Il ragno che tesse i miei sogni. Post intimistico un po’ da orchite
Ci sono delle notti in cui un ragnetto solerte tesse la tela dei ricordi in maniera certosina, ma così certosina che gli potrebbero dare un premio. In quelle notti io faccio dei sogni che non sono sogni ma frammenti di un passato che ho avuto, mischiato al futuro delle possibilità che ho scartato.
Sono sogni profondissimi e leggeri insieme, in cui gli odori delle persone che non sono più nella mia vita si mischiano al profumo dei fiori che sbocciavano nei prati che frequentavo da bambina. Quando gli occhi si sbarrano e tornano al mondo, ecco io faccio fatica a capire bene quale era il sogno e quale è la realtà.
C’è un momento, lì in mezzo, in cui penso di essere una ragazzina che sta sognando il suo futuro, che faccia avrà sua figlia e il suo compagno della vita.
Perché in questi sogni che mi profondano in me stessa rivedo persone che ho amato e che ora sono in Paesi della memoria e del mondo lontanissimi e forse non rivedrò mai più. Persone il cui ricordo mi è caro come un braccio e una gamba e che forse – ormai – sono persone diverse, che non riconoscerei se le incontrassi per strada.
Persone che forse non mi conoscono più nemmeno nei sogni, mentre a me, ogni tanto, fa piacere incontrarle per le strade dell’infanzia e dell’adolescenza.
Certe volte, in questi sogni io penso alle cose nel modo preciso in cui le pensavo a 14 anni. E’ una sorta di regressione della memoria che si dimentica cosa sono, chi sono, cosa faccio e dove vivo.
A volte in questi sogni sto bene, ma spesso sto male. E’ un dolorino puntuto in mezzo al petto che pizzica senza far urlare. Un dolorino fatto di tutte le volte che ho sofferto come solo un adolescente sa soffrire. Un dolorino fatto di tutte le dimenticanze e le rimembranze e dei si e dei no della vita.
Delle perdite. Delle sconfitte. Ma anche delle vittorie.
Delle volte, quando mi alzo da questi sogni, mi sento linda e pulita come il culetto di un bambino cosparso di talco. Perché ci sono delle volte che dobbiamo immergerci nelle cose che ora consideriamo superate, quel dolorino puntuto, per ricordarci che ogni giorno la vita è impegno.
E comunque questo post è anche un messaggio. Per chi silenziosamente dal passato mi legge.
“Ciò che non si completa si perpetua”: i sogni sono DEL corpo e vengono DAL corpo, e in realtà sono un messaggio per te, un messaggio del presente (non del passato) che ti aiutano ad andare verso il futuro.
Splendido post.
Anche a me capita. E c’è quel dolore per il “forse se faccio diversamente” o solo per il “e poi cosa succederà”. Mi sveglio e so cosa è successo. E so che tutto ciò che è stato, tutti coloro che sono passati mi hanno resa quel che sono. Fortunata.
ah, senti, io ieri finalmente sono andata dalla psic. e ci tornerò pure.
Che questi dolorini vanno pure guardati in faccia ogni tanto, no?