Donne dobbiamo fare la rivoluzione: e gli uomini con grano salis dovrebbero stare con noi
Donne,
non possiamo più tacere. Un minuto di più e saremo colpevoli e puttane come ci vuole il nostro Presidente e lo stereotipo che sta passando grazie alle signorine che – compiacenti – bramano di partecipare ai suoi harem.
Vogliamo veramente insegnare questo alle nostre figlie? Vogliamo veramente che loro un giorno ci dicano: “ma come mamma, tu non hai fatto niente e ti lamenti, ora, che io desideri fare la velina? che sia quella la mia realizzazione?”.
Tra parentesi, sarebbe anche il passo più breve per arrivare alla politica.
Donne. Ci stanno strumentalizzando. Siamo cresciute convinte che tante lotte delle nostre madri fossero vinte. Abbiamo creduto di poter fare gli stessi lavori degli uomini. Di avere gli stessi diritti. Abbiamo pensato di essere arrivate il giorno che lui ha lavato i piatti e portato i bambini all’asilo. Ci siamo sentite fuori dal gorgo millenario della discriminazione di genere. In ufficio abbiamo fatto il verso ai nostri colleghi maschi, parlando di brain storming e mandando lo stagista a prenderci il caffè.
E così ci è sembrato che il concetto di Pari Opportunità fosse compiuto. Noi donne del nuovo millennio.
Non ci siamo scandalizzate quando le prime tette del Drive In hanno campeggiato in tv. Non ci siamo scandalizzate quando in ogni pubblicità, qualsiasi messaggio fosse veicolato da una bella gnocca. Non abbiamo detto niente.
Noi avevamo il nostro caffè bollente, la scrivania in ufficio e il marito che lava i piatti a casa. Cazzo vogliamo di più?
Non ci scandalizziamo oggi che queste quattro oche dalle gambe lunghe continuano a sbavare dietro a Berlusconi. Giustificando i suoi teatrini di gnocca in nome del suo potere. Sono queste le Pari Opportunità? E’ questo il modo che abbiamo di sentirci realizzate?
Essere la bella figa del capo ci dà così tante soddisfazioni che l’unica cosa che sappiamo fare è azzannarci alla caviglia tra di noi?
Che vergogna.
Dovremmo tutte vergognarci se non facciamo niente.
Sentirci quanto meno delle madri poco accorte per i nostri figli. Femmine in primis ma anche maschi.
Perché le ragazzine di domani ci chiederanno conto del perché per arrivare da qualche parte devono darla via come verde rame al primo nanodimerda che passa. I maschietti saranno i mariti, i padri, i compagni di domani.
Ma perché non riesco a trovare una manifestazione. Qualcosa. Qualunque cosa che dia voce a questo senso di ribrezzo. Ma sono la sola a sentirsi colpita e offesa come femmina?
Cosa possiamo fare? Da dove possiamo iniziare?
Se Pari Opportunità significa credere di essere degli uomini grazie al desiderio del nostro corpo riflesso nei loro occhi, ecco
francamente
preferivo quando non c’erano le Pari Opportunità.
Almeno era tutto più chiaro e non ci toccava pure la ipocrita presa per il culo.
Non è questo che abbiamo voluto per noi né per i nostri figli. Bastava spegnere la televisione per tempo. Bastava… non lo so cosa bastava né so cosa ci vuole adesso.
Tranne passare la vita ad incazzarci e pretendere quello che ci tocca per diritto di nascita, non perché qualche costituzione lo sancisce. Il rispetto come essere umano.
A mia figlia più che diciotenne dico che tante cose, noi – io sono una del ’59 – non le avremmo fatte passare. Allora c’era il femminismo, libro bestseller sui nostri comodini o nascosti nei cassetti era “Noi e il nostro corpo”. Oggi nel più che duemila, ogni giorno c’è qualcosa di terribile che colpisce il mio essere donna e madre. In primis le statistiche mostruose che dicono di violenza DOMESTICA quotdiana contro le donne è vertiginosamente alta in tutte le categorie sociali, altro che extracomunitari come martellano in TV.
