Piove, Governo ladro!
Sempre brutto tempo. Frollina che si ammala ogni due per tre e stanotte ha avuto una supercrisi di febbre. Noi che sono mesi ormai che non dormiamo più di 4 ore per notte e alla fine ci fai il callo ma vivi sempre molto stanco.
I lavori alla casa.
Io murata qui con una bambina lagnosa che vuole sempre stare a collo.
Alienata. Sono ben alienata.
Non ho tempo nemmeno di chiedermi chi sono, cosa faccio qui e dove voglio andare.
Avere figli ogni tanto è una di quelle cose difficili e faticose che io, nella mia piccola vita, di cose così difficili e faticose ne ho fatte poco altr.
Ogni tanto, ecco, ogni tanto mi viene da pensare perchè quella sera non siamo andati al cinema…solo ogni tanto eh?
Credo che solo genitori un po’ ipocriti non lo hanno mai pensato nemmeno un secondo, una frazione di secondo, un decimo di secondo.
Perché la vita tua non esiste per lunghe parentesi. E quando un bimbo, specie nei primi anni, si ammala così tanto e dorme tanto poco, ecco a volte ti vengono giù lacrime miste di rabbia e dispiacere.
Dispiacere per il figlio. Rabbia per te stessa che ecco, ti guardi allo specchio e ti accorgi che ormai è tantissimo tempo che non hai il tempo di metterti la crema al viso e pettinarti con calma.
Per non parlare di tutte le altre porche cose che vorresti fare.
In quei momenti lì io ci penso al mio entusiasmo, alle mille cose che voglio fare e alle mille idee che mi vengono e mi dico che sono un poco masochista.
Sei mamma, ed essere mamma vuol dire avere molto ma molto coraggio. Io non sono mamma, meno male per un ipotetico figlio/figlia, ma credo davvero che diventare genitore sia la cosa più difficile del mondo.
Piccole care!..Dai! …
Mi intristisce ancora più del cattivo tempo leggere queste tue parole!
Suvvia, passerà anche questa!
Avere figli vuol dire anche questo, ma vedrai che vorrà dire anche tante altre belle cose!
Un bacione a voi…
Mi spiace che la Frolli abbia ancora la febbre… se ti può consolare pensa che almeno dopo che non dormi la notte la mattina non ti devi mettere un bel sorriso e andare a lavorare ed essere lucida e presente per 8-9 ore filate. Che noi in questo periodo si dorme a rate di 4 ore, grazie ai maledetti canini e alla stramaledetta pioggia che non ci permette di sfogare le energie nervose al parco, e la mattina si va in ufficio, e quindi non si può nemmeno recuperare durante il sonnellino pomeridiano del Mostro, e la sera quando il Mostro finalmente si quieta tocca stirare, stendere, lavare o preparare la cena per la sera successiva. E infatti ho preso 2 giorni di ferie, perchè altrimenti si sbrocca definitivamente.
Lo so che a volte non serve, ma pensa che come te ci sono tante altre mamme sgarruppate che girano con i peli sulle gambe, che non vanno dal parrucchiere da mesi e che a parte farsi una doccia lampo e lavarsi i denti (propio propio per non perdere tutti gli amici!) non hanno troppo tempo per curare sè stesse.
Io al momento sto lottando contro la varicella, i denti che non la smettono di dare problemi e tosse e raffreddore … in più mi sono dovute trasferire a casa dai nonni per poter andare a lavorare senza dover spostare la mia piccola tutte le mattine… e non sono più abituata ad avere i MIEI genitori che mi dicono cosa devo fare per il bene di MIA figlia …
Oggi mi sono svegliata così … storta e il tempo non c’entra!
Coraggio, Panz! Cresceranno e questi saranno solo ricordi lontani e ci rimmarrà la soddisfazione di aver fatto tutto il nostro meglio per loro.
