A leggere i giornali. Prima di tutto
Arrivo in ufficio e come consuetudine, consulto un po’ di testate on line per capire meglio in che mondo vivo. Lo faccio ogni giorno. Certe volte distrattamente, certe altre con attenzione. Ci sono giorni che poi passo al mio lavoro e sono abbastanza tranquilla, altri in cui mi sembra che i muri che sorreggono il mio mondo, il nostro mondo, stiano diventando sempre più grigi, affumicati da troppe sigarette, stretti e squallidi.
Ci sono giorni che mi mancano le parole.
E allora lascio che sia questa poesia di Bertolt Brecht a parlare con la sua carica per non dimenticarmi, mai, della mia responsabilità individuale nei confronti della mia famiglia, della mia città, del mio Paese e delle persone con cui condivido la sorte.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Sai cosa ho visto ieri in edicola?
Un libro che si chiama Berlusconi’s Marachelle.
No dico. Il nostro presidente del consiglio.
Ecco. Stendo un velo pietoso e evito di commentare.
tristissimo
Sono tempi duri in cui è facile avvilirsi. Poi leggo post come il tuo ed un po’ mi consolo, perché mi sento meno sola.
Bellissima questa poesia e purtroppo vera. Cmq che cultura, chapeau! Invidio/ammiro molto quelli che citano io mi ricordo solo le frasi di Shreck ultimamente, accidenti!
…però siamo qui assieme, e noi soli non lo saremo mai. Almeno finchè non ci faranno tacere!
Anche io penso a te come una di quelle persone che non starebbero mai zitte, e mi fanno sentire meno debole, meno sola, meno… folle.