La sindrome del single

La sindrome del single è una malattia di quelle che se ti hanno infettato, non ti ripigli più, nemmeno dopo anni di concubinato.

E non ha a che vedere con cornetti e amanti nell’armadio, ma con un modus vivendi che ogni tanto torna prepontemente fuori, qualora gliene venga data occasione.

Quando Tino è in trasferta, come ieri, a me mi piglia quasi sempre la sindrome del single.

Alle volte la scateno invitando qualche amica a cena. Alle volte mi guardo tutta una intera serie di Friends da sola. Alle volte mi collego al pc e non mi si stacca se non con lo scalpello. Come ieri sera.

La sindrome da single infatti, ogni tanto si sviluppa in una qual forma sociale che porta a serate birra-pizza-paglia con le amiche, mentre nella stanza accanto la frollina dorme.

Ogni tanto mi trasforma in un orsetto che entra in letargo. E che vuole cucirsi la bocca e rimanere a contemplare il proprio ombelico in santa pace.

Di solito, quando Tino è in trasferta, io metto a letto la frollina, mi guardo “Un posto al sole” e poi ceno in maniera disordinatissima.

Può essere che chiami la pizzeria d’asporto, il cui titolare ormai conosce anche il mio codice fiscale, visto che telefono in media 2 volte la settimana e ogni volta mi ringrazia per la splendida vacanza alle Maldive che gli ho regalato l’altro inverno.

Può essere anche che, come ieri sera, passi in Coop nel pomeriggio, mi compri un etto e mezzo di prosciutto di parma, due zoccoletti di pane (che si, è il mio pane preferito! ;-)) e una mezza lattina di cocacola.

Fin quando la frollina è sveglia gioco-canto e faccio la mamma presente. Poi arriva il momento della nanna.

Da quando ho attaccato i pesci e il mare al suo muro, lei prima di addormentarsi, inciucciata e impigiamata, comincia ad indicare tutti i pescietti presenti e allora io le racconto le avventure del tonno che vuole fare il delfino per sfuggire all’orda di grissini selvaggi e quella della medusa Manuela che vorrebbe non pungere i bambini nel mare ma poi se ne dimentica e finisce sempre per far piangere qualcuno. Motivo per cui le sue serate le passa a raccontare i suoi problemi a Spugna, lo psicologo del Mar Frollo.

La frollina mi guarda incantata, indica un personaggio e io cambio voce, cambio racconto, cambio prospettiva. Come in Pulp fiction.

Poi ad un certo punto, dopo aver sentito ben bene la storia, crolla addormentata stringendo Manolo, il coniglio invertebrato.

E così se è una sera che Tino è tipo a Napoli, come ieri, allora Panzallaria taglia il pane, ci infila il suo prosciuttino e si piazza a mangiare davanti a codesto pc, con tutte le briciole che si incastrano nei tasti e i gatti che vogliono stare in braccio e sui cavi caldi del collegamento.

E fa cose e vede siti e legge blog, fin quando non le passa la voglia. Poi si mette a letto, sbracata nel suo pigiama, accende la sua lucina da notte e legge come una matta.

Fin quando anch’essa, come la sua creatura, non crolla dal sonno.

Un tempo era diverso. Un tempo uscivo e vedevo gente e andavo in posti e frequentavo la bolognabainaìt.

Adesso mi sollazzo così, prendendomi il gusto di passare ore senza proferire verbo, senza avere gli occhi puntati sulla mia mangiachiodi preferita e senza lavare piatti, cucinare, interloquire.

Tino mi manca, sia chiaro. Mi mancano le nostre discussioni serali, a parlare di quel che è successo nel giorno oppure a guardarci un film insieme e a ridere di quella scena e a piangere di quell’altra.

Mi manca anche quando entriamo nel letto e lui mi stringe a cucchiaio da dietro e ci addormentiamo così che poi io mi incartapecorisco lì e ho male a tutte le giunture e allora a metà della notte gli tiro dei calci per spostarlo.

Però ogni tanto mi piace. Mi piace il silenzio, la casa vuota e totalmente a mia disposizione. Mi piace il frigo vuoto che resta vuoto e io che mangio cose così, come vengono, senza pensarci troppo, senza troppa cura.

Perché la vita è fatta di pieni e di vuoti e ogni tanto bisogna coltivare anche i vuoti dalle cose e dai sentimenti e dalle persone. Quelle piccole aree personali, escluse a tutti, mariti, figli, amici e che ci permettono di fermarci un minuto a pensare solo a noi, a farci domande stile Marzullo:

dove sto andando? cosa sto facendo? cosa voglio fare? dove voglio andare?

