L’aiuto
In questa fase della mia vita, che non sono proprio il massimo dell’autonomia fisica in tutto ciò che faccio, oltre a tutte le robe collegate alla nascita di una creatura di cui avrò somma responsabilità, sto imparando una cosa che prima mi era abbastanza sconosciuta o che facevo fatica ad accettare.
Sto imparando ad accogliere l’aiuto degli altri – questa frase suona un po’ boy scout ma vi assicuro che per me ha un significato MOLTO concreto.
Sembra una banalità, ma a volte ci si scontra con le persone che ti amano e che ami perché non si è in grado di accogliere l’aiuto pratico e psicologico.
Perché si è testardi e orgogliosi e piuttosto, cascasse un dente, ci si incaponisce a fare le robe che non sono alla nostra portata.
A me è capitato spesso nella vita. Non so bene perché. Forse per un’educazione un po’ nazista – che mio padre ha sempre considerato la richiesta d’aiuto una debolezza e una sconfitta – forse perché ce l’ho proprio dentro, che sono orgogliosa e che me la voglio cavare da sola.
L’aiuto ho sempre però cercato di darlo. A volte anche stoltamente. Delle volte senza che ne valesse la pena o che mi fosse richiesto, generando danni peggiori dell’assenza.
Ma l’aiuto ho sempre faticato a chiederlo.
Per fortuna ci sono persone molto intelligenti intorno a me, che me lo hanno dato senza aspettare che io gridassi.
Per fortuna non ho la testa così dura da non rendermi conto che è arrivato il momento di accettare questo regalo che alcuni amici e parenti mi stanno facendo.
La gravidanza mi sta insegnando anche questo.
Che sono debole, fisicamente, ma che dove non arrivo io può arrivare qualcun altro. Che mi vuole bene e probabilmente lo fa con piacere.
La gravidanza mi sta facendo vedere anche le cose con una prospettiva diversa. Ho poche energie e le devo impiegare bene.
Devo saper scegliere e sapere fermarmi.
Devo riuscire a dire no a tutte quelle situazioni che mi affliggono o che si rubano solo tempo, senza darmi indietro nessun tipo di energia positiva o insegnamento o esperienza che valga la pena di vivere.
Anche per questo, la prossima settimana è l’ultima che lavorerò.
Perché ho una responsabilità verso Frollina e verso di me. Perché voglio prendermi il tempo che serve per concentrarmi su questo evento.
Senza parlarmi addosso, senza pensare che debba essere tutto perfetto (e poi ci dovremmo capire su ciò che si intende per perfezione…) e senza troppi patemi.
Semplicemente per guardare indietro e avanti e abituarmi a quel che sarà nel prossimo periodo.
Per coltivare la serenità che vorrei mantenere.
Per decidere dove spostare le lenzuola e la connessione internet. Così: per le cose importanti e quelle meno, ma che ho VOGLIA di fare.
Per invitare a cena le persone che ho molta voglia di ringraziare per tutto l’aiuto che mi stanno dando, per ringraziare quelli che me lo hanno offerto e ho fatto fatica ad accettarlo.
Per studiare un modo nuovo di dire di si e di dire di no.
Per il momento direi che è frollina a insegnare a me delle cose, molte di più di quelle che sta imparando da me…
Fai bene a dare uno stop alle “faccende”. Che poi, prendersi tempo per pensare, riordinare le idee e rigenerarsi mentalmente non è mica un passatempo inutile…
Serena settimana!:-)))
Nei primi mesi di Amelia, la casa era un disastro. Perché, quando lei dormiva, preferivo scrivere sul blog o leggermi un libro o dormire con lei piuttosto che dedicarmi a lucidare i sanitari. Certo, il nome giusto di questa cosa è “pigrizia inveterata”. Ma all’epoca non mi sentivo in colpa perché mi sembrava giusto che fossimo tutt’e due serene e rilassate, come in vacanza. Sai che divertimento stare tutto il giorno con una mamma stanca e nervosa perché ad ogni momento c’è da aspirare peli di gatto e pulire zampine nere sul bidet bianco! Invece così ci dedicavamo l’una all’altra, sapendo che quei giorni non sarebbero più ritornati. E tuttoggi mi sembra che sia stato giusto così.
(Va da sé che, da quando Amelia gattona, la casa ha un aspetto più umano e l’aspirapolvere mi ha chiesto di andare in pensione, non ha mai lavorato così tanto!)
Per essere uno scorpione, hai fatto abbastanza presto a capire certe cose! 😉
Sempre simpaticamente!
Tua Meringa
Anche la mia gatta, poco prima di partorire, passava quasi tutto il suo tempo a dormire! Accumulava energie per il dopo! Peccato io abbia imparato a farlo solo al terzo figlio! Ma dopo quanto me li sono goduti, tutti e tre, con quelle lunghe passeggiate al parco o con le ninnananne e le canzoncine e le favole raccontate anche se erano ancora piccolissimi!
Un abbraccio, cara “panzotta”!
bellissimo questo post, proprio quando volevo scriverti quasi a proposito e in questi due giorni non sono riuscito a trovare il tempo perché sono arrivato a 14 ore di lavoro.. l’astronave ha sempre dannatissimo bisogno. ma fino a lunedì sarò nel mio rifugio terrestre, e forse ho qualcosa per la valigia
bello questo post, mi ci sono ritrovata in molte cose 🙂