli le persone che ti leggono anche in veste non professionale sia persino coraggioso.
Panz aveva sicuramente la possibilità di scrivere per Kellogg’s senza che nessuno lo sapesse ma ha scelto di non farlo e di informare le sue lettrici (e lettori) del suo impegno lavorativo. Avrebbe potuto scrivere un post in cui diceva che aveva trovato una bella iniziativa e che sarebbe stato carino parteciparvi, prendendo così le sue lettrici un po’ subdolamente per i fondelli. Non l’ha fatto. Segno che non era questo evidentemente il suo scopo. Il suo scopo era quello di raccontarsi, forse anche di cercare una condivisione ed un appoggio in una delicata fase di evoluzione professionale probabilmente più rischiosa (questo lo dico per esperienza), affrontanto il tema, come sempre, in modo diretto.
Il motivo del perché ha scritto è secondo me tutto racchiuso nelle ultime righe di questo post:
“Non lo farei qui su Panzallaria perché sarebbe come se mi stipendiassero per fare una lavatrice, ma avevo voglia di raccontarvelo perché – in un certo senso – è anche merito vostro che venite a fumarvi una sigaretta a casa mia tutti i giorni (per rimanere in metafora) se la mia credibilità on line è aumentata e di conseguenza mi fanno delle interessanti proposte professionali”.
@giorgia: si, il senso di questo post era tutto lì. @mammafelice: nessuno impedisce ad altri di fare quello che vogliono, tanto meno io, nessuno mi impedisca di dire quello che penso, ovvero che lavorare a gratis è sbagliato e che certe operazioni poco trasparenti di coinvolgimento a gratis per scrivere post o altro non mi piace. Il gap c’è solo se si vuole rimanere in superficie, se no mi sembra abbastanza chiaro e del tutto rispettabile. Il problema secondo me è che io l’ho detto, altri magari non lo dicono per fare buon viso, pur pensandolo. Ecco dov’è il gap, secondo me 😉
@panz: o , beh!, sai che non sarebbe mica ‘na cattiva idea…Dai , non arrabbiarti, ho detto la mia, tutto qua. Anzi, per fare la pace, oggi pomeriggio vado al supermercato e acquisto 20 confez. di cereali K. multigusto e se mio figlio non fa colazione neppure con quelli, gli spacco la faccia!
@marta: sai che per ogni costrizione di figlio che mangia i cereali vengo pagata di più??? 😉 sto scherzando ovviamente…e comunque ora smettila di commentare che se no mi prosciughi il conto se ti devo fare un bonifico ah ah ah
@panzallaria: non pensavo campassi d’aria, la mia era un provocazione, davvero. a me non dava fastidio la tua presa di posizione contro quel modo di fare marketing (anzi, comprendevo molto bene il fastidio per l’idea dello spettacolo). io che del web sono una neofita avevo visto nell’iniziativa (e non ho cambiato idea) un processo inverso rispetto al marketing televisivo: io, azienda, vado a guardare il mio target e lo imito per coinvolgerlo e per vendere (cosa che credo stia facendo anche la kellog’s, in questo senso). la pubblicità classica invece mi pare crei un target, e faccia sentire inadeguato chi non lo rispecchia, così va a comprare quel prodotto, sperando di diventare come un’azienda ci convince che vogliamo essere.
è per questo motivo che mi piace questa cosa che fai con la kellog’s, ed è questo il motivo per cui ho aderito a mamma che ridere.
scrivere uno spettacolo teatrale è un lavoro, come lo hai fatto tu. come lo ho fatto io (ho scritto un post, tempo mezz’ora), ti assicuro che non lo è. e te lo dico stringendo fieramente la tessera cgil che ho in tasca.
se vogliamo parlare di appropriazione di contenuti, credo che ci siano modi peggiori e più sleali di “rubare” testi di altri, che non sollecitare i propri lettori a lasciare un commento (per la cronaca: nessuno dei nostri testi è stato adoperato per lo spettacolo, ma questa è un’altra storia).
detto questo, mi sembra anacronistico parlare ancora di quella cosa. il mio commento era solo per dire che apprezzo quello che tu stai facendo, e che non lo trovo molto diverso da quello che faccio io, a volte pagata (poco), a volte non pagata ma consapevole.
