Sul lavoro: la mia vita nella “Grande Pera”
Eccoci con la seconda puntata dei “lavori di Panzallaria”, dedicata al periodo di intruder nell’informatica e nella città più grigia d’Italia: Milano.
Il buon Tino – che credeva assai in me – mi ha detto provaciprovaci a fare la selezione di questo master che c’hai la passione, che sei brava e che ce la puoi fare.
Erano passati 4 giorni dalla mia laurea e in una giornata nevosa sono partita per la Grande Pera perché mi selezionassero per un bellerrimo Master in Informatica per le scienze umanistiche della locale università.
Un master che allora era tra i primi in ‘ste robe ed era pure finanziato dal fondosocialeeuropeo, quindi non avrei pagato una lira, che altrimenti non me lo sarei potuto permettere.
Mi hanno presa e mi sono licenziata, ho tirato fuori il fazzolettino bianco alla stazione con Tino “ti amo” e “ti amo anche io” e “venerdì arriva presto” e “mi raccomando” e “puccipuccipuccipucci” e via verso la Grande Pera.
Mi sono ritrovata di colpo a convivere con una mia vecchia zia acquisita per parte di zia, in un monolocale sui Navigli, lei ed io a condividere russate notturne e a dover dire perché e per come tornavo tardi alla sera e a camminare nella nebbia del mattino, che incontravo Fabio Volo che abitava giù di lì: lui andava in radio e io in un paesello sfigatissimo dell’interland a masterizzarmi.
Mi sono ritrovata di un colpo a correre anche io nella metropolitana, al mattino, per prendere la “rossa” sporcapuzzona e freddafredda d’inverno e forno d’estate a non vedere la luce per buoni tre quarti d’ora ma solo facce di gente incazzata, ancora sonnolenta e pure smaronata.
E quando cercavo di oppormi e non correre – che io mica sono fatta così – allora un’orda di passanti assassini mi travolgeva, io zombie tra tanti zombie come in un film di Romero e allora era meglio correre se volevo restare viva e allora correvo e venivo fagocitata dal Sistema e entravo in tabaccheria già con i soldi in mano perché se no quello dietro mi urlava improperi che a Milano DEVI avere fretta, se no che ci stai a fare????
Mi sono ritrovata con altri 20 dispersi come me. Almeno la metà, tutti quelli che non erano milanesi di nascita, eravamo dispersi.
A capire perché PHP, Html, XML e pensare digitale e Relazione Giame e Essequelle e sti cazzi avrebbero cambiato le nostre vite, facendoci trovare un onesto postodilavorobenpagato da figoniqualisiamonoilaueratidelduemila.
Noi letterati con il VALORE AGGIUNTO che ne sappiamo di informatica e allora non parliamo solo l’informatichese ma sappiamo dialogare con tutti, quelli belli e quelli brutti.
Mi sono ritrovata a fumare sulle scale con l’Adele, con pinaccapì e la sicula e la Paolina e la frà e la vale e a ridere e studiare e a progettare e a consolare e a programmare uscite e a parlare di omarini e donnine e a fumare di nuovo e poi lavorare studiare farfinta di essere un’impresa, imprecare contro professori ladroni che sarebbe meglio non insegnassero solo per guadagnare più soldini ma anche per fare il bene delle persone che arrivano da ognidove per il tuo cazzodimaster e perché devono pensare al domani.
Mi sono ritrovata a cercare casa per mesi con pinaccapì e la sicula. Il primo a dormire alla stazione, la seconda a condividere casa con un maniaco sessuale spagnolo e io con la vecchia a parlare di malanni e a cercare il luogo più adeguato (in quei miserrimi 20 metriquadri) per attaccarmi alla canna del gas.
