Io sono quel che sono e anche te, te sei quel che sei
Dice che è normale, che non è mica che si può dimagrire sempre con questo ritmo. Che questi sono i chili più vecchi. Dice di mettermi tranquilla, di non salire ogni due minuti sulla bilancia, controllando compulsivamente che funzioni o non funzioni.
Dice la dietologa che questi sono chili che ci metteranno un po’ di più. Un chilo deve essere di piadine. Ammazza quante piadine mi mangiavo quando ero in gravidanza. Sono più o meno al peso dell’inizio della mia gravidanza, per ciò, per forza, devono essere loro.
Andavo a nuotare tutte le mattine ma poi mi infilavo in qualche piadineria e mangiavo. Mangiavo felice. Piadine al prosciutto (rigorosamente cotto, sai, per la toxo), piadine alla mozzarella, piadine alla mozzarella e prosciutto.
Un chilo deve essere di cioccolata. Quando ero triste, mi piaceva molto mangiare la cioccolata. Compravo dei barattoli di Nutella e finivano in un battibaleno. Ma non era colpa mia, il vaso probabilmente era bucato o c’era un folletto, un folletto goloso che abitava nella mia cucina.
Poi ci sono tutte quelle cene con gli amici, ci sono i primi mesi della mia relazione con Tino, che io mangiavo felice perché ero molto felice e ci piaceva andare al supermercato e comprare cose buonissime e cucinarcele, lontani dal mondo, dalle cose che ci stressavano, dagli sfinimenti della vita.
E mentre la dietologa dice, anche Dexter dice. Dexter – la mia anima nera – dice di non illudermi. Mi sono comprata i vestitini, mi sento bene, ma non durerà a lungo. Dexter mi ricorda che sono una persona debole e flaccida (fuori e dentro) e che non sarà la costanza a salvarmi.
Dexter sa essere cattiva quando vuole, ma io ho imparato a trattarla come quei vecchi mariti (o mogli, non so, Dexter non ha un sesso in particolare) un po’ sclerotici e ansiosi: le sorrido, le dico di stare serena e di farsi un po’ i fatti suoi e tengo duro.
Quando saliamo sulla bilancia, Dexter mi fa presente che l’ho fatto tante volte, prima salgo compulsivamente sulla bilancia, poi la bilancia finisce in cantina e al posto suo ritrovano spazio, in dispensa, i barattoli di cioccolata.
Io sono mesi che non mangio cioccolata e ciò è davvero straordinario, perché non ho smesso di comprarla, visto che ogni tanto a Frollina piace.
Sono mesi che mi controllo, che mi prendo cura di me e che cerco di non cedere alle tentazioni. Ogni tanto, a dire il vero, delle eccezioni io le faccio. Che sono umana, mica pizza e fichi.
Però c’è una spinta nella pancia. C’è una spinta nel cuore.
Io sono quella di adesso, non quella di prima. Cioè, non è che prima non fossi io, siamo seri, ma il mio corpo era una zavorra, qualcosa di cui non mi occupavo, qualcosa che deperiva intorno alla me stessa che sentivo di essere.
Dexter ogni tanto mi fa fare dei brutti sogni; sono le paure, le zavorre mentali che prima erano anche fisiche. Perché diciamolo, io non sono brava per niente a superare i miei limiti: passo lunghissimi periodi a compiangermi e a rimanere nelle mie zone confortevoli perché SENTO che qualsiasi cambiamento sarebbe un fallimento.
Lo sento così profondamente che Dexter, in quei casi lì, ci sta come un pascià. E quando le persone, e ultimamente non sono mica poche, mi chiedono “Ma come fai a fare tutto?” oppure mi fanno i complimenti perché sono stata brava, con la dieta, mi dicono “Te si che sei brava, io non ce la farei mai!” la mia reazione è delle più strane, perché – lo giuro – mi sento in colpa. Mi sento in colpa verso Dexter e tutti questi anni di gloria che le ho fatto vivere e sono incazzata perché penso di stare prendendo per il culo la persona che ho di fronte.
Sto scrivendo – pubblicamente – queste cose, perché secondo me bisogna un po’ smetterla di sopravvalutare gli altri, anche quelli che stanno affrontando sé stessi, come la sottoscritta, e cominciare a non sottovalutare la persona che guardate ogni mattina di fronte allo specchio.
E’ un giochino che conosco bene, è. E’ un giochino che fotte il cervello e ci fa rimanere impalati come baccalà sotto sale.
Lei è più figa, lei è più brava, lei ha un lavoro meraviglioso, lui è riuscito dove non sono riuscito io e così via. Io non lo so, ma è come quando si va alle cene degli ex compagni di classe e invece di chiacchierare si fanno delle specie di colloqui informativi professionali.
