Le minuzie
Un tipo di persone che proprio non sopporto sono quelle delle minuzie. E di persone delle minuzie, il mondo è pieno. Ne incontri ad ogni angolo. Ed è difficile spiegare che a te, delle minuzie, ti interessa poco, che non ti rompessero le balle.
Mi spiego.
Avete presente quel tipo di signora, signorina – perché le persone delle minuzie hanno spesso la patonza – che non vi conosce, non sa nulla di voi, voi non sapete nulla di lei, ma vi racconta la rava e la fava di cose senza la minima importanza per l’universo ma che a lei sembrano essere fondamentali?
Stamattina ero al bar che facevo colazione. Un caffè, il mio caffè del mattino. Avevo voglia di godermelo proprio, anche perché Tino stamattina è partito prestissimo per un’altra trasferta, io lo avevo dimenticato e mi sono spaventata un bel po’ quando alle 7 non l’ho trovato in casa.
Non mi ero alzata bene. C’avevo bisogno di rinconciliarmi con il mondo. Così sono andata al bar, dopo aver mollato la frollina dai nonni.
Entra questa tizia. Una tizia sui 60. Comincia col chiedere un cappuccino. Poi blocca la barista mentre sta schiumando il latte.
“Oddio non trovo le monete. Oddio non ho fatto bancomat! Oddio ieri sera quando mio marito è uscito, mi sono dimenticata di dargli il bancomat e ora come faccio? come faccio che devo anche prendere il biglietto per l’autobus che devo andare in piazza? si fermi che non so mica se c’ho i soldi per pagarla…”
La barista, gentilmente, le dice che glieli darà un’altra volta. Lei incomincia ad accellerare la voce, in evidente stato ansioso e ansiogeno e le dice che no, a lei i debiti non piacciono.
Si volta verso di me e mi racconta del bancomat e anche del suo cellulare, che sotto i portici non prende, lei lo ha detto a quelli dell’ufficio che un cellulare aziendale che non prende a cosa serve, che lei adesso si rimette ad usare il suo di cellulare, che oggi lo riconsegna, che è veramente una giornata orribile e così via…
Io la guardo un po’ ebete, sperando che abbia pietà dei miei neuroni addormentati. Non me ne frega una beata sega del suo cellulare aziendale e se è per me, o esce e fa un bancomat, o a lavorare ci va a piedi, se non ha i soldi per l’autobus…
Ma lei non guarda chi ha di fronte, i miei neuroni per lei sono solo un bidoncino della spazzatura e continua.
Roba da chiedere l’intervento delle forze dell’ordine!
C’ha questo modo da – non me ne importa un fico di chi sei, ciò che accade nella mia vita è talmente unico, talmente speciale che tu adesso ti sciroppi tutta la storia di tutte le minuzie della mia giornata, della mia vita…
Ma cazzo.
Apriti un blog e non rompermi le balle a me!
Ecco, la gente delle minuzie è così. Amici o sconosciuti che siano, quando ti incontrano continuano un lungo e ininterrotto monologo con se stessi, una gara con le proprie ansie, si beano dei particolari più infimi delle proprie vite e – raramente – hanno il minimo interesse ad ascoltare te.
Io con la gente delle minuzie faccio sempre finta che la mia vita sia perfetta, che vada tutto bene, tanto non gliene può importare di meno.
Faccio anche finta di ascoltare, ma a volte non è così.
Capisco che per te sia fondamentale scegliere il cappotto da usare per l’inverno e che sia anche un po’ disagevole dovertelo procurare montando in cima ad una scala ed aprendo una botola nel soffitto, perché solo lì sei riuscita a piazzare i cambi di stagione, ma secondo te, dobbiamo stare un’ora a parlare di questo?
Perché invece – se mi sei amico/a – non mi racconti della tua ultima trombata, dell’ultimo libro letto o film visto o dello spettacolo di teatro a cui ti piacerebbe andare? e perché ogni tanto non fai finta, almeno finta, di interessarti un po’ anche alla sottoscritta?
Se poi sei uno sconosciuto che becco al bar, ma ti sei mai chiesto quanto me ne può importare delle tue minuzie? ti sei mai posto il dubbio che forse il tempo e le minuzie degli altri sono preziose quanto le tue?
No, perché a me sta gente qui mi fa davvero arrabbiare. Sempre a parlarsi addosso di cazzate noiosissime e con la pretesa che gli altri debbano essere lì a subire.
Io che le minuzie ci faccio poco conto. Anche alle mie.
Che sono un po’ presappochista e superficiale con le robe del pratico quotidiano che non hanno un fine vero.
Mi devi venire a rompere le balle a me, signora x nel bar y, mentre bevo la mia droga quotidiana di caffé???
Robe da chiedere l’intervento della questura.
Mi sa che l’hai presa maluccio eh? Probabilmente ieri l’avresti presa meglio, ma visto che è capitato oggi… zàcchete! E la signora t’è andata di traverso! Nonostante ciò mi trovi più o meno d’accordo. La mia predisposizione al dialogo con gli sconosciuti dipende dalla posizione della Luna e dalla sua influenza sui miei neuroni. Dagli amici, ovviamente, voglio sentirmi dir tutto 😉
La cosa peggiore è quando trovi questa gente dal dottore, che già sei lì per qualcosa che ti angustia, mancano solo gli sconosciuti che ti raccontano tutte le loro vicissitudini mediche…
I rompiballe esistono in tutto il mondo, ma quello che hai appena descritto e’ un fenomeno tutto italiano.
Io dopo 2 minuti di guardo direttamente dall’altra parte ( stronza!!!!)