@traspaelena: come dire “che culo che non ho uno straccio di lavoro!”…diciamo che ogni situazione ha i pro e i contro. Potrei dirti che almeno tu durante il giorno vedi gente e hai un motivo per vestirti bene e uscire di casa…oltre ad uno stipendio per comprare quello che vuoi (cosa che non è sottovalutabile)
però si, almeno io non sono costretta a dovermi mettere in gingheri per andare a lavorare e durante il pisolino di mia figlia lo faccio da casa…
Sottoscrivo panz…stare a casa è comodo certe volte ma orripilante altre: ammetto che quando Sara è stata male ultimamente mi ridevano anche le chiappe lasciarla la mattina a mamma/suocera e dover per forza vestirmi uscire e staccare…sono molto solidale con te e la frolli e vi abbraccio fortissimo. Cerchiamo di farci coraggio…
Un Bacione Panza, stringi i denti sorella!! ( e mi sa che dopo un’inverno cosi’, a forza di stringerli li hai dimezzati sti pori denti )
@panzallaria, concordo sul fatto che alla fine ci sono i pro e i contro in tutte le situazioni, ma ti assicuro che non dormire la notte e lavorare di giorno è veramente devastante!!
Sul mettersi in ghingheri, ecco, giusto ieri con la mia collega (un bimbo di 13 mesi) consideravamo che abbiamo i vestiti inevitabilmente pieni di orme, abbiamo definitivamente abolito tutto ciò che impedisce i liberi movimenti (leggesi camicie e io personalmente ho abolito anche tutti i tipi di pantaloni non jeans) ci laviamo nottetempo e al mattino è già tanto se ci pettiniamo.
Quindi quando mi dicon che son fortunata a lavorare beh, ci sarebbe da discutere.
Un part-time ci vorrebbe. Per tutte le mamme. (non ti dico che mi han risposto qui quando l’ho chiesto perchè ci sono gli estremi per la vertenza sindacale, solo che il lavoro mi serve quindi ho taciuto)
Uh, quoto e straquoto la Panz. Che ringrazio per avermi risparmiato la fatica di scrivere…
Rilancio con la febbre random di Dafne, che un giorno è calda e un giorno è fresca, e io non so perchè :/
@panz, il lavoro a tempo indeterminato è una scelta, così come il fare la libera professionista. Io per tenermi questo lavoro ho ingoiato un sacco di rospi, e in certi periodi mi son fatta piacere una capo che mi insultava e un lavoro che mi faceva schifo, perchè il lavoro mi serve, lo stipendio mi serve, volevo dei figli e volevo la sicurezza della maternità pagata. Ecco, lo stipendio mi serve per pagare il mutuo, non per “comprare cose” e infati c’ho la casa piena di scaffali dell’Ikea, Ivar, che costano meno.
E capisco che tu quando tua figlia dorme lavori, ma riconoscerai che se non dormi per x notti di fila (con x grande a piacere) e non ce la fai, un pisolo ti ci scapperà (o quantomeno puoi gestirti di giorno tutte quelle attività che a me finiscono tra le 21.30 e le 23.30 quasi tutte le sere).
Comunque son d’accordo che è una guerra tra poveri, e ho iniziato il discorso solo per farti notare un aspetto positivo della faccenda, non certo per dirti che stai messa meglio di me.
@traspaelena:sono d’accordo sul part time. però vorrei farti riflettere sul fatto che se io sto a casa con mia figlia durante il giorno, non è che dormo eh? inoltre quando lei dorme io – libera professionista che non ha un lavoro fisso e dunque non prende uno stipendio fisso – lavoro. Sere e sabato e domeniche compresi all’uopo. Quindi non credo di essere la persona giusta con cui discutere sulla fortuna o meno di avere un lavoro fisso come mamma: io non ho mai avuto assegni di maternità, ho lavorato fino all’ultimo giorno prima che lei nascesse e dal primo giorno che sono tornata a casa dall’ospedale.
il tutto senza certezze del futuro.
per cui se vuoi apriamo la discussione, ma cerchiamo di vedere tutte le sfumature perché qui non si tratta di un confronto donna che si fa il culo con donna che durante il giorno può fare quello che le pare ma di una guerra tra poveri.
ma dal mio punto di vista – bando all’ipocrisia- sei enormemente più fortunata tu che hai un lavoro, uno stipendio e non devi procurarti clienti con l’angoscia di non arrivare a fine mese a causa delle tasse da pagare (enormi per i libero professionisti anche quando non hanno entrate enormi come la sottoscritta).
