La maledizione del morbo dei Panzallari erranti
No, non siamo stati scritturati per l’ultimo film di avventura dei Fratelli Manzina.
Non stiamo per essere coinvolti in un Cine Panettone postumo e muffito. Siamo qui a fare riflessioni familiari circa la possibilità che qualcuno o qualcosa ci abbia fatto una Macumba.
Non è possibile, non è. Tutte le volte che dobbiamo partire per qualsiasi posto del mondo, fosse anche per un fine settimana a Casal Borsetti o in riva al fiume Reno, tra le pantegane e la secca, ecco che qualcosa di nefasto si abbatte su di noi. In particolare sulla nostra salute.
Tino ha il primato della schiena rotta. Frollina predilige il moccolo gioioso e la tosse da fumatore incallito.
Io sono creativa.
Sabato, giorno deputato alla nostra partenza per Torino, mi sono svegliata al mattino che mi sembrava di aver ingoiato un tagadà: la testa mi girava VORTICOSAMENTE e Linda Blair (quella dell’esorcista) si era impossessata di me.
Il secondo (e sottolineo secondo!) attacco di emicrania in tutta la mia vita ha deciso di venirmi in prossimità di una partenza.
Non so, forse perché c’avevo le mie cose. Forse perché quel pazzo del mio maestro di nuoto l’ultima volta mi ha fatto fare lo stile del “cane zoppo” e per rinforzare le mie braccia squacchere mi ha costretta a nuotare senza muovere le gambe, solo con una delle due braccia e questo ha messo a dura prova la mia cervice. Forse perché qualcuno lassù o quaggiù mi odia.
Tino mi ha accudita amorevolmente, prendendosi carico di tutta la preparazione. Io ho vomitato, mi sono imbottata di Moment e ho tentato di riprendermi stando un po’ a letto.
Avevamo appuntamento al Circolo dei Lettori alle 15.30, per l’evento a cui mi avevano invitata. Siamo partiti da casa (alla cospicua distanza di 340 chilometri) alle 12.
Non sono riuscita nemmeno a preoccuparmi, il fatto che la mia testa rimanesse ancorata al collo e che i miei occhi non sembrassero troppo due palline da golf mi bastava e avanzava.
Per fortuna il Moment ha fatto effetto e alle 14 ero di nuovo e abbastanza io, con la meravigliosa scusa di essere rintronata a causa dell’emicrania e non mea culpa.
Frollina era in forma, malgrado sul baratro della tosse. Tino – precauzionalmente – le dava sciroppino omeopatico ogni ora.
Ad occuparsi dell’albergo era stato il non marito e io mica me lo immaginavo che a Torino ci avrebbe condotto in un hotel molto più elegante e figo di noi. Abbiamo davvero fatto i signori. Alle 15 e zero, zero eravamo in camera, io stavo cercando di mascherare la lindableraggine con una dose di fondotinta da fare invidia al Porcino malefico di Stato, Frollina insisteva che anche lei si sarebbe dovuta truccare e Tino prenotava un taxi.
Davanti al circolo dei lettori c’era già la zia S. con summo gaudio di tutti noi. Dentro ho subito incontrato Extramamma e Lidia Castellani e mi hanno presentato Giuliana di Unamamma. La frollina è sparita con Tino e con Zoe, che è la figlia di Chiara, non che nipote (anagrafica) di zia S.
Mancava la moderatrice e così ci siamo moderate da sole, io non ero molto professional style ma mi sono arrangiata e soprattutto ho avuto il piacere di presentare Donne Pensanti e in particolare il volume Svegliatevi Bambine. Ho incontrato Jane Cole di persona e ho visto molte persone che seguono questo blog e quel progetto e mi ha fatto davvero piacere.
Ho incontrato gli amici delle vacanze e ho potuto passare un po’ di tempo con Chiara, zia S. e la loro mamma. Frollina era entrata in trans agonistica e quando ha saputo che avremmo pranzato con Zoe, la domenica, ha cominciato a preparare tutte le sue Barbie per il rendez vous.