E in questi giorni, quando ho letto le parole di quel venduto di merda di Ghedini che parlava di “prodotto finale” (sic) riferendosi alle donne che il Berlusca avrebbe consumato, ho avuto conati di vomito che neanche la chemio mi aveva fatto venire. Al pari di merce, al pari di oggetti, di bevande alcoliche, di droga, di fast food, di prodotti da supermercato. Più in basso di così? E poi parliamo delle donne con il velo? E’ più offensivo una donna con il velo o una donna chiamata “prodotto finale”?
D’accordissimo. Non sono mamma, ma ho 28 anni e questo non è il mondo in cui voglio vivere. Su L’Unità di qualche giorno fa c’era un trafiletto (http://www.unita.it/news/85738/trentenni_generazione_rapinata_ma_loro_perch_non_si_ribellano) molto triste sulla situazione dei trentenni di oggi: ci stanno togliendo il lavoro, la cultura, l’informazione, e pure i pari diritti. Nel caso delle donne, per come la vedo io, ogni giorno di più ci stanno togliendo la dignità di persone relegandoci a soprammobili, che al momento buono diventano pure avvocati difensori di chi le usa. L’articolo di cui sopra si chiudeva con una domanda: perché non ci ribelliamo? … già, perché?
Sono arrabbiata e anche tu , cosa facciamo?
Non dimentichiamoci che una signorina compiacente era minorenne…
La cosa più coraggiosa che gira in rete al momento è questa: http://www.ilcorpodelledonne.blogspot.com/, ma immagino tu la conosca già.
Giuliana
A mia figlia più che diciotenne dico che tante cose, noi – io sono una del ’59 – non le avremmo fatte passare. Allora c’era il femminismo; il libro bestseller sui nostri comodini o nascosto nei nostri cassetti era “Noi e il nostro corpo” solo per citarne uno. Oggi nel più che duemila, ogni giorno c’è qualcosa di terribile che colpisce il mio essere donna e madre. In primis le statistiche mostruose che dicono che la violenza contro le donne è prima di tutto DOMESTICA e quotdiana, vertiginosamente alta in tutte le categorie sociali: altro che violentatori extracomunitari come martellano in TV.
E in questi giorni, quando ho letto le parole di quel venduto di merda di Ghedini che definiva il Berlusca “utilizzatore finale” (sic) riferendosi alle donne che il Berlusca avrebbe consumato, ho avuto conati di vomito che neanche la chemio mi aveva fatto venire. Utilizzatore finale implica che ciò che viene appunto consumato sia merce. Le donne sono qui equiparate a bevande, cibo, di droga quindi prodotti da supermercato. Più in basso di così? E poi parliamo delle donne con il velo? E’ più offensivo una donna con il velo o una donna chiamata “prodotto finale”?
Sono d’accordissimo con te Francesca. Non dobbiamo tacere. Riporterò il tuo appello sui siti e i blog in cui scrivo. Non possiamo assolutamente tacere!
Non per fare la “rompiscatole”, ma secondo me è in un blog così simpatico come il tuo, non è detto che risulti gradevole la spennellata di politica che poi comunque inevitabilmente si ripercuote sui commenti. Ad ogni penso che le donne siano le prime artefici di questo scempio…
Io spero solo che quando le nostre figlie diventeranno ragazzine , le cose saranno cambiate in Italia..ed per cambiate intendo migliorate.
Nel frattempo tocca a noi fare il lavoro duro .
io le chiamo le “papi” opportunità a questo punto.
Capisco e comprendo ed appoggio il tuo sdegno.
però… non tutti gli uomini son così, credimi. Davvero, credimi! 😀
Non sarà elegante citarsi addosso ma io avevo già commentato. Così:
http://desian66.blogspot.com/2009/06/veline.html
lo so che c’ho sempre ste uscite da american people, e che comunque io non ci sono la con voi (ma soffro da morire lo stesso), ma che ne pensate di una cosa simbolica da portare addosso, come il pink ribbon del cancro al seno, ma anche piu’ vistosa? non c’e’ tra le tue lettrici, panz, una in grado di far produrre qualcosa del genere? qualcosa che ci si metterebbe sempre in vista, e il cui significato si propaganderebbe a chiunque chieda….
