Corsica – prima puntata
…così siete preparati alla logorrea che vi attende nei prossimi giorni, dedicata alle nostre vacanze.
Detto questo, oggi ho iniziato lo svezzamento della frollina (che compie 6 mesi!) e la prima pappa è stata l’esperienza più traumatizzante nella mia pur misera vita: vi dico solo che ho dovuto fare il bagnetto a lei e la doccia a me e che ora mi tocca lavare pure gatto scemo!!!
Ma di questo parleremo in altro post.
Iniziamo.
Il I giugno ho passato la giornata a preparare bagagli, a pulire casa e a intrattenere mia figlia: a mezzanotte dovevamo ancora caricare l’auto.
Dopo mille giochini di incastro del bravo Tino, alle 4.30, con una piogerellina autunnale, abbiamo sistemato i nostri culi sull’auto, alle volte di Livorno (non ero io Chiara, che peccato!).
La frollina ha dormito e guardato i camioni e le loro luci sull’autostrada e alle 8 ci siamo imbarcati con la famiglia dei Salsicci.
Tino, che non è per nulla competitivo, aveva intrapreso una silenziosa gara automobilistica con Mister Salsiccio per chi sarebbe arrivato prima all’imbarco, dato che loro avevano scelto di fare un’altra strada.
Come qualcuno sa, Tino NON ama per niente che altri ammettano che le sue scelte di percorso siano le più ottimizzate e così non ha gongolato nemmeno un po’ quando siamo arrivati primi all’imbarco.
Il viaggio in traghetto è trascorso bene: la tratta Livorno- Bastia dura solo 4 ore e con il brutto tempo ce ne siamo stati rintanati a poppa a leggere e a mangiare schifezze.
Scesi su terra francese – dove gli indigeni parlano un misto di italiano maccheronico del 500 e sardo – abbiamo deciso di prendere la strada interna, quella che sulla cartina è segnata tale quale ad una superstrada.
Ma solo sulla cartina.
Abbiamo cominciato a salire.
Sempre di più. Sempre più curve.
Sempre più nebbia.
Strade sepolte tra colline. Poi tra appennini. Poi.
Abbiamo visto il ghiacciaio.
Lì ho capito che avremmo potuto scegliere la strada litoranea. Un po’ più dritta, anche su quella cavolo di cartina.
Non fosse altro che erano già 10 ore che eravamo in macchina, che fuori faceva un freddo becco e che la nostra situazione fisica era la seguente:
Frollina scatarrona, con una tosse da far invidia a un camionista turco dopo una fumata di cubano;
Tino che è come sparare sulla crocerossa, con il suo mal di schiena sempre in agguato;
Panzallaria con il torcicollo che sembrava la ragazzina dell’Esorcista quando scende le scale al contrario.
Lì, tra i ghiacciai e Inculandia ho avuto una illuminazione: in Corsica era sbarcata una nuova genìa di supereroi, il cui atto di eroismo estremo è la capacità di sopravvivere a se stessi: i Rotta-men!!!! Una nobile famiglia da far concorrenza ai fantastici 4 e agli incredibili, anche dopo che sono stati alla beaty farm!
Noi. Con Broncobaby al comando.
Solo dopo 15 ore di viaggio, affamati e puzzoni e con una bambina rintronata dal sonno, abbiamo finalmente varcato la soglia del campeggio che ci avrebbe ospitati per due settimane.
Ad accoglierci un brutterrimo quanto sgodevole padrone di campeggio napoletano, che ci ha subito guardato male malissimo quando si è reso conto che non avevamo con noi tutti i soldi per pagare il soggiorno intero.
“Era scritto sul contratto!” ci ha detto, guardandoci come a dei mammalucchi.
“abbiamo la carta di credito, non è un problema!” ha risposto il buon Tino, che ci aveva i maroni striscianti per la stanchezza e ormai gobbo come Andreotti per il mal di schiena.
“non abbiamo il bancomat!” ci ha risposto sgodevolekapo, pretendendo che pagassimo in contanti, come nel medioevo.
Dopo varie trattative – che a momenti gli tiravo un pugno! – ho lasciato in ostaggio la mia carta d’identità e abbiamo firmato con il sangue una impegnativa a pagare entro e non oltre due giorni.
Poi ci ha accompagnati al bungalow.
Due simpatiche casette in mezzo agli ulivi.
In cima cima cima a 400 gradini intarsiati nel legno e pietra. Una di quelle robe ad elevata accessibilità, soprattutto con una nanetta appesa al collo.
Bungalow immersi nella natura e all’ombra di alberi secolari.
Ombra gradita ai più.
Non quando fuori ci sono 12 gradi.
Siamo entrati nella casetta e ad attenterci c’è stato tanto legno. Legno e plastica. La plastica dei cuscini per esempio e quella di orridi materassi a basso costo.
Materassi sporchi. Non voglio indagare di cosa.
I Salsicci hanno trovato addirittura delle mutande rosse da sbarco, sul loro letto.
Eravamo stanchi. Vuoi per il lungo viaggio, vuoi per le ascelle pezzate necessitanti una doccia, vuoi per le bambine distrutte dal tutto e affamate, si è fatta viva la Voce – fastidiosissima – della mia coscienza: un misto di ansia e offese gratuite alla sottoscritta.
