Sigarette
La prima l’ho fumata nel 1994. Avevo 21 anni. Solo gli sciocchi iniziano a fumare a 21 anni e io lo ero molto. Un giorno, a casa con mia mamma, stavamo al tavolo a discorrere dei guai di quell’anno orribile: senza un soldo, in una casa ancora sconosciuta con nemmeno i mobili, a mangiar pasta all’olio per risparmiare.
Lei si era accesa una sigaretta. Ne ha sempre fumate 4 al giorno. Non una di più, non una di meno.
Io gliene ho scroccata una. Tanto per sentirmi empaticamente vicina alla mia giovane genitrice.
Dopo poco mi compravo il pacchetto. Le diana. Potevo anche non andare al cinema, non mangiare, non comprarmi i vestiti ma le sigarette dovevano essere sempre in borsa.
Dopo ancor meno fumavo come una turca: 20 sigarette al giorno. Mi piaceva. Mi sollevava dalle paturnie della mente.
Le serate con gli amici non avevano un senso se non me ne facevo una dietro l’altra. Nei pub, nei centri sociali, in casa.
Una volta – che a dir la verità non era proprio una diana quella che stavo fumando – con quello che allora era il mio più caro amico, abbiamo dato fuoco ad una coperta.
Stavamo parlando della vita e dei nostri progetti di andarcene e di fare grandi cose, stesi per terra a casa mia. Una birra, un cannino e tante chiacchiere.
Eravamo stesi sulla mia coperta preferita, quella che aveva accompagnato i sonni dell’infanzia.
Presi dalle mille cose di cui si parlava, non ci siamo accorti che un tizzone aveva colpito un lato della coperta e che la fiamma era già alta come un bambino di 6 anni.
Abbiamo riso tanto. Ho ancora la coperta con il buco.
Le sigarette mi sono state compagne a lungo. Prima degli esami all’università, mi nascondevo al bagno a fumare. A volte fumavo anche nei corridoi, poi buttavo la cicca giù dalla finestra. Un giorno, prima di latino II, ricordo di aver colpito con un mozzicone semiacceso, un mio compagno di studi, che passava di sotto.
Tutte le volte che un fidanzato mi lasciava o io lasciavo lui, si incrementavano le diana finite nel portacenere.
Una fumata isterica, che prosciughi la sigaretta, la tiri tutta in un’unico fiato.
Come se volessi sfidare la vita e la morte e tutto ti passasse molto al di sopra della testa.
Senza parlare delle serate con le amiche.
Le sigarette mi hanno fatto fare amicizia con alcune delle persone migliori che conosca.
Quando abitavo a Milano, durante il Master, quelli che sarebbero divenuti i miei amici migliori di allora li ho conosciuti ai margini di una scala, dove i fumatori erano relegati a espiare il loro peccato.
Tra una lezione e l’altra si parlava di tutto, con lei come fida compagna.
La mia grande amicizia con Adele è nata così e non è più finita.
Ma c’erano anche gli altri. Molte donne. Pinaccapì a farci da angelo custode e a sciropparsi i nostri discorsi su assorbenti, smacchiatore e sindrome premestruale.
Le nostre case milanesi erano dei portaceneri. Solo la quantità di bottiglie di birra vuote comparavano le cicche spente da giorni, in tazze, tazzine, piattini e altro.
Tino, allora, non fumava.
Non so come facesse a baciarmi. Doveva avere l’impressione di leccare un portacenere sporco.
Perché io mi alzavo alla mattina e mi accendevo la paglia.
Molto prima di mettere su il caffé.
Avevo anche la tosse, quella dei vecchi. Ma facevo finta che non dipendesse dalle sigarette.
Nel 2003 ho deciso di smettere. Proprio quando sono andata a vivere con Tino. Che nel frattempo ha iniziato e si fuma qualche sigaretta che si fa lui, ma pochissime.
E’ stato terribile all’inizio. Buttavo la testa contro il muro e mi sembrava di aver perso la mia migliore amica.
Mi chiedevo che senso avrebbe avuto un caffè senza la paglia. Arrivavo a domandarmi, perfino, se avesse senso vivere.
Facevo finta di fumare le stecche di liquerizia. Una volta – ero in ufficio – un mio collega, senza che me ne accorgessi mi ha vista. Ha cominciato a guardarmi in uno strano modo, come se lavorasse con una serial killer.
Poi, un giorno non ci ho pensato più.
Poi invece, circa un anno dopo, perché sono sempre la stessa sciocca del 1994, ad una festa mi sono accesa una sigaretta scroccata ad un amico.
Ho ricominciato.
Ma stavolta con spirito di limitazione. Fumavo 4/5 sigarette al giorno. Mi piaceva e pensavo che se riuscivo a stare dentro quel numero (Con-sessi a parte) potevo tranquillamente continuare.
Così è stato. Poi sono rimasta incinta.
All’inizio non ce l’ho fatta a smettere subito. Anche il ginecologo mi aveva detto che fino a 5 potevo fumarne. Io mi fermavo a 2barra3 al dì.
Poi un giorno Frollina si è mossa. Ho sentito quel sfarfallio e ho pensato ai suoi polmoni. Mi sono sentita una merdina e ho smesso. Anche se ogni tanto – ma proprio ogni tanto – ne scroccavo una.
Ora sono circa 2 mesi che non tocco una paglia.
Sono contenta, per quanto sia convinta che prima o poi, magari tra qualche anno, mi tornerà la voglia di accenderne una.
Perché un fumatore resta un fumatore. anche quando ha smesso.
E infatti sabato sera, a casa dell’archeologo, uscivo in terrazzo con i fumatori a fare le chiacchiere mentre loro aspiravano la loro sigaretta.