Panz, io sono del ’57, potrei scrivere un doppione del commento di Maria Pina. Il velinismo mi repelle e mi preoccupa non tanto per le nostre figlie che magari riusciamo ad aiutare a non cascarci quanto per le loro amiche con genitori meno schierati. O i nostri figli maschi insegnar loro a difendersi dall’inquinamento da testosterone diventa sempre più difficile.
Penso però che il governo italiano sia formato di papponi FASCISTI con il mito del macho, meglio se ricco. Come frontman hanno un pagliaccio senile in delirio di onnipotenza ed un manipolo di bravi di manzoniana memoria che finalmente hanno modo di usare il manganello. Dietro di lui i Ghedini di questa terra stanno al riparo con le braccia infilate fino ai gomiti nella greppia, mangiando a quattro palmenti ed assicurandosi le condizioni per poter continuare a mangiare in futuro.
Che in questo scenario l’immagine della donna risulti essere quella della puttana o della virtuosa donna fascista (ricordiamo tutte le esortazioni a preparare le crostate per gli scrutatori, no?) personalmente non mi stupisce nemmeno un pò.
Questa versione moderna di un regime fascista mi scandalizza e spaventa profondamente ma i risultati elettorali ce li abbiamo sotto gli occhi, no?
Allora secondo me la questione femminile è una conseguenza del clima politico e se non cambia quello, se il centro sinistra non si ripiglia e non trova un’identità in grado di raccogliere l’incazzatura e la preoccupazione di quelli che non si riconoscono in questo governo, se i sempiterni soloni delle gerarchie del PD non mollano il trono visto che i loro bei danni li hanno già fatti, se i galletti della sinistra radicale non la smettono di badare ai propri personalismi e non si mettono a ragionare in termini di obiettivo comune …. se tutto questo non accade allora la questione femminile rischia di essere una prospettiva un poco riduttiva dell’intero scenario.
Scusa il pippone ma queste cose mi premono dentro e mi pareva brutto dire ‘lo scrivo da me, vieni di là a leggere’.
Un abbraccio /graz
Se le donne non lo votassero già sarebbe qualcosa.
Il problema di fondo è che siamo cresciuti con le sue reti e abbiamo riso con le sue trasmissioni. Io personalmente ho sempre odiato Drive In perchè mi sentivo offesa da come venivano mostrate le donne, forse perchè io avevo il complesso del seno grosso e lì veniva evidenziato.
Poi è arrivata la trasmissione con le piccole veline in erba (non mi ricordo il titolo, di Boncompagni) e si sono sprecate un po’ di parole, ma ora è un cult.
E ora si vogliono abituare già da piccole con giornaletti rosa che parlano di niente, di vestiti e cucina per essere delle perfette veline un domani.
Sì, ribelliamoci, io non voglio questo per le mie G&G e non lo voglio per me.
La rivoluzione deve partire da noi, abbiamo fatto dei mostruosi balzi indietro, quasi che spogliarsi e fare il sesso di una notte sia la vera rivincita sugli uomini, i calendari senza veli sono un punto d’arrivo e una volta erano un inizio da tenere nascosto.
Io voglio essere un individuo che può fare delle scelte.
Sennò, davvero, il burqa sembra più progressista.
Da dove iniziamo?
Io sono pronta, riuniamoci, facciamoci sentire.
@mammachefatica: la spennellata di politica sul mio blog c’è dal 2005, anno in cui ho aperto il blog. bona con le etichette!!!! se uno ride, ironizza sulle cazzate e non e racconta aneddoti non è detto che non debba anche parlare, pensare, discutere di cose che riguardano TUTTI.
