Correva l’anno 2006 e l’Italia vinceva i Mondiali…
Avrei voluto vedere tutto il popolo italiano unito quando c’era da decidere se partire per l’Iraq e scendere in piazza giovani con la bandiera tricolore quando hanno approvato la Legge Biagi.
Avrei voluto sentire la voce di tutte le coppie di fatto (me compresa) e di chi crede che questo Stato non sia cattolico ma fondato su valori laici, quando si sono contestati i Pacs.
E gente di destra e sinistra lottare insieme – anche no – ma con civiltà, per quello in cui credeva.
E invece è stato un calcio tirato ad un pallone dal Signor Grosso.
E invece sono stati 120 minuti di rabbia, per urlare a se stessi, al mondo, alla Patria, che non sono solo i 4 fighetti strapagati che tutti credono, che anche se li ha tirati su Moggi, loro con la sporcizia non c’entrano nulla.
Che l’Italia è anche lotta, spirito di squadra e rinuncia, sorrisi, pianti, capelli tagliati e battute taglienti. Che non siamo solo la patria dei mandolini e dei Totò Rijina. Che abbiamo ancora un orgoglio, che se siamo riusciti a cacciare Berlusconi grazie ad una manciata di voti, possiamo anche diventare Campioni del Mondo all’ultimo rigore…
E tutti in Piazza, da nord a sud, dopo quel calcio di rigore. Sono partiti i fuochi di artificio, come a Capodanno, come alla fine di una lunga guerra, a salutar i liberatori della Patria.
Tutti ad abbracciarci, a suonare forte forte il clacson, bambini e vecchi insieme, giovani, di tutti i colori.
Solo i cinesi, nel laboratorio di pelli sotto casa di Yappe erano ancora lì, intenti al loro faticoso lavoro, a pensare alla famiglia a casa, alla casa che compreranno nella campagna asiatica.
Tutti a correre incontro alla vita e alla gioia, con un urlo liberatorio, un riscatto secolare, un “vi facciamo vedere noi chi siamo! altro che calciopoli, tangenti, collisioni spionistiche con la Cia, mafia, re puttanieri e Televisioni corrotte, altro che Cavalieri senza cavallo e conflitti di interesse! altro che qualunquisti mammoni e senza palle!”.
Noi siamo Grosso che deglutisce prima di tirare il calcio che cambierà la sua vita, noi siamo Cannavaro che come una macchina corre dietro il pallone anche quando tutti sono stanchi, noi siamo Gattuso che confida al commentatore che la notte prima non ha dormito in preda a 28 attacchi di diarrea e dedica la partita al suo paesello calabrese.
Noi siamo Buffon, che para tutto e ci fa sentire tranquilli.
Io – che come sapete – non amo molto il calcio e confido che questa vittoria non procuri sconti di pena a chi (e secondo me non sono pochi!) deve pagare per la corruzione dello Sport, ma anche io, ieri sera, mi sono stretta la pancia in un abbraccio scaramantico con il mio bambino, ho chiuso gli occhi sullo sguardo di Grosso, sulla fronte imperlata di sudore del portiere francese e ho sperato che andasse bene.
Perché mi piace pensare che questo spirito nazionale non si esaurirà nel comprare i biglietti per lo Stadio.
Mi piace pensare che vedrò tanta gente alla prossima manifestazione per i Pacs, per il ritiro delle truppe dall’Iraq, per uno Stato legale ma non legalitario.
Mi piace pensare che tutti i quindicenni, gli ottenni, i diciottenni, che stanotte festeggiavano sulle strade, un giorno potranno rivivere tutto questo per un’idea che considerano giusta, non solo per il proprio bene individuale ma per un bene comune che si chiama Italia, Europa, Mondo.
Mi piace pensare che la faccia di Gattuso (ebbene si, a me sta simpatico lui!) non ce la scorderemo mai, perché nei momenti in cui tutto sembrerà andarsene a puttane, penseremo che ce la possiamo fare.
Mi piace pensare che corre l’anno 2006: ci siamo liberati di Berlusconi, l’Italia ha vinto il Suo Mondiale ed è l’anno in cui nasce Frollino.
Ed e’ l’anno in cui mi sposo io!
Eh si, la prossima settimana si vola in Italia “with my Italian man” per convolare a giuste nozze e incominciare anche noi a metter su famiglia.
E qui raccontero’ la mia versione:” le strade vennero chiuse per tutti gli emigrati… e giu’ a far baldoria tra i ristoranti coreani, i bar brasiliani giu’ giu’ fino ai pub irlandesi”. Lacrime di gioia per chi qui non si sente mai ” a casa propria”. Per un pomeriggio sono tutti diventati Italiani anche i Giapponesi che sventolavano il tricolore e gridavano” Italy, Italy, number one!”
Viva Frollino che ci ha portato fortuna!
sciocchezze, hai voglia a sperare.
tutto resterà come prima, al limite potrà peggiorare (vedi le dichiarazioni di quel coglione di mastella – ministro della giustizia!! -, del resto fortunatamente replicate dal sor bertinotti).
si è trattato di un naturale processo contraddittorio, un normalissimo sdoppiamento che è proprio della nostra natura umana, il quale ha portato anche me a esultare e gioire, lì per lì, per istinto e passione, ma qualche ora dopo la realtà delle cose è riemersa palese, e confermata dagli squallidi servizi degli odierni giornali televisivi (e non solo).
Non è affatto questione di aridità: anche gli istinti, peraltro, o per lo meno questi, sono un prodotto culturale, e in quanto tale modificabili. Una persona che conosco, romagnola, senza particolari beghe o tare psichiche, da una vita tifa contro la nazionale italiana del calcio..
E allora, insomma, visto che invece la loro festa sta continuando, e credibilmente si prolungherà, cosa ci si può aspettare dall’irragionevolezza belluina che quasi si erge a sistema e perfino arriva ad autogiustificarsi?
Perche non:)
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leggere l'intero blog, pretty good
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