Io sto con gli eretici. Digitali
Da quando ho un blog ogni tanto ci penso. Ogni tanto no. Mi riferisco al peso che possono esercitare le mie parole. Già. Perché anche se ti legge una sola persona, quello che scrivi può rappresentare una bomba, un’illuminazione o uno scivolone di stile pazzeschi.
Aprire un blog è estremamente facile. Gestirlo – se sei minimamente logorroico come la sottoscritta che scrive post in 15 minuti netti – altrettanto.
La differenza che passa, però, tra un blog parlatoio in cui buttare dentro la qualunque senza il minimo pensiero e un luogo aperto al confronto e alla discussione e che rappresenti anche una fonte interessante per gli altri è la capacità di metterci dentro RESPONSABILITA’.
La consapevolezza, in poche parole, che ogni cosa che scrivi potrebbe essere letta e che tu stai diffondendo contenuti sia quando racconti del tuo cane che fa la cacca, sia quando ti lanci in post più impegnativi e dal respiro più largo.
L’avvento dei microcontenuti, ormai lo sappiamo tutti, ha segnato una rivoluzione nel fare informazione e nel riceverla.
Tra gli ultimi esempi abbiamo quello del terremoto in Abruzzo.
Passate le prime settimane dalla tragedia, quando i giornali raccontavano e il terremoto era ovunque, anche questa catastrofe è stata derubricata per lasciare il posto al “Papi” e ai candidati vip alle prossime elezioni europee.
Sembra che i problemi nati con la distruzione non esistano, tranne che per sparuti articoli che hanno il sapore di un dolcetto acquistato “per fare uno strappo alla dieta”. E allora, in molti, si tengono informati grazie ai blog dei tanti aquilani che possono ancora scrivere e che raccontano in prima persona ciò che avviene, la tragica situazione delle tendopoli e i dubbi circa ai finanziamenti pro ricostruzione. Ad esempio, io oggi da Miss Kappa, ho scoperto che i famosi 800 euro che dovrebbero aiutare le famiglie che sono rimaste senza un lavoro in Abruzzo sono solo una vuota parola che ancora non si è affatto trasformata in realtà per chi – per acquistare un container – deve spenderne almeno 2000.
Questa tragedia – non ultima e non prima – ci ha fatto capire ancora meglio quanto sia in atto un profondo scollamento tra informazione dal basso e Media tradizionali e quanto sia difficile stare al passo con la realtà per i giornalisti, spesso inchiavardati dalle logiche della politica e dell’editore.
E come sappiamo. In Italia.
Di editori liberi ce ne sono pochi.
Penso anche alla videointervista a Beatrice Borromeo che sta girando in questi giorni. Al di là del giudizio personale, è emblematico che una persona con tanta visibilità abbia scelto proprio la Rete per diffondere la “sua” verità.
E qui arrivo a quello di cui volevo parlare oggi e cioé il bellissimo progetto di Vittorio Zambardino e Massimo Russo. Si chiama Eretici digitali ed è un blog e un libro e soprattutto 10 tesi da scaricare
Il sottotitolo delle tesi è: la rete in pericolo, il giornalismo pure. Come salvarsi da un tradimento
Ed ecco uno stralcio del manifesto:
I media sono in crisi, ma la rete rischia di sparire come luogo di libera comunicazione. Il giornalismo, che serve per la democrazia, rischia di affondare. La nuova opinione pubblica fa fatica a comprendere i rischi cui è sottoposta la libertà di espressione. Tutta la libertà di espressione, non soltanto quella degli addetti ai lavori. L’esito negativo non è scontato. Ma per cambiare le cose è necessario rileggere i rapporti tra rete e media con un approccio “eretico”, che tradisca alcuni dogmi. Una duplice eresia – dei chierici del giornalismo e dei cittadini della rete – che crei il nuovo racconto dei media.
Io non sono pessimista come gli autori ma credo che il loro progetto – tutto italiano e che richiama alla mente anche le 95 tesi del Cluetrein Manifesto – sia un ottimo punto di partenza. Perché a certe cose dobbiamo COMUNQUE pensare ed è necessario farci i conti.
Perché se è chiaro che il giornalismo, la scrittura e l’informazione vanno rivisti alla luce della rivoluzione degli ultimi anni, bisogna riflettere sul come.
Per creare valore, lavoro e condivisione. Senza che tutte queste cose diventino l’occasione per incrementare il caos ma privilegino invece la qualità.
Secondo me noi che ci scriviamo, dentro la Rete, anche solo a titolo personale e hobbistico, dovremmo davvero fermarci un attimo e riflettere sul peso delle nostre parole.
Ci leggesse anche solo la nostra mamma.
sono d’accordo, totalmente, con la responsabilità. tuttavia non dimentichiamo che, giuridicamente, i blogger non giornalisti non si assumono responsabilità giuridica, e, cosa forse più importante, i blog sono spazi privati di libertà. personalmente credo molto nella selezione naturale: i feed vanno e vengono
ah, dimenticavo la cosa più importante: i blog hanno un ruolo fondamentale nella costruzione dell’agenda dell’informazione (ma anche politica, ma anche… eccetera). mi chiedo, come te, se ci sia consapevolezza su questo tema.
So bene come le proprie parole ti si possano ritorcere contro se messe nel blog, anche quelle scritte a fin di bene…avere un blog è responsabilità che a volte si acquisisce anche avendo brutte esperienze. Avere un blog è un impegno sicuramente un hobby ma anche un impegno se vuoi realmente comunicare qualcosa…lo ‘scollo’ tra l’informazione ‘ufficiale’ e ciò che perviene dai blog mi ha destabilizzato…che mondo brutto 🙁
Io sono pessimista come gli autori..