Dialogo tra una trentottenne e le sue mani
38enne: “Oh bhe, ci siete anche voi!”
Mani: “Siamo STUFE, STUFE, stufe, stufe. Ci usi solo per schiacciare dei tasti. Quando eravamo piccole, se ci avessero detto una cosa del genere, avremmo fatto scioperi, manifestazioni, ditaculi straordinari. Non siamo nate per schiacciare, siamo nate per creare!”
38enne: “Non mettetevi anche voi a fare la filippica sulla tecnologia, sulla morte della scrittura, sui computer che prendono il posto degli uomini. Non è più di moda, siete arrivate dopo la puzza!”
Mani: “Visto che sei entrata tu in argomento, parliamo di puzza, parliamone. Non è vero che ci usi solo per schiacciare, quando c’era da cambiare pannolini puzzolenti, raccogliere rigurgiti e sostenere corpicini febbricitanti, sempre a noi toccava! Siamo sempre lì, fide servitrici del vostro cervello spappolato da troppi pensieri, intellettualismi, masturbazioni mentali. Però poi, quelle che si sporcano, siamo sempre noi. Ti sembra giusto???? Non si può vivere così!”
38enne: “Non è colpa mia se mi hanno fatto studiare, se da quando sono bambina maestre, professori, genitori, nonni, amici dei genitori, amici di amici, fidanzati, dottori, numi tutelari mi ripetono che è questo che devo fare, che bisogna studiare e dopo trovare un lavoro intellettuale, come per esempio scrivere, che quelli che hanno fatto il liceo classico saranno i dirigenti del domani, che quelli che hanno fatto l’università hanno una marcia in più e bla,bla,bla che poco hanno a che fare con voi altre…”
Mani: “See vabbè, ora piantala di inventare scuse e giustificazioni! A te piace un casino crogiolarti nei tuoi due neuroni, fare l‘engagée dei poveretti con quel bignamino di cultura che ti porti appresso e l’ideologia canaglia figlia dell’ultimo dei romanticismi che ti ha infettata in gioventù…”.
38enne: “Oh ragazze, ora bona lè, state diventando davvero antipatiche: come ve lo devo dire che ho capito? Ho capito. Ho capito. Sto imparando la lezione, e come potrei fare altrimenti, mi state facendo uno di quei ricatti morali che manco una madre in menopausa al figlio che vuole andare in Erasmus! Mi state costringendo a usarvi SEMPRE. Prima è stata la volta del collage creativo. Colla e ritagli sparsi ovunque. Mi sono ritrovata un “obesi” estrapolato non so da quale contesto, nella scatola degli assorbenti. Ho giocato “alla seconda pelle” con il vinavil come quando ero bambina. Ho perfino dovuto trovare un posto dove mettere in ordine i miei LiveTag che si stanno accumulando….
Poi è stata la volta della calzetta. Mi avete costretta a riprendermi i ferri, la lana e tutto il resto e ho cominciato a fare delle gran sciarpe (che sono poi l’unica cosa che so fare!). Tino ad un certo momento ha chiesto pietà, potrebbe cambiare sciarpa ogni giorno per un anno intero, ferragosto compreso.
Quando si è trovato una sciarpa arrotolata, al posto dell’involtino primavera, nel piatto, mi ha costretta a smettere. Ma non è facile, non è facile quando dritto, rovescio, dritto, vedi nascere qualcosa, dritto, rovescio, dritto, dritto, rovescio, rovescio, il tuo progetto si allunga e si infittisce. Allora ho trasformato protosciarpe in mostriciattoli per la bambina. Ho preso i bottoni dalla scatola del cucito che mia mamma mi ha lasciato in eredità 10 anni fa e non avevo MAI toccato e ho tirato fuori rocchetti di filo, bottoni e ago e mi sono messa a cucire occhi, lana e pensieri. Una schifezza, niente di artistico, ma la mia creatività manuale era molto orgogliona di me (che lo so che voi avreste voluto fare la scuola steineriana, fighette che non siete altro!).”
Mani: “Hai visto? Hai visto però che soddisfazione? Invece di trattarci male, occuparti di noi solo quando ci vengono strane malattie della pelle – che diventiamo orribili e sembriamo molto più vecchie di quel che siamo! – almeno ci usi per qualcosa di sensato…almeno ci divertiamo un po’….Insomma, non è mica facile quando voi altri umani vi dimenticate di noi, non fosse per tenere forchette, scaccolarsi, fare abluzioni o gestacci automobilistici! Non è mica che devi diventare un’artista, ma almeno che ti ricordi che non sei solo testa, non sei solo pensierini sparsi su un quaderno immaginato, ma anche opere, concretezza, roba fatta e distrutta, roba distrutta e rifatta!”
38enne: “Che poi mi state facendo un gran bene. Avevo bisogno di voi ragazze, diciamoci la verità, in questo momento. In fondo siete sempre voi che mi fate acchiappare le favole da un disegno di frollina o da un pezzo di lana che si trasforma in un mostriciattolo. Siete voi che venite alzate quando ho qualcosa da dire, nella speranza di essere ascoltata. Siete sempre voi che spegnete la luce, alla sera, per farmi riposare e date una carezza alla bambina, una a Tino e una a me stessa. Siete voi che danzate nell’aria quando sono arrabbiata, mi coprite la bocca quando devo tossire, tenete cartelli per manifestare, vi incrociate quando voglio starmene in pace, lontano dal mondo, nel mio mondo, a mio modo. A volte vi bistratto ma non è che sono cattiva, solo che mi sono dipinta così: una che pensa e scrive e scrive e pensa. Ma il pennello si tiene su con le mani e voi mi potete aiutare a dipingere anche altri quadri, a esplorare anche altri mondi. Senza uno scopo preciso, tranne ricordarmi che a volte il pensiero va in cantina e servono attrezzi per lavorare.”