Decresciamo

Questo mese in montagna è un vero toccasana. Viviamo in maniera corale con altre due famiglie, arrivano sempre amici a trovarci e ospitiamo molti vacanzieri della domenica, anche solo per un pomeriggio in piscina o in giardino, a guardare il passaggio delle nuvole o per una passeggiata con relativa raccolta di fiori.

Viviamo molto il paese, le sagre, i mercatini auto organizzati, a cui partecipiamo con entusiasmo, specie Frollina.

La bimba sembra cresciuta di 3 anni: stare con i più grandi e passare la giornata all’aria aperta la sta cambiando un sacco. Lessico e sguardi nuovi, più ricchi e variegati.

Non vuole mettersi le scarpe. Esce al mattino per andare alla casa di fronte delle amiche scalza e se non andiamo fuori, come oggi, rimane scalza tutto il giorno. E’ davvero felice.

Ho conosciuto alcuni ragazzi, mentre facciamo il mercato, che hanno fatto la scelta di trasferirsi qui. Alcuni hanno fondato un eco villaggio e la prossima settimana li voglio andare a trovare, magari intervistarli per il Fatto Quotidiano, altri si sono trasferiti da un mese ma stanno aprendo un’azienda agricola. Persone con bambini piccoli che hanno fatto una precisa scelta di vita. Una scelta di decrescita.

Ti viene voglia a stare qui. Ti viene voglia di dismettere tante cose, di acquistare meno, di vivere in maniera un po’ più terricola e rurale.

Anche a livello umano e sociale. I rapporti in un paese non sono mediati dalla confusione, dai mille impegni, dal telefono.

Sono diretti. Nel bene e nel male. Non è che la gente qui sia migliore, ma certamente ce ne si fa un’idea più chiara fin da subito.

Vivere fuori consente di seguire le ore, abbandonare gli orologi, avere maggior consapevolezza del tempo che passa.

Tutte le sere all’imbrunire, sul cavo che passa sopra il nostro giardino, corre uno scoiattolo. Si lancia veloce da un bosco a un altro, in cerca di cibo e noi osserviamo la sua corsa sempre con la stessa ammirazione, come se si stesse celebrando un rito uguale e diverso, ogni volta.

Qualcuno mi ha chiesto se non mi annoio a stare qui. No. Per niente. Nelle mie camminate solitarie trovo energia per le gambe, i polmoni e le idee. Nelle serate in giardino a giocare a carte riscopro la voglia di stare insieme agli amici, con l’unico scopo di stare insieme.

Nelle mattine a guardare la piana che si infuoca, sotto di noi, scruto i confini della mia vita e del mio mondo, cercando di capire in che direzione voglio muovermi.

Sono una cittadina, è vero. Ma qui viene voglia di sperimentare altro, mentre assaggio la ricotta dei caseificio o guardo l’orto del vicino, i pomodori rossi che crescono.

Dopo tanti anni sono tornata a scoprire il punto esatto in cui un frutto lascia il posto ad un altro, il girare e rigirare le zolle, che arrivano le mosche e i pappataci e l’odore del letame, che non è poi tanto male, è semplicemente parte di questi posti.

La vicinanza della città consente tanti arrivi e partenze, amici che arrivano e tornano e ripartono e sempre nuovi incontri e sorrisi.

E poi riesco anche a lavorare, mentre le bambine modellano la creta, dipingono o sperimentano avventure che durano giornate intere.

 

6 commenti
  1. MaterEtLabora dice:

    Panz, io lo sai sono donna di mare che più mare non si può. Ma sentire questo tuo racconto mette una gran pace, ti vedo lì che lavori mentre la Frollina gira scalza con le mani sporche di creta, ti chiede il nome di un frutto, ti osserva. Tu che hai tempo per te, per lavorare, ma anche solo per pensare mentre stai con lei. E la condivisone con altre famiglie è una ricchiezza ineguagliabile…

  2. FrancescaV dice:

    a me manca molto la condivisione con le altre famiglie, spero di colmare presto questo campo. Goditi questo mese fino in fondo. Baci!

  3. Silvia dice:

    mumble… questo post tocca un tema che mi è caro. curiosamente la mia decrescita è partita e stimolata dalla città, forse ero nella provincia sbagliata, non so, ma la città mi ha dato la vera libertà e un modo più sincero per rapportarmi con le persone e per guardarmi dentro. strano vero? diciamo che sono molto più lasagna felice a milano, ecco, per riallacciarmi al tuo bellissimo post sui confini. possibile che ci faccia un post con dovuta citazione…

  4. Margherita (Apprendista mamma) dice:

    Anche io sono una da mare come MaterEtLabora, ma del mare mi piace lo sguardo verso l’orizzonte quando non si capisce dove finisce l’acqua e comincia il cielo, mi piace lo spettacolo dei pescatori che tornano al porto con la paranza, mi piace il silenzio rotto solo dal rumore delle onde che si infrangono su uno scoglio. Mi piace tutto quello che il mare non può dare in un agosto rovente e affollato come questo e mi piace il tuo racconto perché mi porta in una dimensione alternativa rispetto al caos e alla calca che c’è qui nel Salento e mi fa venire voglia di una fuga dal mare per ritrovare un po’ di pace… Buona vacanza!

  5. Stefi dice:

    “C’era una volta un duello fra due alberi e un principe dissociato che cercava per terre e per mari…”
    confermo tutto, abbiamo avuto l’onore di fare parte del vostro ecosistema ricotta compresa!

  6. silvia dice:

    le tue parole sono da rileggere ogni volta che passa la voglia. di restare in campagna. anche se la mia campagna è ibrida rispetto alla tua montagna, già più inquinata dai modi cittadini, meno condivisibile fra famiglie. tornerò a leggerle. lo so. abbracci

I commenti sono chiusi.