Personalmente trovo le tue posizioni sempre molto chiare, e scrivere un post del genere in cui con totale trasparenza parli del tuo meritato lavoro ti fa solo onore. E questo tutto a gratis e non dovuto, perchè tu sei la padrona di quello che sei e vuoi essere e vuoi dire sul tuo blog. Anche io lavoro come blogger, ed è un lavoro duro, giorno dopo giorno, continuo, a tutte le ore, e prevede sempre studio, applicazione, ricerca, sperimentazione, in una parola sola mettersi in gioco. Queste sono cose che devono costare care, signori miei.
E il ringraziamento finale al post l’ho apprezzato molto.
In bocca al lupo per il tuo nuovo lavoro Panz!
Cara Panz, ti ho sempre espresso stima ed ammirazione e continuo a farlo.
Non credevo che ti piovessero queste critiche, io invece ho pensato che sei stata onesta nell’informarci che il lavoro per la Kellog’s è retribuito e comunque viene espletato nel loro sito senza “contaminare” il tuo spazio personale senza etichette o appartenenze. Sono convinta che l’hai accettato anche perchè l’azienda è in linea con le tue idee e apprezzi i loro prodotti. E poi come dice lo slogan? “COMUNQUE…LIBERO DI SCEGLIERE” quindi io, che non mangio cereali a colazione forse non accederò nemmeno al sito, o forse si solo per leggere il tuo post, ma poi continuerò a non mangiare cereali a colazione.
Stefania mamma di Vittoria
@stefania: grazie del tuo commento. si il fine era informativo. non c’entra nulla con questo blog il mio lavoro in effetti e così continuerà ad essere per scelta. per ciò chi ha voglia di leggere i post là sa a cosa va incontro (si parla di colazione, è un sito sponsorizzato e io scrivo per lavoro) e se ha voglia di partecipare (nel senso di commentare) lo fa liberamente. io volevo solo essere diretta come sempre e ringraziare perché se posso fare questo lavoro è anche merito del lavoro (volontaristico) che faccio qui, del fatto che ogni giorno scrivo e del fatto – soprattutto -. che c’è chi ha voglia di leggere.
del resto, che veniate o meno, che io scriva o meno per questo o quel sito, sono dettagli. nel senso che comunque panz è panz in ogni caso
@francescav: grazie davvero. per me la tua stima vale moltissimo!
mi ricordo un milione di anni fa un blog un po’ diverso e una ragazza che non stava tanto bene che voleva chiudere e poi…..e poi se qui e un motivo c’è: sei brava.
cristina
Ebbene si ho nutrito Panzallaria, ma in tempi non sospetti……Comunque la questione in comunicazione fra lavoro, infulenze commerciali e hobby é seria. In campo medico gli anglosassoni, che sono pragmatici, hanno cercato di risolverla con la “disclaimer” : io lavoro come consulente per un’ industria ( e non potrebbe essere diverso, chi le prova le medicine? ) però quando faccio un intervento “scientifico” lo dichiara così i lettori sono avvisati e stanno “accuorti” e io sto attento a quello che scrivo; mi sembra il metodo di Panz e mi sembra vada apprezzato.
Un altro discorso è la differenza fra lavoro e hobby e i danni che possono fare gli hobbisti ben intenzionati, per questo andate a rivedere Quel che resta del giorno…….
Avevo seguito con attenzione la “polemica” dei pannolini, proprio perché mi aveva sorpreso sentirne parlare in alcuni blog che seguivo. E’ da ieri che penso a come dire la mia su questo post, con il timore (come sempre capita) di essere fraintesa.
