Commesse

Acc… come piove; domenica devo andare al matrimonio della mia amichetta Relazionegiame che si sposa in un meraviglioso paesello delle colline romagnole e qui sembra autunno.

Ma dite che migliora?

No perché io mi sono comprata un vestitino fru fru per il matrimonio, con gonna sfronzolante e sandalini tacchettosi che è un bigiù, ma poco si addice alle serate di ottobre…

L’ho comprato perché voglio cogliere l’attimo, ora che sono più in forma e prima che mi scoppi la pancia.

E voi sapete quale sia il mio astio nei confronti dello shopping vero? quello che per noi (ex) ciccione comportava la perdita di un Kg in sudore, per entrare nella taglia più grande del negozio, che ci appariva sempre troppo stretta e tante lacrime versate sulla nostra orribile ciccia…

Insomma, con Tino ci siamo messi d’impegno e per l’occasione siamo entrati in un luogo nuovo ai nostri occhi e ai nostri portafogli: una butik!

Una di quelle post-moderne, sita in capannone di zona industriale, con un nome altisonante che racchiude in se l’essenza del fascino e dell’eleganza dei nostri tempi.

Siamo entrati e centinaia di taglièr, giacche da uomo, cravatte, gonne fru fru, magliette coi lustrini, top da comunione e gessati da matrimonio ha cominciato a rincorrerci come su una giostra in movimento…

E come i campagnoli che scendono in città a tagliarsi i capelli e a comprare il pantalone nuovo dal sarto, così i coniugi Panzallaria avevano l’occhio sgranato di chi ha più dimestichezza con le mucche che con la seta.

Senza contare che essendo entrambi dimagriti, ci viene ancora difficile capire quale sia la nostra taglia…

Ma, proprio per quelli come i coniugi Panzallaria, Iddio, nella sua enorme magnanimità, ha inventato una specie animale in grado di superare qualsiasi avversita e, nocchiera, di condurre a buon fine cotante iniziative: le commesse d’abbigliamento.

Le commesse d’abbigliamento, prevalentemente femmine (pare si riproducano per gemmazione in luoghi riparati che i più chiaman camerini, ma che in realtà sono la loro tana), hanno solitamente vita breve – per lo più le vedi pascolare nel pieno della loro forma tra i 18 e i 40 anni – e poi si ritirano in campagna, in Outlet di periferia o in butik site all’interno di capannoni industriali, a consumare gli ultimi anni piegando vestiti e consigliando donne e uomini ” di una certa età” su come vestirsi al matrimonio del nipotino…

Ma valle tu a sapere ste cose!!! vai tu a sapere che nelle butik postmoderne di periferia ci trovi gli avanzi di commessa, ultracinquantenne e inacidita dalla vita!!!

Insomma, per farla breve, mentre mi muovevo tra gonne, volevulant di seta e taffetà, mi è giunta alle spalle sta parruccona sdaura bionda, che sembrava appena uscita dalla “Casa della pasta fresca” per via del grembiulino bianco, che le conferiva tanto un’aria da esperta in chiusura di tortellini.

Essa, con l’occhiale a fondo di bottiglia e il fare da maestra di scuola privata, ha cominciato prima ad osservare boffonchiando quello che stavo guardando e poi, molto più esplicitamente, a redarguirmi per dove appoggiavo le robe, per come le piegavo e per le scelte che facevo…un vero incubo!!!

Non sapendo se ridere o urlare, mi sono rinchiusa nel camerino a provar vestiti, sperando che la iena si allontanasse o arrivasse Tino a darmi man forte….
Aveva sentito odore di carne giovane, la bastarda, e non mollava l’osso…sentivo fuori il suo fiato eccitato, mentre mi infilavo la gonna e mi chiedeva “allora? esce a farmela vedere??? come le sta?? le serve qualcosa???”.

Io capisco che l’istinto animale è tutto e il suo le impone di far così, però c’è un limite alla vessazione intimidatoria da acquisto!!!

Per fortuna mentre provavo l’armamentario, si è – ignara – avvicinata una sdaura sua pari-età, la quale ha fatto il grande errore di affidarsi completamente nelle mani della parruccona bionda. Dopo 15 minuti hanno cominciato ad alterarsi entrambe; la sdaura se ne voleva scappare con la scusa che le aveva preso fuoco la macchina con dentro lo gnomo da giardino, la parruccona aveva iniziato tutta una filippica su quanto la signora non sapeva vestirsi, su come doveva cambiar gusti se no non le sarebbe successo mai nulla di buono, su come – ragassa mia! – (così la chiamava…) i tempi cambiano e “noi ci si deve adeguare, se no tutti sti giovini ci prendon per delle vecchie ciabatte”!.
Il bello è che tutte ste robe, anche quelle più divertenti, le diceva con un tono così alterato che sembrava stesse per tirar fuori il fucile e fare una strage…

La sdaura era proprio spaventata, si vedeva che non riusciva a scollarsela ma rimpiangeva il momento in cui era andata a importunarla…

Insomma, quando sono uscita dal camerino, infilandomi tra le fila di vestite per far perdere le mie tracce, la sdaura aveva purtroppo ceduto, non ce l’aveva fatta a sopravvivere e si era comprata una maglietta tutta lustrina – così che anche lei possa tener testa ai giovinastri di oggi! – che nemmeno al cocoricò ne vedi di così alla moda…………

ahhhhhhh butik postmoderna!!!!!!!!!!

2 commenti
  1. Geena dice:

    😀

    Ecco perchè preferisco i grandi magazzini dove non ci sono commesse che dal momento in cui entri a quello in cui esci ti squadrano dalla testa ai piedi, seguendo ogni tuo minimo movimento, e osservandoti, con sguardo perennemente soddisfatto, ad ogni cambio d’ abito ( anche se in realtà quel vestito ti sta malissimo ! )

    Ciao ^_^

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