Quello che faccio, perché, come, dove. Quello che paga e quello che no
Sta diventando un po’ complicato, per me, presentare i miei progetti, quello che faccio alle persone che conosco. La mia identità digitale si sta diramando in molte attività e se da una parte c’è Panzallaria, la visione ironica e scanzonata, i post aneddotici, lo spettacolo teatrale e la passione narrativa per la scrittura che mi portano ai racconti e alle favole, dall’altra c’è Francesca Sanzo e l’impegno politico di Donne Pensanti.
In mezzo ci sono il lavoro, la necessità di allargare la Rete, la voglia di conoscere e studiare, la passione per le dinamiche del web 2.0 e la certezza che – in quanto precaria della vita e della professione – mi è fondamentale avere sempre uno sguardo attento sulle eventuali possibilità di contatti professionali.
Certo, non ci perdo le notti, ma la situazione – dopo che sono ormai alcuni anni che frequento attivamente la Rete – si è fatta complessa e darne conto è sempre più difficile.
Sabato mi sono così presa qualche ora per spiegare a me stessa quali sono i miei obiettivi, affinché possa chiarirli anche all’esterno, ai tanti che recentemente mi dicono di perdersi, ogni volta che hanno a che fare con le mie attività.
Un obiettivo fondamentale per me è che le attività professionali, il mio “personal brand” se così vogliamo chiamarlo – che ho costruito in maniera indiretta anche qui, ma che diciamolo parla di quello che faccio molto più del mio curriculum – non possa mai essere confuso con le attività volontaristiche.
In poche parole, mi dispiacerebbe moltissimo se qualcuno pensasse che Donne Pensanti è un progetto che posso usare per fare pubblicità al mio spettacolo teatrale o a quello che scrivo, ai reading e alle attività che in qualche modo hanno a che fare con la mia realizzazione personale.
Per questo motivo, su Donne Pensanti parlo poco di Panzallaria, non metto in risalto i miei impegni collegati a questo mondo e cerco sempre di essere chiara e trasparente sul fatto che si tratta di un’attività volontaristica, che gestisco gratuitamente e dalla quale voglio ottenere solo cambiamenti nella percezione del modello femminile. Non ho alcun interesse personalistico, ne’ mi interessa averne.
D’altro canto io ho anche capito che Panzallaria – nato ormai 5 anni fa per gioco – nel tempo è diventato anche il mio migliore biglietto da visita. Non lo nascondo, ma negli ultimi 2 anni la maggior parte dei lavori che ho fatto/faccio, deriva principalmente dalla visibilità e credibilità che ho acquistato con questo blog.
Come sanno gli amici e coloro che mi seguono da più tempo, ho fatto la scelta precisa (poi mai dire mai eh?) di non mettere pubblicità qui, di non avvalermi dei vantaggi economici che potrebbero avere un buon numero di visitatori.
Non mi sentirei molto libera se dovessi dare evidenza a questo o quel link in cambio di soldi e il patto implicito con i lettori mi sembrerebbe un po’ tradito.
E’ pur vero però che questo posto è la mia casa digitale, il luogo dove racconto, traspaio, e cerco di far emergere i miei valori, il senso che hanno per me le relazioni e anche la schiettezza.
Così sono. I tempi in cui mi presentavo ai colloqui di lavoro con l’aspetto che credevo essere il più professionale possibile (spesso mimesi di una macchietta del professionista che mi si confaceva come un paio di tacchi del 15) sono finiti. Serenamente. Felicemente.
I tempi in cui ero un’anonima blogger che faceva di tutto per celare la sua identità digitale e reale, a seconda del contesto, pure.
Ora quando vado a un colloquio sono due le cose che mi piace esplicitare:
- ho un blog e se dopo 5 anni lo leggono ancora e ho ancora qualcosa da dire, vuole dire che so stare in Rete abbastanza bene e so gestire le relazioni e sono autoironica (prendetemi, prendetemi, prendetemi! ;-))
- ho una figlia piccola che ha bisogno di me: se il lavoro in questione esige orari allucinanti, rientri a casa nella notte solo perché fa più figo lavorare fino a tardi, non fa per me e io non faccio per lui. Essere mamma significa imparare in fretta e bene a conciliare miliardi di cose diverse, non farsi prendere dal panico e soprattutto capire esattamente quali sono le priorità. La mia priorità è avere del tempo da dedicare a mia figlia. Se riusciamo a metterci d’accordo su orari flessibili (posso lavorare anche alla notte se mia figlia dorme) bene, se no tanti saluti.
Da quando vivo così sono molto più serena e devo dirlo, non mi tocca dimostrare di essere diversa da quello che sono ma solo tendere al meglio (che implica, credo, uno sforzo più intelligente e proficuo per tutti).
Le cose da cui mi piacerebbe trarre anche dei profitti economici sono:
- la scrittura (un libro, scrivere per dei giornali, ecc), lo spettacolo teatrale, possibili lavori collegati alla mia capacità narrativa e gigiulona
Le cose da cui non voglio trarre profitti economici diretti sono:
- donne pensanti e l’attività politica: non lo faccio per i soldi e credo che possa rimanere un progetto credibile solo nei termini volontaristici con cui tutti quanti lo stiamo impostando
- quello che scrivo per questo blog che è quello che mi piace scrivere, senza padroni o vincoli
Ma per tornare al motivo per cui ho scritto questo post, il motivo è che a tutti quelli che non sanno dove capire TUTTO quello che faccio,
dopo una bella riflessione
ho partorito il restyling del mio sito personale e ora lì, in maniera semplice, diretta e trasversale:
c’è un compendio di tutte le mie anime e attività.
