Bambini in Medio Oriente
Pensavo ai bambini diGaza.
Sul Manifesto le foto del massacro non vengono censurate.
Su Facebook girano immagini che ti tolgono il respiro. Un mio contatto ha pubblicato un album che non sono riuscita a guardare se non da lontano, la prima foto è quella di un bambino morto sotto le macerie. Esce solo la sua testa da un cumulo di terra. Sembra un manichino ma potrebbe essere mia figlia.
Qualcuno ha argutamente commentato che forse in questo periodo c’è una censura talmente forte (vedi quel che è successo con Anno Zero) che solo attraverso i microcontenuti si riesce ad avere un’idea chiara del massacro che sta compiendo Israele.
Non sono antisemita. Lo dico per chiudere il becco ai tanti che usano questo argomento per denigrare chi condanna una guerra sproporzionata e unilaterale contro un popolo imbelle.
Non condannare a mio avviso sarebbe come stare dalla parte dei terroristi Islamici che hanno colpito New York per le malefatte dello Stato America.
Quelli erano innocenti e sono morti come innocenti.
I palestinesi allo stesso modo, non sono tutti terroristi. Gli israeliani non sono tutti uguali.
Ma lo Stato israeliano ha deciso di radere al suolo un popolo perché lo considera una minaccia.
Per fortuna c’è Facebook allora. Lo stesso che censura le donne che allattano e mi aveva sconcertato. Ora almeno – e per una questione ben più seria e importante! – sta servendo come elemento di diffusione.
Io mi sento totalmente impotente. Bambini che vegliano denutriti le madri morte. Bambini che muoiono come fiori recisi sul più bello.
Bambini.
Bambini.
Esseri umani.
Innocenti.
Questo inferno in terra mi fa vergognare
cosa possiamo fare???
mi sento impotente
un bel po’
Anche io condivido il tuo senso di impotenza. La comunità internazionale si è mossa in ritardo e poco incisivamente. Anche io non sono antisemita. Ho alcuni amici israeliani. Ma quello che sta succedendo in Palestina è terribile. Ogni giorno guardo questo blog http://guerrillaradio.iobloggo.com e inorridisco, chiedendomi se veramente esiste un modo per pacificare definitivamente la situazione israelo- palestinese…la risposta che mi dò mi agghiaccia
non ho visto quelle foto, ma mi si stringe il cuore solo a sentirne parlare…mi si stringe tanto. Tanto.
È una situazione veramente tremenda. Non so cosa sia possibile fare e come. Forse niente, o forse anche solo informarsi, carpire le molte verità, comprendere, dargli tutta l’importanza che hanno, tenerle a mente, per il futuro.
Ieri siamo andati a vedere il film/cartoon “Valzer con Bashir”.
Racconta il massacro di Sabra e Shatila. Lo fa in modo nuovo, versatile e innovativo. Riannoda fili di un passato lontano, con un passato recente, dimostrando quando è importante fare spesso “viaggi nella memoria”.
Io invece sto vivendo con un certo disagio su FB in questi giorni, perché sull’argomento si è scatenata una sorta di guerra ulteriore. Chi dona la foto del suo profilo per Gaza, chi per Israele. Io inevitabilmente la penso in un modo, ma vedo amici prendere posizioni che non capisco e non credo sia utile lanciarsi in risse ulteriori. Brutta cosa, la guerra.
Condivido l’orrore per il massacro della popolazione civile di Gaza, ma aggiungerei che l’uso che Hamas fa del suo popolo come scudo umano mi fa altrettanto orrore. Dipanare questa matassa sta diventando sempre più difficile ed è praticamente impossibile esprimere un parere (non dico un giudizio) senza non trascurare uno degli aspetti in gioco. In mezzo, come sempre, chi non si può difendere
Io la penso esattamente come Adele.
scusa , mi e’ rimasto il nome scemo che ho inserito l’altro giorno.
Sono arrivata sul tuo blog da Donne Manager e mi ha sorpreso leggere questo post…ed il tuo pensiero, che condivido.
Vorrei aggiungere le parole di Rania di Giordania:
“…non solo c’è una crisi umanitaria a Gaza, c’è una crisi nell’umanità globale”.
I primi di gennaio avevo pubblicato un post sul mio blog (un solo commento, io li definisco “post scomodi”) sul quale ho inserito oggi un link al tuo (http://peopleanddreams.blogspot.com/2009/01/rania-non-solo-c-una-crisi-umanitaria.html)
un saluto, alla prossima