Cara Maria Stella – lettera aperta alla Gelmini
Cara Maria Stella,
ti chiamo così che anche se sembri imbalsamata da un secolo, scopro che hai la mia stessa età e allora mi sembra non te la debba prendere se poi ti dò del tu, soprattutto in ragione del fatto che vuoi incidere così profondamente sulla vita mia e di mia figlia e di tutto questo stivale del mio paese.
Ora. Mi ero ripromessa che per un po’ non avrei detto/scritto/urlato niente di politica che c’ho abbastanza i cazzi miei in questo periodo e poi mi viene il sangue amaro e il sangue amaro mi produce l’orticaria e sto male abbestia. Ogni tanto – tutti – hanno il sacrosanto diritto di farsi un po’ i cazzi loro.
Ma te insisti.
Insisti con questa riforma che io mi chiedo (domanda che tu rivolgi a noi e io ti giro volentieri): ma lo hai letto quello che hai scritto? ma sei proprio proprio certa di non aver subito traumi insuperati alle elementari per cui vuoi rigettarli sui poveri cinni (leggi: bambini in bolognese) di questo nuovo milennio? no perché a me la tua riforma mi ricorda tanto quando le facevamo noi le elementari, solo che – per esempio – nella mia scuola (che era molto avanti!) il grembiulino era già un optional.
Ma magari nella tua no e a te piaceva sentirti in divisa con tutti i compagnucci a fare la brava maestrina.
Ma insomma, in realtà quel per cui ti scrivo è un altro ordine di incazzo e di paura. Una roba che si sta naturalizzando e che mi mette un terror panico rispetto al nero futuro che ci attende. Una roba che altro che Borse e materassi ed economia!
Quello che mi ha spaventato più di tutto delle tue ultime affermazioni è che tu venerdì te ne sei uscita dicendo che non capivi perché i ragazzi delle Superiori manifestassero, dato che la tua riforma riguarda le elementari e l’università.
Allora.
Ti spiego una cosa che una fine umanista e giurista come te dovrebbe sapere.
La società civile è fatta di persone che non DOVREBBERO guardare solo al loro orticello e il ragazzo di 16 anni di oggi sarà il genitore di domani e il bimbo di 2 anni andrà alle elementari e poi alle medie e così via fin ad arrivare dentro alla cabina elettorale.
Se tu mandi in vacca le basi della cultura italiana, se mandi in vacca un sistema che era l’unico della nostra pubblicaistruzione che funzionava bene, tu stai facendo un torto a tutti noi.
Per questo c’è da esser grati ai genitori che occupano le elementari anche da parte di chi, come me, ancora non è toccato dal problema: STANNO LOTTANDO ANCHE PER NOI.
Io capisco che a te il tuo Partito ti ha insegnato che è meglio il dividi et impera di un più democratico STATO CIVILE BASATO SULLA CONDIVISIONE E SULLA PRESA IN CARICO DA PARTE DI TUTTI DEI PROBLEMI SOCIALI ma ti ricordo, Stellina, che questo a casa mia è qualunquismo e menefreghismo nei confronti della politica.
E detto da te.
Francamente.
Detto da te che fai la Ministra dell’Istruzione (Ministero che dovrebbe per primo dare il buon esempio alle giovani generazioni) mi fa veramente voglia di gettare un urlo grande grande, Maria Stella.
Che allora non lamentiamoci del bullismo e di quelle menate che invasano i tiggì e fan da cornice al problema della sicurezza se sei la prima a incitare i giovani a fottersene dei problemi politici del nostro Paese.
Ecco Maria Stella. Te lo volevo dire. Senza rancore.
Giusto perché a stare zitti in questo momento, rischiamo tutti di finire nelle classi differenziali dei complici, quelli che potevano fare e non hanno fatto.
Io invece un po’ di rancore ce l’ho, per cui, anche se la Gelmini a 35 anni pare mia nonna [cit.], glielo voglio dire: Maria, appoggiamelo.
Ieri a un dibattito tv un esponente della lega ha detto, a proposito delle classi separate per gli stranieri, ma più in generale sulla riforma: ok, c’è qualche migliaio di persone che manifesta, ma la maggioranza non manifesta e questo implica che approva ciò che viene fatto. Il silenzio assenso, in pratica. Quindi anche io che sono proprio nella fase così ben descritta da Panz, di godermi il diritto di farmi i cazzi miei, mi chiedo come fare a dire di no forte anche io.
p.s.: a Mariastè, hai proprio scazzato, fattene una ragione
Sottoscrivo tutto.
Purtroppo (più per il paese che per noi) non è il momento di rimanere a casa a farsi i cazzi propri, anche se molte/i di noi legittimamente lo vorrebbero. Ormai morte le vecchie sezioni, bello sarebbe riuscire a trovare un luogo, anche fisico, dove poter esercitare i propri diritti/doveri di cittadini. Comunque.