Te sei lì, che non vedi una persona da 20 anni e l’unica cosa che sapete fare, tu e lei, è cercare il difetto, oppure trovare la cosa da invidiare, per potere tornare a casa e sentirsi una merda, o per poter raccontare ai tuoi amici di oggi che quello, quello che ti sembrava avere i numeri per, adesso ha un lavoro da sfigato, ha perso tutti i capelli e tu sei molto meglio di lui.
Non vado mai alle cene con gli ex compagni di classe, tranne delle volte, delle volte sole, in occasioni particolari, per questi motivi qua. Perché c’è sempre qualcuno che chiede “E Tizio? Cosa fa Tizio?” e quando qualcuno glielo dice, allora salta su che non se lo sarebbe mai immaginato che avrebbe fatto una fine del genere.
Adesso non so come dalla bilancia sono arrivata a parlare delle mortifere e masochistiche cene di ex compagni di classe. Ah, ecco, è perché delle volte, delle volte quando qualcuno mi incontra, in questo periodo, e mi dice “Soccia, ma sai che sei stata proprio brava, io non ce la potrò mai fare!” mi viene in mente che questi meccanismi ci ammazzano. Ci ingozzano di veli di pancetta arrostita che si va a piazzare proprio davanti ai nostri occhi.
Che tutti, ma proprio tutti, io per prima che ho sempre avuto un fottuto bisogno di conferme e di riscontri e stronzate del genere, che se no – diciamolo – mica avrei aperto un blog, smettiamo sempre di guardare a quello che possiamo fare per noi e cominciamo a guardare a quello che hanno fatto gli altri e in questo ci annichiliamo, smettiamo di pensare a quello che vogliamo davvero. Nel bene e nel male.
Ora, insomma, quel che voglio dire è che non ho fatto nulla di eccezionale, ho solo cercato di trovare un rimedio, di volermi bene, di diventare un po’ più grande.
Che è poi quello che facciamo, tutti, ogni giorno. O che dovremmo fare.
E che io non sono speciale, sono proprio come te, te che stai leggendo.
E che io rimarrò sempre una cicciona dentro, con la mia Dexter a farmi paura e questa, spero, sarà la mia salvezza.
A volte però questo giochino scatena circoli virtuosi…;)
io sinceramente spero di no. Capisco che se Dexter se ne andasse definitivamente in vacanza a Timbuctù uno potrebbe sentirne la mancanza, e i cambiamenti, la paure, e se poi ti resta un buco al posto di dexter e con cosa mai ti si può riempire? Ecco, è normale pensarci, però poi un giorno anche Dexter inizia a dimagrire, e sparire, e neanche te ne accorgi. Fammi un fischio, quando succede, che ne riparliamo. E adesso vado a volermi un po’ bene pure io.
Sono i chetoni della dieta che fanno danno al cervello!
splendido post!
Cara Francesca,
il sentimento che provo per te è gratitudine. Un mese fa ero sull’orlo dell’esaurimento nervoso, sentendomi sopraffatta e impotente, e leggere le tue riflessioni mi ha aiutato a capire che i problemi non se ne vanno da soli. Ho contattato un terapeuta familiare e un neuropsichiatra infantile, e anche se ora non è più facile di prima so che voglio combattere e sono serena.
La mia lotta col cibo per ora è perdente, perchè arriva quel momento della giornata in cui mangio senza rendermene conto, potrei mangiare anche polistirolo, non sento il sapore. Per ora i pezzi della mia famiglia hanno la priorità, ma so che piano arriverà tutto (anche perchè gli “anta” sono alle porte!)
Ti ringrazio per avere condiviso e permesso a me e ad altri di fare il punto.
Grazie
Anna
Questo post sembra scritto più da Dexter che da Francesca…
Che bel post! Bello, bello.
Quanto danno fastidio certe frasi, tipo:
Ma come fai ad essere così solare?
Oppure:
ma mangi, sei ‘così magra!’
1) Sorrido perché magari scelgo di farlo!?
2) Sono ‘così magra’ (in verità sono normalissima), forse perché sono un tantino stressata!
Si guarda sempre troppo l’apparenza, giudicando ciò che non si conosce – e come dici tu – l’altro. Che noia poi.
Comunque, complimenti per la dieta! Volere è potere, son soddisfazioni 😉 Non è facile (anzi è proprio difficile) voler bene a noi stessi. Io ho smesso di fumare 11 anni fa (per dire). Se l’ho fatto io!!
ciao.
non so se sono capace di esprimere ciò che vorrei. e’ la prima volta che lascio un commento su un blog e mi fa strano, ma ci provo.
sono pienamente d’accordo con te.
ho 44 anni e sono super contenta di averli nonostante ginocchia doloranti, capelli bianchi super in arrivo, pancia e tette non più come prima. il mio segreto è non avere segreti o meglio cercare di essere consapevole che sono piena di errori, che spesso ho la luna di traverso, che professionalmente non ho ancora capito cosa faccio che il mio corpo cambia e per fortuna se no sai che barba. il mio motto è: viva i difetti.