E siamo passati da gente che ci ha proposto case fino al contratto, per poi tirarsi indietro perché altri avevano pagato la marketta, al tizio che ci avrebbe dato casa ma solo in cambio di un favore sessuale da parte della sicula, all’amico dell’amica della sorella, che alla fine mamoltoallafine la casa ce l’ha data, ma dovevamo dire alla portinaia che eravamo solo in due donne e poi semmai pinaccapì faceva finta di essere il fidanzato di una delle due, solo che noi non ci decidavamo a chi si doveva fidanzare con pinaccapì e una volta lui era fidanzato con una e l’altra con l’altra e sembrava un troiaio quella casa, che tutti i vicini maschi lo guardavano furbacchioni e gli dicevano “ce n’è anche per me?” e lui invece, figurarsi, si era fidanzato con la vale e cantavano uiuilivi d’amor…
E poi c’è stata la volta che ho portato la macchina a Milano e da vera provinciale, mentre eravamo lì a traslocare, sono salita sui binari del tram, quelli alti-altissimi, e mi si è incastrata la macchina sui binari, mentre con Pinaccapì trasportavamo roba di casa in casa e arrivava pure il tram e siamo scesi – come nei film – sventolando le mani per fermare il numero cinque notturno.
E io mi sono messa pure a piangere perché ero ubriaca e la macchina era di mia mamma e non c’era un cavolo di milanese disposto a darci una manina e allora è arrivata pure la polizia e allora hanno interrotto la linea tram dei cinque ed è arrivata la navetta sostitutiva e gli autisti che mi consolavano e mi raccontavano la loro vita e mi dicevano che ero simpatica ma tutta quella simpatia mi sarebbe costata oro perché ogni minuto di ritardo la stavo pagando io.
E poi alla fine con pinaccapì e altri 3 sant’uomini abbiamo spostato la macchina, letteralmente sollevata dai binari e alla fine sono riuscita a ripartire e alla mattina dopo al master tutti mi facevano il rumore dei tram che la sicula lo aveva raccontato all’orbe intero del mio accadimento e quel simpaticano del profaccatiemmelle mi diceva ” cara Panzallaria, lei o chiacchiera con la sicula o va a finire sui tram, posso avere la sua attenzione per favore?” serioserio anche se intanto rimirava le mie grosse tette.
E poi c’è stata la volta che pinaccapì mi ha chiesto – nella nostra nuova casa con le brandine e i carrelli del supermercato al posto degli armadi – se gli tagliavo i capelli con la macchinetta e io ho fatto la sborona e ho detto “si, si che a tino ce li taglio sempre!” ma la macchinetta era diversa e ho rasato pinaccapì a zero, solo nella parte centrale della testa, una rasata a forma di macchinetta, fin quando lui non ha capito quello che stava succedendo e io sono sbiancata e lui mi ha rincorso e voleva raparmi a zero e urlava “voglio una vita borghese, voglio una vita borghese, sono proprio un coglione che mi sono affidato a sta stordita!!!” e alla fine ha avuto pena e la sicula, con fare melodrammatico da grandi occasioni ha sentenziato “non può piovere per sempre!”.
E poi si studiava come matti, si produceva anche robe che poi sono diventate forse idee rubate da quei marrani con cui abbiamo avuto a che fare, si pensava al proprio futuro, ci si chiedeva ma restiamo a milano o torniamo a casa nostra?
sembrava che fossimo lì da tutta una vita, tutta una vita a cercare lavoro e di essere persone con un fottuto curriculum da spendere e a cercare lo stage giusto, quello che ci avrebbe fatto fare il salto di qualità.
Intanto si sfasciavano relazioni e si ricomponevano storie tra noi altri che vivevamo tutto il dì nell’incubatore di idee e di angosce.
Solo Tino ed io abbiamo resistito all’albero dell’Xml, solo Tino ed io siamo usciti indenni da questa esperienza devastante per una relazione che si chiama Master di perfezionamento post universitario.