A casa mia (quella reale come quella digitale) si parla di tante cose, anche di politica. Sono tutti invitati ma nessuno è obbligato a entrarci.
Tra parentesi, se segui la tag “blogaction” ti renderai conto che personalmente ho anche tentato di fare un po’ di politica dentro al blog.
e si parlava di un anno e mezzo fà.
se l’avere un blog deve essere solo un modo per parlarsi addosso, allora davvero non serve a niente. e se li usassimo anche come reale luogo di confronto sulle cose DAVVERO importanti????
scusami mammachefatica ma il tuo commento mi è sembrato davvero fuori luogo.
Non ci ribelliamo perché siamo cresciute a colpi di Bim Bum Bam, Drive in e tutto quello che ci è stato scodellato, volutamente, come normale.
Se leggiamo “Dalla parte delle bambine” è attuale adesso come 35 anni fa, in realtà non cambia nè è cambiato molto da allora. L’unica cosa che sembra abbiamo ottenuto è ANCHE di lavorare, e mentre prima le donne non dovevano parlare/votare/lavorare, adesso passa il modello della velina come il pass per ogni cosa, dal lavoro, alla politica. E i modelli rimangono sempre quelli, forse in peggio (perché non solo non contiamo niente, dobbiamo essere pure gnocche…)
Pari Opportunità? Perché esistono?
Grazie del bel post, spero non rimanga una goccia nel mare.
meno male che c’è la spennellata di politica:-) Chissà forse se in questo paese fossero di più gli spennelatori si raggiungerebbe il quorum ai referendum.
Sul “che fare”: sono d’accordo, bisogna passare dalle chiacchiere ai fatti. Per esempio iniziando a sostenere le donne che in politica si battono realmente per le pari opportunità e “adottando” le inziative che vanno in questa direzione, a prescindere dalle bandiere. Quindi, informandosi, prima di tutto
Un’idea collettiva trasversale fortunatamente vien data anche dalla maggioranza delle donne in circolazione.
Purtroppo la minoranza , quella fatta dalle “papi girl”, ha più visibilità e sembra perciò l’unico modo di essere.
Spero di dare dei valori a mia figlia col mio esempio e spero che tanti spengano la tv e non comprino più certi giornali.
Sono poi un po’ infastidita dai frequenti commenti che vorrebberero nel tuo blog, ma anche in molti altri, un auto censura politica per non risultare fastidiosi per chi la pensa diversamente o anche solo per chi crede che la politica sia una cosa troppo bassa e vergognosa per poterne parlare. Vengo da una generazone così, in cui appassionarsi a un’idea pareva poco elegante ed eccoci ora ai risultati.
elisa
organizziamo il festival delle donne che non si riconoscono nelle veline-feline-faine-botuline insieme agli uomini che non hanno nemmeno un briciolo di ammirazione per quanto recondita e sussurrata per questo laido individuo che andrebbe archiviato come caso perso anche a geriatria. ci vuole un bel nome, per il festival, e delle belle iniziative, poi si trova un posto e via… io ho la tendenza a vivermi in solitudine la mia rabbia e il mio rancore, proprio perché appartengo a una generazione individualista e sfiduciata, per quanto critichi questa tendenza a parole, benvenga la meravigliosa Panz con le sue incazzature estroverse e raccontate! Facciamo qualcosa!
panz, ora che ti passano i cinque minuti dopo la risposta di sopra, guarda che io ero parzialmente seria, e se pensi di avere (o di conoscere chi li ha) i mezzi per impostare una campagna anche di media secondo me questa e’ la via.
