Quella volta
La mappa dei miei ricordi è costellata da panorami che ho guardato e che mi hanno – in qualche modo – cambiata. Come succede a tutti.
Anche a voi probabilmente sarà capitato un film, un libro, una canzone che in un particolare momento della vita hanno significato molto di più di quel che vi sareste immaginati.
Per me ci sono delle volte che ora, grazie a quei momenti, non sono più la stessa.
Perché scrivo questo post? semplice: perché una di quelle volte l’ho raccontata mille volte a Tino e giovedì si è presentato con il film, quel film lì che a riguardarlo sono tornati a galla strati
della mia vita, della mia adolescenza e del mio modo di sentire.
Quella volta che ho letto il racconto Il piccolo Gatbsy de Il gioco del Rovescio di A. Tabucchi.
“Ecco. Per un nonnulla può cambiare una vita. O restare uguale. Il tempo è perfido, ci fa credere di non passare mai, e se guardiamo indietro è passato troppo in fretta.”
Era il 1994 quando lessi per la prima volta questo racconto. Allora il tempo sgocciolava via con grande lentezza e un po’ di affaticato dolore di crescere. Ma sospettavo che prima o poi, guardando indietro avrei visto quella fatica come guardo il mio occhio sinistro o il pollice del mio piede, quello un po’ ritorto che ha ereditato la frollina.
Quella volta che ho scoperto Sulla felicità ad oltranza di Ugo Cornia.
“E’ sempre così, un bel momento, di colpo, ti vengono in mente da chissà dove delle cose che per degli anni sono scomparse completamente.”
Quella volta era l’estate del 2000, l’estate in cui mi liberavo dalla zavorra di anni in apnea dietro a cose che non volevo e l’estate in cui ho scoperto la leggerrezza, quella vera, quella che ti fa sentire libero, senza dover chiedere scusa a nessuno.
E poi c’è quella volta che ho visto questo film qua. Un film conosciuto da ragazzina, nel 1987 per la prima volta, che mi ha strabilantemente fatto scoprire che dentro a quel film c’ero anche io. C’erano tutti.
Tutti quelli a cui, un bel momento, vengono in mente delle cose. Come quell’altra sera, molto tempo dopo, nell’agosto del 2007, che Tino è arrivato e me lo aveva comprato e ce lo siamo guardati insieme e gli ho detto “Tino, dentro a questo film qua ci sono anche io e ci sei anche tu, solo che non ci conoscevamo ancora quando eravamo così, ma ora sono lì anche quelli che siamo stati, insieme alle braccia, agli occhi, ai capelli e alla Frollina.”
splendido, come il racconto da cui è tratto.