Che sia il tuo lavoro è risaputo, che tu lo faccia con passione e pagata pure. Che per questo ti contattino anche ditte importanti, vuol dire che la tua capacità è riconosciuta non solo da noi che ti leggiamo, ed è un bene. Logico che se ti contattasse PlayBoy per scrivere un articolo, lì mi aspetterei che dicessi magari di no… 😉
Che io da tua lettrice mi debba incuriosire poi a leggere il blog della Kelloggs, quello no. Quindi direi che quello che stona in questo post non è tanto quale sia il tuo datore di lavoro, quanto proprio il fatto che tu ci abbia invitati di là a parlare della nostra colazione.
Logico, non ne hai scritto qui e ne scrivi di là, logico che se non mi va non ci vado, bene che mi hai avvisata… ma l’invito magari era un di più.
@gloria: su questo forse hai ragione, può essere frainteso. non ci avevo pensato, voleva essere un modo carino per dire che se qualcuno capita di là ci sono io dietro e che se venite mi fa piacere (perché è ovviamente così).
Di questo blog, e quindi di Francesca, apprezzo la chiarezza (e l’ironia, merce rara…).
Non visito quasi mai blog aziendali veri e propri, questa sarà l’opportunità per iniziare a farlo, per capire se i contenuti proposti sono realmente interessanti o se si tratta di una pappona. Anche lì le persone faranno la differenza, Panz ti mettiamo alla prova !!!
Non trovo che ci sia nulla di sbagliato nel fare pubblicità nei propri blog, che siano di mamme, di cibo o di qualsiasi altro tema. La cosa fondamentale è la chiarezza, va bene un disclaimer, una postilla ad un post, l’importante è che sia chiaro che si sta parlando di un’azienda o di un brand nel quale si crede. I banner parlano da soli. Siamo in un mondo che ti impone di consumare almeno un po’, e tutte le alternative sono comunque dei consumi. Come blogger puoi dire la tua, proporre alternative, (e scegliere anche di tacere) e questa è un’opportunità anche per chi legge, per chi vuole farsi un’idea.
Non è piaciuta neanche a me la campagna huggies, perchè cavalcava l’onda delle mamme blogger, ma chi ha aderito lo ha fatto scientemente e con chiarezza, anzi magari con affezione a quel brand e probabilmente si è pure divertita.
@panz: io credo di avere compreso invece. So perfettamente che avresti potuto tacere e non l’hai fatto (esattamente come me, altri pensano ciò che penso io, ma non lo scrivono). So benissimo che nessuno è obbligato ad andare “là”. Non era questo di cui parlavo. Mi spiace in generale che quando qualcuno prova a dire qualcosa di diverso venga apostrofato come uno che “non ha capito”, uno obsoleto, un moralista, un inutile idealista ecc… Spero che nel mondo rimanga ancora un briciolo di possibilità di poter esprimere il proprio pensiero senza essere (vagamente) preso per il c**o, per es. in FB o altrove, per quello che si prova a dire. Ma la mia al momento rimane una speranza. E’ molto facile ridurre un discorso altrui fino a farlo apparire ridicolo, ma non è onesto intellettualmente e questo sì che è davvero deludente!
Spiegherò meglio, pur senza pretendere di trovare consensi. Spiego perché credo ancora nell’esercizio della dialettica e nel rispetto delle opinioni altrui.
Come ho scritto prima, tu sei libera di fare quel che ti aggrada, non è certo un reato. Quello su cui personalmente non mi trovo d’accordo (e qui mi astraggo da te e dallo specifico, ma ne faccio un discorso generale perché riguarda un andazzo generale) è fare la seguente equazione: pagato=buono, non pagato=non buono. Per me i canoni sono differenti e non dipendono da quanto si guadagna per farlo.