Vorrei aggiungere un paio di parole sulle “classi di inserimento” temporanee(?).
Penso che a monte di tutto il discorso, al di là dell’oggettivo problema della temporanea (questa sì) mancanza di conoscenza della lingua italiana da parte dei bambini stranieri, vada fatta un’opzione. Bisogna scegliere tra un modello di scuola (e quindi di società) nel quale chi è al momento in possesso di maggiori competenze attende chi è in difficoltà, per problemi contingenti o strutturali, oppure un modello di scuola (e di società) che seleziona sin dall’infanzia, secondo parametri propri del mondo degli adulti, i soggetti più meritevoli e dotati e spinge per mandarli avanti, destinando graziose forme sussidiarie di sostegno a chi non rientra negli standard previsti.
Io ho scelto.
E, per rispondere a chi brandisce la propria condizione di madre/padre come una clava per rintuzzare ogni obiezione e ne fa una patente per passare sopra necessità e sentimenti di chiunque altro (ivi compresi i piccoli coetanei dei propri figli) più esattamente ho scelto di spiegare tra qualche anno a mia figlia che ho preferito lottare perchè lei dovesse attendere chi rimane indietro, perchè fosse nelle condizioni, ove necessario, di dover imparare il valore della solidarietà, anche quando costa altro sacrificio, altro lavoro.
Come hanno fatto con me mia madre e la mia maestra, quando alle elementari mi hanno insegnato ad avere pazienza e ad aiutare un compagno di classe con quella che oggi sarebbe definita una grave forma di deficit d’attenzione e iperattività, un altro compagno dislessico e una compagna cui un tumore bastardo aveva portato via parte delle capacità cognitive.
Mi scuso per la lunghezza del post, ma tacere è un lusso che non appartiene a quest’epoca.
Grazie a Francesca per le sue riflessioni e per lo spunto.
F.to
Volabella mamma di Chicchi quasi unenne.
P.S.
Che tra l’altro Maria Stella, da collega a collega, i pendolari dell’esame di stato non sono poi così apprezzati, nell’ambiente.
Cara Panz, grazie. grazie perché come si diceva qui sopra, la storia del silenzio assenso ha un po’rotto le palle. No, dico, la vogliamo cominciare ad applicare alla donazione degli organi, obbligatoria a meno che tu non ti procuri un codicillo difficilissimo da procurarsi?
Scusate, devio. La Gelmini, da ministro della pubblica (d)istruzione, lo sa vero, che prerequisito per frequentre un’università è aver fatto le superiori?
Ecco perché scioperano anche i futuri universitari, che altrimenti sanno benissimo di ritrovarsi a fare le cavie delle riforme alla cavolo.
Ma abbiamo i ministri che abbiamo, che dite, toccato il fondo si risale e vogliono che ci mettiamo a scavare?
Io invece di rancore ne ho da vendere e se questa stellina la prendo le faccio rimpiangere di essere entrata in politica!
Parlo da universitaria al secondo anno, parlo da persona che si è fatta e si fa un mazzo così per ottenere dei risultati, parlo da ragazza che ieri ha visto un corso chiudere accanto al suo per lo stramaledetto blocco del turn over e parlo da essere umano che vorrebbe fare qualcosa della sua vita e che anzichè avere uno stato che la incentiva deve subire i giramenti di palle dei potenti. Gelmini e compagnia bella hanno veramente rotto! Entro tre anni il mio corso rischia di chiudere e io sarò al quarto anno, a un passo dalla laurea e probabilmente dovrò laurearmi nel corso di ripiego, perchè? perchè non sanno gestire quelle due banconote che prendono e perchè sputano sulle possibilità future di questo stato, tanto che gli frega a lei? pagnotte da portarsi a casa ne ha fin troppe!
ho scritto un romanzo, chiedo scusa!
Non può cmq finire così,
Piulina.
Grazie Panz perchè ogni volta ti fai portavoce di quei tanti come me che per queste cose si incazzano talmente tanto da non trovare la lucidità per esporre il proprio disgusto per quello che ci stanno facendo. Ti chiedo quindi l’autorizzazione a linkare questo post nel mio blog perchè è esattamente quello che penso io, compresi i commenti a dimostrazione che chi ti legge ha una intelligenza e una sensibilità notevole. E d’altronde chi si somiglia si piglia. Bisogna fare rumore, farlo vedere il dissenso e lo schifo che poi altrimenti abbiamo il nanentto che va in gioro a dire che i suoi sondaggi, che, testuali parole, sono gli unici attendibili, lo danno al 70% e io mi faccio venire l’ulcera e mi viene un travaso di bile e non posso fare nulla.