@tutte: possiamo stare qui fino a domani a dire come il governo (usare sta parola mi fa senso in questo contesto, ma tant’e’) attuale abbia creato questa situazione. E’ vero ma non e’ da qua che possiamo partire, sarebbe un flop pazzesco. La “rivoluzione” non deve essere di stampo politico cosi’ come la “involuzione” che ci ha portato qui non lo era, almeno non all’apparenza. La ‘manifestazione’ ci fa forse sentire meglio, come quando uno e’ incazzato e manda tutti a quel posto, ma poi lascia il tempo che trova, non e’ contandoci e vedendo quanti siamo che cambiamo le teste di questi ragazzi e ragazze. Nel su citato blog del documentario sul corpo delle donne (http://ilcorpodelledonne.blogspot.com/) c’e’ oggi un commento interessante, lo riporto qui cosi’ non andate di la’:
Quando è apparsa la ragazza appesa come un prosciutto, proprio mentre viene marchiata, una ragazza del pubblico ha detto ad alta voce: “ma vedi che fisico ha questa… ore di palestra mi ci vorrebbero…”
Io non credo che la ragazza abbia preferito focalizzare la sua attenzione sulla bellezza della donna appesa anziché sull’umiliazione da questa subita: lei ha visto SOLAMENTE l’immagine di bellezza, l’umiliazione non è giunta alla sua comprensione.
E’ da qui che si deve partire, dal far arrivare il messaggio a questa ragazza, e a quelle come lei, che tutto cio’ e’ umiliante. Non importa se di destra, di sinistra, fascista o bolscevico. E’ umiliante. E per far arrivare questo messaggio si devono usare gli stessi mezzi, non la politica. E’ la pubblicita’, e’ l’immagine che va usata. E’ il passa parola fra ragazzi. E’ il sostituire una immagine allettante o presunta tale, con un’altra altrettanto allettante, altrettanto “di moda”.
Ieri sera non riuscivo a dormire pensando a questo post. Mi sono venute in mente idee su cose in stile pubblicitario, continuato a girare nella mia testa vari “spot” sul tema, pensando a cosa potesse essere di impatto o no… ma a parte la mia insonnia, secondo voi possiamo cercare di muoverci in questa direzione?
(scusate la logorrea)
cazzo lena
il festival delle donne è un’idea bellissima
davvero
parliamone sul serio.
ci sono idee?????
@supermambanana: hai ragione da vendere, sono d’accordo che non si debba partire dalla politica (nel senso più logorato del termine) ma dall’individuazione di un’idea collettiva trasversale.
Il festival è una buona idea, se non diventa un ghetto o un’occasione commerciale stile 8 marzo.
Pensavo che forse potrebbe essere una buona idea dare visibilità a dei modelli diversi di essere donna. insomma sempre per restare sul concreto, invece di raccontar(ci) come sono e non sono le donne, raccontare storie di donne reali che nei loro campi sono riuscite a realizzare piccoli e grandi successi senza scendere a comrpomessi.
Sono ingenua eh?
@Adele, hai ragione, ce l’abbiamo gia’ il festival delle donne, l’8 marzo che in Italia e’ diventato ancora un’altra occasione avvilente. L’8 marzo non e’ la “festa della donna” ma la “giornata mondiale della donna”. L’idea e’ quella di parlare dei problemi e capire che fare per risolverli. Io ho bandito mimose cioccolate e altre cavolate (che per fortuna comunque da mio marito non arrivano l’8 marzo), per quelle c’e’ la festa della mamma o san valentino, a seconda della situazione. E’ come se nella giornata mondiale della fame nel mondo si regalassero mimose ai bimbi in Africa. Se avete 5 minuti da perdere, andatevi a vedere il sito internazionale della Giornata Mondiale della donna, e cliccate sugli “eventi” organizzati dalle varie nazioni (http://www.internationalwomensday.com/events.asp). L’Italia non e’ neanche nella lista.
@elisa: ti sposo.
anche io MOOOOLTO infastidita. mi toccherà scrivere un addendum al mio manifesto.
e ricordare che panzallaria è tante cose
non solo una mamma
non solo una donna
non solo una cicciona ridanciana
perché se no checcazzo
corro a suicidarmi
e se la pensiamo tutti così
checcazzo
mi suicido due volte! 😉
mi sembra una bellissima idea ma per non fare 8 marzo bis (ossia cadere nel più totale anonimato) secondo me bisognerebbe puntare su 2 cose: 1. rifiuto esplicito e totale di QUEL modello e proposta di un modello alternativo, essenziale a esprimere e ridare alla parte femminile del mondo la dignità che merita; 2. ricerca di un canale che dia il massimo della VISIBILITA’ perchè – non dimentichiamolo – combattiamo contro la MALEDETTA TELEVISIONE!!!