“il lavoro a tempo indeterminato è una scelta”
Scelgo il tempo indeterminato, scelgo il tempo indeterminato!
…
Umpf, non ha funzionato. Dove ho sbagliato?
@Poesia, io ho scelto una facoltà universitaria che in quel momento sembrava offrire più possibilità, nel senso che a scegliere una cosa come biologia si sapeva già che il contratto a tempo indeterminato era una utopia, purtroppo. Poi son stata anche fortunata, non lo nego, comunque ho scelto il lavoro sia in base al lavoro che era sia in base al contratto, e ho scelto di non licenziarmi quando mi trovavo male proprio per il tipo di contratto. Un po’ mi riferivo al fatto che Panz, mi pare di aver letto nel suo precedente blog, ad un certo punto ha scelto di lasciare il vecchio lavoro e mettersi in proprio, lo so che tanti non posson scegliere, purtroppo, soprattutto in questo schifoso periodo. E se posso aggiungere una precisazione, “precario” è diverso da “in proprio” per tanti aspetti, sia positivi che negativi ma principalmente perchè il precariato si subisce mentre il lavoro in proprio si sceglie.
Però io non li ho provati, quindi magari sbaglio
Beh, si può dire che anche io ho scelto, perchè quando mi sono trasferita da Torino a Bologna ho mollato il mio tempo indeterminato e ho iniziato a lavorare qui con contratti a termine.
Però alla fine io non lo so se ho davvero scelto… il mio indeterminato ah ah ah, se ci penso mi incazzo ancora: 850eur al mese, a fronte di un affitto di 335eur al mese, lavorando 10 ore al giorno, compresi i weekend in giro per fiere. Non ci campavo, giuro. Certe sere andavo a mangiare a casa dei miei nonni perchè non avevo i soldi per fare la spesa. Che poi per una bulimica è davvero il colmo, e vabbè.
Che scelta era?
Adesso sono precarissima (nel senso che dopo aver perso il lavoro, mi sono arrangiata da me lavorando da casa), e ho una bambina di 4 mesi (desiderata).
Facciamo che io oggi vado in un’agenzia interinale, o rispondo a un annuncio, e facciamo che sono proprio tagliata per quel lavoro e sono anche bravissima. Beh, sai… non mi prendono.
Non mi prendono perchè sono donna, ho le ovaie che producono follicoli buoni, e ho anche una figlia di 4 mesi.
Non mi prendono.
Non sono mai stata senza lavoro, nè mai ci starò. E tutto sommato sono anche sempre andata in crescendo… insomma, per dire che non mi lamento della mia carriera o del mio curriculum.
Ma non mi prendono.
O meglio, mi prendono, ma a tempo. La mia vita dura sei mesi, un anno. Poi altri sei mesi. Poi un anno. Poi un mese.
Sai, adesso forse rimedio un contratto di 30 giorni.
E non è che non lavoro. Perchè io lavoro sempre, non mi sono mai fermata.
Ma non mi prendono.
Io sono una persona a tempo. Il mio è un futuro a tempo (tic toc tic toc). A tempo.
E sono felice, credimi.
Ma non mi dire, ti prego, che si può scegliere.
Si può scegliere il male minore, sì, ovvero, nel mio caso, tra un lavoro a termine e la disoccupazione, ma non è una scelta.
Scegliere significa decidere tra varie possibilità.
