Le fasi di transizione
La Frollina è in una strana fase. Diciamo che ogni anno, quando in prossimità del suo compleanno tiro un po’ le somme del passato, ho sempre la sensazione che stia attraversando una fase di transizione.
Al compimento dell’anno ha cominciato a camminare (proprio quel giorno si è smollata da qualsiasi appoggio). Il mese precedente è stato pesante, perché lei era concentratissima a spostare sedie e a prendere confidenza con la deambulazione verticale e tutto questo la innervosiva molto.
Al compimento dei due anni stava cominciando a parlare decentemente, con delle frasi una dietro l’altra e non più con delle semplici parole buttate a caso. Dormiva pochissimo e aveva queste crisi notturne incredibili. Si svegliava disperata, nel cuore della notte, con urli belluini e spesso non riconosceva ne’ me, ne suo padre.
In quel periodo (e per i 6 mesi successivi) voleva solo la sottoscritta al suo capezzale e non permetteva a nessun altro, nemmeno a suo padre, di avvicinarla. Quando mangiava dovevo imboccarla io e la mamma era l’unica che poteva fare alcune cose.
In queste ultime settimane, quando di anni ne sta per compiere 3, siamo tornati in una fase un po’ critica. Non so bene cosa stia per succedere, ma è certo che ci troviamo di nuovo ad un punto di svolta.
Ha ripreso a dormire male. Cosa che – ormai lo abbiamo capito – è sintomatica di un cambiamento. Si sveglia di notte incazzata come una piccola pantera e spesso, pur avendo chiaramente bisogno di andare al bagno, rifiuta di sedersi sul water e fare quello che deve. Risultato: o diventa isterica – che un giorno di questi i vicini chiamano gli assistenti sociali, se continua così! – oppure continua a svegliarsi ogni mezz’ora fino quando non cede alle brame del cesso.
In questo periodo frollina è completamente innamorata di suo padre: accade spesso che mi dica di rimanere fuori dalla stanza perché vuole stare con lui o che lo cerchi in ogni angolo, anche quando non c’è.
La fase dell’addormentamento e notturna sono particolarmente faticose e ci sono dei giorni, poi, che non vuole dormire al pomeriggio.
E’ accaduto a casa ma anche a scuola. A scuola la cosa non è piaciuta alla maestra che mi ha detto che aveva fatto la birichina, svegliando tutti i suoi compagni.
Io non la trovo una cosa tanto grave se capita una tantum ed è successo solo al rientro dalla scarlattina, quando forse doveva riprendere un po’ il ritmo.
Lei mi ha confidato che era troppo tempo che non vedeva i suoi amici e aveva tantissima voglia di giocare, per quello non ha dormito. Quando le ho detto “Si, ma potevi almeno lasciare dormire gli altri!” mi ha risposto – con una logica di ferro: “Eh, ma poi io con chi giocavo?”.
Noi siamo un po’ stanchini. Che a casa Panzallaria, negli ultimi 3 anni non è che abbiamo dormito poi molto, in generale. Quando alla notte comincia a chiamare e magari chiede di me e va Tino o viceversa, sono crisi internazionali. Comincia a urlare e sbraitare. E’ come un motorino d’avviamento che si scalda e grippa. Di solito, se con le buone non funziona, Tino ed io la ignoriamo: con calma le diciamo che ci mettiamo nell’altra stanza ad attendere che le passi e che non abbiamo intenzione di diventare schiavi dei suoi capricci. Raramente funziona. Purtroppo l’unica tattica che ha esiti è quella dello scopaccione (non forte) sul sederino. E’ come se la aiutasse a “scantarsi” dal loop mefitico in cui è entrata.
Per altre cose ci stupisce ogni giorno: sta sviluppando una certa sensibilità e ieri che c’era la sua amica MaLta che piangeva disperata, credendo fosse colpa sua, è venuta da me a piangere chiedendomi perché la Marta ce l’avesse con lei…si vedeva che era proprio dispiaciuta.
Le piace moltissimo raccontare favole e a volte passa anche delle ore da sola, in stanza, a raccontarne ai suoi pupazzi. I “sorelli” come li chiama lei.
Sono favole/macedonia di storie che le racconto io e che raccontano le maestre e ci mette in mezzo anche cose della vita reale in mischioni che fanno spesso morire dal ridere.