Molte sono le persone che hanno il desiderio di scrivere e che sanno fanno. Per me non è indifferente cosa scrivono e per chi. Pur essendo ottime penne (e ben pagate) non considero allo stesso livello giornalisti differenti, proprio per i temi che scelgono di affrontare e come li affrontano (il che si traduce spesso nella differente testata per cui scrivono): eppure è lavoro per tutti. (N.B. non faccio nomi perché ovviamente sennò si discuterebbe due ore sui nomi che ho usato per spiegare la differenza, spero sia chiaro lo stesso).
Tra gli ottimi avvocati io faccio la differenza tra chi difende certi personaggi (ad es. i mafiosi) e gli altri che difendono le vittime (possiamo moltiplicare gli esempi a iosa, se questo non va bene per capirsi); eppure sono tutti ottimi professionisti ed è lavoro per tutti. Potrei continuare con tantissime altre categorie professionali, ma spero sia chiaro cosa intendo. Esiste una differenza (per me) e non è legata a quanto si guadagna, o al fatto che “lo si fa per lavoro”.
Scrivere in un blog di uno sponsor è ovviamente un lavoro, non è un reato, ma è anche una scelta. Non è uguale a scrivere uno spettacolo teatrale, un libro, un testo per il cinema, una rubrica fissa su una rivista, ecc… Eppure anche tutti questi sono pagati da qualcuno. E’ lavoro, ma non ci diciamo che è tutto uguale. Si può rimanere liberi anche quando si è pagati per fare alcuni tipi di lavoro, ma posso permettermi di dire che (secondo me) quando si sceglie di lavorare per uno sponsor si sceglie di esserlo un po’ meno? Posso permettermi di pensarlo?
Ti dirò, anche per chiarire ulteriormente, che io non sono contraria alla pubblicità tout court e addirittura ti dico che se avessi messo dei banner nel tuo blog mi avrebbe fatto molta, ma molta meno impressione. Spero che si colga il motivo, senza ulteriori precisazioni.
Tu dici che le due cose (blog e il tuo lavoro) sono ben distinte e separate, ma non è così. Non lo è nel momento in cui (come ha sottolineato qualcuno dopo di me) oltre a dire dove hai iniziato a scrivere, hai anche invitato i lettori di qui a seguirti anche “là” ( e se non erro non l’hai mai fatto prima, ovunque tu scrivessi). I due piani si intersecano, e non si tratta di un equivoco. Certo che non punti la pistola a nessuno, ma ti auguri che chi ti ha seguito qui, ti segua anche là. In fondo là il tuo lavoro è anche questo, o mi sbaglio? Lo sponsor ti avrà scelto, tra tante persone che sanno scrivere, anche perché hai un blog molto seguito, o mi sbaglio?
Capisco ovviamente che è un problema mio, e non pretendo che su questo (spinoso) tema siamo tutti d’accordo, ma mi farebbe piacere non essere equivocata. Il mio è stato semplicemente il desiderio di dire qui (forse non era la sede più adeguata??) che “per l’idea che avevo di te” (sbagliata??) ti avrei apprezzato di più se avessi scritto altro, piuttosto che un blog per uno sponsor. E’ un pensiero mio. Non credo di avere offeso né insultato nessuno nel dirlo, e nemmeno nel pensarlo. Tutto qui.