@traspaelena: è vero, per me è stata una scelta. io volevo sottolineare solo il fatto che è semplicemente diverso, non necessariamente migliore e che comunque ogni scelta la paghi con delle rinunce ed ovviamente non nego la fortuna di stare a casa con mia figlia ma non mi sento fortunata per il fatto di non dovere sottostare ad orari rigidi che comunque ho perché se no il lavoro (quel poco che c’è in un periodo di crisi nera per tutti) andrebbe a scatafascio.
A volte passare anni a lavorare a casa (soprattutto quando spesso devi fare pause forzate dovute a malattie di tua figlia) è alienante. Per me in questo periodo lo è più del solito e invidio chi ha qualcosa fuori dalla propria abitazione.
In ogni caso, nell’arco della mia giornata o faccio pisolini o lavoro e se faccio pisolini non guadagno, per cui non vedo molta differenza con chi va tutte le mattine al lavoro (tralasciamo il fatto che se io vado a lavorare e mi ammalo e sto a casa un giorno mi pagano, i liberi prof no!). La differenza è che io lavoro da casa e non a orari rigidi, la qual cosa (ho lavorato per anni a orari rigidi) non è necessariamente positiva perché implica che tu possa lavorare in qualsiasi momento.
Tra l’altro molte persone credono che perché uno lavora in casa e si può gestire, allora è tutto meravigliosamente perfetto e può infilare qualsiasi cosa in una giornata di lavoro, mentre le giornate di lavoro – se vuoi che succeda qualcosa di positivo – debbono essere per forza le stesse di chi lavora fuori di casa.
Detto questo, il lavoro a tempo indeterminato nella nostra società non è quasi mai una scelta ma una gran fortuna, almeno dove vivo io e di persone che hanno un lavoro a tempo indeterminato alla nostra età non ne conosco moltissime (anche con lauree più altolocate della mia misera laurea in lettere + master in informatica)…
Riguardo ai rospi, cara Traspa, non credere che a fare i libero professionisti non se ne ingoino un bel po’.
Non è che perché non ne racconto che non esistano situazioni davvero aberranti a cui noi libero prof. ci dobbiamo piegare perché non esiste un sindacato che ci tuteli o perché a seconda di come gira al cliente di turno possiamo essere fuori da un determinato lavoro…
Sul “comprare cose” io mi riferivo alle cose che servono, non necessariamente alle scarpe.
Io attualmente per andare a fare la spesa devo chiedere la paghetta al mio compagno.
E ti assicuro che non è bello. Detto questo, forse ho sbagliato a lamentarmi dato che hai perfettamente ragione: “mea culpa” e in questa società se ci si accorge di avere toppato o se si vede il negativo di una propria scelta non è lecito.
resta il fatto che sono alienata in questi giorni e preferirei di gran lunga dovermi vestire e uscire per lavoro piuttosto che stare in casa a guardare la pimpa.
@poesia: io sono esattamente nella tua stessa situazione. A tempo. Donna. Anche se figli non ne ho, ma per chi mi fa un contratto sono una bomba ad orologeria pronta a far esplodere la pancia non appena vede una firma sotto alla righina dell’indeterminato.
Faccio miliardi di colloqui, mando migliaia di curricula. Per poi sentirmi dire che “sono troppo qualificata”, “troppo poco esperta”, “troppo grassa” o “troppo poco magra” per la posizione che vogliono ricoprire.
Poi mi rimpiangono, quando ormai io sono su altri lidi.
A 29 anni non ne posso più. Ma lo stipendio mi serve, e quindi ingoio rospi, faccio diete, e spero prima o poi di trovare una sistemazione decente.
Un bacione a chi è precario e a chi è libero professionista ma ogni tanto vorrebbe uscirsene di casa!
Si, mi riconosco molto anch’io in quello che dice Panz e in quello che dicono tutte le altre. È che comunque la giri, le donne sul lavoro restano tanto discriminate. E poi in Italia uno sceglie per il male minore, che è relativo al proprio carattere e alla propria situazione. Io per esempio ho iniziato a mettermi in proprio allla prima idea di avere figli perché:
– non sopportavo a priori l’idea di stressarmi per il minuto di ritardo nel timbrare il cartellino
– non ho la capacità di sopportazione di Elena nei confronti delle miserie umane
– mi illudevo che lavorando da casa sarei riuscita più spesso a farmi un brodo o un ragù da far cuocere lentamente mentre io ticchettavo
– per me è fondamentale avere un minimo di poteri di decisione in quello che faccio
– per la flessibilità.