” ma sei proprio una grande testa di minchia, cara Panzallaria! forse era meglio andare alla pensione Bellevue di Viserbella, invece di costringere quella piccola creatura ad un viaggio estenuante per arrivare ad Inculonia city e trovarvi in condizioni igieniche peggio di un interregionale delle effeesse ai tempi delle pulci!!!! ma ti rendi conto o no che non siete più la coppietta di giovinastri che deve pensare solo a se stessi????”
Avevo voglia di piangere e di dare retta alla Voce.
Torniamo a casa Tino, scappiamo a Cesenatico, tra gli ombrelloni e i bagnini Rino e i bomboloni caldi e la cena alle 7.30 in pensione!.
Tino, che notoriamente non si perde d’animo, ha pensato bene che era il momento per montare il nostro superfiko e tecnologico lettino da campeggio, così almeno la frollina avrebbe potuto dormire il sonno dei giusti, coperta da tutte le coperte a nostra disposizione e con indosso tutti i maglioni (pochi, invero!) che avevamo portato.
Perché diciamoci la verità: in queste casette del menga sotto gli ulivi il tasso di umidità era pari a quello della foresta amazzonica e il freddo mi ricordava tanto ottobre quando fa freddo davvero e la bambina, già provata dal catarro, era sulla strada giusta per esportarne anche nei paesi secchi.
Ochei Tino.
Montiamo il lettino. Laviamoci, facciamo un po’ di pulizie e andiamo a dormire.
Domani sembrerà tutto migliore. Se lei dorme, sembrerà tutto migliore.
E’ stato quello il momento in cui all’Uomo Attrezzo è stato assestato un altro pesante colpo alla propria autostima.
Il lettino da campeggio, probabilmente progettato da un ingegnere sadico e senza figli è rimasto dinoccolato come pinocchio, non ne voleva sapere di tendere i suoi braccini per assicurare al sonno la capellona.
Tira di qua, spingi di là, calcia sopra, tendi sotto.
Rien a faire.
Dopo un’ora di smadonnamenti e preghiere in armeno e sudori e ringhi satanici, ci siamo dovuti arrendere.
Il beffardo – che a casa si era montato in un attimo – come succede alla signora sorridente delle fanculoistruzioni allegate, in vacanza ha deciso di darci filo da torcere.
Mi veniva da piangere.
Ho adagiato Frollina, ormai sazia di latte e con le occhiaie ai ginocchietti, sul nostro letto di plastica con i cuscini di plastica ma con le lenzuola a righe di mamma e mi sono seduta, al freddo e al gelo, sulla panca del nostro superbungalow, occupato abusivamente da noi altri.
Mi sono seduta e ho sentito ridere.
Forte, sarcastico, continuativo.
Una risata odiosa e familiare.
Era la Vocedellamiacoscienza.
Quella bastarda rideva e sussurrava:” teloavevodetto, teloavevodetto, teloavevodetto…”
Alla prossima puntata.
Con foto che spero di aver tempo di scaricare!
Non vedo l’ora di leggere il seguito!
ciao panza…ma dove siete finiti?
spero proprio che la seconda parte del racconto sia più felice….e io che vi immaginavo tutti e tre spensierati su un'”isoletta felice”… a presto!
Tranquilla Aliciotta…poi è andata molto meglio…posti belli e bella vacanza, ma questa parte da eroi tragici meritava menzione! 😉
Panz aiuto!!!!Però è vero che l’inizio delle vacanze è sempre un pò tragico…Ci sono le scosse di assestamento che devono permettere a tutti, luogo e persone di far amicizia…Ma i proprietari non sembravano simpaticissimi? Orrido il napoletano in questione!!!
Per consolarti sappi che l’anno scorso al mio arrivo a parigi appena messo giàù piede in terra francese mi hanno fregato in un soffio il cellulare e poi quando siamo arrivati stanchi e provati alla casa presa in affitto eravamo nel quartiere più multietnico che ci sia e in pi carichi di due valigie a testa ci siamo inerpicati per delle scalette così strette e a chiocciola coi valigioni che a me a metà percorso mi è venuta una ridarella di quelle sceme…E l’ho ataccata al coniglio e company…Non ti dico che effetto è stato!Ed eravamo stressati, stanchi puzzoni e affamati…
Spero che alla fine tu abbia messo un bel tappo alla tua coscienza 😉
Bentornata! Quando continuerai il racconto????
Eh no, meno male che non eri tu! Non mi sarei mai perdonata di non avere avuto il coraggio di urlare “Frollina!” in mezzo alla folla genovese.
Però quella bambina avresti dovuto vederla: sembrava David Bowie ai tempi d’oro 😉
Ma siete finiti sull’isola di LOST?!!!? Scusa Panz, ma mi hai fatto morire dal ridere… spero che il giorno dopo il sole abbia fatto capolino. Attendo la seconda parte 😀
caro Popale, non ci crederai ma è lo stesso pensiero che ho fatto spesso anche io…
soprattutto quando avvistavo certe robe che spuntavano dal terreno, tanto “Dharma initiative”…
😉
La prima vacanza con prole è una esperienza indimenticabile. Che nostalgia. Da subito ci si rende conto che i marmocchi sono più forti di noi. Anche se non so il seguito, ho visto che siete tornate bellissime entrambe. Tino non so, mi saprà dire la sua versione. Baciotti
Mio dio… ma è stato un incubo bello e buono!! Vado a leggere la seconda puntata… e speriamo sia meglio!! 🙂
Cazzo, mutande rosse da sbarco.. ho scelto il posto per la mia prossima vacanza.