E alla fine abbiamo trovato tutti il nostro stage, e ci abbiamo creduto tutti che potesse essere l’Occasione, quella con la O maiuscola e i soldini dietro l’angolo.
Io non sono tornata a Bologna subito, anche se lo avrei sperato, ma sono andata con la Adele – che poi è così che si è rinforzata la nostra amicizia! – a Torino, in quel posto di cui ho parlato qualche giorno fa e abbiamo iniziato il nostro stagenonpagatomadiforteimpattocurriculare che ci ha viste protagoniste del nostro nuovo autunno.
Ma questo lo racconto in un’altra puntata.
Dovrebbe essere quella che aspetto con più ansia, ma questa mi è piaciuta così tanto!
Baci
Giuliana
Oddio, rivedo me stessa nell’anno di Master! Io, grazie a tutti i santi di qualsiasi cielo, non ho resistito all’albero dell’Xml, anzi: trovarmi tra tutti quei ragazzi così dotati (intellettualmente, of course…) e pure carini mi ha fatto capire che non è indispensabile essere più vecchi di 14 anni e morbosamente attaccati alla mamma per avere una profonda cultura umanistica.
E poi, per me che ho frequentato l’università della mia città, quell’esperienza dello stare insieme 24 ore su 24, dell’andare a letto alle 4 e svegliarsi alle 7, del lavorare tantissimo su cose per cui non ti pagheranno mai, anzi… se ci penso, il 2000 è uno di quegli anni che si vorrebbero rivivere in loop, nonostante le pene d’amore e le arrabbiature.
Un bacione
Chiara
PS: l’altro anno che vorrei vivere in loop è il 2006, il primo anno di Amelia. Il che la dice lunga su quanto sono stata felice al master! 🙂
wow….però devi spendere almeno due paroline belline per la mia Milano….uffi! non è solo grigio e nebbia….saluti Anto
hai ragione aliciotta, io a Milano poi sono molto affezionata e quello è stato un periodo molto bello della mia vita.
SCUSATE MILANESI, ho sottolineato i luoghi comuni della vostra città, perché sono una paracula e invece ci sono cose bellissime come i panzerotti di Luini…;-)
scherzo. milano è la mia II città adottiva, non fosse altro per gli affetti e per alcuni angoli di storia e chiese bellissime
ehmadaicheccavolo
non siamo mica tutti così, noi qua a milano!
vabbè che io sono tutto fuorchè milanese (napoli-puglia-francia-friuli-croazia) quindi faccio poco testo, in effetti….
ops
quando ho scritto il commento, i due precedenti al mio non c’erano mica.
scuse accettate, cmq
PS W LUINI! (però chi li serve non è che brilli per simpatia…)
bellissimo panz…io mi sento sempre più piccina e sperduta però 🙁 qui chiusa in un isoletta poco fornita di master come il tuo(che onestamente mi interesserebbe alquanto) e che mi dice ‘vola, vola via!’ e io che faccio? volo?
dai non ci posso credere! con la macchina sui binari del tram!! io ho una paura cane anche quando attraverso a piedi! porella! e mi immagino gli sfottò successivi!
🙂
forza panz!
Cara Panza, sono una Alessandra, quella che ti ha scritto una volta sola, dicendoti che era salentina e che le piaceva tanto leggerti. Infatti continuo a leggerti e per me sei ogni giorno di più una persona mitica. Questi episodi curriculari poi, sono la meraviglia! Ho seguito anche la vicenda del blog-mamme-taliban, santo cielo ci son rimasta male e dopo un pò ho anche avuto paura di leggere i post di quel blog-regulett, in caso mi identificavano l’ip e poi mi smerdavano perchè non sono ancora mamma! Mamma mia che brivido!