Flessibilità ne ho avuta quanta ne volevo, quella di lavorare di notte e ad altri orari innominabili per beccare le deadline, quella di non potermi permettere di ammalarmi che i giorni di malattia non me li paga nessuno, quella di farmi fregare da gente che non paga le fatture, quella di farmi stressare dalle tasse e la burocrazia in genere.
Brodi, solo quelli di dado, sonnellini qua e là, tanti, ma per puro sfinimento e poi mi toccava lavorare di notte, che qualcuno deve pur farlo.
Lavori come una pazza però non sei autonoma al 100% finanziariamente, la tua pensione, be, magari non ci arrivo se ocntinuo di questo passo. Però, anche con i limiti che ti impongono i clienti, non ti fai mobbizzare dai colleghi, non hai a che fare con capi psicopatici, quando ci sono.
Se ne esce. Dagli anni di notti insonni e figli che si ammalano se ne esce, ve lo assicuro io, che i miei sono un pelino più grandi dei miei. Continuare con l’impazienza delle 1000 idee che non puoi realizzare (ma le idee continuano a venirti, ottima cosa), di quello che vorresti fare e no puoi, dei figli che ami profondamente ma sono un’enorme palla al piede a volte.
Il rancore nei confronti dei nostri maschi, che loro si che si possono dedicare interamente al lavoro, e hanno tragitti casa-lavoro in cui ascoltare la radio, musica, nessuno che li chiama, che li stressa, un momento per sé, insomma. Dei nostri genitori che ci aiutano, ma devono anche per forza dirci come tirare su i figli. Da loro è peggio, che a volte dici “da che pulpito viene la predica”.
Si supera. Si impara di sé stesse che wonderwoman non è un mito, è la nostra realtà di tutti i giorni. Per ora sicuramente una magra consolazione, ma abbiamo il blog come valvola di sfogo per fortuna, ci confrontiamo e ci scazziamo e in un certo senso aiuta anche il senso di alienazione.
Guardate che ce la facciamo davvero, concediamoci almeno la libertà dei nostri momenti di debolezza e contiamo le nostre benedizioni.
Che oggi ho beccato asilo e doposcuola sottosopra, tutti traumatizzati: un papà è venuto a prendersi i due gemelli di manco tre anni, li ha accuditi e messi a letto e quando sua moglie è rientrata dal lavoro lo ha trovato stecchito sul divano. Giovedi i funerali. Lei è la nostra logopedista e non so ancora cosa dirle.
Mi viene solo da piangere, per lei e per me, e per tutti i genitori che si fanno un culo quadro, ma almeno hanno le soddisfazioni della famiglia. Godiamocele tutte le volte che possiamo, che la vita è bastarda di suo.
Io sto bene.
Non ho ancora mai percepito Dafne come una palla al piede, nè trovo pesante la mia condizione: sono felice, l’ho scelta e la risceglierei mille e mille volte ancora.
Sono incavolata, quello sì. Incavolata perchè per avere la metà, devo lavorare il doppio.
Ma per il resto, io sono ancora tra quei privilegiati che al mattino si alzano e sono felici.
Arriveranno anche per me i momenti di sconforto, è chiaro.
Ma sono cosciente della mia fortuna, perchè vivo la vita che voglio.
E chiaramente questo è l’augurio che faccio a voi, e soprattutto a te, mia cara Panz… perchè semplicemente la meriti, perchè sei una ganza, perchè sei brava, perchè sei capace, perchè sai voler bene e infiammarti di passione, perchè riconosci la bellezza.
Continuo? 🙂
è che tu molte volte mi dai coraggio, io frigno per molto meno credimi…