E se poi non si ricorda di me? Cronache dal mondo degli inadeguati
A noi che ci sentiamo sempre inadeguati conta molto poco quel che ci dicono amici e parenti, ricordandoci i nostri successi, l’età matura e tutto il resto, per cercare di convincerci che tutte quelle paranoie non hanno senso e sono anche un po’ inappropriate: in qualsiasi occasione pubblica o quando riconosciamo tra la folla qualcuno che non vediamo da tempo ma con cui abbiamo avuto una relazione personale o professionale, proveremo sempre la sindrome dell’imbucato al matrimonio.
Hai presente quei matrimoni a cui sei andata per accompagnare il fidanzato del momento a sua volta invitato dallo sposo che era un suo amico ma che non vede da 10 anni e durante i quali ti senti un pesce fuor d’acqua più che se fossi al mercato? Hai presente l’attimo preciso in cui sei COSTRETTA dall’etichetta nuziale a fare la fila per baciare la sposa e quando tocca a te, dopo che ha sulle guance la saliva di milioni di amici più o meno intimi e non ne può più di assolvere al suo ruolo di donna da sbaciucchiare perché è la protagonista della giornata, le tocca prendersi anche i tuoi auguri e sulla faccia – LO SAI, NE SEI CERTA- le vedi lampeggiare un gigantesco: “Ma chi cazzo è questa, sarà mica una che si è imbucata per strafogarsi con i MIEI tortellini????”.
Ecco, se hai presente quella sensazione, riesci a capire noi del club dei perennemente inadeguati quando ci troviamo in situazioni a potenziale socialità con antichi legami deboli e debolissimi.
- Sei il relatore di una conferenza e tra il pubblico scorgi la tua prof del liceo? Al termine della prestazione ti dovrai trattenere dall’andare a chiederle “Come sono andato?” temendo un’insufficienza, solo perché sei CERTO che tanto non ha idea di chi tu sia.
- Stai presentando il tuo libro e vedi passare il tuo ex fidanzato per strada che si volta, ti guarda e fugge? Sicuramente il problema non è che gli hai fatto stalking per 10 anni e teme che tu possa, da quella posizione pericolosa con un microfono in mano, irriderlo davanti ai 4 che sono venuti ad ascoltarti, ma cominci a domandarti perché NESSUNO si ricorda mai della tua faccia.
- Sei al bar di un locale molto affollato, fai la fila per una birra e il barista dà attenzione a tutti tranne che a te? Non c’entra sicuramente la quantità infernale di persone che premono per uno spritz, ma dipende dalla tua invisibilità, in fondo lo sai che nessuno ti potrebbe notare in mezzo alla folla…
- Qualcuno ti fissa insistentemente, mentre stai sorseggiando un caffè al bar? Hai sicuramente una caccola che ti pende dal naso, non può esserci altra ragione per cui qualcuno ti guardi in quel modo.
Se un po’ ti riconosci, allora compagno, io e te ci capiamo, se non ti riconosci ma sorridi: benvenuto nel mio mondo!
È successo che qualche settimana fa sono stata ad ascoltare Paolo Cognetti che era a Bologna e a presentarlo c’era il professore che mi ha laureato, ormai 16 anni or sono. È successo che quando l’ho visto arrivare, il mio compagno Tino mi abbia invitato ad andarlo a salutare, dice che è bello farlo, che è d’uopo visto che mi ha laureata lui. Ovviamente è successo che io abbia subito titubato: “Ma figurati! NON si ricorderà mai di me, pensa che figura di merda che ci faccio…”e il mio compagno che – motivo imperscrutabile – mi vuole molto bene e stima assai, mi abbia risposto: “Ma dai, perché non dovrebbe ricordarsi di te? Digli che tesi hai fatto e vedrai che gli vieni in mente. Poi scusa, magari ha letto qualcosa di te, che ne sai…”.
Un inadeguato, ANCHE se diventasse presidente dell’universo penserebbe comunque che chi ha intorno non potrebbe mai riconoscerlo, figurarsi una sfigatella come la sottoscritta!
Io mi ripresento puntualmente a tutti (l’ultima con cui l’ho fatto – ed eravamo state a una cena insieme questa estate – mi ha risposto: “Ok che sto invecchiando Panzallaria, ma la demenza senile ancora credo di non averla!”) e così ho scartato immediatamente questa ipotesi e mi sono detta che NO, forse non aveva senso andare a salutarlo.
Poi è successo che la presentazione di Cognetti mi ha ispirato un sacco e alla fine avevo così tanto entusiasmo che non solo ho preso coraggio per andare a farmi firmare il libro dallo scrittore (cosa che – sempre – per un inadeguato, è difficilissima: quando vado alle presentazioni dei miei autori preferiti mi nascondo come se fossi lì per scippare borse alle vecchiette) ma visto che il professore della laurea si avvicinava, mi sono detta: “Ma chi se ne frega! Io ci vado. Perché poi non dovrebbe ricordarsi di me????”.
Panz: “Buongiorno professore, non so se ricorda sono Francesca Sanzo e mi sono laureata con lei nel 2001, con una tesi su Antonio Tabucchi…”
Prof: “Certo che mi ricordo, come sta?”
Si ricorda, si ricorda, guarda te che paranoica che sono sempre!!!!
[Attimo di pausa]
Prof: “Lavora ancora per il Corriere?”
Io non ho mai lavorato per il Corriere, ho fatto una consulenza, questo sì, ma lui come potrebbe saperlo?? Ho capito. Era chiaro. Non si ricorda. Adesso gli dico che ha sbagliato persona e gli spiego chi sono…Mi vedo già la scena: un lungo spiegone in cui mi impappino e alla fine tanto non si ricorda.
Panz: “No, non lavoro più per il Corriere”.
Prof: “Ah. Mi spiace. Ma si occupa ancora di sport?”
Panz: “No. Non mi occupo più di sport.”
Prof (un po’ a disagio): “Ah. Ma vive ancora a Bologna?”
Panz: “Sì, vivo ancora a Bologna!”
Prof: “Ah bene, mi fa piacere!”.
Fine della conversazione.
Poi se non vi saluto agli eventi o quando ci incontriamo per strada e sono 15 anni che non ci si vede, sapete perché: penserò SEMPRE che non avete idea di chi sono. In compenso quando voi mi salutate e io rimango sul vago, ecco spesso è perché sono io che non ho idea di chi siate voi. Oltre che con la sindrome dell’imbucata, sto invecchiando con un leggero rincoglionimento che nel mio caso, per davvero, tende già alla demenza senile.
[Chiedo scusa a eventuale omonima che ho licenziato dal Corriere. Prima o poi tutte le carriere evolvono. ;-)]