Comunque sei una grande. Ho letto che hai abitato ai Navigli, anche io per un anno ho vissuto lì, a Ripa di Porta Ticinese, luogo sacro per me, l’anno, il 2004, un pò meno sacro. Magari ci siamo incrociate nei vari tabacchi dove acquistavo avidamente sigarette e abbonamenti metro-tram. Esilarante l’episodio tram…
Insomma Cara Panza, è un piacere leggerti e scusami se ogni tanto lurko, ma per me, alcuni blog, quelli scritti così bene come il tuo, sono dei libri…e ad un libro mica rispondi, al limite lo sottolinei un pò, per tenerne a mente le cose più belle.
Un abbraccio dal Salento
Ale
@Alessandra: no problem per il lurko, quello che scrivi sul fatto che la mia vita panzallariesca ti sembra un libro mi riempe di vanità strabordante…torno spesso a Milano, ma nel 2004 ero già bella bella a Bologna, in una fase successiva, detta anche la pendolare giornaliera del lavoro, che racconterò in uno dei prossimi post.
Io ero a Milano nel 2002, ma magari ci siamo incontrate lo stesso, perché nel 2004 fumavo un bel po’, soprattutto quando tornavo dagli amici milanesi…
@chiara: anche per me l’anno del master e tutte le persone che ho incontrato rimane un luogo mitico della memoria, sono stata bene anche se in certi momenti mi sembrava tanto faticoso…e anche io ho vissuto gli anni dell’università a bologna, quindi quello mi è sembrato un periodo da matricola fuori sede, bellerrimo…;-)
approfitto anzi per salutare i miei amichetti masterizzati che mi leggono.
che questo post è dedicato a loro, sparsi per milano e per il mondo!
@coniglia: oggi il mondo dei master è una giungla, da quando c’è stato il boom della formazione post-laurea. Bisogna stare attenti a non prendere sòle, magari affidandosi anche al “nome” dell’ente erogatore e dei docenti. Ma, se trovi quello giusto per te, è una grandissima risorsa. Senza contare che è davvero stimolante e divertente l’interazione che si crea tra compagni: è come stare in una classe di liceo (noi eravamo 30) ma con tutte le possibilità di persone più grandi. Noi ci siamo divertiti moltissimo, e le nostre feste sono ancora (dolorosamente) fresche nella memoria del custode del collegio! 🙂
@La Coniglia: vola, vola, non te ne pentirai! Il Master, se fatto con la giusta combinazione cazzeggio-impegno è davvero un’esperienza formativa che ti rimane dentro
@Panza: nostalgia canaglia, quando arriverai all’autunno del nostro scontento mi commuoverò di sicuro!
Panz….hai scritto “no problem per il lurko”…..
Cosa cavolo significa “lurkare”???
Sbirciare? Leggere distrattamente?
Inoltre: Etimologia, please! Da dove deriva il termine?
grazie a chiara e ad adele per ciò che mi avete scritto. Panz permetti che le ringrazi qui? smak 🙂
@Dottor C.: L’etimologia non la conosco, ho appreso questo termine per la prima volta su un blog (non ricordo bene quale) che insieme ad altri, aveva indetto la giornata contro i “lurkatori”. Mi sono sentita tanto a disagio ;)) perchè io spesso leggo, ma per mancanza di tempo non rispondo. Comunque anche per me tutti questi termini sono strani…io allevata a pane e Seneca e metodologia della ricerca archeologica…mi son dovuta attualizzare ma non troppo, please.
Bacini
Ale
http://it.wikipedia.org/wiki/Lurkare
ecco un link sul verbo “new entry” lurkare che non sono solita usare ma sul quale, avendo scritto un commento alessandra, ho voluto rispondere.
è vero, qualcuno mi taglierebbe una mano se sapesse che utilizzo cotal linguaggio nella mia scrittura, ma non ve lo avevo detto che il blog è come la mia vagina e ci faccio quel che voglio??’?
😉
a parte gli scherzi: su wikipedia (link sopra) una spiega chiara di quel che vuol dire all’interno della comunità dei social media, questo bruttissimo e anche un po’ porno termine