… prime cose che mi sono venute in mente…
Panz, sono d’accordo, mi piacciono questi post di polita, eccheccazzo uno non può scrivere quello che vuole nel proprio blog??? per non offendere nessuno? no, no, no. è quello che vuole LUI, che nessuno si esponga, se non quelle che hanno tante tette esposte al vento!
tutto quello che sta venendo a galla mi fa schifo, se fosse successo in un altro Paese il governo sarebbe già caduto. per quanto uno possa dire “vabbè sono cazzi suoi” io rispondo Eh NO, cazzo tu sei quello che ci governa e almeno un po’ di rigore morale uno dovrebbe averlo.
e nessuna dice niente. ma scusa, dovrebbe essere la Carfagna a rappresentarci noi donne per le PAri opportunità? LEI? lei che per avere quel ruolo forse ha fatto parte di harem… solo che allora non si sapeva niente. erano voci che giravano, “malelingue” che però ora si sono concretizzate e rivelata veritiere. vogliamo palarne con lei, la sig.ra Mara?
mi sono incazzata alquanto! grrrrr…
grazie panz per alzare questi spolveroni.
se non l’hai ancora visto guradati il video Il corpo delle donne, il un commento precedente c’è il link.
ciao smile
Non era mia intenzione fare arrabbiare nessuno… Nemmeno penso che sia giusto autocensurarsi “politicamente parlando”, penso che nel proprio blog uno può scrivere ovviamente ciò che vuole, ma poi non deve prendersela se riceve commenti non condiscendenti. Volevo aggiungere che io, Panz, conosco da poco il tuo blog (non dal 2005), e però sono sempre aperta a recepire nuove iniziative o idee e a capire anche qualcosa di più del mondo politico attuale, ma tra i blog in rete è diffuso il solito qualunquismo davvero di bassa lega (di cui personalmente sono stufa) e parlandone si rischia inevitabilmente di caderci dentro, per esempio scusa “smile1510” ma quello che hai scritto su Carfagna sembra fotocopiato da uno dei tanti settimanali di gossip, qui dove è l’argomentazione utile al nostro progresso? Scusate, mi sbaglierò: ma ad essere tutte d’accordo, ci si gasa troppo e si possono perdere alcuni interessanti e differenti punti di vista.
Grazie per questo post, ha risvegliato la femminista che c’è in me e che si era assopita un attimo pensando che tutto stava procedendo bene e invece siamo tornati indietro e dobbiamo parlarne, ho linkato questo post, perchè è davvero giustamente incazzato.
Dobbiamo ripartire dal fare cultura, ora abbiamo un mezzo geniale che è Internet e dobbiamo ripartire da qui. Cultura per tutte le età e che abbatta le nuove barriere di genere, partendo da cartoni animati, giochi e simili, perchè la prossima generazione sia davvero quella delle Pari Opportunità per tutti gli individui senza più nessuna etichetta.
per chiara – post n. 7
…e non dimentichiamo i genitori compiacenti e compiaciuti della signorina minorenne!
E’ la nostra generazione di 5oenni che ha fallito (parlando in generale)
Elena
@mammachefatica: mica dobbiamo essere tutti d’accordo eh? ma se uno non ne parla nemmeno, è chiaro che la discussione non nasce. forse nel commento precedente ti sei semplicemente espressa con poca chiarezza. se trovi questo post qualunquista, bene: mi sembra che la forma dei blog sia proprio quella giusta per proporre integrazioni e altri punti di vista no? e nessuno ha mai cercato commenti condiscendenti. non mi pareva che tu esprimessi un’opinione su quello che scrivevo ma sul perché lo scrivevo. questo – francamente – mi ha un po’ irritata.