14 commenti
  1. Dottor C. dice:

    Meglio che rimanga una sindrome e non divenga un morbo; altrimenti i vuoti restano vuoti, nonostante i tentativi di riempirli (più o meno fallimentari).

    Bellissima la storia di te che racconti le storie, mi sa che sei bravissima. Posso ascoltare anch’io una volta?
    E bisognerebbe impostare uno studio sul personaggio dello psicologo Spugna, che mi sa che nelle vecchie storie per bambini non c’era… (probabilmente è la nuova versione di quello che era il mago nelle funzioni proppiane, ma insomma ha varie diverse sfumature…)

    (oppure una critica postmodernista noterebbe l’omonimia con il personaggio dell’equipaggio di Capitan Uncino)

    (però sti discorsi se mi metto ad ascoltare insieme alla bimba giuro che non li faccio)

  2. sonia dice:

    Io invece tifo per la medusa Manuela!
    I momenti di chiuso per ferie li amo anche io. Domenica mi sono fatta un pomeriggio sul letto, musica e libro di quelli perfetti. Perfetti perchè sono pochi e sempre più rari e quindi sembrano un regalo prezioso che mi faccio!
    sonia

  3. Giuliana Cupi dice:

    Tutto verissimo, condivido in pieno. E tanto perché streghe si nasce, sono appena tornata da Napoli e ci sto scrivendo un pezzo sopra; passa più tardi…
    Baci
    Giuliana

  4. ba1976 dice:

    oh cavoli. Potevo scriverlo io sto post. Compresa la cena con prosciutto zoccoletti e coca cola davanti al pc. Peccato che a m ultimamente causa lavoro maritino capiti davvero troppo spesso. E ste cene sconclusionate si vedono un bel pò trasformati in cellulite sulla zona cosce-glutei, a acosì bene che ieri ero appena uscita dalla doccia, ero in mutande e la gaia mi è venuta a dare un pizzicotto proprio sulla culotte de cheval e la cosa tremenda è che non ho sentito nulla!!! Ormai il grasso è talmente spesso che la zona è insensibile!

  5. Chiara dice:

    Anch’io “soffro” di questa sindrome: memore del mio minilocale in centro a Pavia, domenica pomeriggio, mentre Amelia dormiva e Mignolo era a Milano, mi sono goduta il silenzio di casa mia (vicini urlatori a parte). Mi sono pasticciata le gatte, ho visto un film (fino alla fine!), ho fatto un po’ di zapping.
    È che chi nasce single dentro gode di questi spazi vuoti, ci si espande e li usa per ricaricarsi 🙂

    PS: tu riesci a mandare la Frolla a dormire mentre hai amici/he a cena? Amelia pretende di restare sveglia fino a quando l’ultimo ospite è salito in macchina, altro che serate-single!

  6. Panzallaria dice:

    precisazioni:
    a) con single intendo non chi non è in coppia ma vita da solo
    b) con vuoti non intendo abbruttimento intellettuale ma vuoti di cose da fare, momenti in cui mi chiudo nel mio angolino e penso solo a me senza spiegare niente a nessuno, cosa non sempre fattibile quando convivi con qualcuno, cosa che non fai quando convivi con qualcuno per la semplice gioia di ritrovarlo tutte le sere
    c) spero di non avere ferito la sensibilità di nessun single e se l’ho fatto è stato completamente inavvertitamente

  7. Ida dice:

    MMMMM….io stavo già iniziando a piangere….sono una single ferita dalle tue parole! A parte gli scherzi, quella che descrivi è la parte bella dell’essere single, quella che un giorno rimpiangerò…un giorno rimpiangerò? quando?…;-)

  8. Michy dice:

    io a volte spero che il marito se ne vada in trasferta per fare una seratina cosi, solo che siccome poi è lui che si alza la notte quando simo si sveglia e piange…preferisco sinceramente che rimanga a casa….le seratine cosi le rimando a quando simone uscirà a dormire dagli amici!!!!

  9. mauro dice:

    ciao panzalaria, mi chiamo mauro,le tue parlole non sono mai state cosi vere e sincere, io vivo questi momenti gia da 7 anni, e ti assicuro che sono veramente una cosa fantastica, dopo tante delusioni e convivenze sbagliate, ora a 35 penso che mel mio piccolo mondo sto bene e ho tutto, come tutti mi piacciono le donne e vado sempre a caccia di un corteggiamento, ma poi quando alla sera torno a casa, penso sempre ora sono tranquillo, quanto sara cosi, ci sara’ mai una persona in giro che non mi stufero’ di avere in casa dopo un tot di tempo che sta qui?
    Comunque con i tempi che corrono, dove i sentimeti sono sempre piu sotto le scarpe, meglio solo che male accompagnato!
    ciao a tutti…………………mauro da vi!

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