Lettrice qualunque: ma infatti tu sei liberissima di dire e pensare cio’ che vuoi e io ti rispondo a tono articolando le mie scelte. Le sensibilita’ differenti si arricchiscono. Ti assicuro che non appena repubblica o internazionale mi assumeranno, ci andrò di corsa per il momento scrivo per il blog di un progetto di un’azienda che parla di benessere a colazione. Per me e la mia coscienza questo non e svendersi e tantoi basta per sentirmi serena. Grazie per aver articolato. A me quello che turba sempre molto e’ la parola delusione perché prevede un investimento nell’altro che non ritengo giusto. Detto questo ti abbraccio e se deciderai di non venire più qui, buona vita
Ho seguito tutti i commenti e come sai l’argomento mi interessa molto, per averne scritto spesso. Capisco le perplessità di ‘lettrice qualunque’ che ha espresso bene nell’ultimo commento, sono perplessità che secondo me vengono cancellate nel momento in cui tu avvisi per correttezza: ‘sappiate che da oggi scrivo anche qui’, per me significa ‘sappiate che sono due cose ben distinte quindi non vi intorterò con post finti spontanei sul mio blog personale’. almeno io la vedo così, poi ognuno interpreta a suo modo.
Il problema di fondo è anche per me quando si vogliono confondere blog personali con post imboccati da qualcuno. Ma questo l’ho già detto e mi sono già presa la mia dose di ‘non hai capito lo spirito, non hai spirito, sei moralista e bacchettona’…
altra cosa è lo spazio pubblicitario, che è sacrosanto sui siti/blog ma tutti sanno che paga solo se hai degli ascolti alti, altrimenti è spazio regalato per pochi centesimi alle aziende che per un link in più ci guadagnano sempre, ecco perché nel mio blog non ci sono i banner e lo spazio ‘pubblicitario’ lo riservo molto volentieri solo a iniziative benefiche.
concordo con ‘lettrice qualunque’ quando dice: ‘Spero che nel mondo rimanga ancora un briciolo di possibilità di poter esprimere il proprio pensiero senza essere (vagamente) preso per il c**o, per es. in FB o altrove, per quello che si prova a dire.’ come sempre anche nel ‘libero mondo della rete’ se ci si discosta dal pensare comune si viene criticati e spesso emarginati…
scusa, panz per lo spazio che mi sono presa
Resto fuori dalle polemiche, perchè sono appena arrivata e non conosco tutti i trascorsi. Sono approdata a questo blog perchè qualcuno di passaggio sul mio (piccolo, appena iniziato, mio primo esperimento in assoluto) me lo ha consigliato. Ero, e sono, alla ricerca di mamme ironiche, che non si spaventino per ogni minimo etciù del pargoletto e con una visione della vita un po’ disincantata e meno incartata. E devo dire che qui mi trovo benissimo. Amo scrivere e se riuscissi a farne un mestiere, per quanto precario, credo che andrei in giro con la scritta: ehi guardami, io nella vita ho realizzato il mio sogno!
Nel frattempo il mio lavoro consiste nel cercare il lavoro agli altri, il che, al netto delle critiche, mi da soddisfazione.
Adesso poi sto costruendo fiammiferino (sono alla settimana 19, è un maschio, e presto avrà un nome, immagino), alla veneranda età di 41 anni suonatissimi e questo mi da ancora più soddisfazione 🙂
Qualunque cosa tu faccia Panz, l’importante è che ti dia soddisfazione, che sia in rotta con quello che per te desideri. In fondo la felicità è un trucco semplice. Buon lavoro. Wising
PS. OK lo ammetto, ti leggo anche per imparare qualcosina 😉 Da debuttante assoluta gli spunti sono fondamentali.
@it: hai fatto bene a sottolineare
1) banner pubblicitari quando sono ben evidenziati sono assolutamente corretti e sensati (se posso guadagnare due lire offrendo in cambio contenuti, perché no?) io ho scelto di non farlo perché preferisco rimanere free ma non ne faccio un discorso etico, semplicemente di scelta personale
2)anche io concordo con lettrice qualunque sulla speranza di poter sempre mantenere spazi di discussione aperta qui e altrove. E’ fondamentale. Proprio per questo il dialogo si costruisce anche sulle divergenze e si può riflettere insieme e magari accorgersi che si è sbagliato o no. Io personalmente non ho paura di dire “Mi sono sbagliata, ho fatto una cazzata” e quando, anche grazie alle sollecitazioni portate qui mi sono resa conto che probabilmente era così ho sempre fatto pubblici e privati passi indietro. In questo caso non concordo con le critiche che mi muove lettrice qualunque, ciò non significa che lei non abbia il diritto di farle, ma solo che entrambe abbiamo il diritto di esprimere le nostre posizioni dialetticamente.