Racconta della strega Rantolina e di sua sorella Broncovaleas, ma ogni tanto hanno il mal di schiena come il suo papà o vanno a lavorare all’ospedale di mamma e incontrano gli scoiattoli per strada.
Casal Borsetti – che è una delle località delle mie storie – dove vengono mandate in esilio le streghe cattive, è ormai un luogo mitologico: durante le vacanze di natale ho deciso che ce la voglio portare che bisogna assolutamente andare a cercare Rantolina (la strega sputacchina) e sua sorella: la mucolitica Broncovaleas.
Chiede spesso “scusa” che ha capito che è una parolina quasi magica e dice che “non lo faccio più”, poco prima di combinare lo stesso guaio.
A volte penso che senta un po’ la mia mancanza. Perché io la considero una bimba molto forte e lei è davvero spesso molto allegra, ma in questo periodo ci sono anche momenti in cui ho bisogno di un po’ di tempo per me e lo sottraggo al noi e così, forse, lei si sente un po’ deprivata della sottoscritta.
Il tempo. Lo dicevamo anche ieri con la mia amica Lena.
Il tempo: quando sei genitore capisci in maniera profondissima che valore ha. E capisci che ogni istante devi spenderlo bene, perché o lo stai portando via a tuo figlio (e quindi ne hai una grossa responsabilità) o è stato “prenotato” talmente prima che te lo devi godere fino in fondo.
Panz, scusa il commento completamente off topic, ma se non lo “dico” a te non so a chi dirlo.
Tu c’avrai pure il calzino spaiato -ma io oggi sono uscita con una scarpa da ginnastica **ke e l’altra **idas. E me ne sono accorta davanti al cancello dell’ufficio, maremma ladra.
Tesoro mio, anche noi madri abbiamo le fasi. dopo quella del tempo o prenotato o portato via a tuo figlio, ti accorgi che quello più fondamentale di tutti è il tempo per te e lo esigi. Perché solo in quel modo il tempo che regali agli altri ha valore.
Quando Orso aveva quasi quattro anni e tutte le mattine era un painto amaro per motivi qualsiasi, fino a che non uscivamo di casa, una mattina gli ho detto con fermezza che avevo bisogno di 2 minuti per bermi il caffé senza bambini che litigavano fra loro o urlavano o piangevano. Che mi sarei presa quei minuti e che se lui faceva casino io lo mettevo prima sul divano, poi addirittura fuori dalla porta per le scale e che lui poteva rientrare quando voleva perché non era una punizione, purché senza piangere. Dopo i due minuti lo prendevo io se entrava nel loop del pianto irrefrenabile, e cosa dirti, da allora le paturnie del mattino non sono più quelle di una volta.
E più crescono, più mi ritrovo con dei momenti miei e più mi godo i momenti insieme. E se hanno periodi difficili me li porto direttamente a letto, per addormentarsi in compagnia mentre io leggo e trasbordarli dopo, o leggerci un libro, o raccontarci la cosa più bella e la cosa più brutta della giornata. Poi basta, ognuno a far le sue cose, loro a dormire al letto loro, io stravaccata con il laptop nel mio. che la fase dellle botte di vita notturne, quella la devo scoprire ancora tutta.
PS, per il calzino ho scelto la scena dello svezzamento e quella delle cinque mosse per distruggere il povero Tino. Appena ne so un pezzo a memoria ti mando il filmino (ma te lo mando proprio in toto, quando lo faremo).
sì il tempo… io ancora discuto con alcuni amici storici, che ancora non hanno figli, che mi invitano a ritagliarmi tempo per me proponendomi serate, eventi, incontri, che io spessissimo declino con tutte le scuse possibili ma dentro di me una voce dice sempre “per questa cosa, non ne vale la pena”
e quindi scelgo accuratamente i miei momenti senza gabriele…
e quando hai programmato per tempo quel momento speciale e tutto va male? a volte le aspettative sono altissime, anche solo per una serata a a leggere un libro (non so se capita anche a te, che quando decidi per una sera di fermarti e non stare a pensare al lavoro, alla casa, e prendi finalmente quel libro in mano, che parte la sirena dal lettino e il momento libero si trasforma in un abbraccio koalesco che dura tutta la notte! a me sempre…)
a presto…