A un anno di distanza pensavo che
Quando ho scritto questo post esattamente un anno fa, il 24 giugno 2009, non avrei mai pensato a tutto quello che sarebbe venuto dopo e che saremmo riusciti davvero a uscire dalla RETE.
Il 24 giugno 2009 Donne Pensanti nasceva. Nome scelto in fretta (che come tutte le cose della rete ti rendi conto sempre dopo della strada che stanno facendo e faranno), provocatorio. Nome provocatorio per ribadire che TUTTE le donne sono pensanti ma che a volte ce lo dimentichiamo e allora occorre sottolinearlo, a noi stesse, al resto del mondo.
Un anno fa Donne Pensanti era un’idea, il senso di frustrazione e sconforto che provavo (e che provavano tante donne, tante persone in Italia) per quel silenzio assordante che avvolgeva il nostro Paese, le sue donne e i suoi uomini, riguardo agli eventi di quella primavera.
Scoprire che le nomine politiche al femminile erano appannaggio di poche elette – non scelte per la loro intelligenza o per il modo in cui si erano preparate politicamente ma per la loro avvenenza, per i favori che potevano fare a questo o a quel politico – mi ha tolto come un velo.
Scoprire che la donna veniva rappresentata, in politica, in televisione, nelle affissioni pubblicitarie in un unico modo e che quasi nessuno levava una voce di dissenso mi sembrava orribilmente violento. Mia figlia, riflettei, mia figlia in che Paese diventerà donna? E in quale Paese si sta trasformando questa Italia? Cosa pensa la gente? Cosa facciamo noi, noi che siamo la gente?
Non volevo e non potevo più tacere. Mi sono detta che dovevo uscire anche da qui, da questo guscio dorato che mi ero costruita grazie alla mia dimestichezza con il web, grazie a Panzallaria e alle cose belle che mi aveva portato. Mi sono detta che qui, in Rete, sembrava tutto molto più sensato che nel mondo reale. Pieno di riflessioni.
Ma cosa pensa la gente che la rete non la frequenta?
Cosa vedono gli occhi dei nostri figli quando passano davanti a cartelloni come questo?
Si è naturalizzato un immaginario femminile fatto di donne che usano il proprio corpo e fanno usare il corpo per arrivare laddove potrebbero arrivare anche senza strumentalizzare la loro bellezza. Si è naturalizzato un immaginario fatto di dicotomie: da una parte le mamme operose (inalienabile luogo comune all’italiana) e chiocce, nella versione ironica (come la sottoscritta), nella versione eco, nella versione idillio, dall’altra le “proto o post veline”, le escort o presunte tali, le troniste, il cortocircuito spettacolo-politica.
Piano, piano quello che non era naturale lo è diventato. Piano, piano gli altri modelli, quelli minori e silenziosi, sono stati rasi al suolo e al loro posto sono rimaste solo la mamma anni ’50 e la lolita cresciuta (in età e in attributi nutriti di silicone).
Dobbiamo RIFLETTERE su questi temi.
Perché il modo in cui un Paese tratta le donne, in cui un Paese vede, percepisce le donne è la cartina di tornasole del livello di democrazia di quel Paese. Le donne sono una risorsa, e non solo per ottenere favori politici o per pianificare il proprio potere e esercitarlo sugli altri.
Un anno fa Donne Pensanti era un’idea. Ora abbiamo all’attivo un progetto che è diventato un libro. Un’associazione con uno statuto che è ormai molto più che una bozza e che presto registrerò qui a Bologna. Abbiamo all’attivo una rete di persone e progetti in nuce che stanno nascendo, che si stanno evolvendo.
Per parlare proprio con quelle persone che la rete non la frequentano.
Noi, grazie alla rete, ci stiamo intersecando, unendo, aprendo al mondo.
Stiamo resistendo, riflettendo, valutando, cambiando idea, decidendo come muoverci, quali mezzi usare per arrivare ai nostri obiettivi.
Ed è bellissimo guardare indietro, ad un anno di distanza. Sapere che le battute del Premier che vuole sdoganare il suo machismo e l’idea retrograda che ha delle donne con la scusa (che usano tutti) dell’ironia e della comicità, non passeranno inosservate. Sapere che forse, anche solo una persona di più, grazie al lavoro che si sta facendo tra tutte le associazioni, gruppi, progetti presenti nel nostro Paese e che si moltiplicano ogni giorno, rifletterà su alcune questioni non più sottovalutabili come per esempio il fatto che siamo il paese in Europa dove le donne – a parità di professione – guadagnano meno degli uomini, dove la maternità è solo apparentemente sostenuta, dove le donne ricoprono meno incarichi politici che nel resto d’Europa.
E’ una grandissima gioia sapere che le tante notti in bianco mie e di tutte le persone (e crescono ogni giorno) che stanno credendo in donne pensanti, hanno un senso concreto.
E in tutto questo, ad un anno di distanza, permettetemi di dire che stasera, vedere questo articolo su Repubblica.it dedicato al nostro progetto e linkato direttamente in home page del quotidiano, mi rende particolarmente soddisfatta.
Grazie.
Davvero.
A tutti quanti.
ehi, sono in trasferta ad Amsterdam, nella mia stanza d’albergo mi apro Repubblica prima di andare a dormire e che ti trovo? Emozionante, per me, figurati per te! Ed eccomi di corsa a farti una ola 🙂
mi è venuto un attacco di orgoglio pazzesco!
ero acnora dominata dallo schifo brasilero e invece mi si è risollevato l’umore.
evvai!
Tanti complementi sia per la pubblicazione sia per il lavoro di Donne Pensanti, lo meriti/meritate.
siete grandi…