Tutta la verità sul calzino spaiato
Un giorno Francesca Migliore, regista e fondatrice di Teatro della Rabbia mi telefonò (ci eravamo conosciute ai giardinetti) e mi chiese se mi piaceva l’idea di trasformare alcuni post di questo blog in un monologo teatrale. Io in quel periodo ero bella presa coi miei casini e fui felice di accettare.
Stavo scrivendo un romanzo che vive nel mio cassetto e che si intitola “La rivincita del calzino spaiato” e così – dopo che furono stati scelti i post da leggere a teatro – mi sembrò una buona idea che la raccolta avesse lo stesso titolo del romanzo.
Si trattava di un monologo. Ricominciai a stare bene e l’idea dello spettacolo mi sembrò davvero bella. Lungo il percorso di rinascita avevo imparato tante cose, prima tra tutte che bisogna cercare di stare bene e fare cose che ci fanno stare bene, al di fuori degli obblighi imposti dal lavoro. Constatai che questa cosa del teatro mi appassionava e mi misi con entusiasmo a promuoverla. La data dell’anteprima era fissata al 25 febbraio 2009. La promozione risultò abbastanza facile: grazie all’affetto di molti lettori, comparvero sui blog amici post dedicati, mi intervistarono e la gente faceva la fila per acquistare il biglietto. Io lavoravo molto a questo progetto: spesso facevo la notte per confezionare comunicati stampa, per inviarli ovunque e per mantenere alto l’interesse intorno a questo evento. Feci un’accurata ricerca in Internet e scoprii che l’idea di portare a teatro il blog era nuova. O almeno così risultava dalle mie perlustrazioni. In realtà ho scoperto, grazie ad una sua mail – e voglio pubblicamente dirlo – che un’altra attrice, bravissima sia nel suo lavoro che come blogger, lo ha fatto prima di me. Si chiama Lucilla e qui trovate la serie di spettacoli che ha scritto e interpretato e che girano tutta Italia.
Circa 5 giorni prima dello spettacolo potei assistere alle prove generali e vedere Francesca Migliore e Anita Giovannini, l’attrice che leggeva i miei post, all’opera. Rimasi entusiasta del lavoro. Mi piacque molto il tipo di interpretazione che Anita dava ai brani e trovai il tutto molto godibile. Un giorno prima dello spettacolo mi contattò una giornalista di Repubblica. Coinvolsi immediatamente la regista – come ho sempre fatto, pensando che il nostro fosse un lavoro di squadra che andava valorizzato – ma lei non poteva, nei tempi brevi richiesti dall’intervista essere dei nostri. Mi incontrai con G.O. in un’osteria e parlammo a lungo dello spettacolo, di come era nato, di cosa rappresentava e lei fu così carina da venire anche a vederlo. I media cominciarono a cercarmi. Piaceva l’idea di portare il blog a teatro. Le mamme, poi, lo dico sempre, vanno molto di moda oggi giorno, soprattutto quando fanno le blogger e le etichette sono sempre state il modo più semplice per diffondere le cose. Poi io sono un po’ di anni che racconto, che ho creato un panzamondo da leggere, con le mamme talebane, i lettini da campeggio e il non marito e la sgaruppmam e questo sembra fare ridere. E la risata è il mio cavallo di battaglia.
L’anteprima ottenne un numero così alto di adesioni che a una settimana dal monologo era tutto esaurito, anzi, dovemmo duplicare per accontentare tutti. Un successo a scatola chiusa. Merito dei miei post e probabilmente della credibilità conquistata dalla regista nel suo lavoro, dall’attrice nella sua carriera e dalla sottoscritta.
Ma merito anche della promozione. Io non sono donna di spettacolo. Mai avuto vena artistica teatrale e per la prima volta mi cimentavo in tale impresa. Ma sono donna di comunicazione, di Rete e di intersezioni. E credo che anche una buona promozione sia importante. Perché l’arte, anche quando è ottima, se rimane sconosciuta ai più, è come se non ci fosse. Secondo me. Non sono di quelle che pensano che le cose belle sono quelle che le vedono e capiscono solo in pochi: secondo me le cose belle dovrebbero essere estremamente democratiche.