@It: non ti devi scusare di niente, anzi grazie perché come al solito chiarisci meglio di come potrei io certi pensieri che frullano anche nella mia testa.
Per la mia sensibilità quello che faccio (ovvero scrivere post per clienti vari per lavoro) non è nulla di male, è lavoro e ho semplicemente voluto dichiararlo per chiarezza – poi forse ha ragione gloria, non dovevo invitare a venire là perché può essere frainteso – non amo i post mascherati e le iniziative ammantate di nobiltà ma le cose che si chiamano con il loro nome.
Questo lavoro mi piace e non me ne vergognerò mai, credo anzi che sia una responsabilità anche quella di cercarlo di fare bene in un oceano di squaletti pronti a morderti i polpacci per due lire, per cui ecco, penso che la cosa fondamentale eventualmente, sia valutare quello.
del resto è lavoro: anche io scelgo con chi farlo e non promuoverei mai qualcosa che penso sia sbagliato o contro i miei principi.
questo vorrei sottolineare a lettrice qualunque, perché pur capendo le sue perplessità, mi spiace molto se pensa che io mi possa “svendere”.
mi permetto di intervenire solo per dire che se a Panz fosse chiesto di scrivere un articolo per Playboy bhè, non so voi ma io andrei sicuramente a comprarmelo al volo!!!!! in bocca al lupo di cuore Frò, so che faticosamente da anni porti avanti un percorso e cerchi sempre di farlo con coerenza ed integrità, avanti così!!! magari però una reinterpretazione ironica di Playboy!!!! un abbraccio
Beh, mi pare che tutto si sia svolto nel rispetto delle opinioni altrui e devo dire che per certi versi ho anche cambiato il mio punto di vista.Forse, come ha ben sintetizzato Gloria era stato prprio l’invito a seguirti dall’altra parte a destarmi qualche perplessità
Comunque, non è neanche bello arrivare in quei blog in cui tutti tessono le lodi dell’autore ; sai che palle..
In ogni caso, questo è il mio 4° commento, poi ti mando fattura.
In bocca al lupo per tutto , panz.
@marta: avrai la mancata cena di frollina di stasera sulla coscienza…
uah! uah!uah! 😉
Mah. Dico pure la mia, tanto mi sono già presa la mia dose al tempo della Huggies. Il “web” non vuol dire nulla, il web è un luogo, non un valore. Il valore lo danno i contenuti, e uno su quello dovrebbe lavorare, anche se si tratta di lavoro-pagnotta, come lo chiama qualcuno. Sono abbastanza d’accordo con la lettrice qualunque, fermo restando il diritto di chiunque ad accettare il lavoro che vuole. Sono stata anche in dubbio se commentare o no, lo faccio solo per dire alla lettrice qualunque che credo di capire e condividere quello che scrive. E alle prese per c*lo su FB si sopravvive abbastanza bene, basta non andarci 😉
@Lgo: “l “web” non vuol dire nulla, il web è un luogo, non un valore. Il valore lo danno i contenuti, e uno su quello dovrebbe lavorare, anche se si tratta di lavoro-pagnotta, come lo chiama qualcuno.”: condivido pienamente. in toto. ed è quello che mi impegno a fare ogni giorno responsabilmente. grazie di avere detto la tua
Per esempio, pensavo che sarebbe un passettino in avanti se un blog-discorso sulla colazione lo tenessero un uomo e una donna, insieme. La donna potrebbe essere una donna in carriera, che la mattina deve uscire presto e fare in fretta, e l’uomo potrebbe occuparsi dell’alimentazione dei figli 😉