Perché mi sembrava di perdermi qualcosa a non stare fuori con loro, chissà quale discorso, chissà quale arcano segreto che solo la tribù degli affumicatori può condividere…
Però era freddo. Tornavo dentro e mi sentivo terribilmente salutista…
Ora sono io che rimprovero Tino se fuma un po’ più del solito e lo costringo a terrazzate umidissime.
Ora sono io che – certi giorni – sento se qualcuno ha fumato un’ora prima, dall’altra parte della città.
Per fortuna non sono quella che cacailca’ come certi exodiosifumatori che ti fanno la morale e ti spiegano come saranno i tuoi polmoni dopo dieci anni se non smetti immediatamente.
Perché fumare è bello, non prendiamoci per il culo. Solo che fa male.
E fa male soprattutto se hai un bimbo, dentro o fuori dalla pancia.
E così, come in tutte le cose, si arriva al momento in cui scelte chiamano altre scelte e a qualcosa devi rinunciare.
Io ho rinunciata alle Diana.
Ma quanti ricordi indelebili e bellissimi…
Ah…come ti capisco….
Cara Panzallaria, non volermene, spero che ancora verrai a trovarmi sul mio Blog….io sono proprio una di quelle odiosissime e cacalicà exfumatrice, specie di cylum, pipette e cartine a nastro……
Dei polmoni e del catrame non mi interessa niente però cacolicà molto perchè ora l’odore di fumo mi da il voltastomaco anche se arriva dall’altraparte della città e a casa, solo in casi estremissimi permetto di fumare alla finestra….anche NUVOLONE, stufo delle mie lagne ha smesso di fumare….cacolicà con grandi risultati!!!!
ahh certo per noi fumatori le sigarette sono presenti sempre anche dopo tanti anni che non le aspiri più, nella testa nella mente c’é sempre quel “saporito” ricordo della sigaretta accompagnata dal caffé, decisamente indimenticabile !!
Ma la scelta presa per il tuo bimbo é ottima, per noi può anche andare ma almeno loro lasciamoli decidere più tardi..
ahh certo per noi fumatori le sigarette sono presenti sempre anche dopo tanti anni che non le aspiri più, nella testa nella mente c’é sempre quel “saporito” ricordo della sigaretta accompagnata dal caffé, decisamente indimenticabile !!
Ma la scelta presa per il tuo bimbo é ottima, per noi può anche andare ma almeno loro lasciamoli decidere più tardi..
Io da piccolo squartavo le sigarette per mangiarne il tabacco e sniffavo avidamente i capelli di mia madre fumatrice, ma stranamente non sono diventato un fumatore.
Io non ho mai preso il vizio. Forse perché i miei non fumano e non vogliono nemmeno sentir parlare di fumo o forse perché il mio organismo è fatto così: non c’è droga che riesca ad attecchire e a darmi dipendenza (di quelle leggere, ché quelle pesanti non voglio nemmeno sentirle nominare).
Fumavo a volte 10 sigarette al giorno (soprattutto in vacanza, quando si usciva a ballare e a baccagliare), altre volte un pacchetto in un mese.
Poi l’allergia ha cominciato a interferire con le sigarette ed ora ho un pacchetto mezzo vuoto in un cassetto, ma non lo tocco da almeno 2 anni.
Però che belli i ricordi tra fumatori.
Bacione
Chiara
Anche se ggiovane il mio bel percorso da fumatore l’ho fatto. Essendo io stupido (penso sia più stupido cominciare da giovane che non più avanti nel tempo), ho cominciato a fumare poche settimane dopo l’inizio del ginnasio, spinto a farlo da – incredibile dictu – mia nonna, anche lei accanita fumatrice. Ancora più stupido sono stato perchè non mi rendevo conto che fumavo non per reale “bisogno” ma essenzialmente per due motivi: in primis, come penso sia capitato a tutti, per non sentirmi isolato da quel meraviglioso mondo di “eletti” che venivano costretti a fumare fuori da una società troppo cieca per capire la loro grandezza; in secundis, perchè ero dannatamente affascinato dalle sigarette. Insomma, chiunque fumasse, anche la persona più squallida di questo universo, era per me quasi un dio, una sorta di figura mitica a conoscenza di qualche segreto ancestrale capace di illuminare il cammino della sua vita. In parole povere, fumare mi sembrava una cosa da gran fighi. Così, per due anni sono praticamente andato avanti fumando ininterrottamente, da solo quanto in compagnia.
Poi, un giorno, così come era cominciato, è tutto finito. Ho perso il desiderio di fumare come si può perdere un ombrello: lo dimentichi in un angolo e, alla fin fine, non fai neanche più caso alla sua mancanza, perchè sai che in caso di bisogno potrai comprarne uno nuovo. E così è oggi. Non fumo più, non ne sento più il bisogno, vivo circondato da fumatori e il loro fumo non mi da’ alcun fastidio. In tutta sincerità, posso dire che la mia vita non è cambiata poi molto, con o senza fumo.
L’unica cosa di cui potrei lamentarmi è la mancanza dei “ricordi fra fumatori”, ma credo che presto verranno sostituiti dai “ricordi per alcolisti”.
C’est la vie.
Tutto vero: Diana, Birra, Cannini; odiosi exfumatori moralisti, odiosi moralisti e basta.
Finalmente qualcuno che ammette:perchè fumare è bello.
E ho imparato anche io, a perdonarmi quella sigaretta seduta sui gradini fuori dal pub, perchè le chiacchere sono più intime, vere. Perchè gesticolare con il lumino rosso della sigaretta accesa nel buio, non si può dimenticare.