Lo spettacolo è piaciuto. Io sono stata molto grata a Francesca e a Anita perché grazie a loro è stata una serata bellissima. Anita ha saputo leggere e interpretare i miei post molto bene. Penso di averle ringraziate tantissimo e pubblicamente quella sera, ma voglio rifarlo qui e ora. Perché quando le cose vanno bene e scorre energia positiva è un dono grandissimo che ci si fa a vicenda ed è giusto ricordarlo sempre.
Qualche giorno dopo, su Repubblica, uscì un articolo molto bello a tutta pagina e devo ammettere che fui veramente felice.
Purtroppo però non sempre le persone sono sulla stessa lunghezza d’onda e mentre questa esperienza mi aveva fatto capire (grazie anche alle tante lettere che mi sono arrivate e ai commenti dei miei amici) che la mia scrittura poteva essere versatile per il teatro, mi accorgevo che tra me e la regista erano tantissime le cose che non funzionavano poiché avevamo due visioni diverse di come collaborare al progetto e di come promuoverlo per lanciarlo.
Come dicevo prima, la malattia mi ha fatto capire che le cose devono essere fatte per stare bene e in questo momento della mia vita sono talmente serena e positiva che non ho alcuna voglia di forzarmi in situazioni che non mi appartengono.
Così dopo attenta riflessione e constatazione di fatto, ho deciso di interrompere il rapporto con Teatro della Rabbia. Sono stata abituata – il mondo del web e della comunicazione è fatto di collaborazione, confronto e a volte scontri che sono gestiti come naturali e affrontati come inevitabili per fare crescere i progetti impegnativi – ad affrontare serenamente le discussioni e a metabolizzare che a volte è necessario, lucidamente, interrompere i rapporti che non portano alla soddisfazione di tutti quelli che ne fanno parte. Non l’ho mai vissuto come un dramma e soprattutto non ho mai mischiato il personale al professionale. Così in tutta sincerità e chiarezza ho preferito dire basta ad una condizione che mi stava stretta, consapevole però che mi sarebbe piaciuto continuare a scrivere per il teatro.
Io credo in me stessa. Credo che le cose che scrivo possano fare ridere, a volte riflettere, a volte incazzare e ringrazierò sempre Francesca Migliore (lo faccio anche tutte le volte che mi chiedono di raccontare questa storia ai giornali o a chi incontro per strada) per avermelo fatto capire.
Però io da un po’ scelgo le persone con cui sto bene, con cui c’è chiarezza, con cui i conflitti si possono gestire con serenità e in modo costruttivo e non sempre siamo tutti fatti allo stesso modo. Non si può andare d’accordo con tutti.
Così, dico la verità, ho messo nel cassetto i miei calzini spaiati per un po’, pensando a come muovermi perché questi post, questo blog, mi fanno stare bene e volevo provarci a continuare l’avventura del teatro. Quando ho conosciuto Alessandra Frabetti, mi ha colpito il feeling che si è creato tra noi. Lei mi ha proposto di aiutarmi a rimettere in scena i post e a creare un nuovo spettacolo che del vecchio conservasse solo il titolo (a cui sono molto affezionata) e alcuni brani. Aveva letto l’articolo su Repubblica e le interessava esplorare l’universo della Rete per farne uno spettacolo teatrale. Quando ho scoperto che era anche l’insegnante di Anita Giovannini, l’attrice che ha interpretato il monologo il 25 febbraio, mi è sembrato davvero il massimo. Anita mi aveva colpita per la sua forza e bravura e abbiamo subito sentito una forte affinità: non poteva essere che lei a interpretare il nuovo calzino spaiato.
D’accordo con Alessandra, abbiamo subito deciso di cambiare registro al tutto. Da parte mia ho inserito una cornice che contestualizza il fatto che i pezzi sono tutti tratti da un blog e che io sono una blogger. Lei non ha voluto sapere nulla del monologo precedente che ha una storia conclusasi il 25 febbraio e ha ribaltato tutto, trasformandolo secondo il suo stile e talento (che è veramente tanto!). Anita non legge ma recita a memoria il copione che ho scritto.
