Per le vie della memoria, in memoria di P.G.
Qualche tempo fa la redazione di Travel, Turismo Emilia-Romagna, il sito che si occupa di valorizzare i luoghi della mia regione e promuoverne il turismo, ha coinvolto un po’ di Local-blogger per scrivere articoli dedicati a luoghi, per loro speciali, della regione.
Lo hanno chiesto anche a me. I luoghi speciali, che amo, di questa città e di questa regione, sono tantissimi. Io per esempio adesso vorrei vivere dove abbiamo la casa in montagna, per dire. Sono sempre stata una persona emotiva e ricordante.
Ricordante sono quasi ogni notte, che i sogni si popolano e mischiano di passato e futuro.
Ricordante sono stata domenica che era il 10 luglio ed erano 19 anni che una persona importante, un uomo a cui ho voluto tantissimo bene, il mio allenatore di nuoto, se ne è andato per sempre.
Ricordante quando vedo le facce dei vecchi amici che ora frequento solo su Facebook e mi fanno pensare ai fili intrecciati e sciolti.
Lo sarò quando la mia bambina, adulta, avrà negli occhi pezzettini di questa infanzia.
Ricordante quando ho scritto questo articolo per TER, dedicato a Riosto, sopra Pianoro.
Pianoro è il paese dove sono cresciuta.
E l’articolo che ho scritto lì lo dedico alla memoria di Paolo Gori che da 19 anni non c’è più. Lui mi ha insegnato il nuoto e la vita.
Ecco l’incipit:
C’erano dei giorni d’estate fatti di afa e noia che il tempo sembrava liquefarsi e non passare mai.
Erano giorni di 16 anni, in cui tutto sembrava eterno.
Eterna la vita, eterna la noia in un paese dove l’autobus passava ogni 40 minuti e la domenica eri inchiodato alle colline. A 16 anni non la cogli quella fortuna lì, di poter guardare il grano che matura o un girasole che rinsecchisce per il caldo.
Nei giorni d’estate dei 16 anni ti sembra solo di sudare via opportunità se vivi in un paese dove gli autobus passano poco e Bologna sembra tanto lontana.
In quegli anni mi inventavo avventure e percorsi.
Delle volte erano passeggiate con le amiche a parlare di tutto e niente insieme, delle volte erano percorsi immaginari fatti sui libri letti in giardino e delle altre erano gite con il cane e il walkman, quello con i cuffioni grandi e grossi che fanno molto caldo.
Abitavo a Pianoro Nuovo: il mio mondo era fatto di una piscina azzurra, di una bicicletta che si chiamava Camilla e di una via che nelle notti di giugno si riempiva di lucciole.
E poi c’erano le mie esplorazioni.
Un grazie particolare a Giovanni Arata e a tutta la redazione di Ter per la bella occasione