Un post domenicale dedicato all’atto conviviale di mangiare in compagnia
Mi piace mangiare e si vede. So di essere grassa e che mangiare troppo fa male, però non riesco a invidiare le persone che tristemente resistono a un piatto di tagliatelle per non mettere su qualche chilo.
Mi piace quando si organizzano le cene, ci si ritrova con gli amici in qualche luogo sperduto dell’appennino, perché lì fanno la bistecca più buona di tutta la Toscana.
Mi piace anche andare nei locali storici della mia città, infilarmi in qualche osteria di via del Pratello e sorseggiare buon vino e assaggiare il formaggio che non terrò mai nel frigorifero.
Mi piace l’atto conviviale del cibo, anche se a volte poi quell’atto lo perpetuo anche in solitudine e non riesco a trovare il giusto mezzo (mea culpa!).
Mi piace mangiare ma sono una frana a cucinare. Mi piacciono le cene a casa e le cene fuori e le chiacchiere che nascono quando si è in compagnia, davanti a un buon piatto.
Siamo buongustai, sia Tino che io. A partire dal caffè, dalla colazione al bar per passare al pranzo sui colli, in centro o in qualche luogo remoto, che fino a poco prima non conoscevamo, ma che ci ispira tanto.
Mi piacciono le verande. Quelle di legno, con le viti che si attorcigliano e i tavolini di legno quadrati. Mi piacciono le taverne, quelle con il camino in mezzo alla stanza e tu attorno che ti scaldi con un bicchiere di vino.
Mi piace spizzicare il pane prima e intanto ascoltare i racconti del mio fidanzato o di un amico che non vedo da un po’. Mi piace tagliare la pizza e complimentarmi con l’Irene, perché la pizzeria è davvero “Napoli doc”.
Mi piacciono molto le cene coi bambini, adesso. Che prima che nascesse la Frollina, diciamo la verità, cercavo sempre di sedermi lontano dalle famiglie per starmene in santa pace, mentre ora mi piace vedere correre i marmocchi intorno al tavolo.
Quando usciamo, se siamo in compagnia di qualche amichetto della silvia, finisce che loro si sentono sempre molto grandi a mangiare la pizza a spicchi e morsi e poi farsi un giro p ustrativo per contare i cani appisolati sotto i tavoli altrui e noi abbiamo imparato a usare un occhio e un orecchio per i cinni e proseguire le nostre chiacchiere con il resto.
Mi piacciono le giornate che hanno la scusa del pranzo fuori e si trasformano in gite, in peregrinazioni verso luoghi bucolici, laghi di montagna, paeselli di collina, distese di mare.
Mi piace molto invitare gli amici a casa. Poi magari succede che strino il risotto, mi dimentico del vino e non compro il pane, ma alla fine ce la caviamo sempre, con Tino che improvvisa una carbonara di fortuna e io che intrattengo con qualche giullareria delle mie.
Mi piace mangiare e si vede; ma mi piace anche il valore intrinseco che si porta con se’ il cibo. Quel gusto di ritrovarsi, condividere e parlare delle cose che solo il cibo evoca: amori passati, perdute amicizie, cicli e ricicli del destino.
Io proprio, certi stomaci in congedo che ordinano l’insalatina, schermendosi e scusandosi del gesto proletario di nutrirsi, non li capisco. Mi rendo conto che è un limite mio. Mi rendo conto che probabilmente sopravviveranno più a lungo di me. Ma se penso alla tagliatella con Tino, al pic nic al parco, alle cene di capodanno in cui tutti portano qualcosa e si finisce sempre per mangiare le attitudini culinarie di tutti, che è un po’ come assaggiare i gusti e le inclinazioni dei propri amici, ecco se ripenso a tutte queste cose, alla frollina che agguanta il tortellone che cola burro e si sporca fino alle ginocchia, a noi che sbucciamo castagne nei pomeriggi di autunno e agli amici che – sempre – bussano alla nostra porta per un piatto caldo, ecco se io penso a tutte queste cose
allora non riesco proprio a non ringraziare il Fato
per questo sorriso pasciuto e gioioso
che mi si allarga sulla faccia
quando entro in una trattoria.
Ecco tutto questo non ho mai smesso di volerlo e ringrazio il fato di avermi riportata sulla retta via! 🙂
..e vogliamo aggiungere bere..che quasi quasi per me stanno a pari. Un gran piatto deve essere accompaganato da un gran vino..poi, se mi permetti , visto che tu per prima un po’ te ne lamenti, se impari a cucinare impari a mediare , a gustare e, in un certo senso, anche a mangiare.
ciao buongustaia!
vengo proprio da uno di quei bei pranzi, è stata davvero una bella giornata!
che tristezza quelli che…un caffellatte a pranzo e una minestrina la sera e…da soli!!!! Io conosco gente che fà così!
Avranno tanti soldi ma….chissene!!!
@elisa: tu hai perfettamente ragione e guarda, io mi ci impegno pure…mi sento NEGATA. E’ anche un po’ frustrante per la verità, ma non ho fantasia, mi manca l’estro e mi impanico con nulla. Pensa che è tipo un mese che provo a fare una torta di mele. La prima volta era simildecente, la seconda cruda, la terza bruciata. Come si può fare? si accettano consigli…;-)
panz non ti preoccupare, è una cosa che si risolve facendo un pò di pratica. a me piace tanto mangiare e altrettanto cucinare, e cucinare pensando poi di mangiare quello che ho fatto, magari insieme ad amici e parenti mi da proprio soddisfazione. secondo me la cosa migliore per imparare è fare le cose per tuo gusto, le prime volte falle per te stessa senza pensare di proporle ad altri, e se viene male chissenefrega la prossima andrà meglio 🙂
per la torta di mele se vuoi ho una ricetta facilissima e buonissima!
Ohhhhhhhhhhh, lè!
Grazie Panz! Ma tanto eh!
Sono in perenne lotta con la bilancia. VOglio perdere due chili prima di “aprire il cantiere” per il secondo pargolo…ma non ce la faccio a fare la fame.
Mangiare è vita.
Quando lavoravo nella mia ex-azienda scrivevo questo: http://www.tecnogas.it/html/italiano/menu.htm
E ci credo anche ora.
….che bella roba !!!! a parte l’acquolina alle 10.26 del mattino, mi hai rubato le parole di bocca!
Ma va, devi lasciarti andare. Se ti piace mangiare bene, ti piace cucinare. Ogni sperimentatore è in potenza un buon cuoco.E tu lo sei. Solo che devi passare dall’intelletto alla materia.
Cucinare poi, fa riposare il cervello e dio solo sa quanto in certi momenti ne abbiamo bisogno!
Mah, secondo mia madre anche le insaatine con la sua amica sono conviviali che ridono sempre. però poi leim che è il riplo in vlume dell’amica, si alza con la fame e si vergogna a dire che a lei mezzaporzione in più non faceva schifo.