Pezzi di vetro
Tino è a pezzettini. Di colorito verdognolo, con l’occhio pallato e arrossato.
Il ritratto della stanchezza.
Sta lavorando molto.
Anche per me, per noi.
Per noi famiglia Panzallaria; per me che ho dovuto rallentare il lavoro per un impegno più grosso: fare la mamma.
A volte mi viene paura. Come succede in questi casi, come sento dire a tante, come leggo sul blog di Slim come è nel mio modo di essere.
Paura di rimanere imbottigliata in questa fase professionalmente transitoria.
In cui c’è poco lavoro.
In cui non riesco a portare avanti i miei progetti così come vorrei.
Penso che a ottobre compio 34 anni (o sono 35 aspetta che conto…no, no, sono “solo” 34!) e che il tempo passa e tra un po’ il mio tempo professionale sarà volato via.
Che devo rimettermi in pista ma non è mica facile.
Ad aprile 2006 ho scoperto di essere incinta. Pochi giorni prima mi ero messa in proprio. Rifiutando un contratto a tempo indeterminato al Museo dei Balocchi.
Scelta che non rimpiango dal lato professionale. Ma che forse poteva garantire a tutta la famiglia una maggiore stabilità economica.
Perché ora molto dipende da quanto riesco a farmi promozione. E al momento non è proprio facile; tra una cacca, una nanna e una passeggiata al parco. E non è oggettivamente facile per il settore e il tipo di lavoro che faccio.
Che diciamoci la verità: mentre dell’idraulico non si può fare a meno, una che progetta e scrive web può anche essere lasciata a casa.
Nel dimenticatio delle professioni.
Io lo sapevo, ma a volte è comunque difficile.
Mi sento un po’ una sanguisuga. Di quell’uomo che ora dorme russacchiando, nel lettone.
Poi penso che anche io sto facendo qualcosa di grande.
Che sto crescendo nostra figlia. E per il momento lei è serena e sta bene.
Penso che non mi devo abbattere.
Che non sono tagliata per far la casalinga ma che mi sono rotta anche un po’ del prototipo femminile imperante oggi. Quello della donna che ci deve avere due palle da uomo, che deve lavorare come un uomo, essere cazzuta e stronza come un manager navigato e andare in giro dicendo che lei non ci sta a farsi condizionare la vita dai figli…
Ogni cosa che capita nella vita ti condiziona.
E noi non ci abbattiamo.
Io sono io. Non voglio assomigliare alla donna di Cosmopolitan o alla mamma dei telefilm americani.
Sono una Panzallaria cicciottella, con un mucchio di paura di sbagliare e molta speranza di cercar di fare bene.
Sono quella che si ride addosso, che c’ha la paranoia di cadere nel trip della mammacheparlasolodamamma ma anche in quello opposto della mammachefalaficachenonparlamaideifigli.
Insomma, sono io.
Che cammino sui pezzi di vetro (Per citare il mio cantautore preferito.).
Da sempre.
A fasi alterne.
Con esiti incerti.
Con un’innata spinta verso quel che voglio.
Con la certezza che la vita è fatta di piccoli passi. Uno dopo l’altro. Una meta dopo l’altra.
Fino all’ultimo giorno, per imparare.