Piacevole sensazione di fronte al malore del cavaliere…


Domenica, quando l’abbiamo saputo, devo ammettere che ho provato un po’ di perverso piacere.

Quando poi alla tivvù hanno mostrato le immagini del suo fondotinta che si scioglie e del corpo che si accascia, come una candela vecchia che si liquefà al sole, devo dire che non ho potuto nascondere un sorriso.

Brutto per una persona eticamente abituata – forse anche a causa di un retaggio cattolico di senso di colpa – a non gioire dei mali altrui.

Eppure pensare che il Cavaliere, anche solo per un attimo, ha perso le staffe del suo cavallo, mi ha fatto credere che allora, nemmeno lui, è invincibile.

E in quel momento ho ripensato a quando facevo la tesi e andavo tutti i giorni alla biblioteca civica di Bologna. Dovevo cercare alcuni articoli che Tabucchi – lo scrittore su cui mi sono laureata – aveva scritto per l'”Espresso”.

Purtroppo non potevo fotocopiare il periodico, quindi a manoni ricordo lunghe copiature e citazioni, come lo scrivano fiorentino.

In un numero della rivista del 1983 – naturalmente me la sfogliavo tutta, troppa la curiosità di un tuffo nelle notizie di quegli anni in cui ero bambina – trovai un’intervista ad un personaggio, allora in ascesa.

Padrone delle prime tivu commerciali, inventore di complessi residenziali d’elite alle porte di Milano, al tempo i giornalisti e l’opinione pubblica lo avevano soprannominato “il giullare”.

Silvio Berlusconi allora era ancora guardato con sospetto.
Lui e il drive in stavano cambiando i costumi televisivi degli italiani e c’era ancora qualcuno che rimaneva sconcertato di fronte all’unicum di tette e culi che erano le sue televisioni.

Qualcuno che – come mia madre (e la ringrazierò sempre per avermelo insegnato!) – non rideva di fronte ai tormentoni e facili battute del Drive In e si chiedeva se tutto questo avrebbe fatto bene al già precario stato della cultura italiana.

Alla domanda diretta del giornalista che chiedeva al giullare Berlusconi perché le sue televisioni avessero tanto successo, ricordo con mente cristallina, che il nostro uomo rispose:

“Vede, io piaccio e le mie televisioni piacciono perché io dò al popolo quello che vuole. Lei crede che la casalinga di Voghera o l’operaio che lavora in fabbrica, dopo 8 ore di catena di montaggio, voglia tornare a casa, accendere la tivu e pensare?
No, loro vogliono divertirsi, svagarsi, spegnere il cervello. I miei programmi sono divertenti e aiutano a non pensare ai problemi di lavoro, alla vita quotidiana. Per questo io piaccio.

E se – mettiamo caso – un giorno entrassi in politica, farei altrettanto: bisogna dare alla gente quello che non la fa pensare, che la aiuta a distrarsi. Oggi è questo che vogliono gli italiani e per vincere bisogna assecondarli.”

Ecco perché domenica, di fronte alla sua maschera di ipocrisia che si scioglieva insieme al fondotinta, io non ho potuto che gioire.

Perché – a mio avviso – Berlusconi non è solo un problema politico ma prima di tutto un problema sociale: il sintomo di un’Italia che ha scelto di non pensare e di mangiare pop corn di fronte ai tetticuli dei drive in di ogni tempo e loro abberrazioni…

Ma che si scandalizza se nelle fiction si parla di omosessualità…

Così, giusto perché mi girava in testa.

8 commenti
  1. adelina dice:

    Cara Panza, anche io ho sentito un brivido e più lui si sentiva mancare l’aria, più io mi sentivo ossigenata.
    Un pò come per bossi, ma poi è arrivato calderoli,però quando l’hanno picchiato sul treno è stato di nuovo un sollievo!!!
    BerLOSCONE è un pò più viscido di tutti, lui pensa solo a come rincoglionire le persone e anche il suo malore l’ha girato a campagna elettorale: dice che si è commosso di tanto affetto ricevuto.
    E il suo pubblico, inebetito lo santifica. Questo mi fa più rabbia di tutto.

  2. robbi dice:

    a me invece è venuto in mente berlinguer, 22 anni fa. giugno.
    avevo 6 anni andavo in prima elementare. All’epoca mi fece molto effetto. Non ho mai capito il motivo; forse perchè per i miei genitori era all’epoca un punto di riferimento come persona, al di là delle logiche di partito. O forse perchè anche mio nonno pochi mesi prima di berlinguer morì proprio per via di un ictus.