Come poteva farsi notare questa povera suoretta mancata-incartapecorita, che forse manco il premier se l’è trombata? Poteva solo fare qualcosa di eclatante che facesse parlare di lei: peccato che a rimetterci ci sta tutto il paese!
Io ci sono dentro e scusatemi, se sono molto rancorosa!
Grazie per aver scritto queste cose. Volevo chiederti di farlo e oggi ho trovato questo post scritto magnificamente. Per cui GRAZIE ancora per il coraggio, le parole pronunciate e le riflessioni perchè sono pertinenti e perfette.
Per tutto il resto…ti sono vicina, da sempre, ma soprattutto, ci sono. Un abbraccio
Fatevi furbi!!!
andate a lavorare..
con la crisi che c’è, ci mancano solo sto gruppo di sfigati che protesta!
mi sembra che esistano problemi più gravi di questo.
@xxx: caro, credo che la maggior parte di coloro che manifestano lo facciano per i tuoi figli e per il loro lavoro. se secondo te la minaccia di una sottocultura non è un problema grave, mi piacerebbe sapere cosa sta nella tua top ten, così capiamo per cosa manifestare…
@silvia: “ti sono vicina da sempre”: guarda in questo periodo, grazie alla mia malattia, sono molto empatica e devo dire che ci sono molte persone che sento vicine, anche solo digitalmente, tra queste però – sai che io non riesco a essere formale come te – non ti riesco a trovare. dove ti nascondi, dietro la tenda a giocare a cucu? comunque se mi vuoi scrivere e dimostrarti vicina, la mia mail è panzallaria@francescasanzo.net. grazie comunque per i complimenti, vai tranquilla che della coscienza sociale, anche se non faccio la maestra, ce l’ho
salve mi chiamo sara biddeci e ho 14! e vengo da una manifestanzione
volevo solo dire alla carissima Gelmini k si apra gli ochi non si può giocare con il nostro futuro
noi siamo persone e abbiamo bisogno di benessere,sia scolastico e sociale.
la signora qui presente non capisce nnt di studenti!! noi ci ammazziamo la vita in questi giorni per scioperare e pretendiamo un beneficio!facciamo tutto questo x la scuola …x la nostra istruzione!! quindi viu pregoo leggete la mia lettera e kapite che dovete lasciare le kose x come stanno!!..xkè noi lotteremo fino alla fine costi quel ke kosti..
WW GLI STUDENTI avviso : NN TOCCATECI LO STUDIO
Ciao a tutti sono una studentessa universitaria di quelle che come tanti, scende in piazza da quasi due mesi a questa parte contro la riforma Gelmini in toto.
Sono finita per caso su qst blog e ho letto l’intervento, che tra parentesi sottoscrivo in pieno.
E devo dire a tutti quelli che borbottano contro il blocco del traffico x via dei cortei contro la confusione,che affermano che sono solo ragazzate, che invece di recriminare contro un movimento uscito spontaneo dal nulla, per una volta tanto puro e libero dalle manovre dei potenti dovrebbero informarsi su quello che accade veramenete in Italia.
Vorrei si capisse che non è un ’68, e non è una ragazzata, ma solo una presa di coscienza.
Finalmente noi giovani ci siamo accorti del tipo di futuro che ci si stagliava di fronte: posti di lavoro precari, stipendi mediocri,costi delle case alle stelle…
Considerato questo era già di per se poco probabile che riuscissimo a costruirci una vita normale, figuriamoci adesso, che le tasse universitarie aumenteranno e che se x disgrazia decidessi di avere un figlio, (sempre ammesso e non concesso che prima trovassi un lavoro fisso e una casa a costi ragionevoli) chissa quanto dovrei pagare x il nuovo “tempo pieno”.
Quindi per me la domanda non è perchè scendiamo in piazza, ma piuttosto perchè non lo fanno???? Questa riforma colpisce tutti maestri genitori studenti ricercatori…direi il 90% dell’Italia…forse era meglio pagare l’ICI.
Quindi forse farsi furbi vuol dire cambiare le cose che non ci piacciono e non tapparsi gli occhi in attesa dell’irreparabile…
basta compiti a casa. La prego vorrei trascorrere più tempo con la mia famiglia ma a causa dei compiti non posso MAI.
MINISTRO GELMINI, QUELL’ESPRESSIONE NON VA ………E NON SOLO
Alla cortese attenzione dell’onorevole Mariastella Gelmini
e p.c. Presidente CNUDD Prof. Paolo Valerio
Oggetto: osservazioni sull’espressione “studenti diversamente abili” utilizzata nel decreto per i criteri ripartizione stanziamento per interventi studenti diversamente abili anno 2008
Illustrissimo Sig. Ministro,
sono un operatore che lavora da anni nel campo della disabilità e in particolare nei Servizi universitari di supporto agli studenti universitari con disabilità.
