Nanni Kuker
Quando ero alle elementari, mi piaceva molto guardare il tenente Colombo alla tivù. Passione che – per la verità – mi è rimasta. Il tenente Colombo, con il suo strabismo di Venere, la moglie sciura e il soprabito grigino bisunto, mi ha sempre rilassato parecchio.
Anche se, al contrario dei più moderni e affascinanti investigatori, scopri l’assassino subito.
E i meccanismi sono sempre gli stessi: lui indaga facendo finta di fare lo stupidotto, chiama la moglie -apparentemente per farsi dettare la lista della spesa – ma in realtà, grazie a qualche ricettina casalinga e a un acume pari solo a quello dei C.S.I, inchioda sempre l’assassino, che lo pensa un idiota e lo asseconda, credendo di averla fatta franca.
Quando ero alle elementari, ma anche prima, mia mamma mi chiamava Nanni. Qui in Emilia usa molto. Credo derivi da “nanen”, una sorta di piccolo, bambino, nanetto…
Quando ero alle elementari, non mi divertivo molto a giocare a barbie con le mie compagne di classe. Troppo candy candy, certi giochi.
A me piaceva l’avventura maschia.
Giocavo a calcio e dicevo cose sboccate con i bambini.
E poi desideravo mettere a disposizione dell’umanità la mia furbizia. Volevo diventare come il tenente Colombo: un’investigatrice con i controcoglioni.
Allora, accadde che per qualche mese, alcuni teppisti presero di mira i vetri della mia classe. Tutti i lunedì mattina, puntuale come la morte, c’era una finestra in frantumi.
Fu quella la data di nascita di Nanni Kuker.
L’occasione in cui, vestendomi di uno stinto soprabito grigio e preparando con dovizia il mio distintivo, mi trasformai in una ottenne investigatrice.
Ogni ricreazione attaccavo il distintivo fatto in casa al grembiulino e me ne andavo in giro per il cortile a “fare domande” con un tacquino, prontamente regalatomi da mia mamma.
Codini da pippi, occhiali spessi un dito e apparecchio ai denti, rivestivo i panni di Nanni Kuker (il cognome, di mia invenzione, faceva tanto americano…) e fiutavo la verità.
Costruivo le piste investigative.
Quello dei vetri fu il mio primo caso.
A tuttoggi irrisolto, ma il primo. Di una lunga serie.
Come quando il pupazzo portafortuna della Michela finiva sempre nel cestino della spazzattura, o a Paolo gli rubavano le figurine.
Nanni conosceva tutti i trucchi del mestiere. Tornava a casa e copiava i suoi appunti, esaminava i fatti e ne discuteva con se stessa.
Un giorno, Nanni si rese conto che doveva trovare degli assistenti.
Del tutto arbitrariamente, decise che dovevano essere due suoi compagni di classe.
Passò tutto il pomeriggio a disegnare il loro distintivo.
C’era anche lo spazio per la fototessera di riconoscimento.
Decise che tre era il numero perfetto. Come le Charlie’s Angels, ma molto meglio. Nanni era il capo, gli altri due i gregari.
I loro nomi erano Bob e Maslei.
Maslei era quello alto, Bob il cattivo.
Nanni Kuker il capo delle operazioni.
La carriera di Nanni si bruciò in fretta, perché vetri non ne rompevano più e anche le figurine di Paolo le aveva perdute lui, sotto al divano.
Niente casi, niente Nanni.
Ma Nanni vigila. In attesa di indagini.
In attesa che qualcosa capiti.
Come ieri che il Droghello della finestra di fronte si è messo in terrazza in mutande (uno spettacolo che vi raccomando!) a fumare una vagonata di sigarette e a ripulire tutta la stanza in maniera maniacale.
Aveva tirato fuori tutti i supellettili e li lavava copiosamente, toglieva polvere e…forse, chissà, tracce di qualcosa.
Nessuno potrà convincere Nanni che il losco figuro non c’entra nulla con la morte della di lui madre, nessuno potrà farla a Nanni. Uno che a febbraio si mette in mutande (calanti – tra l’altro!) in terrazzo, con culo e tatuaggi in esposizione, a fumare come una ciminiera e a pulire robe, ha senz’altro qualcosa per cui vale la pena di tirare fuori l’impermeabile grigio bisunto e indagare, indagare, indagare…
Hihihi, indaga ingaga….
Senti maaaa: non è che avresti bisogno di un assistente?
E’ che io mi sento moooolto Watson…..
Ah, beh…
…uno che pulisce la stanza, forse, pulisce anche la scena del delitto…
urge indagare!!!!
fàcc savèr!!!
forse dovrei iniziare ad indagare anch’io visto che il mio vicino di casa tira pugni ad un sacco appeso al soffito nudo….dovrei indagare su chi sia il suo spacciatore!!!
Però, molto hitchcockiana come scena…
A Peter Falk faccio regolarmente sacrifici umani.
Quanto sei matta!!:-P
Io pero’ visto che sembra un losco figuro , mi farei ( come si dice da noi nelle Marche) una cariolata di cavoli miei…gia’ ti vedo legata a mani e piedi mentre il droghello telefona a Tino chiedendo il riscatto.
(tengo pero’ a precisare che quando succede qualcosa nel vicinato dico sempre a Matt:” corri andiamo a vedere che succede, andiamo in giardino ad ascoltare la litigata..e Matt:”ma fatti i cacchi tuoi !”)
ci sei mancata 😀
…seguiremo le avventure di Nanni K.! ciao cara, a presto!
Nanni indaga…e ricorda che la spazzatura è il primo posto dove andare a cercare indizi…E se la mamma del droghello è finita a pezzi li dentro? RABBRIVIDIAMOOOOOO!!!! 😉