se non sei d’accordo hai tutto lo spazio (tu come altri, ora come sempre) di dirlo e portare avanti le tue istanze
intanto vi segnalo anche questo: http://temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391093
è un appello di donne a donne a disertare il g8
dimenticavo: grazie silvia per la segnalazione che mi hai mandato dell’articolo citato nel precedente commento
io uso il mio blog da quando è nato per dare voce a questo bisogno di uscire dall’angolo delle veline, per me, per le mie figlie (2 e femmine), dalla politica gabinetto, dalle scelte che mi passano sulla testa.
dopo il 68 forse ci è sembrato che il politicamente corretto passasse dalla carriera, dalla possibilità di nuovi ruoli professionali, dall’uscire di casa e andare a lavorare. invece occorreva anche occuparsi della politica, della polis, della città e della cittadinanza, dell’imparare a tutelare una plurarità di diritti e di doveri. svecchiando la politica e il politichese con proposte che ci piacessero, invece non ci siamo accorte che la tanto decantata libertà sessuale diventava esser veline….
in effetti dovremmo darci una svegliatina …
monica
@mammachefatica, hai ragione, ma non è colpa mia se attualmente è la politica a fare e alimentare il gossip! è vero, non ho dato idee utili al nostro “progresso”, il mio infatti era solo uno sfogo, ultimamente nel mio blog ho tralasciato un po’ la spennellata politica (che c’è sempre stata, fin dal lontano 2005) e ho gridato qui il mio sdegno. nulla di più. però, appunto, ognuno è libero di pensarla come vuole, o no?
Chi si ricorda anni fa le bandiere arcobaleno che sventolavano dalle finestre?
La mia è rimasta lì finché non si è disintegrata…Era un bel segnale, un modo di riconoscersi e non sentirsi (troppo) soli.
E lo straccio bianco di Energency? Anche quello, un segnale.
Ecco, a me piacerebbe sventolare la bandiera dell’antivelina, uso la testa e non le tette. Piacerebbe un nastro colorato da attaccare alla borsa o allo zainetto. Piacerebbe un bannerino da pubblicare sul blog.
Mi piacerebbe tanto un piccolo spot che rimbalzasse di qua e di là, anche se non lo so fare.
E poi, facciamo la rivoluzione.
Ecco quella di LGO è davvero un’idea innovativa! Brava!
approvo l’idea di lgo, cioè entrambe nastrino e rivoluzione 🙂
tra il dire e il fare ho messo su questo post? che ne dite?
http://pontitibetani.blogspot.com/2009/06/cercasi-bannerino-e-minilogo.html
il banner mi sembra un buon inizio per segnalare un modo di vedere. poi però penserei anche a una raccolta di adesioni, un po’ sullo stile di quella per il g8 per raccogliere che siamo in tanti: si potrebbero anche unire le due cose. Il banner che rimanda alla raccolta firma.
Per il banner bisogna trovare un grafico bravino che abbia voglia di farlo.
ok… passiamo alla fase blog. io sarò via da giovedì a lunedì, se va bene e poi sono operativa, così ci scriviamo anche via mail e ragioniamo … e mi spieghi la faccenda blogaction … monica
non vorrei essere distruttiva, è chiaro che ogni proposta ha la positività del voler fare qualcosa e personalmente apprezzo ogni suggerimento. Ma non credo che un banner sia un’azione significativa se dietro non c’è nulla di concreto e per concreto intendo qualcosa che esca dalla rete e coinvolga/sconvolga la quotidianità. E’ solo un altro banner. Che fa sentire meglio chi lo pubblica e chi lo vede, ossia le persone che tendenzialmente sono già d’accordo sull’importanza di quel tema.
Giusto per dirne una, su questi temi io seguo spesso sorelleditalia, perché non coinvolgerle, Panz? Il mio è solo un suggerimento, ma dai post credo che potrebbero uscirne fuori degli spunti veramente interessanti.