Corsica III e ultima puntata
Il giorno in cui due tortoroni grigi, grandi e grossi come Giandone, si stazionarono sull’albero di fronte al nostro bungalow con la seria intenzione di metter su casa, fu il giorno in cui noi decidemmo che era arrivato il momento di fare un bagno serio.
Per la verità la sottoscritta aveva battuto le gelide acque corse e si era avventurata già altre volte, mentre Tino ci aveva pensato su, decidendo solo ora che era giunto il momento.
Quello stesso giorno, mentre sorseggiavo il caffè (solubile!) e Frollina chiacchierava con Belinda e Tino era andato ad accaparrarsi le nostre baguette quotidiane al market, quel giorno lì arrivarono i Figaccioni.
Lui altoalto, con il fisico scolpito nel marmo di Carrara e il capello brizzolato (sale e pepe a dire il vero).
Lei con un culetto da brasiliana in forma e i capelli vaporosi di quando sei appena uscita dal parrucchiere che a te ti restano solo per 15 minuti, mentre ci sono donne – elette dal Signore – che ce li hanno così sempre, anche dopo un viaggio di 15 ore.
I Figaccioni, ammantati di un’aura di figacciaggine benevola, erano provvisti di prole al seguito: una bimba bella, bionda e sorridente.
Quando sono arrivati e hanno tirato fuori tutto un armamentario da campeggio da fare invidia a Indiana Jones e poi reso subito il bungalow più accogliente e familiare e in due minuti dicodue! hanno montato il lettino da campeggio (in tutto identico al nostro!) per la pupetta, ho capito che non c’era proprio gara.
Che mi dovevo inchinare di fronte alla loro tranquillità serafica, al loro sorriso cherubino e ai modi da genitori navigati delle Fiandre, che in quanto a figli non la mandano a dire a nessuno.
Con il loro olandese parlato un po’ snob e i libri e le candele, i Figaccioni sono diventati – quasi immediatamente – l’invidia delle famiglie Panzallaria e Salsiccia.
Papà Salsiccio, che in quanto a teorie ne ha una per tutte le occasioni, ha subito sentenziato “i figli dei nordici sono diversi: non piangono, non fanno gnole e sono pronti a tutto”.
“Avete mai sentito piangere un bambino tedesco? avete mai visto una mamma olandese in preda ad una crisi isterica?”
E mentre noi si urlava da un bungalow all’altro – alla moda italiana – cose del tipo “aoh, hai mica un pannolino che questa qua c’ha la dissenteria e li ho finiti tutti?” oppure ” stasera che facciamo: pasta al pomodoro o una più sobria carbonara?” e i pianti di BabySalsiccia rompevano il muro del suono e gli urli della Frollina facevano invidia a Pavarotti, loro leggevano Froid in olandese a lume di candela mentre la figlia dormiva tranquilla nel lettino da campeggio che Mister Figaccione aveva montato (Tino se l’è legata al dito!) in otto nanosecondi.
Ma quel giorno lì che sono arrivati non le sapevamo tutte queste cose.
Sapevamo che avremmo fatto il bagno. Tutti quanti, tutta la famiglia Panzallaria.
E così è stato.
Solo che. Solo che il buon Tino, che teme il freddo e che era già tutto incriccato, è entrato sconsideratamente in acqua in maniera impropria.
Et voilà il suo leggendario, crudele, anziano, mefitico mal di schiena.
Cinque e dicocinque giorni interi di mal di schiena.
Cinque giorni a ciondolare dal letto di plastica con le macchie alla veranda. Cinque giorni a scaldare sale grosso da apporre sulla parte dolorante. Cinque giorni a combattere di giorno e soccombere di notte, quando l’umidità aveva la meglio su di noi.
Cinque giorni a fare la ragazza madre. Con il groppo sul cuore – che a vederlo soffrire ci sto proprio male – prendere e andare alle spiagge da sola con la Sofi. In attesa del papà Salsiccio che arrivava sul catamarano. In avvistamento come Penelope mentre tesse la tela.
Noi due donne, loro due infanti e più bagagli di uno sherpa: tendine coprisole, asciugamani, giochini e materassini, gommoncini, pappine, biberon e via così.
Quando smetteva di fare la gnola la Frollina, iniziava la Salsiccia. Quando tiravamo fuori i giochi una voleva quella dell’altra e così via.
E Tinogrigino in campeggio. A rosicare sui giorni che passavano.
Poi. Finalmente.
Finalmente un giorno è avvenuto il miracolo: Tino è guarito.
Ne abbiamo subito approfittato per una giornatina a 3 in una baia molto carina, con il baretto e le birrette sul mare, con la passeggiata panoramica e tutti i cliches delle vacanze intelligenti.
Il giorno in cui i Figaccioni sono decaduti dall’Olimpo.
In picchiata libera.
Quel giorno siamo tornati al campeggio verso le 16, con la frollina stracotta e Tino pronto per andare a fare il suo giro alle Terme.
Perché ai Rottamen le terme piacciono, sono un po’ la loro dimensione naturale, li fanno sentire come i vecchierelli di Coocon.
Scendiamo dalla macchina e vediamo Mister Figaccione intento a divellere uno dei finestrini della propria auto nederlandiana. Con la faccia da mastino bastonato e le orecchie basse.
Lei ha i capelli svaporati e fumi gli escono dalle orecchie. La bambina angelicata è vestita di tutto punto per il mare ed è invece costretta in un parcheggio. Quindi urla.