Le scrivo sollecitato dalla lettura del Decreto Ministeriale 28 agosto 2008 prot. n. 159/2008, da Lei firmato, in cui campeggia l’espressione “studenti diversamente abili”, sulla quale vorrei proporLe alcune brevi considerazioni.
Mi permetta di partire da una frase illuminante di Giuseppe Pontiggia apposta come dedica a un suo bel libro: «A tutte le persone disabili che lottano, non per diventare uguali agli altri, ma se stessi». Tale dedica ci interpella tutti, nessuno escluso.
In nessun ambito della vita le parole sono chiacchiere, tantomeno nell’ambito del sistema formativo formale (quello di Sua competenza come Ministro): nella correzione dei temi contano perfino gli accenti e gli apostrofi, si immagini quindi il peso specifico delle parole! La mia non vuole essere una mera disputa lessicografica o semantica, nell’uso di certi termini sono in ballo questioni più profonde, che concernono il rispetto vero delle persone, delle loro storie di vita e della loro condizione esistenziale.
L’espressione “studenti diversamente abili” è sempre più diffusa nel mondo dell’informazione e della politica, ma moltissimi fra i più competenti, preparati e appassionati operatori italiani nell’area delle disabilità hanno eccepito vigorosamente su di essa. Le riporto alcuni esempi: la teologa Adriana Zarri scrive che questa «ridicola e ipocrita definizione rappresenta il colmo dell’imbarbarimento e, in fondo, dimostra una mancata accettazione di uno stato di difficoltà»; Andrea Pancaldi parla di termine «carico di ambiguità»; il giornalista Franco Bomprezzi denuncia una «deriva linguistica che, nell’enfatizzare le capacità di alcuni, ignora le persone con maggiori difficoltà». Carlo Giacobini, poi, descrive il “neologismo” con acuta ironia come «un ansiolitico linguistico, utile al massimo a mettere in pace la coscienza di coloro che non si sono mai fatti carico sino in fondo di questi problemi».
Personalmente ritengo che si tratti di un tentativo maldestro di “sdoganare” le disabilità, rimuovendo (o se si preferisce camuffando) le difficoltà reali che assillano giorno per giorno gli studenti universitari con disabilità. Invece di lottare per affermare nella prassi quotidiana il diritto all’uguaglianza di opportunità, si inseguono goffamente modelli efficientisti ed estetici. Qualcuno potrebbe obiettare che l’espressione mira a valorizzare le abilità residue (quando ci sono), il che è sicuramente doveroso ma ha come indispensabile presupposto il riconoscimento leale e oggettivo delle limitazioni delle attività, non la loro rimozione attraverso operazioni di ‘cosmesi comunicativa’.
L’inserimento e l’inclusione sono possibili, da una parte, mediante provvedimenti amministrativi che favoriscano i progetti di vita indipendente di ciascuno (e quindi mettendo in campo investimenti); dall’altra, attraverso processi culturali di accettazione lunghi e complessi, che non solo non passano attraverso la proposta di nuove e ambigue definizioni ma possono addirittura essere da esse ostacolati.
Gli studenti universitari con disabilità hanno bisogno di servizi, e non di questi biglietti da visita ingenui, e anche fuorvianti.
Infine, vale la pena ricordare che il termine diversamente abile non ha nessun rigore scientifico, né alcuna valenza sul piano legislativo ed è intraducibile in altre lingue. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che il 22/5/2001 ha approvato la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, suggerisce di usare il termine “persone disabili” o “persone con disabilità”.Mi auguro, Sig. Ministro, che non voglia liquidare questa mia lettera come un semplice esercizio di pedanteria e puntigliosità semantica, ma intenderla come un piccolo contributo sulla strada da percorrere per la piena promozione dei diritti di cittadinanza delle persone con disabilità e per la creazione delle condizioni perché possano essere se stesse e non quello che noi vogliamo che siano.
E allora, mi creda Sig. Ministro, tutti noi saremo più autenticamente noi stessi.
Napoli 01/02/2009
Carmine Rizzo
Amareggiata, delusa,tradita…dopo 20 anni di lavoro come insegnante (laureata) nella scuola primaria da settembre 2009 probabilmente perderò la mia classe e il posto nella mia scuola per fare la supplente.Dopo tre concorsi vinti(materna,elementare,superiori) tra qualche mese ,grazie alla Gelmini e alle 104 farò la gavetta tra le scuole della provincia.Mi chiedo:come mai le 104 necessitano di permessi di lavoro per esigenze personali e/o familiari in alcuni periodi dell’anno ma che miracolosamente scompaiono all’inizio di progetti profumatamente pagati dalla scuola?Caro Brunetta inventati come debellare i falsi malati e le false 104 dalla scuola!!