Fin da subito sono stata coinvolta nelle scelte e abbiamo lavorato tutte e tre insieme: questo aspetto lo considero quello più entusiasmante perché credo che in ogni esperienza ciascuno possa dare al progetto, secondo la sua formazione, il proprio talento e che le idee quando vengono condivise e confrontate apportino ricchezza. Io non sono donna di teatro e l’ho sempre detto, ho enorme rispetto per il lavoro di un regista (e vedere lavorare Alessandra mi conferma che ci vuole davvero un grande talento e preparazione!) ma penso di poter dare un mio piccolo contributo, grazie all’esperienza che faccio qui ogni giorno.
Abbiamo realizzato un video. Mio fratello si è gentilmente prestato a girare un video di 15 minuti che contiene 3 dei brani che fanno parte dello spettacolo. Uno spettacolo a due voci, in cui recitano sia Anita Giovannini che Alessandra Frabetti. Il video è pronto e oggi lo abbiamo licenziato per proporlo ai teatri da lunedì e vendere la nostra creatura a chi sarà interessato.
Sono molto felice.
Questa esperienza mi sta insegnando molte cose, così come la precedente. Da un po’ di tempo ho conquistato una grande serenità e volontà di chiarezza nei confronti degli altri. Mi sono state imputate dietrologie, rispetto a questo Calzino, che non ho mai avuto. Mi sono state mosse critiche indirette che forse, se gestite diversamente, avrebbero potuto aiutarmi a riflettere invece che spingermi ad allontanarmi. In alcuni casi è mancato il dialogo ma nella maggioranza ho incontrato persone splendide come Anita e Alessandra con cui stiamo costruendo un lavoro fatto di mille sfumature che sono poi i punti di vista di tutte e tre.
Ho iniziato un’avventura verso cui sono molto fiduciosa: sono convinta che questo spettacolo possa piacere e rendere empatici e fare divertire ma anche dare dei pugni nello stomaco per il lavoro di densità che Alessandra Frabetti sta facendo. Anita poi è un’attrice versatile e che colpisce al cuore, sia quando si trasforma in una mamma talebana nevrotica che quando ha salti emotivi perché in sindrome premestruale.
Io voglio prevalentemente divertirmi e mettermi alla prova. Voglio sperimentare e fare divertire. Voglio prendere una strada e esplorarla. Voglio promuovere e comunicare che è poi il mio lavoro.
Tutte le emozioni che ho sono descritte chiaramente in questo post. Non ci sono dietrologie. Non c’è stata e non c’è la volontà di fare le scarpe a nessuno. Non rubo idee o cose, perché le idee sono niente senza i contenuti e i contenuti ce li sto mettendo io, insieme ad Alessandra e Anita.
Tutto il resto non mi interessa. Non mi interessano le polemiche e se qualcuno ha qualcosa da dirmi sono qui, disponibile al confronto se è un confronto vero in cui non si esporta solo il proprio modo di essere.
Tutto il resto è niente.
Ora voglio solo vendere lo spettacolo. Perché credo che sia un ottimo spettacolo. E se fossi in te, Direttore di teatro, io lo comprerei. Scrivimi a rivincitadelcalzinospaiato@gmail.com e ti mando il video e tutte le informazioni.
Se fossi in te, lettore del mio blog, penserei se conosco qualche direttore di teatro: se veniamo nella tua città, stanne certo, ti divertirai!
Fra, mi informo al centro Dante Alighieri…chissa’ uno spettacolino in Australia …
Io non conosco un direttore di teatro, ma hanno riaperto il teatro di paese or ora… magari riesco a segnalarlo!!! Una trasferta nell’entroterra delle Marche sarebbe gradita?
@gloria: ma certo!!!! per altro mi piacerebbe andare anche in australia da slim ma la vedo più grigia…soprattutto per le spese 😉
Panz hai letto la mia segnalazione ? allora ti aspetto nella “ridente” Valtrompia ?