Estate

Vorrei che fosse sempre un giorno sereno. Un giorno d’estate che odora di infanzia, profuma di ginestre e cloro e ha pedali di bicicletta per andare ovunque rimanendo dietro casa.

Un giorno giallo e pigro di afa che viene voglia di tuffarsi in acqua e mettere tutti i pensieri in stallo. Un giorno di giri noiosi per un paese piccolo come uno sputo con l’unica consolazione delle notti pieni di luci e lucciole e risate e ricordi.

Vorrei che fosse sempre cuore pieno di cose che frullano, mica sempre buone, ma tante, che girano e vorticano e fanno sognare e vivere.

Vorrei avere ancora l’eco dei viaggi, quelli passati e quelli futuri, quelli che racconti e quelli che seppellisci nell’animo.

Vorrei che fosse sempre una domenica di luglio, un luglio di presenze e di noi che partiamo cantando canzoni.

Una strada fatta di curve che dopo la svolta non sai cosa vedrai ma non vedi l’ora di arrivarci. Di trattorie all’aperto sotto il pergolato. Di nuvole veloci che corrono nel cielo e d’improvvisano tamponano e scoppia il temporale ma poi passa anche quello.

Un giorno di serenità sapendo che tutto andrà bene e credendo che tutto andrà sempre bene. Ti specchi nel mare e fai salti sulle onde esprimendo desideri incomprensibili.

Una sera di sigarette accese davanti a una birra, di pelle che odora di crema e ti tira, porcavacca se tira.

Vorrei che fosse sempre un giorno sereno. Come quella volta che siamo stati a Tivoli oppure come quando i gabbiani rubavano il pane a quel bambino o ancora all’acquario di Genova con lei che guardava le foche.

Ma così la mia vita si chiamerebbe sempre. E invece è vita