Io – ieri – mi sentivo finalmente bene. Il sonno mi aveva restaurata. L’albergo extralusso mi aveva rimesso a nuovo. Abbiamo dormito in un lettone a due piazze e mezzo, una roba da festini a Palazzo Grazioli, dove siamo stati comodamente in 3, con Frollina che a tratti puntava un piedino in faccia a me o a suo padre. Sono perfino riuscita a lavarmi: l’albergo era talmente stiloso che ci ho messo un po’ a capire la differenza tra il rubinetto dell’acqua e l’erogatore del sapone e stavo per cedere e rimanere sporca e puzzona, quando la carne della mia carne – dall’alto dei suoi 4 anni – mi ha umiliata, scoprendo per me l’oscuro meccanismo fashion di diffusione dell’acqua calda.
Torino era soleggiata. Bellissima. Ho ripensato con un po’ di malinconia a quei 7 anni fa, alle passeggiate lunghissime per tornare dal lavoro, in mezzo a questa città che avrò sempre nel cuore.
Torino, tra quelle italiane, è forse la città che più mi rappresenta, nella sua varietà di forme e colori, in questo contrasto tra città regale e operaia.
Poi c’è il fiume: una lingua di tempo che scorre nell’acqua e tu lo guardi, ti sembra sempre lo stesso e nel frattempo è già cambiato.
Abbiamo passeggiato al parco del Valentino, visto il cielo toccare le Alpi imbiancate in lontananza e perdersi sulle cupole delle chiese, sulla guglia della Mole.
Sono tornata a casa della mamma della zia S., dove ho abitato in quel periodo in cui iniziavo a lavorare con la Rete. Mi sono riseduta su quel divano comodissimo, dove tante chiacchiere ho scambiato con la mia amica, mentre si formavano i primi accenni del nostro futuro professionale. Frollina e Zoe hanno giocato con le barbie, a nascondino, a caccia al tesoro, ci hanno fatto le treccine. Frollina aveva portato la barbie che le ho regalato io e che era la mia, 30 anni fa. L’abbiamo messa di fianco a quella di Zoe, per scoprire che nei tratti di questa bambola e nel modo in cui essa è cambiata si intravede l’evoluzione degli stereotipi sulle donne, la dittatura della moda e della bellezza perfetta.
Al vitino da vespa e tettone prosperose degli anni 80 sono succedute labbra canottate e trucco più deciso di questo periodo, per contro il seno si è rimpicciolito e anche i fianchi sembrano più realistici. L’abbigliamento da principessa ha lasciato il posto a uno stile graffiante e provocatorio e la coscia si è allungata, sotto minigonne più strette e corte.
Ieri come oggi fin da bambine abbiamo imparato i canoni di bellezza scolpiti sulle bambole e l’accettazione di un ruolo che non deve essere discusso, perché tutto rimanga come è sempre stato.
Dopo aver mangiato in abbondanza, Zoe ha fatto a tutti noi le treccine con i fili di lana: siamo ripartiti per Bologna satolli, molto rilassati e io assomigliavo a Bob Marley, formato allarga e sbianca.
E’ stato un bellissimo fine settimana e questa volta alla maledizione del morbo dei Panzallari erranti NON abbiamo ceduto.
Grazie a tutti quelli che c’erano sabato, a chi ha voluto fare una gentile donazione all’associazione Donne Pensanti e a chi mi ha dato tantissimo affetto.
L’evento è stato interessante (grazie a tutte per esserci state!) e panzallariarci è stato un piacere. Ero molto emozionata per l’incontro al vertice tra le due nipoti e vederle insieme è stato bellissimo e motlo divertente, proprio come immaginavo. Viva la famiglia larga:-)
Panzy dovrai darmi il nome del tuo fondotinta perchè sei arrivata alle 15 non solo pensante ma anche splendente! Neanche un po’ Linda Blair, anzi genere Beautiful Blogger for ever 🙂
Sono contenta di leggere che anche le treccine di lana ti abbiano aiutato a guarire!
Seria, professionale, moderatrice moderata, capace di esibirsi con un intervento preciso e puntuale, quando è stato il tuo turno. Addirittura il colpo di scena di “una domanda per ciascuna delle convenute”. Scusa, ma io ti assumerei al volo! Hai un mestiere in mano.
Quanto alla famiglia larga, un po’ di sana socialità reale a noi ha fatto più che bene, a proposito di uscire dalla rete…
Che dire? Capiterà prima o poi di incontrare questa “sgarrupata” (e mica tanto..) famiglia?? Lo spero…
ewiwa la nutella che hai mangiato in abbondanza nella tua infanzia che ti ha reso così!!!!!