Invito a cena, senza delitto
Sono venuti a cena dei miei zii ieri. Quelli che parlano tanto.
Sono venuti per vedere la frolla e perché mio zio c’aveva bisogno della consulenza di Tino, nelle vesti di homo informaticus.
Arrivati poco prima che la frolla si addormentasse, l’hanno talmente riempita di complimenti e parole a raffica che la piccola li ha guardati con la pupilla sgranata e ha tirato fuori il labbrino superiore e ha incominciato un piantino di quelli del tipo “ma che cavolo volete da me???” proprio mentre lo zio le allungava un dito e chiedeva insistentemente “chi sono io? chi sono io? eh??”.
Con un po’ di fatica sono riuscita a farli uscire dalla sua stanza e la pupa si è addormentata.
A quel punto è iniziato lo sciò.
Perché gli zii ciarloni sono una coppia di quelle che si beccano sempre e che si parlano sopra pur di avere la meglio ed è difficilissimo interrompere certi meccanismi.
Se lui dice o fa una cosa, è sempre quella sbagliata. Dalla posizione del sale sul tavolo alla scelta del nuovo pc.
Quando lei tenta di ribadire quel che le piace, lui fa presente che è sbagliato, che deve imparare questo e quello e così via.
Tutto questo in uno scambio di battute a raffica che ti mettono un certo mal di testa.
Tino ed io non abbiamo potuto far altro che ascoltare e cercare di buttar acqua sul fuoco, perennemente acceso, della loro relazione.
Proprio non le va giù mio zio, alla zia ciarliera.
E c’ha una sua filosofia basata sulle tare genetiche del mio cognome terrone.
Secondo lei io mi salvo, ma tutte le fisse (di cui, invero, una volta narrai anche in questa sede) dei fantastici 4 fratelli (tra cui il di me babbo) sono degne di una soap opera di quelle argentine, tipo la Schiava Isaura o giù di lì.
E ogni cosa che fa lo zio ricade in questa filosofia.
Ad un certo punto della sera c’avevo quasi un po’ paura, perché se sbagliavo casomai a prendere una forchetta, poteva essere una tara terrona di quelle che denuncia la zia.
Che poi, la sottoscritta è anche molto orgogliosa delle sue origini terrone!
Verso le 11 le palpebre hanno cominciato a cedere, ma i fiumi di chiacchiera non hanno accennato a interrompersi: devo dire che io voglio poi bene a questi zii e non mi andava di fare la cafona.
Verso le 11.30 ho cominciato a sparecchiare. Rien a faire.
A mezzanotte è venuto a farci visita l’arcangelo Gabriele e Tino c’aveva l’occhio pallato. Credo che non se ne siano nemmeno accorti.
Solo a mezzanotte e mezza, quando ho cominciato a scuotere il biberon della frollina, pronto per l’ultima poppata, davanti agli astanti, allora si è levate le tende.
Sono arrivata a letto che non riuscivo a pensare in maniera “normale”. Anche i miei pensieri avevano il ritmo accellerato dell’eloquio della zia: facevo fatica a capirli dal gran che si mangiavano le parole!!!
Così devo aver mischiato il brodo della frollina, da preparare stamattina, con l’impegno di lavoro del pomeriggio.
Con l’inquietante risultato che mi sono sognata come un’enorme zucchina. Grassa, grossa e verde.
E se per il resto ci sono abituata, il colore verde non mi dona affatto…
beh…c’è mancato poco per un paio di delitti, però…!
aiuto i logorroici sono una classe sociale da abolire in certe circostanze…anche io ne ho molti in famiglia…
a volte mi riprometto di vedere più spesso i parenti… ma magari aspetto un po’! ciaoooo
Ma ma ma ..anche in questa situazione…hai descritto i genitori di Matthew alla perfezione!!