Di Trenitalia e Kafka ancora insieme
Oggi vi racconto cosa mi è successo venerdì con il treno. Perché secondo me bisogna che certe cose vengano raccontate e se ne parli almeno, che se proprio non possiamo evitare di prendere Effesse, almeno che emergano certe peculiarità di un sistema viziato secondo il quale i prezzi degli spostamenti su rotaia diventano sempre più un lusso e per contro il servizio peggiora nettamente.
Dovevo andare a Firenze (dalla mia città ci si mette circa un’ora sia che tu prenda un intercity sia che lo si faccia con la freccia rossa, però quest’ultima costa decisamente di più). Avevo un appuntamento di lavoro pomeridiano così mi sono detta, prendo il treno con un po’ di anticipo che non rischio ritardi. Come al solito ho acquistato tramite internet il giorno prima, un biglietto per un treno freccia rossa che sarebbe dovuto partire alle 12.35.
Il binario era segnalato. Il binario 6.
Mi sono messa cheta cheta ad attendere quando il signore dei megafoni ha annunciato un ritardo di 15 minuti “causa guasto del treno”. Ho capito subito che 15 minuti erano irrealistici: ho fatto per anni la pendolara e per esperienza so bene che se la causa è un guasto al treno, in 15 minuti il macchinista fa in tempo a malapena a contattare l’assistenza.
E infatti, scaduti i 15 minuti, ne hanno annunciati 45.
Nel frattempo tutti i treni avevano accumulato circa 20 minuti di ritardo per un guasto generale all’impianto elettrico e così in stazione c’era un bel casino. Visto che avevo questo appuntamento, pur trovando davvero amorale dover pagare un’ulteriore prenotazione per un cambio treno, ho deciso di andare a chiedere qualche informazione a uno di quei baldacchini rossi dedicati al nuovo treno strafiko. Ho chiesto se era realistico pensare che si trattasse di 45 minuti di ritardo o dovevo aspettarmi che scaduti questi ne sarebbero stati annunciati degli altri, se poteva – per favore – controllare sul suo computer dove si trovava il treno (notare che esiste un’applicazione on line, disponibile anche all’utente, che ti mostra tramite gps dove si trova il treno!).
Lui ha alzato la testa verso il cartellone e mi ha detto: “se lì c’è scritto 45 minuti sono 45 minuti”.
Con un diavolo per capello sono tornata nel sottopassaggio della stazione e mi sono fermata sotto ad un monitor degli arrivi in attesa di sapere se il mio treno sarebbe arrivato al binario 6 o ad altro da destinare. Mi trovavo tra il binario 5 e il 6.
Dopo un po’ il signore del megafono annuncia che il mio treno è in arrivo al binario 3 e lo vedo comparire nel monitor. Tempo 1 minuto sono al binario.
E
E mi trovo in una situazione kafkiana.
Il mio treno, quel benedetto Frecciarossa in ritardo, ha già le porte chiuse e sta partendo!
Parte.
Mi sbraccio, ma lui è partito.
Intorno a me c’è un sacco di gente che arriva esattamente come me. Non potevamo fare prima. Nessuno poteva sapere dove sarebbe arrivato il treno. Rimaniamo tutti con le pive nel sacco. Io ho i coglioni che frullano vorticosamente. Con fare da suffragetta mi metto a discutere con altri viaggiatori nelle mie stesse condizioni e decidiamo che non passa, che stavolta ci uniamo, che ci scambiamo mail e numeri di telefono che una roba così è vergognosa.
Sul binario 4 c’è un treno che va a Firenze. Lo prendo. E’ un intercity. Io e altre persone del mio treno ci sediamo vicini, decisi a non pagare alcun supplemento in cambio di un disservizio così smaccato. Fortunatamente incontriamo un bigliettaio gentile che capisce il problema e dopo aver comunicato con la stazione, ci permette di viaggiare senza pagare la prenotazione che – se avessimo trovato un pignolo – avrebbe potuto pretendere.