    Oggi, a ventidue anni di distanza sono una donna adulta, più “vicina” e più conscia della politica piuttosto che la bimbetta di 6 anni con guanciotte bianche e rosse e soprannominata aidi, però non ho provato sentimenti nè di odio, nè di simpatia sviscerata o di apprensione. Nulla di tutto questo.

    Ho visto semplicemente un uomo che di colpo è diventato vecchio. E un vecchio non può essere un leader carismatico. Non penso che il suo pubblico – hai ragione adelina con berlusconi si parla di pubblico non di elettori: pubblico è più moderno, più televisivo, più immediato. Non hai bisogno di uscire di casa per essere pubblico, ti dà l’idea che te ne puoi stare tranquillo nel tuo salotto di casa al sicuro, protetto. Mentre il pubblico è un concetto “passivo”, elettore è un concetto “attivo”. E di questi tempi, adesso come venti anni fa, la gente non vuole fare, non vuole dare ma solo ricevere, prendere, arraffare e ‘fanculo gli altri.

    Bhè, dicevo, non penso che il suo pubblico di ‘silvio’ lo stia santificando, al contrario, sembra che si stia già preparando la lotta per la successione… Probabilmente ha ragione panzallaria, berlusca dà al suo pubblico quello che il suo pubblico vuole… un panem et circenses del nuovo millennio.

    Quello che in fondo mi ha disgustato è: mentre tutti i tg stanno a intervista’ un fede addolorato, un prodi ‘umanamente colpito’… che staranno a combinà?

    Allora nasce eh? nasce eh? Parafrasando quell’ex donatore di lavoro di tino: “esce qualcosa?”

  3. Panzallaria dice:

    Grazie ad entrambe per il commento molto bello.

    Anche secondo me si parla di pubblico e non di elettori e forse, ormai, il problema Berlusconi ha tracimato nella società e nella mente della gente; si chiama fancazzismo, qualunquismo, voglia di pensare solo al proprio orticello…

    ma vabbé.

    per la cronaca, cara Robbi che sei sempre molto carina e spero di vederti magari dopo il parto, Tino mi chiede tutte le sere, con un tono a me sconosciuto se “esce qualcosa”…

    quando si dice: il lavoro rincoglionisce…;-)

  4. adelina dice:

    kazzz! a me la parola pubblico è uscita senza riflettere…però la definizione di Robbi è precisa e molto giusta.
    Mi son messa paura ora! Avrò detto pubblico perchè Berlusca ha tracimato anche nella mia mente?????
    ……………………………….

  5. Anonymous dice:

    TOrno dopo qualche giorno e trovo parole molto belle e concetti molto bene espressi da Adelina e da Robbi (e insomma, brava robbi, davvero toccanti le tue riflessioni).
    Ecco, non ho nulla da aggiungere, se non che la cosa che mi ha colpito di più è stata proprio questa ipocrisia eretta a sistema, una acquisizione culturale che quasi diventa genetica, che riesce ad affermarsi anche in un momento così difficile per l’uomo. Per parafrasare Montanelli, in fondo è vero: Berlusconi non mente, semplicemente ricrea la realtà.

    Cap. Carlock

  6. Labelladdormentata dice:

    La cosa che mi sta facendo più impressione ora è il battage pubblicitario dell’informazione e i richiami oserei dire quasi biblici (dopo 3 giorni…) alla salute ritrovata di quell’omino, e i toni trionfalistici e l’enfasi che viene messa nel raccontare tutto quello che ora fa e dice e pensa, quasi che fosse un superuomo! Tutto ciò mi fa temere un rinnovato benevolo interesse dell’opinione pubblica per l’homunculus, senza tenere conto invece del disastro e dello scempio compiuti dal suo governo negli ultimi 5 anni!

  7. robbi dice:

    se tino, da maschio adulto di altezza normale, capelli folti e lisci…
    se tino, in questo ultimo periodo sta crescendo un po’ troppo in fretta e i suoi capelli diventano magicamente ricci e marroncini…. preoccupati!

    P.s: ma questi blog mi sembrano un po’ disorganizzati nei commenti… spesso c’è una cronologia nei commenti, nei ragionamenti che boh sembra persa… Mah!
    Baci baci

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