Spericolata
I lavori in casa procedono così lentamente che ogni tanto c’ho la sensazione di vivere alla moviola e che non entreremo mai più in Villa Borghese.
La crescita di quella piccola scapestrata di mia figlia è così veloce che faccio fatica a tenerle dietro.
Le tasse che dovrò pagare quest’anno allo stato sono talmente alte che si mangeranno 6 mesi della mia vita e del portafogli vuoto: e non è che abbia guadagnato molto eh? fatti i conti sono il 40% di quello che ho incassato (totale) ed essendo esso gramo occupano un bel po’di posto. Sto seriamente valutando di chiudere la partita iva e fare la disoccupata fin quando non troverò qualcosa che mi consenta di vivere e non di pagare e basta. Sono molto demoralizzata.
Ma torniamo a mia figlia.
L’altro pomeriggio siamo andate a farci un giro a piedi con mia mamma. Tutte e tre. Senza passeggino grande, solo con il suo mini per le bambole che si porta ovunque.
Bel sole, pista ciclabile. Ero davvero soddisfatta: frollina mi stava abbastanza dietro come se fossi una brava mamma oca spingendo il suo carretto vuoto. Camminavamo e mi rendevo conto che il tempo è passato: c’ha un anno e mezzo la ragazza e ora capisce tutto quello che le dici.
Attraversiamo un ponte pedonale sulla ciclabile, al parco fluviale. Frollina si lancia in avanti e io sono tranquilla: è tutto pedonale, non c’è pericolo. Vede dei fiori – da chi avrà ereditato il pollice verde non lo so! – e decide di tornare indietro per annusarli. Io tento di convincerla a seguirmi che è ora di rientrare. Mia mamma è più vicina alla sua posizione ma siamo entrambi distanti di circa 15 passi.
Lei con colpo felino e abile mossa – mentre vediamo che un pensiero spericolato le sta passando nel giovin capo – si lancia al di là della base del ponte, passando sotto alla recinzione (non adeguatamente performata per la misura del nano) per andare a prendere i fiori.
C’è la scarpata.
Poi il fiume, sotto, dopo un salto di 20 metri.
Il mio cuore si ferma. Sia io che mia mamma cominciamo a correre.
Mi sento urlare “Silvia! Silvia! fermati!!!!” con tutto il mio fiato. Lei ovviamente non mi calcola di striscio, riconosco l’occhio: è entrata in modalità “devo provare questa nuova esperienza!” e corre lussuriosa verso i fiori.
Mia mamma – più vicina – ha la prontezza di afferrarla per un braccio prima che arrivi sul margine della scarpata.
Io arrivo. Mi arrampico – sfidando le mie vertigini che di solito mi bloccano sempre – la prelevo con fermezza e la riporto dalla parte del Bene.
Mentre lo faccio penso che la sgriderò un bel po’, che deve imparare, che non può far finta di niente e non rispondere quando la chiamo. Penso tutto questo e intanto mi circola in corpo l’adrenalina di un paracadutista zoppo.
Non faccio altro che abbracciarla come in una sceneggiata napoletana che finisce bene; me la stringo addosso e la porto a casa tenendola sicura sulle mie spalle.
Le gambe ogni tanto sembrano strachino. Penso alla scarpata, a quel che poteva succedere e mi dico che porcatroia è andata bene, che porcatroia poteva diventare una tragedia.
Tutto perché la frollina non la tieni ferma nemmeno con la colla e perché è curiosa come una scimmia e ha voglia di esplorare come me.
Tutto perché ‘sti cinni (Ndr: leggasi bambini in bolognese) non puoi smettere di tenerli sotto controllo nemmeno mezzo secondo: devi prevedere tutto al millesimo, ogni sfiga, ogni possibilità, come se fossi un abile stratega (e io non lo sono per niente, altrimenti non si spiegherebbe come mai il mio lavoro è andato a rotoli in modo così eccezionale…).
Insomma, a chi c’avesse in mente di fare un figlio consiglio prima un corso di sopravvivenza in Amazzonia e una laurea in ingegneria (questa per montare e smontare tutti gli aggeggi indemoniati che ti entreranno in casa con l’arrivo del pargolo), poi consiglio di moltiplicare per due lo sforzo e la fatica e alla fine di chiedersi veramente se si è abbastanza prestanti fisicamente per poterselo permettere.
Qualunque sarà la risposta, state pur tranquilli che farete comunque un figlio, vivrete momenti di ansia fortissima alternati a stati di allucinato amore incondizionato e gioia per ogni cacca produrra la vostra Prole.
La vostra vita e il vostro cervello non torneranno mai più gli stessi ma almeno avrete visto l’Amazzonia e saprete tutto sull’ingegneria avanzata.
…ma dov’è il Grand Canyon a Bologna???…
;P
Dai, che alla fine è andato tutto bene…!
Un bacione…!
Quoto appieno: “la vostra vita e il vostro cervello non torneranno mai più gli stessi”.
Purtroppo i tentativi di suicidio involontario di Frollina non diminuiranno, a breve, mi spiace. Noi siamo quasi sui due anni e stiamo attraversando la fase Tarzan: qualsiasi cosa lo consenta ci si appende per dondolarsi. Ergo la si guarda a vista e la si placca come manco Cannavaro con Zidane ai mondiali 🙂
stesso cinnazzo di un anno e mezzo, stesse situazioni, stesse paure, stessi stacchi da velocista che anni fa mi sognavo da lontano e che ora sono l’unica cosa che mi permette di avere ancora un figlio sano e salvo…
mio marito mi ripete che in 12 anni non mi ha mai visto correre così veloce…
e pensare che simone ha solo un anno e mezzo…
pauuuuuraaaaaaa
p.s. quoto schifezza…dov’è sto grand canyon a Bologna???
Oddio che infarto! Cmq sì, credo che bisognerebbe procedere ad un’informazione più incisiva agli aspiranti neogenitori…se nn altro avranno un bagaglio culturale di tutto rispetto!!! (meno male Panz che tutto è bene quello che finisce bene…però quando pensi ai “e se…” si sta male da morire!)
Ecco agli aspiranti neogenitori suggerisco sempre un bel po’ di palestra e pesi per braccia e schiena perchè i primi mesi son devastanti!!!!!
Io vivo le stesse tue ansie e le tue stesse paure (quelle di tutti i genitori, del resto) … amplificate, perchè Davide non cammina, corre corre corre …. e lo scatto da pantera è d’obbligo ….