Sono arrivata a Firenze un’ora e quindici dopo il previsto e con una buona dose di rabbia e frustrazione.
Sono rimasta basita. Molte persone continuavano a ripetere la solita solfa all’italiana “tanto non cambia niente”, “tanto succede sempre così” e cose del genere che – a 35 anni – cominciano a darmi il voltastomaco.
Perché per cambiare siamo noi che dobbiamo cominciare a non sentirci più sconfitti o adeguarci. Diciamole queste cose, sputtaniamo certe situazioni da terzomondo della circolazione!
Ho pensato al perché non abbiano annunciato tempestivamente il nostro treno in ritardo e al perché – in tutta la mia carriera di pendolara – non sia mai capitato prima, mentre ora sembra che sia all’ordine del giorno.
Ho elaborato una mia personale ipotesi che potrebbe non essere veritiera ma – non so perché – non credo in un progetto in buona fede:
Perché la freccia rossa, di cui tanto ci si riempe la bocca per velocità e puntualità, non può permettersi 45 minuti di ritardo e moltissime persone che chiedono un rimborso. Perché contro la sottoscritta che nemmeno se fosse arrivata la polizia ferroviaria avrebbe pagato un centesimo in più per stare su un altro treno, dopo questa disavventura, ci sono migliaia di persone che pur di non discutere e perdere tempo sborsano 8 euro di prenotazione obbligatoria ulteriore che “tanto cosa vuoi che siano 8 euro, io voglio solo arrivare!” e nel frattempo trenitalia si arricchisce (sia perché non viene chiesto il rimborso, sia per questi fottuti e ulteriori 8 euro!).
Probabilmente mi sbaglio eh? Probabilmente è solo frutto della mia fantasia malata, che si viaggia così bene sui treni italiani e sono così gentili tutti quelli che ci lavorano…
E allora dimenticate questa storia
Fate finta che sia solo
l’ennesimo racconto kafkiano
di un inviato svizzero in Italia
che esagera
diobono se esagera
con questi luoghi comuni sul nostro Paese…
e invece fai bene Panz, cazzarola se fai bene! Bisogna fare casino, e togliere questo mito del frecciarossa se a conti fatti fornisce un servizio peggiore dell’intercity, porcamiseria! Fosse successo a me, che come te spesso valgono più i principi e le promesse che il “vivi e lascia vivere” . In tempi come questi che un euro te lo sudi con tutte le forze, è inaccettabil euna presa per ilc ulo così palese. Brava Franci, sono con te!
vivo in spagna da ormai quasi 3 anni. non è che qui sia il paradiso terrestre, per carità, anche noi qui abbiamo il nostro bel da fare con la crisi e con piccoli grandi disservizi quotidiani. ma posso testimoniare, perchè mi è accaduto giusto l’anno scorso ed ho avuto conferma da amici, che quando si viaggia su un treno (UN QUALSIASI TRENO) che porta+di 40 minuti di ritardo, il controllore passa per tutti i vagoni, controlla i biglietti e ti regala un buono di 15 euro da spendere per i successivi acquisti.
…per dire…
😛
Manu
Non puoi trovarmi che d’accordo, bisogna lamentarsi o semplicemente segnalare dei disservizi per migliorarli non solo per noi stessi ma per l’intera comunità. Ne sono convinta al punto tale che se riscontro dei problemi con dei prodotti acquistati mi rivolgo immediatamente all’ufficio clienti per farlo presente. Le mie colleghe mi prendono in giro perchè instauro dei discorsi con i call center che inevitabilemnte terminano con “lo so che forse non avrà molta rilevanza ma credo che boicotterò l’acquisto dei prodotti di questa azienda”. Pazienza se poi il più delle volte non ho esiti positivi ma almeno li metto al corrente di ciò che non va e se lo fanno in tanti e ripetutamente non possono non tenerne in conto visto che ormai le aziende non sanno più cosa inventarsi per attirare il cliente e “fidelizzarlo”. Il problema con FS è che non abbiamo molte alternative….
Stefania mamma di Vittoria