Pensiero precario
Segnalato dalla Lena. Pubblicato su L’Unità. Una lettera molto bella. Da leggere.
Ne copio un pezzo per voi perchè secondo me è davvero notevole.
Ecco l’inizio:
«Noi comparse, noi fantasmi dobbiamo elaborare un pensiero»
La mia è una generazione senza futuro. Di comparse, quando va bene, di fantasmi, quando va male. Il problema più grosso è l’invisibilità. Cerchiamo faticosamente, con tenacia e puerile sicumera, di crearci attorno dei micro-mondi fatti di relazioni, il compagno di vita, gli amici, i figli che siamo riusciti ad avere e quelli che ancora vorremmo fare, e chissà se ci riusciremo mai.
Ci chiudiamo in queste piccole stanze rassicuranti, dove tutto è, o ci sembra, come noi, dove troviamo, sappiamo di trovare, conforto, calore, familiarità, condivisione. Non viviamo di massimi sistemi, ma di piccole cose, di dettagli insignificanti e importantissimi, essenziali, vitali in ogni nostro giorno su questa terra.
Cerchiamo anche di tenerci svegli, di accendere il nostro cervello la mattina, dopo il caffè, per ripeterci fino alla nausea che abbiamo un obiettivo, che senza progetti non si può vivere, che dopo uno ne verrà un altro. Leggiamo moltissimo, la TV è un brutto scatolone grigio che staziona in soggiorno solo per pigrizia, o abitudine familiare.
Mi ricordo quando era appena nata mia figlia. Avevo la certezza che sarei riuscita a superare lo sconvolgimento che aveva portato nella nostra vita di adulti giovani e liberi solo leggendo. Mi ricordo che pensavo a quale libro leggere ancora prima di aver finito quello precedente, per la paura di restare senza. La finzione che ti àncora alla realtà.
Dobbiamo elaborare un pensiero. Dobbiamo. Per vincere l’invisibilità. Per sapere di averlo. Perché pensare è futuro. Io sono iscritta a un dottorato di ricerca senza borsa di studio. Se c’è tanto allarme perché presto i dottorandi e i ricercatori spariranno dimenticati, noi senza borsa questa condizione la viviamo da sempre. Mai nessun distinguo, invisibili. Ma non riesco ad abbandonare.
Si parla di letteratura, e attraverso questa di filosofia della politica, di critica sociale, di storia della cultura. Si parla del mondo di ieri per analizzare il mondo di oggi. Si cerca di interiorizzare categorie che permettano di capirlo, di interpretarlo. Di superarlo. Ne ho bisogno. Non posso fare senza. Mi serve per sopravvivere intellettualmente in questo mondo sempre più gretto. Personalmente ho trovato questo modo, ce ne sono altri.
Per guadagnare faccio l’impiegata con una borsa di studio. Ripeto, di studio. Non sono contata nel personale, quando ci sono solo io è come se non ci fosse nessuno, sono invisibile. Tuttavia ogni giorno apro la porta, rispondo al telefono, rispondo alle mail, e non studio affatto, lavoro. Sono ricattabile, anche se ho capito tutto devo far finta di no e ringraziare per l’opportunità formativa che mi stanno dando.
di Chiara Faiolo
il seguito: http://www.unita.it/news/82470/noi_comparse_noi_fantasmi_dobbiamo_elaborare_un_pensiero
… pensavo di trovare una caterva di commenti, e invece no, e devo dire che la cosa mi stupisce, un po’. in realtà, forse non c’è molto da dire, anzi no. una cosa sì, mi piacerebbe dirla. che siamo fantasmi se ci rassegniamo ad essere fantasmi, e mi spiace che suoni come il solito slogan un po’ berlusconiano. che forse non siamo ancora abbastanza incazzati, perché in fondo l’incazzatura è una delle molle che poi ti portano a dire: “eh no, mo’ basta!” – “l’incazzatura buona” che ti smuove. diventiamo fantasmi e… come diceva l’autrice della lettera? avvizziamo! se ci accontentiamo di portare avanti soluzioni vecchie, o false, per problemi nuovi, solo perché non sappiamo (non vogliamo) guardare in faccia il problema per quello che è, e pensare soluzioni nuove. quando non hai niente da perdere, ti rendi conto di essere libera. ma è una libertà pagata a caro prezzo. prima sei dovuta diventare un fantasma, nella maggior parte dei casi.