Spegnere il cervello ogni tanto è sano
Certe volte uno deve spegnere tutto e soprattutto il cervello e fermare gli imput e gli output e smetterla di confrontarsi e di parlare e di scrivere e di leggere.
Certe volte uno deve chiudersi a riccio, dimenticando che vorrebbe dire qualcosa, esprimere un pensiero, che forse ci si aspetta un commento, che bisogna parlare, che si dovrebbe rispondere.
Certe volte uno, porcapaletta, deve prendere e uscire.
Spegnere il pc e uscire.
Fare ba ba ba per non sentire nulla, staccare il telefono e concentrarsi sulle margherite, sull’aria fresca tra i capelli profumati di Frollina e l’altalena che arriva fino al cielo e la bicicletta e pedalare, pedalare, pedalare fino a quando tutto il cemento che ha nelle gambe non si trasforma in forza, sudore.
Vita.
Ecco. Certe volte basta dismettere per 3 giorni i panni usuali con cui ti vesti, quelli con cui gli altri ti conoscono e si rinasce al mondo.
Bisogna farlo. Anche quando si è delle fottute doveriste come la sottoscritta. Forzarsi. Non lasciare che il tempo macini il tempo.
Grandi cose stanno per accadere e domani è una giornata importante, molto importante. Grandi decisioni, grandi cambiamenti.
E io voglio accoglierli con l’odore dei prati sotto il naso.
Anche se – diciamola tutta- sono talmente fuori forma che la pedalata di oggi stava per stroncarmi tutta. Ad un certo punto che Tino era entrato in trans agonistica e competitiva con la sottoscritta, ho sperato che passasse un’ambulanza da quelle parti che nel bel mezzo di un salitone ci avevo bisogno dell’Unità coronarica.
Ma sono sopravvissuta e malgrado le allucinazione da stato anossico prolungato, posso dire di essermi guadagnata la mia gita bucolica e che stesa in mezzo al prato, al parco fluviale, tante piccole stronzate, invidie, aggressività di persone micragnose e modeste, mi apparivano solo come dei punti neri infinitesimali sulla faccia di un allegro acneico di 16 anni.
Nulla al confronto dello sbocciare purullento e entusiastico di montagne di pus. 😉
Spero abbiate gradito la pulp metafora da radical kitch
Ho gradito molto la metafora, ho gradito molto il post e sottoscrivo in pieno. Per me, il giorno in cui ho spento il piccì, il cervello e il cellulare è stato mercoledì, quando ho preso bimba e marito e siamo andati tutti a Fasanolandia, a lanciarci nel vuoto su spericolati (per finta) bruchi volanti e a dondolarci su cavalli alati.
Concordo e sottoscrivo pure i puntini!
Il mio ultimo week end è stato proprio così. Attività cerebrale in modalità standby. Oggi mooolto meglio! 😀
Beh…insomma…invero m’ha fatto un po’ schifetto. Ma solo un po’ eh! 😛