‘Delmo
Sabato sono andata a portare i vestitini della frolla a ‘Delmo che è questo amico della Bà che con un furgone porta aiuti nei campi profughi in Bosnia.
‘Delmo è un omone alto alto dai capelli grigi e le mani grandi che se ne gira con camicioni da figli dei fiori e un pulmino con disegni e patacchini e bandiere arcobaleno sopra.
E’ un tipo di poche parole, di quelli che ne rimangono pochi così e che vanno a vendere libri e cd nei banchetti davanti ai concerti, per finanziare campagne di sostegno per molte cause.
Non posso dire molto, perchè ‘Delmo non vuole tanta pubblicità.
Quando ci ho chiesto se gli interessava ricevere anche vestiti da adulti, che il dottor Carlo, mia mamma e altri si erano interessati alla cosa, mi ha detto:
“No, io prendo solo vestiti per bambini” e ha continuato “vado in Bosnia una volta al mese ma non dirlo mica tanto in giro che se no arrivano un sacco di genti che mi danno le robe per svuotare gli armadi che così si pensano di lavarsi la coscienza. Ma non basta mica dare dei vestiti in Bosnia per lavarsi la coscienza…”
e poi se n’è tornato alle sue occupazioni, facendomi un grande inchino e un sorriso sdentato.
E’ stato in quel preciso istante che la cacchitudine che ogni tanto si impossessa di me ha preso il sopravvento e in macchina con la babi sentivo la mia propria puzza puzzare vieppiù…
e questa cosina della coscienza lavata con la candeggina e anche l’ammorbidente mi faceva eco nella testa.
e sentivo l’odorino della mia propria animuccia stesa al sole ad asciugare.
Penso che quasi tutti facciano certi gesti per sentirsi la coscienza più leggera….però, se la contropartita, fosse non farne proprio di gesti, nemmeno quelli piccoli, beh, ben venga questo pulirsi la coscienza 🙂
Ciaoooooooo
a me sabato sera mi sembravi trasparente e pulitina come sempre, ecco.
concordo con baol…ma questo post mi ha dato alquanto da riflettere…
TANTI AUGURI AMORE PANZINA!!!!!!!!
Buon Compleanno amica, passalo bene in allegria e felicita’!!
Con affetto
Slim
Probabilmente sono cinica e insensibile, ma mi chiedo perché dovrei sentirmi in colpa. Sono nata in un luogo fortunato, è vero, ma questa non è né colpa né merito mio, e non ho prevaricato nessuno per avere questa fortuna.
Ho molto, lo so, ed apprezzo tutto quello che ho, le cose materiali e quelle immateriali. Mi dovrei sentire in colpa se non le apprezzassi o se, peggio, le gettassi via con leggerezza.
Quando decido di dare le mie cose o i miei soldi per una causa umanitaria, lo faccio perché penso che a qualcuno, al di là del mare, farà piacere. Così come quando invece decido di passare i vestitini di Amelia a un’amica.
Se lo facessi per paternalismo o senso di colpa, penso che ai destinatari farebbe piacere ugualmente avere le mie cose, ma la mia anima si raggrinzirebbe un po’ di più.
uhm ti ci metti anche te oggi??!
ieri dopo che erano settimane che pativo freddo, ho fatto il cambio di stagione, ed ho trovato indumenti di un ventennio fa.
Già.
Durante il governo berlusconi mi era presa l’ansia da guerra civile – che ci vuoi fare sono una inguaribile paranoica romantica – tenevo da parte gli abiti vecchi per un futuro mercato nero. Bhe, ieri, in una riflessione sulla leggerezza mentale, fisica e dell’armadio, ho fatto pulizia.
Tre sacconi di abiti vecchi, magliette da lavoro, cappelli ecc. prima ho pensato alla zingara che ancora sopravvive al mio semaforo dopo l’ordinanza Cioni, poi ho pensato che mi vergognavo a dare via roba cotanto vecchia… nel buio della notte ho rovesciato tutto dentro i casonetti che la caritas o chi per lei, ha posto vicino a quelli della nettezza.
Penso che dovremo rivolgere un pensiero a chi sta peggio, non solo quando facciamo il cambio di stagione – mea culpa! – ma soprattutto quando spendiamo i nostri soldi in guardaroba spesso superflui o inutili. Almeno ci provo.
Proprio stamattina sentivo una intervista a Naomi Klein, in cui lei diceva che non basta affatto andare a qualche manifestazione ogni tanto, ma bisognerebbe impegnarsi ogni giorno, su determinate questioni.
Se si possiedono la sensibilità e la coscienza di avvertire tali determinate questioni, ciò che secondo me risulta già lodevole, bisognerebbe insomma fare tutto il proprio possibile.
@Chiara: forse si dovrebbe allargare un po’ il discorso… Penso che il punto di cui trattava Panza non fosse il senso di colpa nell’aiutare, bensì nel non aiutare abbastanza.
Dico bene?
si dottor Carlo, l’idea era quella. nel senso che il caro ‘delmo di qui sopra in un modo vuoi un po’ goffo, vuoi un po’ brusco ma ha detto – direttamente – una profonda verità: pensiamo che basti impegnarsi una volta l’anno – quando si fa il cambio degli armadi, come dice bene la cara Francesina – perché tutto sia sistemato con la nostra coscienza.
Non dico che tutti siamo così ma io di certo lo sono stata in parecchie occasioni. e mi fa piacere che a dirmelo sia stato uno che forse non c’ha nemmeno la III media ma che ogni giorno fa mille robe per gli altri, in un italiano dialettale ma in un modo molto incisivo.
tutto qui.
poi io lo so che i vestitini della silvia potevo anche venderli a uno dei negozietti di roba usata e forse ci avrei anche guadagnato soldi ma non l’ho fatto…
ma anche questo non significa che io mi impegni abbastanza
o che mi senta in colpa per la mia fortuna.
in realtà non mi sento in colpa in assoluto.
constato solo che a volte sono un po’ mentalmente e operativamente pigra e dico tanti “farò” che non faccio, a favore di chi mi vive accanto.