Per gli amici, eventuali interessati a quello che faccio, chiunque voglia capire quali sono i miei campi, le mie inclinazioni, le passioni, il carattere:
Per tutti quelli che vogliano capire il senso del perché ho voluto dar vita a Donne Pensanti, ecco un’intervista per Periodico Italiano dove credo di essermi espressa abbastanza chiaramente.
più chiaro di così… 😉
Ci tengo a rinnovarti la mia stima e a dirti che penso che tu sia una persona in gamba e se vogliamo parlare di successo del blog e di proficui contatti lavorativi, bè questo è solo merito tuo e delle tue capacità intellettuali e professionali che traspaiono chiaramente dai tuoi lavori.
Stefania mamma di Vittoria
Secondo me non avevi bisogno di specificare tutto questo ma forse dovevi chiarirlo a te stessa e sappiamo che spesso mettere nero su bianco riabilita un po’ di ordine mentale. Mi auguro che tu non lo abbia fatto per chi non l’ha capito perché se non l’ha capito non vale la pena spiegarglielo 🙂
Se dovessi improvvisamente avere un’amnesia su chi sei, cosa vuoi e cosa fai mi rileggo questo post e siamo a posto. 😉
Ovviamente il tuo punto due nei colloqui mi ha completamente sconquassata. Mi ha fatto capire la sostanziale differenza tra me e te. Tu sai vendere il tuo valore mentre io non riesco neanche a porre quella condizione. Se un gran numero di donne riuscisse a farlo andremmo molto meglio.
Sei una grande Panz.
@mamma cattiva: hai capito bene, l’ho fatto soprattutto per me, in realtà. Troppa carne al fuoco, in questo fine settimana ho voluto fare un po’ di ordine e capire bene le priorità e quali sono i valori su cui voglio puntare (poi in realtà lo faccio già e avevo solo bisogno di specificarmelo ;-))
grazie per l’apprezzamento: io in realtà ho capito delle cose solo dopo la mia malattia ed è stata un’illuminazione.
cara panz.. sei più lucida di un diamante!!
La confusione è soltanto apparente.. in realtà stai facendo molte cose ma non vedo ombra di contraddizione.. spero di non aver involontariamente contribuito a questo esame di coscienza e tu sai con quale richiesta.. però almeno adesso un indirizzo unico dove cercarti ce l’ho.. e poi come vedi, alla fine ti trovo! Un abbraccio, lidia
@lidia: e invece hai contribuito ed è stato molto positivo 😉 anche perché ogni tanto bisogna fermarsi e riflettere se la direzione delle proprie giornate è quella giusta, no? un abbraccio
… e com’è che io avevo perfettamente capito tutto questo? Non mi stupisce minimamente quello che scrivi, e ti ammiro per quello che stai portando avanti. Ciascuno di noi non è mai “una sola cosa”, e credo tu abbia colto come coniugare i vari aspetti della tua personalità. Che poi come donna e mamma ti ammiro molto non è un segreto, ma giuro di non dirtelo per tentativo di lusinga, ma spero tu abbia capito ormai l’affetto che provo nei tuoi confornti. Vai avanti così!
Uguale, uguale, uguale (e che non ce lo sapevi?)
Il fatto che a intervalli regolari tocca spiegare a qualcuno quello che fai, come dici tu è un’ottima occasione per chiarire a sé stessi dove vuoi e dove non vuoi arrivare.
Io nel frattempo mi sono messa il cuore in pace anche su un’altra cosa. Ci sono persone che non ci arriveranno mai a capirti. Perché loro sono monolineari, hanno il pensiero unico e quindi o gliele spieghi nel loro modus o non ci riescono. Basta saperlo e prendere il (poco) buono che possono dare e cercare di non stranirli per il resto.
Io, per esempio, ho una collega con cui lavoro bene, ci raccomandiamo a vicenda e mi fa piacere, le volte che finiamo insieme ci chiacchiero e ci scambiamo cose e opinioni. Non siamo amiche, non potremo mai esserlo, lei è una persona limitata e frustrata e che si lamenta e critica tutto e tutti.
So che sul lavoro mi rispetta e infatti spesso se le chiedono con chi fare coppia fa il mio nome. Ma sparla anche di me con altri perché lei è fermissimamente convinta che si fa bene solo una cosa e io che ne faccio tante, e pure bene, poi, perché ha le capacità per valutare i risultati di quello che faccio, la confondo. Ma sinceramente. non lo fa apposta.
Quindi io so che sparla di tutti e anche di me, la cosa non mi disturba affatto per quello che dobbiamo fare, se mi chiedono con chi voglio fare coppia non ho nessun problema a fare il suo nome e più di 10 volte l’anno non ci vediamo e mi va benissimo così.
Se li conosci li eviti e se non puoi evitarli tieni conto dei loro limiti e compatiscili. Ma vai avanti per la tua strada e non farti limitare.