Come una faina.
Come una scimmietta.
Come una bambina nederlandiana che urla.
Il finestrino, inutile a dirsi, non ne vuole sapere di aprirsi, così come il portello.
Lì, sul sedile posteriore giacciono le chiavi della macchina. Le uniche, probabilmente, che si è portato dietro Mister Figaccione. L’auto è immobilizzata in un parcheggio della Corsica, lontano dagli amati fiordi, lontano dalle dighe e dai mulini a vento. E tu, Figaccione che giri in ciabattine e fai il frikettone alternativo che fa tanto sesso, tu ti sei dimenticato il mazzo di chiavi di riserva.
C’è aria di crisi. Non sappiamo come, ma deve avere fatto proprio una grossa pirlata.
Ci dirigiamo verso la nostra magione e così fa Miss Figacciona, trascinandosi dietro la piccola scimmietta. Lascia Figaccione come un baccalà.
Tino ride sotto i baffi. Io no. Perché a me i figaccioni stanno simpatici. Perché a noi, a parte il fisic durol e l’altezza e i capelli cotonatonatura e il viso scolpito nella roccia e la bambina biondacomeilgrano non ci manca proprio nulla e – oibò – non c’ho voglia di essere invidiosa.
Passano due ore in cui Tino va alle terme e io e frollina dormiamo.
Al nostro risveglio, Mister Figaccione sta salutando con la manina la sua auto, caricata su un carroattrezzi. Miss Figacciona c’ha una bocca tirata come mia mamma quando era molto incazzata con mio babbo: riconosco la sintomatologia da arrabbiatura tra genitori.
La bimba urla. Dio se urla! Non se ne può più.
I libri sono accatastati sulle candele che hanno sbrodolato cera ogni dove. I panni stesi sventolano disordinati e intravedo un alone di ascella su Mister Figaccione, alone che ne deturpa la maschia e vichinga bellezza…
Quel giorno fu ristabilito l’ordine naturale della vacanza: Tino – su cui non può piovere per sempre – riprese l’uso della sua schiena e abbandonò l’idea del girello per deambulare.
Quel giorno i Figaccioni si rivelarono persone normali. Con una figlia di un anno: normale. Con ascelle dotate di sudorazione normale e con un rapporto normale, fatto di scazzi e di “tu sei un coglione ma ti amo lo stesso”.
Quel giorno Tino fece amicizia con Fritz: un uccello con le piume coloratissime che venne a trovarci spesso di lì in poi, a caccia di baguette.
Quel giorno, mentre gli Enzini pestacciavano rametti per il nido, tornarono anche gli Olmi.
Il sole splendeva e vissero tutti felici e contenti.
Fino all’amaro ritorno alla realtà cittadina, all’umidità padana e alle gioie dello svezzamento di frollina.
Ma di questo racconterò la prossima volta.
piesse: voi mi direte ” e le foto? dove sono le foto?”. Le foto sono chiuse nella macchina fotografica e devo scaricarle, cosa che conto di fare domani o nei prossimi giorni, non appena mi sarò rimessa in pari con il lavoro.
Poi ve ne riserbo qualcuna.
Non ce la faccio a leggere tutto Panz! Comunque ben tornataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E’ bello riaverti qui
A me per i figaccioni in verita’ e’ dispiaciuto 🙁
Potevate almeno offrir loro un piatto di carbonara dai 😛
Bello il tuo racconto Panza , vedrai che il prossimo anno sar’a tutto un pochino piu’ facile.
Ma non sara’ il caso di far visitare povero Tino da uno specialista? Ernia al disco? cos’ha?
Baci ( come va con lo svezzamento?)
” sar’a’ ” e’ italiano antico 😛
poveri figaccioniiiii però hanno ristabilito l’ordine delle cose, diciamoci la verità…Così era moooooolto meglio 🙂 erano troppo perfetti, non si può!!! Povero tino il mal di schiena in vacanza no!!!1E invece…Dai l’importante è che vi siate rilassati 🙂
vi siete rilassati, no? smak 🙂
Io pensavo che la famiglia Figaccioni, tirando fuori la “brucola” di IKEA si sarebbero smontati in un batti baleno. Ma il grande cerchio della vita ha le sue vie per aggiustare tutto 😉
Ma quando mi fa ridere il tuo racconto?!
ben tornati famiglia Panzallaria
Panz, mi hai fatto piegare dalle risate, ho letto tutti i post uno dietro l’altro perchè ero troppo curiosa di vedere come finiva!!!!
bentornati in quel di bologna, un’afa e un’umidità da paura!!!
e lo svezzamento? e le foto? attendiamo ragguagli!
poveri figaccioni! ma alla fine non avete fatto amicizia?
Eh, cara mia, non è facile per nulla la vita da spiaggia da single. Sembra che i mariti non servano a nulla…ma hanno pur sempre un perché quando NOI vogliamo farci un bagno tranquillo!!!
Ho letto pure io tutto d’un fiato!
Per essere una che è appena tornata dalle vacanze e cha avrà un milione di cose da fare, vedo che ti resta parecchio tempo per scrivere!!! 😉
Ho letto… la giustizia esisteeeeeeeeeeeeeeeeeee!
Io pure non sopporto i figaccioni, ma mica perché sono invidiosa, ma perché pensano che tutto sia dovuto…